Alla scoperta del Catajo

Nella Sala dei Papi − così chiamata dalle insegne che le allegorie della Religione e della Fede fiancheggiano − gli episodi sono particolarmente affollati di personaggi e molti presentano gli Obizzi nel ruolo dl fedeli e coraggiosi seguaci del Papato. Nei primi tre riquadri, in particolare, continua il racconto di Luigi Obizzi e di Innocenzo IV Fieschi, appartenente all’importante famiglia nobiliare legata da antica parentela ai proprietari del Catajo: la Battaglia a Firenze contro i ghibellini (1250), la Nomina di Luigi e Obizzo a Capitani Papali (1260); il Matrimonio di Luigi Obizzi e Caterina Fieschi, nipote del papa avvenuto nel 1251, raffigurato tra due porte e sopra il camino (le cui portelle vennero dipinte a fine Settecento da Giuseppe Bernardino Bison, fig. 13).

Giambattista Zelotti, Innocenzo IV nomina Luigi e Obizzo Obizzi Capitani della Chiesa (particolare). Castello del Catajo, Battaglia Terme.

Giambattista Zelotti, Innocenzo IV nomina Luigi e Obizzo Obizzi Capitani della Chiesa, particolare. Sala dei Papi.

(Fig. 18 dell’inserto a colori)

Giambattista Zelotti, Matrimonio di Luigi Obizzi e Caterina Fieschi. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

13. Giambattista Zelotti, Innocenzo IV celebra il matrimonio di Luigi Obizzi e Caterina Fieschi, particolare. Sala dei Papi.

(Fig. 22 dell’inserto a colori)

Il IX riquadro raffigura Anfrione e Tommaso Obizzi signori di Lucca, nel momento della consegna delle chiavi della città (1260); nel riquadro seguente, I cittadini di Lucca innalzano un monumento equestre in onore di Tommaso Obizzi, lo sguardo è attirato dalla statua bronzea che campeggia al centro della scena (1265). Gli ultimi due episodi scelti da Giuseppe Betussi per testimoniare il rapporto stretto degli Obizzi con il Papato, riguardano la Nomina di Anfrione a comandante delle truppe di Urbano IV in Inghilterra (1263) e la famosa Battaglia di Tagliacozzo (1268) tra Corradino di Svevia e Carlo d’Angiò, dove perde la vita Bonifacio Obizzi.

Giambattista Zelotti, Battaglia di Tagliacozzo, particolare. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

Giambattista Zelotti, Battaglia di Tagliacozzo, particolare. Sala dei Papi.

(Fig. 14 dell’inserto a colori)

Dalla Sala dei Papi, passando sotto l’allegoria della Virtù, si accede alla Sala di Ferrara ricavata nel corpo a torre che sporge all’angolo sud-est del castello. Lo stemma degli Estensi campeggia sopra l’architrave interno della porta tra le allegorie di Umanità e Marte; i signori di Ferrara vengono presentati come esempio di valorosi conquistatori di territori e governanti responsabili (fig. 14).

Giambattista Zelotti, Stemma Estense, Sala di Ferrara. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

14. Giambattista Zelotti, Stemma Estense, Sala di Ferrara.

Cinque dei sette riquadri storici illustrano le lotte svoltesi tra guelfi e ghibellini nel corso del Trecento e hanno come protagonisti vari esponenti degli Obizzi della parte guelfa: Obizzo viene ucciso dai congiurati a Lucca (1300), Nicolò riceve le chiavi della città di Gand dal conte delle Fiandre nella parete sopra il camino tra le due finestre (1300), Gherardo è inviato consigliere del re di Napoli a Ferrara a sinistra della porta che si apre sulla terrazza (1314), Roberto perde la vita durante l’assedio di Rodi (1310), Le armate del tiranno di Pisa e Pistoia cacciano Lucio Obizzi dalla città di Lucca (1314). Le strette porzioni di parete sono talvolta utilizzate da Zelotti per affrescare dei singoli ritratti e presentarci così giovani rappresentanti della famiglia nella veste di spettatori: qui, accanto a una finta finestra, verso la loggia, fa comparire un soldato che si appoggia all’asta della bandiera con lo stemma del papa: è Ludovico Obizzi, un figlio di Tommaso. Nell’ultimo riquadro di forma allungata, la Commissione del ponte di San Giovanni a Padova, l’artista chiama alla ribalta un altro membro della casata, Guglielmo Malaspina Obizzi, podestà nel 1285: sullo sfondo di un palazzo appena costruito e dei lavori al ponte, il podestà Obizzi in manto di broccato si rivolge al personaggio di spalle che indossa i colori della famiglia, gli stessi che lo scalpellino sta intagliando in primo piano sullo stemma. li soffitto è ornato da un dipinto a olio di Zelotti con l’allegoria del Tempo che afferra la Verità percossa dalla Menzogna.

Giambattista Zelotti, Obizzo viene ucciso dai congiurati a Lucca, particolare. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

Giambattista Zelotti, Obizzo viene ucciso dai congiurati a Lucca, particolare. Sala di Ferrara.

(Fig. 21 dell’inserto a colori)

Giambattista Zelotti, Costruzione del ponte di San Giovanni a Padova con Guglielmo Malaspina Obizzi. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

Giambattista Zelotti, Costruzione del ponte di San Giovanni a Padova con Guglielmo Malaspina Obizzi. Sala di Ferrara.

(Fig. 17 dell’inserto a colori)

Rientrati nel Salone, due porte conducono all’infilata delle sale interne: l’ingresso alla Sala della Prudenza e della Pace è segnalato dall’allegoria della Vittoria alata con i simboli delle varie maniere di vincere: le pareti sono ritmate da sei riquadri che terminano con aperture ad arco, entro poderose finte colonne scanalate (fig. 15).

Giambattista Zelotti, Sala della Prudenza e della Pace. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

15. Giambattista Zelotti, Sala della Prudenza e della Pace.

I funerali di Lucio Obizzi morto durante l’assedio di Trapani (1315) di cui si intravvedono le mura, è il secondo episodio riservato a questo membro della famiglia; il feretro è seguito dal re di Napoli e da due cavalieri con le bandiere di Firenze e degli Obizzi stessi. Seguono l’Assedio al castello di Montecatini da parte delle truppe papali, capitanate da Alamanno (1330) e il riquadro con Obizzo d’Este che assume il comando della città di Parma, le cui chiavi gli vengono consegnate dallo stesso Alamanno (1335). I medesimi due personaggi combattono nel riquadro seguente dedicato a rappresentare la Difesa della città di Parma dall’attacco dei Visconti, Gonzaga e Scaligeri (1346). Infine, il Re di Boemia conferisce privilegi a Tommaso Obizzi (1360). Vicino alla porta che dava sulla scala a chiocciola interna, ora murata, in una piccola porzione di parete, si staglia la figura di Giovanni Obizzi, figlio di Alamanno, in veste di soldato al servizio di Firenze come indica la bandiera con il giglio rosso (1354).
Sopra ogni porta compaiono delle personificazioni allegoriche: la Prudenza vicina allo scudo dei Pallavicini, la Pace, e l’Occasione che introduce alla sala successiva dedicata alla storia dei rapporti familiari con la Serenissima Repubblica.

Particolarmente importante è la composizione realizzata da Zelotti sopra la porta d’ingresso alla Sala di Venezia (o Sala di San Marco): al culmine, due Geni reggono il corno dogale sopra lo scudo con il Leone dI San Marco, affiancato da Nettuno − che ricorda come il potere di Venezia è fondato sul dominio del mare − e Minerva, armata all’antica, che sottolinea il ruolo della saggezza nel mantenere il potere (fig. 16).

Giambattista Zelotti, Stemma con il Leone marciano tra Minerva e Nettuno, Sala di Venezia. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

16. Giambattista Zelotti, Stemma con il Leone marciano tra Minerva e Nettuno, Sala di Venezia.

Le due allegorie si sovrappongono illusionisticamente alle cariatidi che fiancheggiano gli importanti riquadri con la Battaglia tra Edoardo III d’Inghilterra e Davide re di Scozia (1366, a sinistra) e la Battaglia di Arezzo dove Tommaso Obizzi sconfigge il famoso condottiero Giovanni Acuto (1368, a destra). I sei riquadri della sala, dedicata alla vita di Tommaso − e il passare del tempo, quindi la verità di questa “biografia, e sottolineato dalla decisione di Zelotti di ritrarlo dapprima col volto celato dall’elmo e poi invecchiato − continua con altri episodi salienti: Edoardo III consegna a Tommaso l’Ordine della Giarrettiera (1371), Papa Gregorio XI nomina Tommaso comandante delle truppe in Italia (1373), Antonio della Scala consegna il bastone del comando a Tommaso (1386); nella scena con Alberto d’Este designa Tommaso tutore dell’erede Nicolò (1393), Tommaso esibisce la catena con l’Ordine della Giarrettiera, importante ordine cavalleresco ricevuto nel 1371. Interrompe la sequenza riservata a Tommaso il penultimo riquadro che raffigura la Nomina di Giovanni Obizzi, figlio di Alamanno, a generale dei Carraresi (1388).

Giambattista Zelotti, Eoardo III d'Inghilterra consegna l'Ordine della Giarrettiera a Tommaso Obizzi, particolare. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

Giambattista Zelotti, Edoardo III d’Inghilterra consegna l’Ordine della Giarrettiera a Tommaso Obizzi, particolare. Sala di Venezia.

(Fig. 20 dell’inserto a colori)

Le altre quattro porte mettono in comunicazione con l’ultimo ambiente del ciclo zelottiano, la Sala di Firenze, e con vari spazi interni; in particolare, con la piccola stanza denominata Loggia Ovest, aperta sul giardino della Duchessa e in comunicazione con il Castel Nuovo, edificio eretto nel 1838 nella parte più interna del complesso. Era stata affrescata da Zelotti − rimangono parzialmente visibili un mazzo di fiori e una colonna − ma venne ridipinta da Gabriele De Rossi a inizio Seicento per narrare alcune gesta del nonno e del padre di Pio Enea II. Da poco rientra nell’itinerario di visita ed è un’acquisizione preziosa − nonostante il mediocre stato di conservazione degli affreschi − perché permette di accedere alla terrazza ricavata sopra l’ala nord del Cortile dei Giganti, da cui si ha la veduta più ampia e spettacolare della pianura verso sud e dei colli a ovest, rimanendo all’interno del complesso monumentale.

Veduta del Cortile dei Giganti e la scala d'onore. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

Veduta del Cortile dei Giganti e la scala d’onore.

(Fig. 4 dell’inserto a colori)

La soprapporta con l’allegoria dell’Invidia ci introduce alla Sala di Firenze, il corpo a torre che sporge all’angolo sud-ovest del castello, in comunicazione con la terrazza analogamente alla Sala di Ferrara, a sud-est; all’interno, è invece affrescato lo Stemma dei Medici tra Flora (da cui Florentia, il nome della città posta sotto la protezione della dea) e la personificazione maschile del fiume Arno (fig. 17).

Giambattista Zelotti, Stemma mediceo e ritratti di Ludovico e Nino Obizzi, Sala di Firenze. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

17. Giambattista Zelotti, Stemma mediceo; Ritratto di Ludovico Obizzi; Ritratto di Nino Obizzi, Sala di Firenze.

(Foto di Marco Moressa)

In sei riquadri si raccontano le vicende familiari svoltesi tra la fine del Trecento e il 1422, anno dell’insediamento degli Obizzi a Padova. Il racconto inizia a sinistra: ai lati della finta finestra, Zelotti fa comparire i due intensi ritratti di Ludovico, capitano delle truppe fiorentine nel 1382, in armatura e vessillo mediceo e di Nino, il liberatore della città di Lucca nel 1390, con ricca veste dorata e manto lilla. Nel riquadro seguente, in armatura a strisce bianche e blu, Giovanni abbandona con le truppe la fortezza di Moriano (1394); segue un episodio delle numerose lotte intestine degli Estensi dove Antonio, capitano del marchese di Ferrara Nicolò II, cattura in battaglia Azzo d’Este (1395). Un terzo ritratto isolato è quello di Nicolò Obizzi affrescato in una sezione ristretta di parete, quasi di fronte a Ludovico: in armatura, con il bastone del comando regge il rosso vessillo della casata di Ferrara. Sovrastante il camino, tra le due finestre, uno dei pochi episodi non riguardante battaglie o assedi: vi si descrive Nicolò III d’Este e Nicolò Obizzi a Gerusalemme ed è ambientato in una loggia in rovina dove il marchese crea cavaliere il condottiero (1398); a seguire, la scena della Nomina a vescovo di Pisa di ]acopo Obizzi da parte dell’imperatore Sigismondo, durante il Concilio di Costanza (1416).
Il ciclo celebrativo ideato da Giuseppe Betussi, con l’aiuto di letterati ed eruditi amici di Pio Enea I, si conclude con il quarantesimo riquadro che presenta l’episodio fondante il ramo padovano della famiglia: il Matrimonio di Antonio Obizzi e di Negra de’Negri (1422), i bisnonni del committente; si ammiri in special modo la resa dei panneggi nelle vesti della sposa e l’espressività dei volti femminili resi con densi colpi di colore. Nel soffitto, entro una fastosa incorniciatura, un ovale dipinto a olio da Zelotti con le personificazioni allegoriche della Virtù che doma il Vizio tra Punizione e Merito sottolinea ancora una volta i valori etico-comportamentali richiesti a chi esercita il potere.
Si lasciano le sale affrescate del piano nobile, per proseguire l’itinerario di scoperta del Catajo con una suggestiva discesa al centro del castello cinquecentesco: la scala a chiocciola fatta scavare nella roccia da Pio Enea I − e ingentilita nel Seicento con un motivo a finte balaustre sulle pareti − conduce a un corridoio alla fine del quale partono due ripide rampe, sempre intagliate nella roccia del monte, che permettono di riconquistare l’uscita sul loggiato est della Casa di Beatrice (fig. 18).

Scala interna scavata nella roccia. Castello del Catajo, Battaglia Terme. Scala a chiocciola del Castello Vecchio intagliata nella roccia. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

A sinistra: 18. Scala interna scavata nella roccia.

(Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fototeca dell’Istituto di Storia dell’Arte)

A destra: Scala a chiocciola del Castello Vecchio intagliata nella roccia.

(Fig. 23 dell’inserto a colori)

Attraverso l’androne, il visitatore esce sulla loggia che sovrasta il Cortile dei Giganti per godere la vista completa dello spazio interno sino alla parete breve che lo chiude a ovest dove si trova, in asse, l’ingresso all’Oratorio di San Michele che viene incluso nel percorso in date prestabilite. Realizzato da Tommaso Obizzi nel 1781, ospitava una parte dei preziosi dipinti due-trecenteschi (Primitivi) e le tavole a fondo oro da lui collezionati; si presenta a noi dopo la ristrutturazione di gusto neo gotico voluta dall’arciduca Massimiliano d’Asburgo d’Este, depauperato però dei preziosi arredi. In facciata, due importanti gruppi scultorei in pietra tenera di Antonio Bonazza rappresentano gli evangelisti Giovanni e Matteo (a sinistra), Luca e Marco (a destra).

Oratorio di San Michele. Castello del Catajo, Battaglia Terme.

Oratorio di San Michele, particolare dell’arredo neogotico.

(Fig. 24 dell’inserto a colori)

Sul lato sinistro della via Catajo, di fronte al Portale d’ingresso al cortile, si trova il cancello di entrata al Parco delle Delizie; il viale centrale che lo attraversa è stato ideato come l’asse portante del percorso che parte dalla Fontana dell’Elefante e termina nella «montagnola» al suo limite meridionale, dove Tommaso fece erigere il monumento alla moglie Barbara Querini, prematuramente scomparsa nel 1796. Un percorso che unisce idealmente gli spazi interni, dedicati nel Seicento ai sorprendenti giochi d’acqua, al parco modellato secondo il gusto dei secoli a seguire ma connotato dalla grande peschiera seicentesca: il viale è l’unica traccia rimasta del disegno geometrico che informava il giardino creato al livello più basso dell’appezzamento, quasi in diretta contiguità col paesaggio della piana naturale.
Il visitatore moderno, passeggiando liberamente lungo il viale di imponenti magnolie che delimitano il bacino acqueo dalla fine del Settecento e per i sinuosi sentieri ottocenteschi da poco recuperati, ammirando il nuovo roseto realizzato al riparo lungo la strada interna e le alberature che si stagliano possenti contro l’arco dei colli e incorniciano gli edifici, scoprirà di poter sperimentare una sensazione di serena e stupefatta armonia.
Immerso in un paesaggio di fitte ombre verdi e luci diffuse − diverso senz’altro da quello creato ad arte nel tempo dai vari proprietari − si comprenderà comunque il significato che Pio Enea I aveva intensamente voluto per la residenza celebrante la sua stirpe e soprattutto il sentimento di meraviglia che la suggestiva apparizione del castello merlato sullo sprone roccioso del Ceva e il suo forte legame con l’ambiente ha fatto nascere sin dall’origine nell’animo di ogni ospite del Catajo.

Idrovora sul Rialto. Castello del Catajo.

19. Idrovora sul Rialto.

(Foto Alessandra Lanza)

Bibliografia

Ragionamento di M. Giuseppe Betussi sopra il Cathaio luogo dello ill. S. Pio Enea Obizzi […], Padova 1573. (Google Books)
Descrizione del Cataio luogo del marchese Pio Enea degli Obizi […] con l’aggiunta del Co. Francesco Berni delle fabriche e altre delizie accresciutevi in 18 anni dal marchese Pio Enea […], Ferrara 1669. (Google Books)
B. Brunelli, A. Callegari, Ville del Brenta e degli Euganei, Milano 1931.
C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966.
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Il castello del Catajo, a cura di F. Magani e C. Gimi, Padova 1996.
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G. Tormen, voce Obizzi, in Dizionario Biografico degli Italiani, 79, Roma 2013, pp. 59-63.
Paesaggi di villa. Architettura e giardini nel Veneto, a cura di G. Rallo, M. Cunico, M. Azzi Visentini, Venezia 2015.
Gli Obizzi e la collezione di antichità al Catajo, a cura di A. Coppola, Padova 2017.

Chiara Ceschi conclude gli studi di storia dell’arte presso l’Università di Padova nel 1975 con una tesi sulle Opere pittoriche del monastero di S. Maria di Praglia, argomento ripreso in ricerche sugli artisti del Quattro e Cinquecento veneto e confluite in particolare nelle due Monografie sull’abbazia di Praglia (1985, 2013).
Un primo filone di ricerca ha privilegiato il territorio del Padovano e il suo patrimonio artistico, concretizzatosi nella catalogazione di opere d’arte per conto della Soprintendenza del Veneto come in pubblicazioni scientifiche di taglio divulgativo. Si affianca poi a questo tema un interesse per la storia del collezionismo in Italia che principalmente viene indagato nell’edizione critica dei cinque volumi (1998-2018) del Bibliographical Repertory of Italian Private Collections di E.E. Gardner.
Dal 1981 al 2019 ha svolto l’attività di ricercatrice storica dell’arte presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

Copertina della rivista Terra e storia, n. 14.

TERRA E STORIA Rivista di storia e cultura, Cierre edizioni, Anno VII, n. 14 (maggio 2020), pp. 13-33.

Alcune immagini in bianconero sono state sostituite dalle stesse o da altre a colori, ricavate dall’inserto centrale della monografia o di diversa provenienza. Rispetto all’articolo originale, sono state aggiunte nuove immagini che arricchiscono la descrizione. Tutte le referenze fotografiche presenti nel testo cartaceo sono state qui riportate.

Foto di copertina: Stefano Maruzzo, veduta aerea del complesso del Catajo.

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