Il merletto di Battaglia Terme

Dai merletti della Serenissima a quelli di Battaglia Terme

Alla fine la produzione dei merletti arrivò anche a Battaglia Terme e la loro storia, alla quale sono giunto un po’ per caso, ma nella quale ho trovato grande interesse, l’ho raccolta dalla signora Mimma Maria Giovanna Ferrazzi, coniugata Salvan: una bella signora dallo sguardo limpido e dal sorriso accattivante che non ha età. “Tutto iniziò con la nonna Carlotta Ciprian, nata a Battaglia Terme nel 1873“; così comincia il narrare della signora Mimma.

Mimma Ferrazzi, nipote di Carlotta Ciprian.

Mimma Ferrazzi, coniugata Salvan, nipote di Carlotta Ciprian.

Foto: Luciano Bellesso.

Carlotta Ciprian, figlia di Giuseppe (1845-1922) e di Barbara Ferrazzi (1845-1812), fin da fanciulla si rivelò attenta, curiosa, intelligente e, soprattutto, amante del ricamo col quale passava ore e ore, seduta davanti alla porta di casa, con ago e filo in mano. Una vera passione che al tempo accomunava molte giovani fanciulle, ma anche donne mature, perché, come si diceva allora: “ago e pesseta xe ‘la richessa de ‘la poareta“. Il ricamo era infatti, specie per le giovani di estrazione contadina, un’occasione per procurarsi qualche soldo extra da poter gestire in autonomia. Nonostante numerose fossero le ragazze e le donne dedite al ricamo, solo lei, la giovane Carlotta, venne notata dal conte Angelo Emo Capodilista 3 e dall’altrettanto blasonato Victor Wimpffen 4. Colpito infatti dall’abilità di Carlotta, il von Wimpffen volle presentarla a Michelangelo Jesurum 5, della rinomata omonima ditta di ricami di Venezia, il quale aveva un merletto pregiato bisognoso di un profondo restauro al quale compito nessuna delle sue lavoranti era in grado di assolvere. Era il 1891 e Carlotta, giovane diciottenne, aveva già maturato una sua esperienza nel campo del merletto con un gruppo di amiche 6. Con stupore Jesurum dovette ammettere che il lavoro di restauro eseguito da Carlotta aveva superato ogni sua aspettativa, anzi, a dirla tutta, all’inizio non aveva riposto alcuna fiducia in questa giovane ragazza. La ditta veneziana di merletti Jesurum era di riconosciuta fama internazionale; la sede si trovava in quel di S. Marco, giù del ponte della canonica. Una ditta che produceva gli apprezzatissimi merletti di Venezia, Murano, Pellestrina e Chioggia famosi un po’ in tutto il mondo. Un’azienda che forniva le famiglie ricche, al di qua e al di là dell’oceano, non solo di merletti di ogni tipo e foggia, ma altresì di ogni altra occorrenza sempre dai gusti raffinati, dai veli da sposa a quelli da cerimonia, dai colli alle sciarpe, dai ventagli ai fazzoletti, compresi quelli che le giovani fanciulle facevano “inavvertitamente” cadere ai piedi di un galante cavaliere perché li raccogliesse. Jesurum produceva ogni cosa bella per la casa, dalle tovaglie ai servizi da tè dai centro tavola ai servizi americani dalle lenzuola alla biancheria fino alle tende di ogni tipo e dimensione, ai tulle ricamati e molto altro ancora. Un apprezzamento di Jesurum per la giovanissima Carlotta era quindi un complimento non certo di secondaria importanza. Visto il risultato ottenuto inaspettatamente da Carlotta, questa lavorò per qualche anno per Jesurum.

Carlotta Ciprian con la figlia Anna.

Carlotta Ciprian con la figlia Anna, che indossa la divisa del collegio delle Dimesse.

Carlotta tuttavia, che già ricamava da tempo per conto suo ed aveva delle amiche che ricamavano pure loro, appena ventenne, si mise in proprio con la ditta Carlotta Ciprian, come documentano gli archivi della Camera di Commercio di Padova.
Carlotta conosceva bene il conte Angelo Emo e la consorte di questi la contessa Emilia Barracco 7 per la quale eseguì lavori di ricamo e confezioni varie. Furono proprio gli Emo a suggerire a Carlotta di insegnare l’arte del ricamo ad altre giovani, specie a quelle di Pernumia. A quei tempi l’unica entrata in una famiglia contadina proveniva dal lavoro dei campi, un lavoro davvero ingrato e misero specie per le famiglie numerose. La proposta venne accolta di buon grado da Carlotta, la quale, superati presto gli inevitabili problemi iniziali, avviò al meglio l’attività. Carlotta e le ragazze si riunivano in un salone messo a disposizione dal conte Angelo, dove le giovani vennero istruite per poi iniziare la produzione vera e propria sotto la guida dell’attenta Carlotta. Il “salone dei ricami” si trovava a Pernumia, all’interno di villa Emo Capodilista-Maldura, “el palasson”. Il conte Angelo mise a disposizione di Carlotta tutto il necessario, fìnanco una carrozza che andava a prendere e riportare a casa la giovane imprenditrice. Iniziò così a palazzo Maldura la prima scuola del merletto di Battaglia e il ricamo per il “vero ago di Spagna” (1904). Mentre a Pernumia si produceva il merletto, a Battaglia, a casa di Carlotta in via Terme (oggi n. 83), aveva sede la ditta Ciprian, dove si eseguiva il ricamo su tela e l’assemblaggio dei merletti prodotti dalle lavoranti. All’iniziò i lavori furono semplici, ma ben presto le giovani merlettaie si dimostrarono valenti e volonterose, nonché veloci nell’apprendere, padrone di un talento naturale, tanto che dopo un po’ le ragazze di Pernumia divennero loro stesse le istruttrici delle neofite, così che Carlotta non dovette più andare quotidianamente a Pernumia per seguire le lavoranti.

Merletti ad ago di Battaglia Terme.

Alcuni esempi di merletti ad ago detti “Scacchi”. Da questi campioni si traevano le idee per i vari lavori da eseguire a richiesta dei clienti per applicazioni per angoli di centri, tovaglie, tovaglioli ecc.

Foto: Luciano Bellesso.

Nel giro di qualche anno, quando oramai era stato raggiunto un buon livello nella qualità della lavorazione e tutto procedeva per il meglio, per la giovane Carlotta non fu più necessario ritrovarsi nel “salone dei merletti” di palazzo Maldura in quanto le lavoranti avevano trasferito il lavoro a domicilio per disporre al meglio del loro tempo libero dopo il lavoro in campagna e l’assolvimento degli obblighi della famiglia. Quando il lavoro assegnato era terminato, erano le stesse lavoranti che lo facevano pervenire a Carlotta nella sede della ditta a Battaglia.
Più che un mestiere quello delle lavoranti della ditta Ciprian si poteva definire, senza meno, un’arte che allora veniva chiamata del merletto a Scacchi in quanto i primi lavori consistevano nella produzione di quadrati di merletto ad ago ricamati che venivano poi assemblati e ricamati su tele di varie dimensioni a seconda delle richieste.

Copri sedile. Bisso di lino contornato da merletto di Battaglia.

Copri sedile per una sedia da salotto o da camera da letto. Viene ora usato come centro tavola; chi oserebbe oggi sedersi sopra un così bel capolavoro? La parte centrale di tela è un bisso di puro lino di cm 15×15. L’esterno è un merletto punto ad ago di Battaglia. Il disegno è il caratteristico quadretto geometrico che si ripete e si moltiplica nelle varie combinazioni e che perciò veniva chiamato merletto “a scacchi”.

Foto: Luciano Bellesso.

L’attività della ditta Carlotta Ciprian, iniziata quasi per caso, ebbe a durare quasi mezzo secolo. Tutto nacque, come già detto, in quel di Pernumia con il patrocinio del conte Angelo Emo e della sua consorte i quali affidarono alle ragazze lavori di un certo impegno come l’esecuzione delle tende di villa Selvatico 8, della sala del Consiglio comunale di Padova, ma anche biancheria personale e per la casa, dando così un’opportunità, a chi viveva in estrema povertà, di guadagnare qualcosa. Carlotta iniziò la sua attività con circa una ventina di ragazze, che vennero successivamente affidate alla maestria di tale Maria, detta Bandina. Le ragazze si recavano al lavoro con il tradizionale corpetto di lana con le maniche di colore verde, uscendo da un mondo contadino di stampo arcaico per incontrare esperienze di vita diverse e prendendo coscienza del loro ruolo sociale e economico: una vera rivoluzione per le donne contadine del tempo le quali, per la prima volta, guadagnavano infatti dei soldi che potevano tenere per sé, quando prima di allora il denaro rimaneva fisso nelle tasche degli uomini.

Villa Selvatico a Battaglia Terme.

La villa Selvatico immersa nel verde dei Colli Euganei.

Foto: Alessandra Lanza.

I mesi più produttivi per il lavoro di ricamo erano quelli invernali quando le donne, libere dal lavoro in campagna, si riunivano nel tepore della stalla a “fare fìlò” 9 dopo aver assolto ai compiti della casa e della famiglia. I lavori, quando venivano consegnati – ricorda la signora Mimma – avevano l’afrore della stalla tanto che dovevano essere appesi all’aria aperta per vari giorni per una sorta di igienizzazione.
Nel 1903 la ditta Ciprian ottenne un importante riconoscimento con la medaglia di bronzo all’Esposizione Regionale di Udine, e nel 1910 la medaglia d’oro all’Esposizione di Pontevigodarzere.

Cartolina per l'Esposizione Regionale di Udine del 1903.Cartolina per l'Esposizione di Pontevigodarzere (Padova) del 1910.

Cartoline stampate in occasione delle due esposizioni in cui la ditta Ciprian ha ottenuto importanti riconoscimenti.

Riproduzione per gentile concessione dell’archivio della Camera di Commercio di Padova.

3) Angelo Emo Capodilista (Padova 29 gennaio 1871) era figlio del conte Giovanni (28 settembre 1828) e di Maria De Orestis (17 settembre 1837). Angelo sposò Emilia Barracco (Napoli 1880- Arolo 1905), figlia del barone Roberto Barracco di Cotron (Calabria) e di Artemisia Senarega dalla quale ebbe tre figli: Andrea (Battaglia Terme (PD) 4 ottobre 1901 – Roma 11 settembre 1983) che sposò Giuseppina Pignatelli della Leonessa (Napoli 1871 – Roma 1931), figlia di Luigi Pignatelli della Leonessa Principe di Monteroduni e di Sepino; Gabriele (Padova 21 maggio 1883?? – Londra 30 aprile 1903) che sposò a sua volta Caterina Mario, figlia di Pio e di Rufina Massimo, il 15 giugno 1940; e infine Maria (Battaglia Terme, 12 aprile 1905 – Roma 13 dicembre 1911). Il conte Angelo aveva trascorsi di ufficiale della Regia Marina e titolato cavaliere di Malta. Nel 1891 la famiglia, per regio decreto, divenne Emo-Capodilista-Maldura. Angelo era infatti pronipote del canonico Andrea Maldura di Padova. Quest’ultimo per evitare l’estinzione della sua famiglia, priva di discendenza maschile, nominò Angelo suo erede universale, nel 1887, a condizione che aggiungesse al proprio cognome quello dei Maldura. (Archivio Emo Capodilista-Maldura. Inventari, a cura di F. Cosmai e S. Sorteni, Quaderni del Bollettino del Museo civico di Padova, Padova, 2009, p 556.).
4) Il nome di Victor von Wimpffen, è stato recentemente ricordato in occasione di una donazione, del l0 febbraio 1867, della collezione di minerali entrata a far parte della più nota Collezione Da Rio. Senza dubbio l’artefice dell’atto fu il conte Victor. Questa piccola ma interessantissima collezione ci perviene integra dal lontano 1865 ed è stata esposta al pubblico per la prima volta al “Naturalia et Mirabilia” nell’aprile del 2013 al Museo Provinciale di Villa d’Este a Baone e curata da Franco Colombara e Leopoldo Fabris.
5) Michelangelo Jesurum aprì la sua attività di merletti ed affini a Venezia nel 1870 dopo aver appreso l’arte in quel di Pellestrina che aveva ripreso l’arte antica. All’inizio del XX secolo Jesurum, che si onorava di essere fornitore della casa reale Savoia, contava sull’opera di ben 3.000 lavoranti e nel 1906 aprì un museo del merletto presso la propria abitazione. Con la I guerra mondiale Jesurum dovette trasformare la sua produzione dai merletti alle uniformi militari rischiando, con la fine della guerra, la chiusura della ditta per bancarotta. Nel 1939 la proprietà della ditta passò alla famigli Levi Moreno che mantenne il famoso nome di fabbrica.
6) J. Ballarini Orfei, Battaglia Terme, a cura del Centro Didattico di Padova, 1942, p. 53.
7) Emilia Barracco, figlia di Roberto Barracco di Cotron e Artemisia Senarega, apparteneva ad una famiglia baronale calabro-napoletana.
Sposò Angelo Emo-Capodilista-Maldura dal quale ebbe tre figli: Andrea (Battaglia Terme, 4 ottobre 1901- Roma, 11 settembre 1983); Gabriele (Padova, 30 aprile 1903 – Londra, 21 maggio 1983); Maria (Battaglia Terme, 12 aprile 1905 – Roma, 13 dicembre 1911).
8) Villa Selvatico-Sartori, costruita sul finire del sec. XVI sulla sommità dello storico colle di Sant’Elena, chiamato monte della stupa, per la presenza di un’antica grotta sudorifera che ne determinò la fortuna. Alessandro Varotari detto il Padovanino vi dipinse la Gloria dei Selvatico. Villa Selvatico giunse al suo massimo splendore nell’800 quando accoglieva gli Asburgo e la bella nobiltà europea.
Per quattro secoli fu dimora dei marchesi Selvatico-Estensi, dei Conti Wimpffen e dei Conti Emo-Capodilista. Fu residenza ufficiale del Re d’Italia durante la prima guerra mondiale.
Ospitò personaggi illustri quali il re del Belgio Alberto I e fu lo scenario del primo incontro tra i futuri sovrani Umberto II e Maria ]osé.
9) R. Valandro, Col merletto di Battaglia quattro generazioni di contadine si sono fatte la dote, la Difesa del Popolo, 27 luglio 1980, p.31.