Il fango termale di Battaglia

In questo opuscolo il prof. Bombicci mette in risalto l’unicità del fango termale di Battaglia. Solo nei laghetti che si trovano ai piedi del colle di Sant’Elena, infatti, le eruzioni del fango di natura vulcanica sono continuamente attive.

Copertina dell'opuscolo del prof. Bombicci.
Elemento divisorio decorativo.

Accingendomi ad un breve cenno della mia recente visita ai laghetti-crateri di Battaglia e alle calde scaturigini di Abano debbo rinunziar mio malgrado, vietandolo lo spazio ed il tempo, ad esprimere la mia sincera, grande ammirazione per gli elementi davvero deliziosi di codesta località dove tutto, dall’aria purissima e dal mite clima ai paesani buoni e contenti, induce, a dispetto del nome allarmante «Battaglia» una giustificata attrazione, indipendentemente dalla efficacia eccezionale delle acque termali e dei fanghi.
Dirò dunque, riferendomi senz’altro ai fanghi, che io li considero come unici in Italia se non di ogn’altra regione vulcanica nota, per il loro modo di prodursi sul fondo di acque tepide e torbide di laghetti, esalanti lieve odore di idrocarburi affini al petrolio; inoltre, per quel singolare, direi quasi misterioso calore, ivi indubitatamente dovuto alla perduranza di lunghissime attività delle quali il sottosuolo è la sede naturale e normale. Questa attività è d’indole assolutamente vulcanica; fu dunque immensamente più vasta, potente e caratteristica durante i periodi geologici dell’era terziaria.

Laghetto d'acqua calda ai piedi del Colle Sant'Elena di Battaglia.

Laghetto d’acqua calda ai piedi del Colle Sant’Elena di Battaglia.

(P. Cattani, Battaglia – Terme. Storia – Industrie e Problemi, Padova, L. Penada, 1925, p. 40).

Non insisterò sulla qualità vulcanica della regione euganea, essendo noto ai più che l’attuale rilievo del Venda è il residuo di un cono grandissimo, ma profondamente eroso e smantellato, costituito nella sua parte più profonda da trachite oligoclasica, sui cui lembi vedonsi depositati e intensamente alterati, metamorfizzati e ridotti marmorei, traslucidi, cristallini i calcari nodulosi e fossilliferi del periodo titonico, sui quali riposa il meno antico calcare detto «Biancone» (periodo neocomiano) e sopra questo, più estesa e potente la Scaglia (cretaceo super.). È altresì noto come in parecchie località dei colli Euganei, per esempio a M. Oliveto, sotto S. Antonio, a Teolo, a M. Pendise, alle Forche, alla Rua, alla Sieva ecc., scorgano belli e istruttivi affioramenti di filoni eruttivi di doleriti e dicche di trachite e di riolite, di lave nerastre e di sieviti, con associazioni di fonoliti smaltoidi, di perliti vetrose, di tufi vulcanici, e col fenomeno delle accentrazioni o intrusioni dette laccolitiche.
I fenomeni idrotermali che, attraverso lunghe età geologiche, sogliono continuare una parte della energia eruttiva de’ coni vulcanici, assumono nella regione euganea due modalità mirabilmente distinte, ancorchè sia breve la distanza fra le loro più notevoli manifestazioni; la prima di sgorghi ascendenti e vivaci di acqua salina, la cui temperatura può superare 80° c. è perfettamente limpida: la seconda di lente e perenni eruzioni o trabocchi di fango nerastro, viscido, con lieve odore di idrocarburi bituminoidi; e questo fango è esso pure caldo e scottante, ossia con temperature oscillanti fra 50 e 70 gradi c.
Gli sgorghi limpidi sono stupendamente e direi pittorescamente rappresentati nella collinetta calcarea detta il Montirone di Abano, di Montegrotto ecc. la quale è effettivamente tutta trachitica nella sua base, o nella sua massa originaria, ma è tutta incrostata, oggidì da grossi depositi di calcare concrezionato, ridotto spugnoso, con fori, canaletti comunicanti, corrosioni profonde ecc., dalle polle e dalle filtrazioni profuse dell’acqua termale, limpida e salina.
Invece, le eruzioni del fango di natura vulcanica sono continuamente attive soltanto nei laghetti di Battaglia. E mentre gli zampilli, le scaturiggini ecc., delle acque minerali e termali sono innumerevoli, ed in Italia se ne hanno esempi stupendi in ogni parte della penisola e delle isole maggiori, credo che in nessuna altra località si riscontri un fenomeno di produzione di bellette vulcaniche da equipararsi a quello dei laghetti ora citati.
È cosa molto importante a ricordarsi, anche per il grande e crescente uso curativo che si fa dei fanghi a Battaglia, la lunga durata del calore che vi si trova inerente. Questi fanghi si raffreddano assai più lentamente di quello che non farebbero altri, di origine affatto sedimentaria, se artificialmente scaldati con acqua bollente, fino allo stesso grado di calore.
E questo fatto ci persuade che la temperatura iniziale deve dipendere necessariamente dalla perduranza di un intimo lavoro chimico – molecolare, profondo.
Ne segue che, volendosi esercitare pure ad Abano la cura speciale dei fanghi, bisogna rifabbricare artificialmente il fango in istato termale profittando dei fanghi precedentemente sedimentati nelle plaghe della circostante pianura, in altri tempi e per via di condizioni geologiche e topografiche ormai cambiate. Fa d’uopo condurre sul materiale freddo e vecchio, raccolto alla superficie o scavato a fosse, l’acqua caldissima della sorgente, per intriderlo. Ed in tal modo si dà al prodotto che se ne ricava un calore che non è suo proprio, che non deriva da lavoro molecolare inerente, questo essendosi affatto esaurito.
Invece nei laghetti presso Battaglia, un tale lavoro è tuttodì perdurante, e lo sarà per ben lungo succedersi di tempi, in ragione della attività idrica, eruttiva e termale del sottosuolo di tutta l’interessante regione.
Sì raffreddi pure questo fango di eruzione attuale, vivace e perenne, dopo che venne estratto dai suoi crateri minuscoli, sommersi. Il lavoro molecolare di cui è sede resterà interrotto ma non distrutto. Ne avverrà la sospensione, lo stato latente, non già l’esaurimento. Di guisa che, se resti conservato chiuso, sottratto alle prolungate azioni atmosferiche disseccatrici, ai dilavamenti per pioggie e filtrazioni, ed in appresso lo si riscaldi convenientemente — tanto meglio se coll’acqua stessa del giacimento originario, di Battaglia — esso sarà in grado di riassumere la interrotta attività, in grado sufficiente per gli scopi terapeutici cui suol essere destinato.
Basta uno sguardo — non profano — per rivelare un ambiente di lavoro endogeno, calmo, ma vigoroso, laddove sale e si espande quel motoso prodotto di profonde alterazioni mineralogiche. E queste alterazioni, molto probabilmente consistono nella dissociazioni dei feldispati delle roccie trachitiche; in una caolinizzazione promiscua, colla intima mescolanza dei residui amorfi, terrosi, a base di silicato di alluminio, con elementi calcareo ferruginei, con sali alcalini, cloruro di sodio ecc. Dunque con un processo ben distinto da quello in cui le acque ascendenti, attraversando roccie di decomposizione esaurita, già dilavate nel loro tramiti, subiscono piuttosto una filtrazione purificatrice, e non restano mineralizzate che dal carbonato di calcio, dal cloruro di sodio e da altri sali solubili.
In conclusione, mentre ad Abano, Montegrotto ecc. si deve intridire di acqua termale il fango vecchio e freddo di antichi depositi, a Battaglia si adopera quello attualmente e giornalmente eruttivo, che del resto, vi è cotanto abbondante da far dichiarare addiritura assurdo il sospetto di un’artificiale fabbricazione, con materiale vecchio o di rifiuto, la quale imporrebbe il sobbarcarsi ad operazioni e spese perfettamente inutili ed a tutto carico dell’Amministrazione.
Converrebbe adesso completare, dirò, il disegno schematico dei fenomeni idrotermali della regione orientale euganea colla spiegazione del fenomeno di cui ho fatto menzione finora e può riassumersi così: Alla non grande distanza di soli 5 Km., sorgono perennemente in Abano acque saline, calcarifere, termali, limpidissime, che incrostano col loro puro calcare alghe varicolori e forniscono sal marino in appositi cristallizzatoi; ed invece, a Battaglia poltiglie limacciose, nerastre, viscide e scottanti sorgono, per depositarsi intorno ai lor piccoli crateri nel fondo dei laghetti torbidi con esalazioni bituminoidi . . . .
Perché ?
La risposta si fa viemmaggiormente desiderabile in quanto che, anche a Battaglia, e quasi accanto ad un lagoncino o vasca con eruzione di fango, sgorgano acque saline limpide e calde come quella di Abano, e vi alimentano una strana mefistofelica fontanella, vi trasformano con diffuse filtrazioni umettanti una grottarella artificialmente ampliata, in una specie di stufa naturale, nella quale, pure respirando agevolmente, si subisce senza ritardo una traspirazione copiosa a sudore gocciolante.

Grotte sudorifere termali sotto il Monte Sant'Elena a Battaglia. Stampa di fine '800.

Grotte sudorifere termali sotto il monte Sant’Elena a Battaglia (fine ‘800)

(“Cento città d’Italia” suppl. del Secolo – 1895)

Ora la spiegazione è assai semplice:
La circolazione acquea del sottosuolo, più o meno profonda, arriva evidentemente alla superficie profittando di tramiti aperti nel massiccio delle roccie cristalline laviche, delle quali i rilievi collineschi Euganei sono le masse di affioramento; sono residui di elevazioni montuose precedenti e maggiori.
Quei tramiti, fratture irregolari e per la più derivanti da contrazioni estese delle roccie cristalline, ossia da progressivo raffredamento, dopo la fase eruttiva; o da conseguenti modificazioni dell’intima struttura molecolare o da parziali scorrimenti o da pressione di vapore acqueo ecc., tendono ad un generale parallelismo; sebbene possano talvolta vedersi o supporsi intersecantisi, e di variabilissima disposizione e misura.
Ciò posto, le acque profonde, mineralizzate e calde, circolano attraverso cosiffatte fratture, riducendole alla condizione di sedi favorevolissime alle dissociazioni di minerali, alle alterazioni di rocce, alla produzione di materie disfatte, disgregate, poltigliose, fangose, diffusibili nelle acque in movimento, precipitabili da queste, come le bellette comuni, se in riposo.
Laddove queste fratture affiorano, partendo da sedi non molto profonde, ne molto antiche, di decomposizioni e dissociazioni idriche di minerali e di rocce, le acque che vi circolano, che le percorrono e ne sgorgano, traggono seco e in copia, fino a ridursi vere poltiglie, le materie del fango idrotermale, con le temperature derivanti non tanto dalla profondità della sede di siffatto lavoro, quanto dall’indole chimico – molecolare del lavoro stesso.
Ed ecco il fenomeno dei laghetti da fanghi, ecco il fenomeno di Battaglia.
Laddove, invece, le fratture litoclasiche furono già poco a poco sgombrate, per opera della circolazione acquea ascendente, delle materie poltigliose, dove furono dilavate, e dove le rocce attraversate non poterono più fornire alle acque circolanti che sali calcarei e alcalino-sodici, solubilissimi, essendo fratture più antiche e profonde, attraversanti rocce di men facile decomposizione caolinizzatrice le acque sgorgandone, si mantengono limpide, sebbene salate e calcarifere, e zampillano fumanti dalle concrezioni spumose calcaree da esse stesse create. Ecco il fenomeno del Montirone di Abano, di Montegrotto ecc.!
Questo il riassunto delle ricevute impressioni visitando le due singolari e stupende sedi di fenomeni idrotermali, nell’alta Italia, e nello stesso campo di sopite energie di vulcanicità che comprende la regione de’ Berici, colle magnifiche formazioni basaltiche e i trabocchi sottomarini di lave zeolitifere.
Sto studiando, per darne esatta relazione colle occorrenti cifre ecc., il processo del raffredamento dei fanghi vulcanici, e la loro natura chimico – molecolare. E spero di arrivare sollecitamente al compimento di questo geniale lavoro.
Riverisco distintamente
Bologna, Luglio 1899.

Prof. LUIGI BOMBICCI 

Analisi chimica delle Terme Euganee in Battaglia.

Fango termale di Battaglia, esposizione delle medie.

Dalla combinazione in sale degli acidi e delle basi rinvenute s’ebbero per 10.000 parti, giusta la media delle singole determinazione:

Fango termale di Battaglia, analisi dei sali rinvenuti.

Dal fondo del bacino delle sorgenti del giardino e del parco si svolgono delle bolle di gas, che, raccolte in un recipiente, non anneriscono la carta di piombo, non sono combustibili, nè mantengono la combustione, mescolate con acqua di calce l’intorbidano leggermente, senza renderla capace, coll’aggiunta di nitro-cianuro di sodio, di formare il color porporino; e così pure non vanno soggette ad una sensibile diminuzione di volume, nè con un frammento di fosforo, nè coll’acido solforico fumante o col cloruro di rame contenuti nelle porosità di un pezzetto di cok.
Il gas che si sviluppa dalla sorgente del giardino consta, secondo l’analisi gasometrica, di 2.79 d’acido carbonico, di 1.83 di gas di palude, di traccie d’ossigeno e di 95.38 di nitrogeno.
Il fango raccolto di fresco, è di color grigio – bruno, riesce morbido al tatto e, disseccato all’aria, diviene di color grigio – cenere. È affatto privo di spente sostanze vegetali, e ciò non ostante assai ricco d’umo. Cogli acidi entra in viva effervescenza.
Il gas acido carbonico che vi si svolge contiene poco solfido idrico. Alla calcinazione sviluppa molta materia combustibile. Il residuo della calcinazione è di color rossiccio, per il ferro contenutovi in non piccola quantità. Adoperando anche la massima cura nel ridurre in polvere quel fango disseccato, non si verrà mai a capo di conservarlo di natura talmente omogenea, che la analisi di varî assaggi ci offrano risultati perfettamente uguali. Così, per esempio, il volume acqueo contenuto in quel fango, alla temperatura di 130° oscilla tra 4.82 e 5.46.
Alla calcinazione la perdita di quel fango asciutto è di 10.57 – 11.40. La materia organica (dedotta dalla quantità d’acido carbonico, che durante la combustione s’ottiene nella corrente d’ossigeno) ammonta a 9.78, di cui 3.99% si possono, cogli alcali, sciogliere in uno.
Nella distillazione di quel fango imbevuto d’acqua ed acidulato con acido solforico diluito, non s’ottennero acido di sostanze organiche volatili.
Mediante l’azione successiva degli acidi idroclorico e solforico concentrato si potranno sciogliere sino a 41.36 % del residuo dì calcinazione di quel fango.
Gli ulteriori risultati analitici si compendiano come segue:
a) 100 parti di fango essicato contengono: 5.14 d’acqua, 94.86 di sostanza fissa;
b) 100 parti di sostanza fissa ci danno: 89.2 residuo di calcinazione, 10.98 materia combustibile e 3.99 umo solubile;
c) 100 parti di residuo di calcinazione contengono: 58.64 insolubili cogli acidi, 41.36 combinazioni solubili; e queste constano:

Fango termale di Battaglia, analisi combinazioni solubili.

Elemento decorativo divisorio.

Fango termale vulcanico di Battaglia, pp. 01-16.

Fango termale di Battaglia, pp. 01-16
Fango termale vulcanico di Battaglia, pp. 02-03.

Fango termale di Battaglia, pp. 02-03
Fango termale vulcanico di Battaglia, pp. 04-05.

Fango termale di Battaglia, pp. 04-05
Fango termale vulcanico di Battaglia, pp. 06-07.

Fango termale di Battaglia, pp. 06-07
Fango termale vulcanico di Battaglia, pp. 08-09.

Fango termale di Battaglia, pp. 08-09
Fango termale vulcanico di Battaglia, pp. 10-11.

Fango termale di Battaglia, pp. 10-11
Fango termale vulcanico di Battaglia, pp. 12-13.

Fango termale di Battaglia, pp. 12-13
Fango termale vulcanico di Battaglia, pp. 14-15.

Fango termale di Battaglia, pp. 14-15

Luigi Bombicci, Relazione sull’origine del fango termale di Battaglia, Padova, La Garangola, Ristampa dell’edizione del 1899.

Le due illustrazioni sono state aggiunte da Battagliatermestoria.

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