Il merletto di Battaglia Terme

Oltre all’industria del “vero ago di Spagna”, iniziato a Battaglia e Pernumia col patrocinio della contessa Emilia Emo Capodilista e al laboratorio di Carlotta Ciprian, successivamente altri laboratori di ricamo e merletto sorsero in quell’area per alimentare il florido commercio del merletto, ma erano dimensioni familiari come quelli della signora Vittoria Galimberti, della signora Ravenna, della signora Giovanna Vianello di Abano e altri ancora.
Il 7 giugno del 1911 Carlotta Ciprian presenta alla Camera di Commercio Industria e Artigianato di Padova (Prot. 6124, Reg. n. 4899) la richiesta per il commercio di merletti e ricami a mano che produceva fin dal 1891-93. Nel 1923 la ditta Ciprian ottenne un prestigioso riconoscimento con la medaglia d’argento alla mostra dell’artigianato di Firenze. In quell’anno gli artigiani fiorentini si organizzarono infatti di propria iniziativa per dare vita ad una mostra-mercato all’interno della Fiera di Firenze, un evento che nel 1931 verrà riconosciuto come “Mostra dell’Artigianato” di respiro nazionale: un giusto riconoscimento all’eccellenza della creatività, dell’inventiva e dell’estro dei maestri artigiani dopo i successi ottenuti nelle manifestazioni precedenti del 1923 e 1926.
Con il periodo bellico 1915-18 la crisi del merletto si fece pesantemente sentire tanto che lo stesso Jesurum, per non fallire, dovette riconvertire la produzione di merletti nella fornitura di materiale per le esigenze militari. Passata la Grande guerra la ditta Ciprian si riprese. Il 25 maggio 1925 viene presentata da signora Carlotta alla Camera di Commercio e Industria di Padova la denuncia complementare (Prot. 11000, Reg. 6084) per l’apertura di un negozio per il commercio al minuto di merletti e ricami a mano in via Gualchiere n. 2, a Padova. Il negozio si trovava vicino agli ex mulini Grendene, scomparsi per il selvaggio interramento dei canali cittadini.

Carlotta Ciprian aveva una figlia di nome Anna (1904-1980) che aveva iniziato gli studi al Collegio delle “Dimesse” di Padova 10, e durante la Grande Guerra e la Rotta di Caporetto fu costretta a trasferirsi al collegio Angiolini di Firenze per continuare gli studi delle magistrali, studi che terminò al suo rientro a Padova. Anna Ciprian era una giovane intelligente, attiva e talentuosa nel campo della pittura, della musica e del canto. Anna lavorò pure di ago e filo accanto alla madre imparando l’arte e il buongusto del ricamo e del merletto. Il 12 ottobre 1927, a ventiquattro anni, Anna sposa Angelo Ferrazzi, ufficiale di carriera, nato a Pellestrina il 3 giugno 1894, laureato in legge. Avranno quattro figli: Mimma, Mario, Angela Maria e Maria Luisa.

Anna Ciprian, disegno per un merletto.

Disegno su carta velina firmato da Anna Ciprian (11 ottobre 1917) che traccia il lavoro da eseguire da parte delle merlettaie.

Tra le due guerre il numero delle lavoranti della ditta Ciprian sfiorò le mille unità rendendo ad un certo punto impossibile, per ragioni di costo, il “mettere in regola” tutte le collaboratrici che abitavano per lo più fuori Battaglia, da Pernumia a San Pietro Viminario, da Pozzonovo a Monselice. Battaglia Terme – commenta la signora Mimma: “è un paese che non ha mai condotto in porto un progetto iniziato: c’era un mulino che ha chiuso, le officine Galileo hanno pure chiuso, mancava insomma una mentalità imprenditoriale perché c’era piuttosto una mentalità impiegatizia“.
L’abilità delle merlettaie era davvero incredibile; esse riuscivano a cimentarsi in opere davvero raffinate sia per l’ideazione che per l’esecuzione. Le lavoranti percepivano i contributi solo se facevano parte del laboratorio, mentre a quelle che lavoravano a domicilio i contributi non venivano assegnati in quanto non si poteva quantificare il tempo reale d’esecuzione dei lavori assegnati. Le donne infatti riservavano al lavoro di ricamo e merletto il tempo che rimaneva loro libero dagli obblighi della famiglia e dal lavoro dei campi, per cui i tempi di esecuzione potevano essere di settimana o di un mese a seconda della disponibilità di tempo e della difficoltà del lavoro da eseguire. La retribuzione veniva pertanto stabilita in base al peso e alla qualità del filo che veniva loro consegnato e alla difficoltà del lavoro. Quando poi vennero emanate le leggi che imponevano il versamento dei contributi anche per le lavoranti a domicilio, questo rese impossibile un ragionevole rapporto costo/guadagno per chi intraprendeva.
Fra i migliori acquirenti della ditta Ciprian, oltre ai più volte citati Capodilista, c’erano le famiglie dell’alta borghesia come i Treves, gli Zara, gli Orvieto ed una vasta clientela benestante in varie parti d’Italia, d’Europa e d’America.
Con l’avvento del fascismo iniziarono a farsi sentire le difficoltà in seguito alle sanzioni economiche inflitte dalla Società delle Nazioni all’Italia in risposta all’attacco perpetrato dal regime fascista contro l’Etiopia. Tali sanzioni rimasero in vigore dal 18 novembre 1935 al 4 luglio 1936, periodo durante il quale venne proibita l’importazione e l’esportazione di beni con l’estero. Mussolini come reazione introdusse il regime autarchico con l’autosufficienza dell’economia chiusa. Nonostante le difficoltà l’autarchia fu di stimolo e di promozione, come mai in precedenza, della ricerca scientifica soprattutto nel campo dell’industria chimica, in cui ebbero un ruolo importante l’Istituto Guido Donegani di Novara 11, la Società Agricola Italiana Gomma Autarchica, l’Azienda Nazionale Idrogenazione Carburanti (ANIC) per la produzione di carburanti autarchici partendo dal carbone e l’Agenzia Generale Italiana Petroli (AGIP). Alcuni di questi istituti sopravvissero alla II guerra mondiale ed espressero tutto il loro potenziale con Enrico Mattei che fu tra i propulsori della ricostruzione post-bellica dell’Italia con l’IRI che era stato costituito nel 1933 12 e che fu determinante nel cosiddetto “boom economico”.
Le restrizioni e l’autarchia non penalizzarono tuttavia più di tanto i merletti di Battaglia, in quanto si riuscì a reperire comunque il materiale di buona qualità sia da ditte italiane che da alcune ditte europee.

Vestito da bambina in organdis per la prima Comunione.

Vestito da bambina in organdis per la prima Comunione. Il girocollo è un pizzo ad ago. Da esso si diparte il vestitino che ha una serie di piccole pieghe fissate a punto a giorno. Esse tengono il corpetto aderente al corpo fino al girovita e poi il tutto si allarga nella gonna ricamata con motivo a punto ombra, punto passato ed inserti in tulle. I polsini delle maniche sono in merletto come il collo. Il tutto è completato da una cuffietta a punto ad ago con disegno di roselline.

Foto: Luciano Bellesso.

Il 13 gennaio 1937 la signora Ciprian dichiara alla Camera di Commercio di Padova di aver cessato l’attività del negozio in via Gualchiere. Il negozio venne ceduto alla direttrice del medesimo, la signora Angela Alfonsi che lo trasferì in via Roma a pochi passi dalla chiesa dei Servi. Nel 1938 il dr Angelo Ferrazzi, marito di Anna, venne chiamato a servire la Patria ricoprendo incarichi importanti fino a diventare ufficiale d’ordinanza del generale Mario Roatta, Capo di Stato Maggiore dell’esercito 13. Il 31 maggio 1940 il sindaco di Battaglia Terme, l’ing. Donato Mastrapasqua, certificherà, su richiesta della titolare, la cessata attività della ditta Carlotta Ciprian, dopo 47 anni di onorato esercizio. Il 18 novembre successivo il dr Ferrazzi, fu Demetrio, “di nazionalità italiana-ariana“, genero della signora Carlotta, in qualità di titolare e proprietario unico notifica all’Ufficio Provinciale dell’Economia Corporativa di Padova (Prot. 1076, reg . 43392) l’inizio di una ditta di produzione e commercio all’ingrosso di pizzi e ricami a mano, secondo le disposizioni del T.U. del R.D. 20 settembre 1934, n. 2011. Mentre il marito gestiva gli affari di famiglia, Anna si dedicò a descrivere nei dettagli i metodi di lavoro del merletto di Battaglia, che era diverso da quello di Venezia, più “fisso e duro”, e perfino diverso da quello di Burano, che è molto più delicato e che assommava le caratteristiche del Burano e del Venezia con la predilezione per l’orlato-figurato.
Dopo la guerra 1940-45 le grandi famiglie borghesi avevano il grande problema della ricostruzione delle aziende familiari e l’acquisto dei bellissimi lavori di ricamo e merletto non stava nelle loro priorità. Era ormai finita un’epoca. I ricami e i merletti erano senza alcun dubbio molto belli, delle vere opere d’arte, ma di grande delicatezza e bisognosi di cure adeguate. Per le mutate condizioni economiche e di costume non c’erano più le governanti e le cosiddette “donne delle chiavi” delle ricche famiglie borghesi, con le loro conoscenze e mansioni, alle quali veniva affidato il guardaroba, l’uso della biancheria, con i tempi dei ricambi, le manutenzioni per l’usura ecc … Il dr. Ferrazzi aveva nel frattempo assunto la rappresentanza per le tre Venezie di importanti aziende come la Sotema di Milano, per la vendita di telerie (CCIA di Padova, Reg. 43392, prot. 969 del 27 luglio 1956), la ditta di tessiture a mano Telaio d’Oro, pure di Milano, e la ditta Dino Innocenti di Firenze per il commercio all’ingrosso di telerie e tessuti (CCIA di Padova, Reg. 433 del 29 luglio 1957).
La ditta Angelo Ferrazzi verrà definitivamente cancellata dai registri della Camera di Commercio con l’ordinanza n. 25 del 15 ottobre 1982 dopo circa quarant’anni di attività. Alle merlettaie rimase comunque nella memoria e nella pratica quell’arte che seppero trasmettere alle donne più giovani che ancora oggi continuano a produrre cose belle secondo il loro gusto e uso personale. La fine dei merletti di Battaglia venne determinata dall’insostenibilità dei costi dei manufatti che richiedevano tempi lunghi di esecuzione e di conseguenza costi elevati di vendita. Possiamo dire, con grande rammarico, che la cosiddetta modernità ha avuto il sopravvento sulla bellezza di un’arte di altissimo livello. Era giunto il nuovo gusto delle cucine americane di fòrmica, dei rigattieri che compravano “mobili vecchi” per due soldi, per sostituirli con cose più pratiche e di maggiore appetibilità sul versante dei costi, e così nella casa entrò il regno della plastica del moplen dei caroselli ecc.
Ogni stagione, lo sappiamo bene, ha i suoi frutti e non sempre sono frutti di qualità. Tovaglie, lenzuola, tende, centri, cuscini, pizzi, trine, frutto dell’arte e della pazienza di tante umili quanto capaci mani di donne tenaci e volonterose, amanti delle cose belle (dalle tane nascono i fior) con i vari punti Richelieu, Pisano, Inglese, a dado, ad ago di Spagna, Venezia, filet, sardo, siciliano, Assisi, ombra ecc., sono ormai un capitolo chiuso, sicuramente per quella che fu la quasi centenaria storia del merletto di Battaglia Terme.

10) La “Compagnia delle Dimesse” nacque come istituzione religiosa fondata da Padre Antonio Pagani allo scopo di unire le attività contemplative con quelle pratiche di tipo benefico. Padre Pagani nacque a Venezia nel 1526 e dopo la laurea in diritto, conseguita a Padova, entrò nell’ordine dei frati minori di S. Francesco. Le Dimesse si diffusero in tutto il territorio della Serenissima: a Murano, Burano, Bergamo, Verona, Schio, Thiene, Feltre, Udine e Padova. Solo a Udine e a Padova riuscirono a salvarsi dalle soppressioni degli enti religiosi da parte di Napoleone in quanto dal 1812 erano state riconosciute come Istituzione Educativa. A Udine le sorelle Nicolosa e Cesarea della Rovere, nel 1656 fondarono l’istituzione per l’educazione femminile aprendo delle scuole private che vennero autorizzate dalle autorità nel 1842.
11) Nel 1921 nasce la Società Etettrochimica Novarese per iniziativa di Giacomo Fauser e Guido Donegani, e nel 1922 viene realizzato il primo laboratorio di ricerca all’interno dello stesso stabilimento. Nel 1934 è inaugurato, esterno all’azienda, il Laboratorio di Ricerche di Chimica Inorganica. Guido Donegani (Livorno, 1877 – Bordighera, 1947) venne accusato di collaborazione col nemico e arrestato dai tedeschi e poi rilasciato nel ’44. Nel ’45 venne di nuovo arrestato dagli Inglesi per lo stesso motivo, e dopo la scarcerazione fu colpito dal mandato di cattura del Comitato di Liberazione Nazionale che lo accusava di collusione col regime. Visse per circa un anno in clandestinità fino al proscioglimento. Morirà il 16 aprile 1947 a Bordighera in stato di grave deperimento psicofisico.
12) IRI, acronimo di Istituto di Ricostruzione Industriale, ente pubblico istituito nel 1933 e liquidato nel 2002. Venne istituito dal capo del governo del tempo Benito Mussolini per evitare il fallimento delle principali banche italiane come la Banca Commerciale, il Credito Italiano, il Banco di Roma e il conseguente crollo dell’economia italiana colpita dalla crisi mondiale iniziata nel 1929.
13) Mario Roatta fu un militare italiano (Modena 1887 – Roma 1968). Partecipò alla prima guerra mondiale e fu addetto militare a Varsavia, Riga, Tallinn, Helsinki. Comandò il corpo di spedizione italiano in Spagna (1936-39) e nel 1939 fu inviato a Berlino come addetto militare. Nominato Capo di Stato Maggiore nel 1941, nel settembre 1943 seguì il re e Badoglio a Brindisi. Arrestato nel 1944 con l’accusa di aver sostenuto il fascismo dopo il 25 luglio 1943 e soprattutto per non aver difeso Roma, riuscì a evadere dall’ospedale dov’era ricoverato e a rifugiarsi nella Spagna del generale Francisco Franco. Fu condannato all’ergastolo in contumacia, ma la sentenza venne annullata nel febbraio 1948. Il 7 febbraio 1948 nel frattempo il governo varò un decreto, proposto dall’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti, con il quale si estinguevano i giudizi ancora pendenti dopo l’amnistia del 1946.
Nel 1949 Roatta venne sottoposto a nuovo processo, ma fu prosciolto in istruttoria nel 1953. Rientrato in Italia nel 1966, morì a Roma nel 1968.
Cfr. Roatta Mario www.treccani.it

Ringraziamenti.
Sono riconoscente alla sig.ra Mimma Ferrazzi Salvan per avermi fatto conoscere un mondo in buona parte a me sconosciuto. Un sentito ringraziamento è dovuto anche alla dr.ssa Lidia Salvan per la cortese assistenza tecnica. Infine sono riconoscente all’amico Luciano Bellesso per essersi generosamente prestato a fotografare un centinaio di merletti e ricami della ditta Carlotta Ciprian, messi a disposizione della sopracitata signora Mimma, che qui presentiamo solo con qualche esempio.

BIBLIOGRAFIA

DORETTA DAVANZO POLI, Il merletto veneziano, Istituto geografico De Agostini, 1998.
DORETTA DAVANZO POLI, Venezia – Burano. Il Museo del merletto, Marsilio, Venezia 2011 Touring Club Italiano, Museo del merletto di Burano, in: Musei dell’artigianato: oltre 300 collezioni in Italia, 2003, pp. 98-99.
A.C.S. Murazzo, Il merletto di Pellestrina, Stamperie di Venezia, Mestre 1986.
G. ROMANELLI MARONE, Le trine a fuselli, Hoepli, Milano 1902.
E. PARMA ARMANI (a cura), Il merletto del pizzo di Rapallo, la manifattura di Mario Zennaro, 1908-1968, SAGEP, 1990.
L. DE GASPERI, Merletto a fuselli, l’arte del ricamo secondo la tradizione, Giunti ed. 2005.

Terra d'Este 46, luglio-dicembre 2013.

Questo articolo è stato pubblicato nel numero 46 (luglio-dicembre 2013) della Rivista di storia e cultura TERRA D’ESTE, alle pagine 33-56.

Rispetto all’articolo originale sono state aggiunte delle immagini; altre sono state modificate ed una è stata sostituita.