1944-45, i raid aerei su Battaglia Terme

1944-45. Il testo che pubblichiamo è stato dato alle stampe nel 1995, in occasione del cinquantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, a cura di Antonio Romano, Dino Grossi e Giuseppe Bonafè.

1944-1945 A cinquant’anni di distanza, nell’anniversario della fine della guerra e della Liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, il “Centro per la ricerca e documentazione sulla storia locale” ha promosso la presente pubblicazione per richiamare alla memoria di quanti vissero quegli eventi, e di tutti i cittadini di Battaglia, un periodo così tormentato anche per la vita della nostra Comunità.
Abbiamo ritenuto che a tal fine fosse utile orientare la ricerca su documenti che potessero evidenziare oggettivamente, ma in modo significativo, quelle vicende che tanto drammaticamente coinvolsero anche noi.
La scelta è caduta sulle relazioni riguardanti le incursioni aeree effettuate dall’aviazione anglo-americana su Battaglia – dall’agosto 1944 all’aprile 1945 – redatte dal Commissario Prefettizio che reggeva allora il nostro Comune, e sulle foto dei capannoni delle “Officine Galileo” dopo i bombardamenti; vengono anche riprodotti i rilevamenti aerei effettuati dai ricognitori inglesi sul territorio di Battaglia, provenienti dagli archivi del Ministero della Difesa Inglese che ci ha autorizzati alla loro riproduzione 1.
I rapporti del Commissario Prefettizio Leonida Rossato sono riprodotti nel testo integrale (anche con gli errori di battitura e talune improprietà lessicali), e rappresentano in maniera efficace quello che è accaduto in quei mesi; le foto completano il quadro desolante di distruzione che presentava il paese alla fine di aprile 1945.
Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Battaglia ne avvertì subito le gravi conseguenze: il richiamo alle armi di tanti cittadini; la presenza in paese di parte della Divisione “Torino” e la successiva partenza per la Russia di tanti soldati con i quali la popolazione aveva fraternizzato; la conversione dello stabilimento termale in ospedale militare – sanatorio presso il quale morirono 180 soldati a causa delle infermità contratte in guerra (trasformato poi dal Comando tedesco nel “Feldlazaret” spesso nominato nelle relazioni sulle incursioni aeree), furono i segnali che ormai la guerra incombeva, e ben presto essa manifestò il suo volto tragico, con il carico di lutti e dolori per tante famiglie.
Dopo la breve illusione della fine del conflitto, seguita alla notizia dell’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943 e quando si videro le lunghe colonne di automezzi carichi di soldati tedeschi armati, e la fila di carri armati “Tiger” passare attraverso il paese lungo la statale diretti a sud, ci si rese conto che ormai la guerra si stava inesorabilmente avvicinando.

Una colonna di carri armati tedeschi "Tiger".

Carri armati pesanti tedeschi “Tiger” in colonna.

Bundesarchiv, Bild 146-1975-102-12A / Hamann / CC-BY-SA 3.0 [CC BY-SA 3.0 de], attraverso Wikimedia Commons con modifiche.

Si fecero allora sempre più frequenti, di giorno e di notte, i segnali d’allarme con il suono lugubre delle sirene collocate sopra l’edificio dei Molini della “Veneta” e sulla torre della “Galileo”; ed a quei suoni sinistri che annunciavano l’arrivo degli aerei tutti fuggivamo nelle vicine campagne, mentre passavano sulle nostre teste, con il tipico incombente rumore, le formazioni di bombardieri che andavano a scaricare il loro carico di morte.
Poi toccò anche a Battaglia subire lo sfregio dei mitragliamenti e dei bombardamenti, con i morti, i feriti, le distruzioni.
Da agosto 1943 cominciarono le incursioni aeree, e le più devastanti furono certamente quelle del 30 e 31 ottobre 1944 che causarono numerosi morti e feriti.
E’ sufficiente scorrere l’elenco delle vittime di quei giorni per capire il carico di dolore e di sofferenze che si abbatté sul paese.
Valgano per tutte, la tragedia della famiglia Rosada, una vecchia famiglia patriarcale di “barcari”, dedita da generazioni all’attività di navigazione fluviale: tutte le donne ed i bambini uccisi, assieme ad altri componenti di famiglie vicine, dalle bombe cadute sulla casa in riviera “Ortazzo”: solo gli uomini che erano lontani al lavoro con il loro burchio sopravvissero; e la tragedia della famiglia De Negri.
Il quadro drammatico di quei giorni emerge in tutta evidenza dalle relazioni del Commissario Prefettizio di seguito riprodotte.

2 maggio 1945. B-24 Liberator bombardano Padova.

2 maggio 1945. Bombardamento su Padova da parte di aerei bombardieri Consolidated B-24 Liberator del 756th Bombardment Squadron degli Stati Uniti.

Di United States Army Air Forces [Public domain], attraverso Wikimedia Commons

Significative sono, altresì, le note stese dal Parroco Don Marco Romano 2 che nel “Libro cronistorico della Chiesa e Parrocchia di Battaglia Terme” descrive le varie incursioni, e dopo quelle dell’ottobre ’44 annota: “In seguito a questi bombardamenti il paese fu sgomberato dalla popolazione che cercò asilo presso famiglie di Arquà Petrarca, Pernumia, Valsanzibio, Galzignano, Turri, Montegrotto, Carrara S. Giorgio e Carrara S. Stefano”; ed aggiunge: “Continuo esodo e continuano i bombardamenti“: il centro abitato è da novembre sgomberato e le famiglie vivono disperse nei circostanti paesi, sparse nelle case di campagna e nelle colline”.
Il Commissario Prefettizio riferisce a sua volta: “La popolazione tutta in pochi giorni è emigrata in massa verso i Comuni vicini terrorizzata dall’accanimento dei bombardamenti subiti ed a Battaglia non sono rimaste che 10-15 famiglie al massimo”; e prosegue: “Ora Battaglia Terme è pressoché abbandonata ed i vari uffici e servizi pubblici si sono trasferiti presso i Comuni vicini”.
Alla fine rimasero in paese solo alcuni anziani ed il Parroco.
Le incursioni aeree continuavano (il Commissario Rossato ne registrò 53 nel corso di quei mesi), e dalle campagne e dalle colline dove eravamo sfollati si seguiva con trepidazione le picchiate dei caccia e dei caccia-bombardieri che mitragliavano e sganciavano bombe, immaginando le ulteriori distruzioni che venivano provocate al paese e trepidando per la sorte dei pochi rimasti, delle nostre case e di quanto avevamo forzatamente lasciato.

1945, mappa dell'offensiva angloamericana nel Norditalia.

La cartina mostra l’offensiva effettuata degli Alleati nel Norditalia tra il 6 aprile e il 2 maggio 1945, sotto il comando del generale Clark. L’attacco fu sferrato congiuntamente dalla 5a Armata americana e dall’8a Armata britannica e portò alla definitiva liberazione del Norditalia dall’occupazione tedesca.

Guarda la pagina per l’autore [Public domain], attraverso Wikimedia Commons

Con l’arrivo della primavera 1945, ad aprile, finalmente si uscì dall’incubo dei bombardamenti e della guerra.
Si legge ancora nella citata “Cronistoria”:
Fine della guerra – Il 28 aprile, alle ore 6 della sera, arrivarono i primi carri armati inglesi, i tedeschi s’erano ritirati in grande disordine e fretta, vi fu un breve scambio di cannonate alla località Rivella dove furono colpite alcune case.
Ritorno dall’esilio – Ai primi di maggio quasi tutti i parrocchiani ritornarono giulivi alle loro case abbandonate da sei mesi, non tutti poterono rientrare perché la loro casa era stata distrutta.
Ricominciò la vita di lavoro e la vita parrocchiale con le S. Messe e le funzioni regolari, giacché la Chiesa era stata ricoperta. Mancava una parte del soffitto e tutti i vetri delle finestre.
Si tenne a fine maggio una solenne funzione di ringraziamento per lo scampato pericolo.”
E lentamente cominciò la ricostruzione e riprese la vita in paese…

Il nostro intento è stato quello di ricordare quegli eventi in modo semplice e sobrio.
Perpetuare la memoria dei morti, del dolore, delle sofferenze dei sopravvissuti e delle distruzioni – al fine di evitare che con il trascorrere del tempo di tutto ciò si possa perdere il ricordo – ci è sembrato un dovere civile ed obbligo morale verso tutte le vittime.
Ma il nostro scopo è anche quello di offrire a quanti non hanno vissuto quegli anni, e soprattutto alle giovani generazioni di oggi e di domani, uno strumento di conoscenza perché possano tutti capire, partendo dalla nostra storia, in quale immensa tragedia sia stata allora trascinata l’Italia.
Ci auguriamo che il ricordo che qui proponiamo solleciti una comune riflessione sulle conseguenze alle quali si può arrivare quando si ponga a fondamento della politica il culto della forza, la logica del dominio, la fascinazione dell’uomo forte, con disprezzo dei valori di libertà, di giustizia, di rispetto per l’uomo, di convivenza tra i popoli. È nostro intendimento contribuire, così, ad evitare che il trascorrere del tempo, stemperando il ricordo delle sofferenze patite, faccia dimenticare quanto sia costato ritornare al vivere civile e riconquistare la libertà.
E tanto più si ritiene necessario non dimenticare nell’attuale fase di trasformazione dell’assetto politico ed istituzionale del Paese, in cui il carattere spettacolaristico della politica prevale sulla riflessione e lo scontro sul confronto democratico dei diversi orientamenti; in cui, attraverso uno smodato protagonismo, incombono il tentativo di affermazione di un pericoloso “leaderismo”, la suggestione plebiscitaria, il disprezzo delle regole fondamentali, con il conseguente grave rischio autoritario.

Battaglia Terme, aprile 1995

Antonio Romano

1) Le foto dei capannoni delle “Officine Galileo” dopo i bombardamenti e quelle relative ai rilevamenti aerei inglesi saranno pubblicate prossimamente.
2) Don Marco Romano nacque ad Asolo il 13 novembre 1890. Ordinato sacerdote nel 1915, prestò servizio militare durante la Grande guerra. Nel 1933 divenne Vicario Auditore e quindi Economo di Battaglia. Il 3 febbraio 1936 fu nominato parroco di Battaglia e Vicario Foraneo di Arquà, incarichi che mantenne fino alla morte, avvenuta il 16 dicembre 1951.
Sac. Guido BELTRAME, La parrocchia di S. Giacomo e il paese di Battaglia, Battaglia Terme, 1997, p. 50-51.