Il territorio di Battaglia in epoca romana

Nell’articolo precedente ho presentato a grandi linee la storia del territorio di Battaglia in relazione alle funzioni e al ruolo che probabilmente ebbe nell’età antica e preromana per la sua collocazione tra i colli e la pianura, in posizione favorevole al passaggio di uomini e mezzi.
Tale caratteristica si accentuò quando, nel secondo secolo avanti Cristo, nel Veneto arrivarono i Romani.

Espansione di Roma nella penisola italica.

L’espansione dell’antica Roma nella penisola italica.

By User:Javierfv1212 (File:Roman conquest of Italy.PNG) [Public domain], via Wikimedia Commons, con modifiche.

La via “Aemilia minor” e il percorso fluviale

Forse già nel 175 a.C. il console Marco Emilio Lepido aveva tracciato la via “Aemilia minor”, da Bologna ad Aquileia, che passava probabilmente per Este e Padova. L’itinerario di Antonino, una carta stradale del terzo secolo dopo Cristo, riporta per il tratto Este-Padova la distanza di 37 chilometri circa, sicuramente superiore ai 28 chilometri che intercorrono in linea retta tra i due centri. Questo perché la strada, una volta arrivata a Monselice, seguiva la base dei Colli Euganei verso Montegrotto, che era già un’area termale frequentatissima per il suo santuario dalle genti paleovenete.
Con tutta probabilità la strada costeggiava il monte dove sorge il Catajo, passava per la zona di Battaglia e poi puntava su Monselice. Non resta comunque alcuna traccia nel nostro territorio di una così importante via di traffico, forse a causa della costruzione del canale. Allo stesso modo non sono riconoscibili altre vie minori che ad essa si raccordavano: verso Lispida (zona nei pressi di Battaglia, in direzione Monselice), dove esisteva già una cava di trachite, verso Arquà e verso la pianura a sud di Padova.
Il nostro territorio era favorito anche dal contatto con il corso dell’Adige e con l’Adriatico. Il Vigenzone attuale, che probabilmente scorre nell’antico corso del Bacchiglione, dopo aver raccolto a nord di Monselice e nella zona di Battaglia le acque provenienti dai Colli Euganei, verso la fine della sua corsa in direzione del mare, mescolava le acque con quelle dell’Adige. Si trattava dunque di un importante percorso fluviale che favoriva il commercio dei prodotti dei Colli e della trachite proveniente dalle molte cave che operavano in epoca romana: tutto poteva arrivare per via d’acqua ai porti dell’Adriatico.

La pianura veneta in epoca romana. La zona di Battaglia è vicina ad Aponus (Abano).

La cartina mostra la pianura veneta nel periodo dell’imperatore Augusto (27a.C. – 14 d.C.). Come si può vedere, l’Adige scorreva in prossimità di Este (Ateste). Probabilmente il Bacchiglione, nel suo antico corso, passava per la zona di Battaglia. La cartina mostra, in color grigio, anche le antiche vie romane.  Este era collegata a Padova (Patavium) da un tratto della via “Aemilia minor”, che andava da Bologna ad Aquileia.

Di Historical Atlas by William R. Shepherd 1911 edition, Pubblico dominio, via Wikimedia Commons, con modifiche.

Le più vicine testimonianze archeologiche

In quel periodo la campagna ad est di Battaglia era densamente popolata, con nuclei abitativi importanti, ville e fornaci.
Nel nostro territorio ancora una volta, purtroppo, non esistono testimonianze archeologiche di quel tempo a causa dei mutamenti della campagna, instabile dal punto di vista idrogeologico, per la distribuzione della popolazione in grandi spazi e forse per la mancanza di ricerche finalizzate a scoprire i tesori nascosti della nostra storia.
Ricca di ritrovamenti di epoca romana è invece la città di Este che, grazie al suo museo, ci aiuta a ricostruire la vita dei Veneti fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente.
È un po’ difficile, dato il poco spazio a disposizione, scegliere le innumerevoli informazioni che gli oggetti esposti nelle vetrine del museo e gli scavi archeologici ci forniscono. Proviamo.
Le case erano a pianta quadrangolare; quella meglio conservata era composta da quattordici stanze, aveva un pozzo, pavimenti in mosaico, il tetto di tegole e coppi in argilla cotta, era provvista di impianto dell’acqua che veniva raccolta dalle sorgenti dei Colli Euganei e portata in città con un acquedotto. Non mancava il riscaldamento che si otteneva facendo passare aria calda attraverso condotti formati da canne di terracotta posizionate sotto i pavimenti o dentro le pareti.
Per contenere e conservare le provviste venivano usate anfore di varie dimensioni e per illuminare delle lucerne in argilla o in bronzo.
Al museo si può ammirare anche uno stilo che serviva per scrivere incidendo su tavolette di cera. Il passaggio dalla lingua dei Paleoveneti al latino è documentato da lapidi funerarie in cui i nomi veneti dei defunti appaiono già latinizzati e da numerose iscrizioni incise sui vasi ossuari.

Le tombe di età romana di Este

A proposito di lapidi, molte sono le tombe di età romana rinvenute ad Este e dintorni che testimoniano come il rito funebre più diffuso fosse quello dell’incinerazione, almeno fino al secondo secolo dopo Cristo quando, per mutate concezioni religiose, iniziò ad imporsi il rito dell’inumazione (sepoltura in terra della salma), regolato da norme precise.

Penisola italica, usanze funebri nell'età del ferro.

Nella cartina, le popolazioni presenti nella penisola italica nell’età del ferro e le relative usanze funebri.

Autore CC BY-SA 3.0, via Wikipedia commons, con modifiche.

L’importanza di avere una sepoltura dignitosa era tale che persone di scarsa disponibilità economica si riunivano in associazioni allo scopo di garantire a tutti i soci un funerale e una tomba dignitosi.
Come i Paleoveneti, anche i Romani mettevano accanto ai loro cari oggetti più o meno pregevoli, in vetro o in ceramica; nella tomba di un medico sono stati rinvenuti un bisturi, un nettaorecchie, delle sonde, delle pinzette, un ago, una piastrella in ardesia su cui impastare i medicamenti e un orologio solare tascabile composto da due elementi cilindrici, inseribili l’uno nell’altro, funzionante come le meridiane.
Oltre ai medici esercitavano la loro attività nel territorio calderai, calzolai, cardatori di lana, cuochi …

Le attività esercitate in epoca romana

Si praticavano l’agricoltura, la coltivazione di cereali, ortaggi, alberi da frutta, viti e l’allevamento di bovini, ovini, equini ed animali da cortile, nonché la caccia e la pesca. Fiorente era anche l’attività estrattiva: dai Colli Euganei si estraevano per usi edilizi la “scaglia rossa”, una pietra calcarea, e la trachite, di origine vulcanica e più resistente; in pianura si cavava l’argilla impiegata nella fabbricazione di stoviglie da cucina e di contenitori per la conservazione e il trasporto delle derrate.
Prova di una fiorente produzione e conseguente commercio di generi alimentari è la grande quantità di anfore rivenute, che servivano per l’importazione di vino dall’Italia meridionale, di olio e salsa di pesce dalla Spagna, di altri prodotti dall’Istria e dall’Africa.

Gli oggetti di uso quotidiano

La vita privata invece, nei suoi aspetti più personali, è documentata da oggetti utilizzati per l’igiene del corpo: lo specillum, un bastoncino di bronzo che serviva per la pulizia delle orecchie e dei denti, la pinzetta, lo strigile, un arnese sempre in bronzo che veniva utilizzato per levarsi, raschiando la pelle, il sudore o l’olio dal corpo perché allora il sapone non era conosciuto.
Le donne si ornavano con pendagli, anelli, spille, braccialetti, orecchini di bronzo e d’oro impreziositi con gemme e ambra. In osso erano gli aghi per i capelli, gli spilloni e i pettini.
Un pezzo davvero singolare è un sigillo da oculista: consiste in una tavoletta su cui sono incisi ai quattro lati i nomi dei colliri preparati dal medico; questi, di natura solida, avevano impresse le indicazioni per l’uso; per l’utilizzo venivano sciolti con sostanze liquide.
E come si divertivano? Si pensa giocassero a una specie di dama, di cui sono state rinvenute delle pedine, e con dei dadi di osso.

Montegrotto, area archeologica di epoca romana.

L’area archeologica di epoca romana di Montegrotto Terme.

By Photo uploaded by User:RicciSpeziari. Photographer: Riccardo Speziari (Own work) [CC BY-SA 3.0 or GFDL], via Wikimedia Commons, con modifiche.

La religiosità nell’epoca romana

Erano politeisti, adoravano cioè molte divinità: Silvanus, dio delle selve, Fons, dio delle fonti, Giove, dio del cielo e re degli dei, Cibele, dea della fecondità, Mercurio, messaggero degli dei e dio del commercio ecc.
Erigevano i santuari nelle stesse località usate dai Paleoveneti, ma a differenza dei Paleoveneti i cui luoghi sacri erano all’aperto, i Romani costruivano templi coperti e le loro divinità erano soprattutto maschili.

E così siamo arrivati all’anno 476 dopo la nascita di Cristo, l’anno che vide la caduta dell’Impero romano d’Occidente a cui seguirono i secoli bui delle devastanti invasioni dei popoli barbari.

Lucia Boaretto

Questo articolo è stato pubblicato nel numero di giugno 1996 de “La Finestra”, periodico della Pro Loco di Battaglia Terme, con il titolo “Battaglia: la nostra storia tra ipotesi e realtà – 2a parte”.

Le immagini e le relative didascalie sono a cura di BATTAGLIATERMESTORIA.