Le iscrizioni nel territorio di Battaglia. Introduzione

Franco Marchioro con molta cura ha raccolto, trascritto, tradotto e ordinato le iscrizioni presenti nel territorio di Battaglia Terme. Tutto il materiale è stato pubblicato nel libro Agri baptaliensis corpus inscriptionum (2006), di cui riportiamo l’introduzione.

Negli uomini dalla memoria nasce l’esperienza, perché molti ricordi della medesima cosa costituiscono una esperienza.
E se sembra che in qualche modo l’esperienza sia simile alla scienza e arte, in realtà attraverso l’esperienza, scienza e arte pervengono agli uomini.

Aristotele, Metafisica, I 1, 980 b 28 – 981 a,1.

Sono passati alcuni anni da quando (febbraio 1999), ho presentato al Consiglio Direttivo del “Centro per la Ricerca e la Documentazione sulla Storia Locale” la proposta di dare avvio ad una ricerca avente ad oggetto un’indagine sulle iscrizioni e lapidi che si trovano nel territorio del nostro Comune.
L’intendimento era quello di effettuare una rilevazione e l’inventario, per quanto possibile il più completo, delle numerose iscrizioni, delle lapidi, dei vari stemmi, che tutti ricordavamo esistenti numerosi sul territorio. Iscrizioni e stemmi collocati sulle mura, nei cortili, all’interno e sulle adiacenze dei complessi monumentali del Catajo, di Villa Selvatico e di altri siti, segni indicativi di “presenze aristocratiche” riconducenti a personaggi e famiglie che hanno edificato tali dimore, soggiornandovi nei secoli; ma ci proponevamo anche di scoprire i cippi, i capitelli, le iscrizioni che si trovano nelle varie contrade e nelle corti, tutti pure significativi della vita e del lavoro di generazioni di gente comune.
Intendevamo riferirci, per ricordare, non solo alle “nobili presenze”, ma a tutti quei segni, antichi e recenti, che concorrono a creare, nel loro complesso, la memoria storica della nostra Comunità.
Pensavamo al tema ed al titolo della ricerca come “I segni e la memoria”; segni di presenze, di eventi, di vita in comune; memoria come conservazione e accumulo del passato nel presente affinché non vada disperso, nelle nebbie dello scorrere del tempo, il ricordo di persone e vicende nella nostra vita collettiva e, quindi, esperienza come contenuto di conoscenza comunitaria in vista delle modificazioni culturali che essa determina nello sviluppo civile e spirituale degli appartenenti alla Comunità.
Alla fase di ricerca e rilievo, cui subito demmo avvio, avendo come guida iniziale l’opera dell’abate Salomoni “Inscriptiones agri Patavini…”, grazie all’impegno del nostro socio Giuseppe Bonafè, con l’aiuto di Alfredo Maselli per i rilievi fotografici, è seguita la fase di sistemazione e catalogazione del numeroso materiale raccolto.
Era necessario procedere ad una attenta analisi ed alla traduzione delle numerose iscrizioni per elaborare poi lo schema della progettata pubblicazione.
Le difficoltà di tale delicato passaggio, finalizzato alla pubblicazione della ricerca, hanno rallentato il nostro lavoro.
Sono stati allora decisivi l’intervento e l’impegno di Franco Marchioro che, verificando attraverso un preciso riscontro epigrafico tutti i rilievi effettuati e procedendo alla traduzione delle iscrizioni latine, ha completato la raccolta dei documenti sparsi sul territorio, ha provveduto alla sistemazione di quanto era già stato acquisito ed ha reso possibile la pubblicazione che presentiamo.
Inutile dire che è grande l’apprezzamento per il lavoro da lui compiuto ed il ringraziamento per l’impegno profuso.
È nostro auspicio ed intendimento suscitare l’attenzione e l’interesse da parte dei nostri Concittadini, cosicché siano indotti a ricordare e siano sensibili a conservare questi segni del nostro passato che senza l’attenzione di tutti sarebbero esposti al rischio di abbandono e di perdita definitiva.

Dedichiamo questa pubblicazione, frutto di impegno collettivo, con animo commosso alla memoria del nostro amico e socio Cesare Saccardi, ricordandone l’impegno e la collaborazione per la realizzazione delle iniziative dell’Associazione; il nostro ricordo va, altresì, a Don Guido Beltrame per l’incoraggiamento e l’aiuto iniziale che ci ha dato nello svolgimento della ricerca.
Un vivo cordiale ringraziamento rivolgo a nome dell’Associazione oltre che, ovviamente, a Franco Marchioro, a quanti hanno prestato la loro collaborazione fornendo segnalazioni, consigli e materiale utile per la ricerca, ed in particolare a Lucia Boaretto, Giuseppe e Vittorio Bonafè, Luciano Donato, Dino Grossi, Alfredo Maselli, Franco Sandon, Bruno Savin, Gianfranco Turato.

Battaglia Terme dicembre 2005

Antonio Romano

Iscrizione della facciata della Chiesa Vecchia di San Giacomo, collocata a destra del portone d’ingresso. Proveniente dalla trecentesca chiesa di San Giacomo, è stata qui ricollocata nel secolo XVIII (immagine di copertina).

AGRI
BAPTALlENSIS
CORPVS
lNSCRIPTIONVM

INTRODUZIONE

Raccogliere le iscrizioni disseminate sul territorio non è un passatempo per oziosi. Esse sono i mattoni, anzi le pietre angolari indispensabili per la costruzione di qualsiasi edificio storico. Ogni perdita apre un vuoto che difficilmente può essere colmato.
L’aveva ben compreso Ludovico Antonio Muratori (1672-1750) che, mentre scriveva le sue monumentali Antichità estensi e Antiquitates italicae Medi Evi, con cui sottraeva all’indifferenza degli uomini e del tempo una quantità enorme di importantissime testimonianze, ed offriva agli storici del futuro una messe abbondante di notizie di incalcolabile valore per tutta la storia d’Italia, raccoglieva e traduceva iscrizioni, pubblicate poi nel 1743, col titolo di Novus thesaurus veterum inscriptionum.
Ma quasi mezzo secolo prima, sul finire del Seicento, un dotto frate di origine veneziana, Giacomo Salomoni, trasferitosi a Padova dall’ isola di Creta un decennio prima che quest’ ultima cadesse in mano turca, aveva già pubblicato un’ opera, sicuramente più modesta ma certo non meno interessante, nella quale aveva raccolto tutte le iscrizioni del territorio padovano. La sua ricerca, Agri patavini inscriptiones sacrae et prophanae F. ]acobi Salomoni ordinis praedicatorum e colonia cretensi, adoptione patavini, cura, impendio, et sedulitate collectae, diventata ormai un classico per tutti i cultori di storia locale, venne pubblicata a Padova dalla tipografia del Seminario nel 1696.
Nell’ introduzione intitolata garbatamente A chi vorrà leggere, l’autore, dopo aver dichiarato che sua intenzione è dar un picciolo, ma pubblico testimonio della sua gratitudine verso la grande, antichissima e nobilissima città di Padova, dove dopo la perdita della sua Patria, capitato a causa di studi, trovò fortunato l’ingresso e felicissima la permanenza, si sofferma a lungo a disquisire sui miti e sulle leggende di cui è ricca la storia di Padova e su altre questioni marginali, ma nulla ci dice su come abbia condotto la sua laboriosa indagine. Ben sedici pagine, comunque, dell’opera, esattamente da pag. 367 a pag. 382, sono dedicate alle iscrizioni rintracciate all’interno del territorio battagliense. Salomoni le distingue in cinque gruppi: Chiesa di San Giacomo, Pigozzo, Sant’Elena, Catajo, Monte delle Croci.

Da allora sono passati tre secoli e di acqua, sotto i ponti di Battaglia, ne è passata parecchia. Sono passati l’Illuminismo veneziano e la bufera napoleonica, la Restaurazione austriaca e il Risorgimento, l’annessione al regno d’Italia e le prime inquietudini sociali, il Fascismo, le due guerre mondiali, il secondo novecento.
Era tempo di riprendere e di aggiornare l’opera di raccolta. Forse, se si fosse avvertita per tempo questa necessità, si sarebbe evitato di perdere qualche importante epigrafe che attualmente si presenta in tutto o in parte illeggibile, o il significato autentico di alcune di esse. Mi riferisco, ma è solo un esempio, all’ampio riquadro, recante sicuramente un’iscrizione, che si trova sopra il cancello d’ingresso al Catajo, completamente corroso e annerito dagli agenti atmosferici, ai frammenti di parole incise sulla spalletta del Ponte delle Vacche, che tra qualche anno risulteranno del tutto incomprensibili, al misterioso monogramma di Via Maggiore al n. civico 56.
Occorre anche aggiungere che non poche lapidi sono state divelte dal luogo originario e spostate in altra sede. È evidente che se non rimane alcuna traccia dello spostamento, col tempo possono insorgere non poche difficoltà di interpretazione.
Le operazioni di segnalazione e soprattutto di raccolta sono sicuramente divertenti ed interessanti, ma non sempre sono agevoli e facili. Non sono agevoli perché, in molti casi, occorre arrampicarsi, scendere in acqua, strappare erbacce, camminare tra i rovi, sfuggire a cani inferociti, chiedere ed ottenere autorizzazioni, ecc. Non sono facili perché l’iscrizione che si scopre non sempre è chiara come si desidererebbe e molti segni, che appaiono a prima vista incomprensibili o equivoci, hanno un loro preciso significato per cui occorrono, per arrivare ad una lettura soddisfacente, competenze specifiche oltre che familiarità con il latino, la storia, la filologia, l’epigrafia, ecc.
Sul territorio battagliense, battuto più volte e con estrema accuratezza, sono stati esperiti i necessari rilevamenti fotografici sulla scorta non solo del già citato testo di Salomoni, ma anche delle preziose segnalazioni di quei concittadini che amano e conoscono il nostro paese metro per metro, pietra per pietra, e che già avevano chiaramente intuito la necessità di una siffatta ricerca.
La messe raccolta è stata sostanziosa ed il risultato conseguito ci ha permesso di giungere ad alcune conclusioni assai interessanti. Toccando con le dita le lettere incise sulle pietre o esaminando al computer le foto delle iscrizioni affrescate sulle pareti, si è riscontrata fin troppo spesso una inattesa discrepanza tra le epigrafi vere e proprie e le loro trascrizioni riportate da Salomoni, benché lo stesso abbia detto di averle raccolte cura et sedulitate. Il numero delle iscrizioni confrontate è tale da permetterci di comprendere, almeno in qualche caso, le “modifiche” apportate dal nostro ricercatore.
Il latino delle epigrafi battagliensi non è quello di Cicerone, ma un lontanissimo nipote che ha accolto in sé peculiarità linguistiche locali e che, soprattutto, tende a confondere in molti casi la pronuncia corrente con la grafia corretta. Nella trascrizione Salomoni non adotta criteri univoci: a volte riveste l’epigrafe di una patina classica per cui, ad esempio, OBIZZORUM e CEPTAM diventano OBITIORUM e COEPTAM; in altre occasioni volgarizza e perciò BOCATIO diventa BOCACCIO; altre volte ancora sembra animato dal desiderio di correggere e di chiarire per cui ALDIGERIO diventa ALDIGHERIO e il romano MCCCLXXIV diventa l’arabo 1374. Ma c’è ben altro: ROM. IMP. diventa ROMANII IMPERII e viceversa; e così per moltissime altre parole. Non raramente sostituisce od omette addirittura alcune parole o qualche riga, per cui non appare facile comprendere le motivazioni logiche, ammesso che esistano, di queste modifiche, consapevoli o meno, apportate alle iscrizioni. Per ulteriore conferma di quanto asserito, l’indagine si è spostata anche su alcune iscrizioni esterne al territorio di Battaglia. Si sono scelte appositamente epigrafi famosissime, facilmente accessibili e di chiara, immediata lettura: quelle riguardanti Petrarca e la sua tomba, per intenderci. Il fenomeno è analogo; le differenze, piccole o grandi, si contano a decine.
È evidente che il significato dell’iscrizione non muta nella sostanza, anche se qualche volta nasce qualche problema, ma sicuramente la sua, più che una trascrizione precisa, si configura come una interpretazione personale caratterizzata da troppi interventi arbitrari e, almeno per chi scrive, non sempre comprensibili. Nasce persino il sospetto che si sia servito di qualche collaboratore distratto e poco accorto, o che abbia trascritto fidandosi troppo della sua memoria. L’eventuale, probabile correzione di qualche epigrafe, dalla fine del Seicento ad oggi, non risolve il problema. C’è spazio, a questo proposito, per chiunque vorrà approfondire la questione.
Non si tratta di disconoscere l’importanza storica del lavoro di Salomoni, ma di precisare che, essendo stata la sua opera considerata da sempre un punto di riferimento insostituibile per tutti i cultori e gli appassionati di storia locale, essa ha condizionato il perpetuarsi nel tempo di imprecisioni ed inesattezze che si sarebbero potute evitare se qualcuno, invece di fidarsi ciecamente di una ricerca effettuata alla fine del sec. XVII, avesse sentito il dovere di verificare in loco l’attendibilità della fonte.
Sorprende, comunque, la facile disinvoltura con cui ci si è avvicinati a questo mondo, anche laddove Salomoni non c’entra. L’iscrizione al centro della cantoria della chiesa di S. Giacomo, ad esempio, inizia con AD HONOREM DEI …, e non AD MAIOREM DEI … come pubblicato a pag. 28 di La Chiesa di S. Giacomo, La Galiverna 1982. E ancora: nella prima iscrizione pubblicata a pag. 100 del volume Battaglia Terme, originalità e passato di un paese del Padovano, La Galiverna 1989, mancano addirittura le seguenti parole: PATRIAE MAGISTRATIB: ET PRAESTITIS SUO PRINCIPI OMNIB;. E si potrebbe continuare.

Alcune iscrizioni latine raccolte in questo volume sono già state pubblicate, ma esse, come ovviamente quelle inedite, non sono mai state accompagnate dalla relativa traduzione. È legittimo, credo, chiedersene il motivo. Le caratteristiche riscontrabili generalmente in ogni epigrafe come l’estrema sintesi concettuale, le mutevoli e mai codificate abbreviazioni di ogni sorta, la mancanza o l’assoluta anarchia dei segni di interpunzione, le sommarie allusioni a fatti specifici non sempre notissimi, l’uso di un lessico saltuariamente documentabile e insolitamente imaginifico e retorico, la sintassi contorta e ardita scoraggiano il traduttore improvvisato che teme, giustamente, di cadere in errori anche grossolani.
Chi però ha sempre preferito le inesattezze di chi opera alla presunta perfezione di chi evita gli ostacoli, non sente questi problemi e perciò propone per ogni epigrafe latina la relativa traduzione. Chi non si ritiene appagato può provare ovviamente a fare di meglio.

La raccolta delle iscrizioni abbraccia naturalmente anche gli ultimi tre secoli e perciò ci si perdoni la presunzione di credere che nulla (o quasi) sia sfuggito alla presente indagine. Purtroppo non è sfuggito neppure il fatto che alcune epigrafi antiche sono letteralmente scomparse e, se ne abbiamo contezza, lo dobbiamo ancora al Salomoni che non raramente ci informa anche sulla loro ubicazione.
Per dare completezza ed organicità al presente lavoro e per comodità di consultazione, tutto il materiale raccolto è stato suddiviso in quattordici capitoli, corrispondenti ad altrettanti temi attorno ai quali sono logicamente e storicamente raggruppabili le varie epigrafi:

il Castello del Catajo,
la vecchia Chiesa di San Giacomo,
la nuova Chiesa di San Giacomo,
il Cimitero comunale,
la Conca di navigazione,
le Iscrizioni topografiche,
l’Oratorio del Pigozzo,
il vecchio Palazzo municipale,
i Ponti,
le Strade e le Piazze,
le Terme di S. Elena,
la Villa Egizia,
la Villa Italia,
la Villa Selvatico-Sartori.

Battaglia Terme, mappa con la collocazione delle iscrizioni.

All’interno di ogni capitolo le epigrafi sono state ordinate, nei limiti del possibile, cronologicamente. Tale ordine, però, non può essere considerato sempre e assolutamente rigoroso, perché non poche iscrizioni, sia antiche che più recenti, mancano di datazione e gli elementi raccolti non permettono che una cronologia sommaria. Ci è sembrato opportuno, inoltre, inserire alla fine di qualche capitolo un apposito paragrafo contenente iscrizioni oggi scomparse, ma che si sono rintracciate o per cortese segnalazione di qualche cultore di storia locale o in seguito a qualche personale ricerca.

C’è molta disparità tra i vari capitoli, e non può essere diversamente, dal momento che essa dipende dalla diversa incidenza che oggettivamente nella storia battagliense hanno avuto certi temi o determinati luoghi. Così il castello del Catajo, con le sue cento e più iscrizioni conferma di essere stato un punto di riferimento di importanza non solo nazionale: papi e imperatori, uomini d’arme ed avventurieri, principi e dame, dinastie italiane ed europee, eventi internazionali animano le iscrizioni che tessono gli elogi degli Obizzi e offrono un quadro storico che travalica abbondantemente il territorio di Battaglia.
Molto più ancorate alla morfologia del territorio e alle peculiarità specifiche delle storie locali le iscrizioni della chiesa di San Giacomo o della Villa Selvatico o quelle riguardanti le acque termali del colle di Sant’Elena, risalenti agli inizi del sec. XIV.

Le iscrizioni sono accompagnate da sintetiche note tecniche riguardanti soprattutto la loro ubicazione, ma non solo. Non si è voluto, per scelta, procedere ad alcuna annotazione storica per motivi facilmente intuibili. Apporre delle chiose in calce alle narrazioni delle glorie degli Obizzi, ad esempio, sarebbe equivalso a ricostruire non solo la storia del noto casato, ma anche dell’Impero e del Papato, delle crociate, dell’Italia medioevale e rinascimentale, di John Awckwood, degli Angioini, dei Valois, dei Borbone, degli Asburgo, dei Savoia, ecc. Analogamente note storiche alle epigrafi della Chiesa di S. Giacomo, delle terme di S. Elena o della Villa Selvatico avrebbero fatalmente e stancamente ricostruito per l’ennesima volta la storia di Battaglia. Si sono voluti evitare noiosi rifacimenti e inutili ripetizioni.

Così, un solo volumetto contiene, oggi, tutte le pietre angolari, come si diceva prima, della storia del nostro paese. Le abbiamo raccolte, ordinate e tradotte con passione e rigore. Non resta che ringraziare chi segnalerà imprecisioni e manchevolezze.

Franco Marchioro

Battaglia Terme, dicembre 2005

La copertina del libro "Agri baptaliensis corpus inscriptionum".

Franco Marchioro, Agri baptaliensis corpus inscriptionum, La Galiverna – Battaglia Terme, 2006 – pagine 7-13.

CRDSL: Centro per la Ricerca e la Documentazione sulla Storia Locale.
Ringraziamo la moglie di Franco Marchioro, sig.ra Luciana, per averci dato il consenso alla pubblicazione.

Franco Marchioro è nato a Este nel 1941.
Laureato in Lettere all’Università di Padova,
è stato per oltre tre decenni titolare della
cattedra di Letteratura italiana e Storia negli
Istituti Tecnici Statali.
Dal 1977 ha abitato a Battaglia Terme.

Ha pubblicato:
• Il Museo Civico della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme, – La Galiverna 2003.
• Battaglia Terme: un piccolo, grande paese, – La Galiverna 2004.
• Battaglia Terme: paese d’acque, – La Galiverna 2005.
• Echi di storia nazionale nei Consigli comunali di Battaglia Terme, – La Galiverna 2005.
• Il viaggio di Dante, – La Galiverna 2005.
• Memorie di deportati, – La Galiverna 2006.

CENTRO PER LA RICERCA
E LA DOCUMENTAZIONE
SULLLA STORIA LOCALE

Consiglio Direttivo
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