Storia di una chiesa a Battaglia Terme

Breve storia della chiesa di Battaglia Terme. Prima parte: dalla chiesetta di S. Elena sul Colle della Stufa alla prima chiesa parrocchiale di S. Giacomo.

PRESENTAZIONE

In occasione della Solenne Consacrazione della Chiesa nuova, 20/12/98, la Comunità Cristiana di S. Giacomo in Battaglia Terme, propone questa pubblicazione.
La diligente ricerca storica del coordinatore di quest’opera, Don Guido Beltrame, e la particolareggiata descrizione della Chiesa nuova con tutte le opere artistiche di pittura e di scultura che in essa vi si trovano, costituiscono il GRAZIE GRANDE a tutti coloro che, con sorprendente generosità hanno contribuito alla realizzazione di questa nuova Chiesa.
Una chiesa che, pur nella essenzialità delle sue linee architettoniche è quanto mai accogliente nella semplicità, più che funzionale per la distribuzione degli spazi in piena armonia con le esigenze liturgiche.
Con l’augurio che la nuova Chiesa consacrata sia “il segno visibile della nostra crescita nella fede e nell’amore”, un particolare ringraziamento va anche a tutte quelle persone che hanno lavorato per la pubblicazione di quest’opera.

Don Antonio Milani

Battaglia Terme 1 Novembre 1998
Festa di tutti i Santi

 

MEMORIA STORICA

I fortunati abitanti di quella Venezia in miniatura che è Battaglia Terme – per le sue viuzze, strette come calli, con le sue corti molto simili ai campielli, per il suo Canal Grande, che l’attraversa tutta, per i suoi ponti alla veneziana, per i suoi rii, la Canaletta, la Rivella, il Vigenzone, per il suo Palazzo Ducale, il principesco Cataio – non dovrebbero mai dimenticare le prerogative che la caratterizzano.

IL SIGNIFICATO DEL NOME

L’odierna Battaglia, Baptalea per i Romani, porta con sé la radice del verbo greco bapto che vuol dire bagno, immergo, lavo, e significa luogo dei bagni.
Per decreto statale Battaglia, nel 1925, aveva potuto aggiungere Terme al suo toponimo quando, appena da quattro anni, Montegrotto Terme era divenuto Comune autonomo, staccatosi da Battaglia.
Giuridicamente quindi anche Battaglia, per i suoi specifici mezzi di cura: le acque termali, la grotta sudorifera, i fanghi e la fluida labilità della “Fons salutis” di S. Elena… a pieno titolo fece parte della zona termale euganea che ha come centro geografico Abano.
Anzi è doveroso ricordare che mentre le Terme Aponensi, dopo la distruzione longobarda del 602, furono ripristinate, stando agli Statuti Comunali di Padova, appena nel 1235, la grotta sudatoria ed il bagno di S. Eliseo, detto poi di S. Elena, funzionavano perfettamente qualche decennio prima del 1156, come provato da documenti di archivio.
E ciò sia per la particolare efficacia degli elementi di cura e sia soprattutto per la destinazione del Colle della Stufa ad ospizio terapeutico per i poveri.

RAPPORTI CON LA GRECIA

L’etimo stesso Battaglia richiama rapporti continuativi e stretti, soprattutto per motivi commerciali, tra la zona euganea ed il mondo ellenico, specie dei Focei: inspiegabili sarebbero i nomi di origine Greca che si riscontrano nei nostri colli, come: Apono (Abano), Armita (poetessa greca), Gerione (nume), Monte Egea (delle capre), ribattezzato Monte delle Croci, e come si è visto Baptalea la cui origine pertanto è greco-romana.

INSEDIAMENTI

I due insediamenti abitativi di Battaglia sono perfettamente conformi alle abitudini delle popolazioni euganee: prima in colle, poi in piano: così per Arquà, per Monselice, per Torreglia (alta e bassa)…
Per Battaglia il primo insediamento, alle pendici e in vetta al Colle della Stufa, fu abbandonato soltanto dopo un secolo circa dall’escavazione del Canale di Battaglia, reso navigabile nel 1201; e ciò per due motivi particolari:
1) lo scavo del canale portò ad un cambiamento radicale del volto di Battaglia: da zona agricola e termale divenne artigianale, commerciale, industriale; la cartiera, la ferriera, il maglio del rame, i mulini avevano imposto come naturale ed utile tale spostamento di residenza;
2) l’insediamento in pianura non si limitò alla sola sponda occidentale del canale, ma si estese anche a quella orientale per garantire ampia libertà di manovra alle recenti attività commerciali ed industriali del Paese, al punto da indurre gli abitanti di Battaglia a costruire proprio lì, ad oriente, la nuova Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo.

Battaglia Terme, la prima chiesa parrocchiale di S. Giacomo in un disegno del 1686.

La prima chiesa parrocchiale di S. Giacomo in un disegno del 1686.

Particolare di un disegno pubblicato in: Pier Giovanni Zanetti (a cura di), Battaglia Terme Originalità e passato di un paese del Padovano, Comune di Battaglia Terme, La Galiverna, 1989, p. 75.

I TRE SUCCESSIVI INSEDIAMENTI

Battaglia è forse l’unico paese della diocesi a conservare tuttora in perfetta efficienza ben tre successive sedi Parrocchiali.
Prima però vorrei tentare di sciogliere un dubbio rispondendo ad una domanda che ha la sua importanza: Pieve-matrice della parrocchia di Battaglia fu Pernumia, come finora si è creduto, o Montegrotto?
Entrambe erano pievi antiche, la prima dedicata a S. Giustina, la seconda dedicata a S. Pietro apostolo e a S. Eliseo profeta; se si volesse stare alla lettera dell’ordine cronologico seguito anticamente dalla Chiesa nell’intitolazione dei luoghi di culto, e cioè: 1° Gesù Salvatore, 2° Maria SS.ma nella sua Assunzione, 3° Apostoli e Profeti, 4° Martiri, 5° Pastori e Dottori della Chiesa, 6° Confessori, 7° Vergini, si dovrebbe concludere:
1) Che la pieve di Montegrotto, intitolata a S. Pietro e a S. Eliseo e più antica di quella di Pernumia dedicata a S. Giustina, non solo, ma il fatto che il primo luogo di culto della comunità di Battaglia sia stato l’oratorio di S. Eliseo decide in favore della dipendenza ecclesiastica di Battaglia da Montegrotto, almeno nei tempi antichi perché civilmente, nei tempi più vicini a noi, le cose giravano in senso inverso: perlomeno dal 1838, sotto l’Austria, infatti era S.Pietro Montagnon ad essere frazione di Battaglia fino al 1921 quando ottenne l’autonomia comunale riprendendo il nome antico di origine longobarda Montegrotto (Mons Guttuli);
2) Soltanto nel 1332 quando, con la costruzione della Chiesa di S. Giacomo, il centro parrocchiale si trasferì nella zona orientale di Battaglia la parrocchia cadde sotto la giurisdizione plebaniale di Pernumia; almeno così sembra logico pensare, naturalmente salvo meliori judicio.

L’ORATORIO DI S. ELISEO

Verso il Mille il vescovo di Padova, cui, per disposizione pontificia, spettava questo compito particolare, aveva fatto erigere vicino alla grotta sudatoria sul Colle della Stufa un ospizio per poveri bisognosi di cure termali con annesso un oratorio dedicato in un primo tempo al profeta S. Eliseo e poi, dopo il 1192, all’imperatrice S. Elena.
L’oratorio serviva non solo come luogo di culto per i poveri degenti nell’ospizio, ma anche per i pochi abitanti della zona ed era officiato da un sacerdote inviato, per disposizione del vescovo, dalla Pieve matrice.
Ciò è confermato dal fatto che il 6 ottobre 1150 Giovanni Cacio, vescovo di Padova dal 1148 al 1165, presente prete Viviano, dona alla Chiesa di S.Eliseo «la decima di tutta la terra posta tra S. Eliseo fino al prato Regasone» investendo Talia ed il marito Gislero come custodi dell’ospizio dell’oratorio e come esattori della decima vescovile. (Gloria A. Cod. Dipl. Pad. Venezia 1877, doc. 667 pp. 13/14).
Mentre l’ospizio di S. Eliseo, poi S. Elena, fu beneficiato dalla famosa Speronella Dalesmanini nel 1199, l’oratorio invece, che all’epoca era in ottima forma, fu ricostruito completamente qualche anno prima della Visita pastorale del Vescovo Fantino Dandolo nel 1449, sfruttando un lascito allo scopo di 86 ducati d’oro elargiti da un certo soldato Scaramuccia da Forlì, e da un suo compagno d’arme.
Questa nuova Chiesetta di S. Elena rimase in funzione ancora circa 150 anni fino al 1596 quando, cambiata la proprietà, l’arcidiacono Luigi Selvatico la ristrutturò radicalmente adattandola ad uso prevalente della sua famiglia, anche se aperta al pubblico; ma allora, dal 1332, la chiesa parrocchiale di Battaglia era già quella di S. Giacomo.
II 26 febbraio 1320 infatti l’augusto imperatore re dei Romani, Federico, aveva concesso il Colle della Stufa in feudo a Nicolò e Ubertino da Carrara; per questa motivo specialmente, oltre che per il fatto che gran parte della popolazione si era stabilita in piano, i fedeli di Battaglia furono costretti a costruire un nuovo edificio di culto per la loro comunità.

PRIMA CHIESA PARROCCHIALE DI S. GIACOMO IN BATTAGLIA

E si trattò allora di una nuova fondazione vera e propria: gli abitanti di Battaglia non si accontentarono più dell’assistenza sporadica di un sacerdote provvisorio mandato dalla pieve matrice, ma chiesero e ottennero, per interessamento del giudice Pietro da Campagnola e dell’abate di S. Giustina Gualpertino Mussato, dal vescovo di Padova un sacerdote tutto per loro, staccato sempre dalla Collegiata, lo provvidero di un congruo beneficio parrocchiale per il suo sostentamento, donato allo scopo da Giacomo de Zacchi e consistente nell’ottava parte della rendita di quattro ruote dei Mulini di Battaglia verso Monselice ed infine ottennero una delimitazione ben definita dei confini territoriali per la loro nuova Cappella. Antonio e Fina De’ Zacchi, genitori di Giacomo, da parte loro con disposizioni testamentarie redatte dal loro congiunto notaio Corrado De’ Zacchi, provvidero a sostenere le spese per la costruzione materiale della Chiesa con la facciata sulla strada per Bologna, ad est del Canale ed in ossequio al primo benefattore, nel 1332 fu dedicata all’apostolo S. Giacomo Maggiore.

Lapide del 1332 che ricorda la fondazione della prima chiesa di S.Giacomo (facciata esterna).

Lapide del 1332 che ricorda la fondazione della prima chiesa (facciata esterna).

Questa Chiesa però era ancora Cappella cioè ancora priva di fonte battesimale e di cimitero, soltanto circa un secolo dopo nel 1430 quando anche Cartura pure dipendente dalla pieve di Pernumia, ottenne la piena autonomia, divenne Parrocchia plena jure (a tutti gli effetti).
Il Sacerdote che assistette al passaggio di Battaglia da Cappella a Parrocchia fu prè Andrea Albanese, morto qualche giorno prima del primo marzo 1449 quando il Vescovo Fantino Dandolo investì “come rettore della cura d’anime dei parrocchiani di Battaglia e della piena direzione e amministrazione della detta Chiesa di S. Giacomo prè Pietro fu Biagio de Montanelli da Firenze” (AVP Diversorum vol. XXIV, C: 70).
Nelle relazioni delle Visite Pastorali seguenti si trova scritto che in un primo momento il fonte battesimale, segno della parrocchialità, era posto “sotto l’altare della Madonna”, in via provvisoria, “ma dal 1587 si trovava in fondo alla Chiesa, a sinistra entrando.”
Il cimitero invece, chiuso da muretto, era dietro l’abside, ad oriente della Sacrestia e della Canonica.
Nel 1605 il Cittadella (Descrittione di Padova e del suo territorio pp. 248/249) afferma che questa Chiesa era lunga m. 29.5 e larga m 8.2 ed aveva cinque altari. Mentre all’inizio ne aveva solo tre, ed il soffitto ed il catino dell’abside erano dipinti a fresco.
Nel 1667 poi, per iniziativa di Andrea Ferrato, Massaro della Confraternita del SS.mo, con le offerte dei buoni e con il sostanziale contributo del Duca di Baviera Ferdinando Maria, Elettore del Sacro Romano Impero, sposo di Adelaide di Savoia, ospite quest’ultima degli Obizzi al Catajo per riacquistare la salute con la cura delle acque, fu eretto il nuovo presbiterio con la bella cupola, che non fu toccato nemmeno nella radicale ristrutturazione della Chiesa nel 1700.
Con la costruzione della nuova maestosa tribuna e della cupola risultò evidente l’inadeguatezza dell’altare maggiore e soprattutto la povertà del suo tabernacolo in legno dorato.
Fu per questo che nel 1675 Domenico Leonati, nonno di don Domenico fondatore delle Salesie, e Francesco Borghi rispettivamente Massari delle Confraternite del SS.mo e del Rosario, ottennero facoltà direttamente da S. Gregorio Barbarigo di adoperare i beni delle due Fraglie per costruire l’altare e lo splendido tabernacolo con decorazione a commesso in marmo e pietre dure semipreziose secondo la tecnica della famiglia Pierpaolo Corbarelli e Figli trasferitasi da Firenze a Padova nel 1639.

Tabernacolo dell’Altare maggiore della vecchia parrocchiale di Battaglia Terme,.

Tabernacolo dell’Altare maggiore.

E qui è doveroso aprire una breve parentesi per presentare il riassunto della descrizione artistica di questa manufatto eseguita su segnalazione di chi scrive, dal dott. Fabiano Ambrosi nella sua tesi di laurea sostenuta all’Università di Padova nell’anno accademico 1996/97 su questo tipo di decorazione marmorea” … Il tabernacolo della Chiesa di S. Giacomo di Battaglia T. è decorato a commesso nel fronte del tamburo, al di sopra della trabeazione e con un riquadro raffigurante la Cena di Emmaus.
Ciascuno dei due fianchi del tabernacolo presenta due formelle.
Quella superiore ospita un cesto ricolmo di frutta tra pampini.
Il riquadro inferiore invece mostra un vaso di fiori.
Anche la cupoletta è decorata a commesso, presentando volute fitoforme…
Il tabernacolo, a forma di tempietto ottagonale, sta sopra la mensa dell’altare maggiore a muro … L’opera non può essere stata realizzata che tra il 1689 ed il 1734… (secondo i dati in possesso)…
È molto bella, soprattutto la raffigurazione della Cena di Emmaus merita di essere sottolineata … è collocata nel posto (il fronte del tamburo) tradizionalmente riservato all’Ultima Cena.
La raffigurazione di questa scena è di pregevole fattura e molto suggestiva: Cristo alza la mano destra per benedire il pane che tiene con la sinistra, mentre alla sua destra un discepolo si porta la mano sinistra al petto volgendosi con la testa verso il Maestro.
A sinistra di Gesù un secondo discepolo congiunge le mani, seguendo con attenzione ciò che Cristo sta facendo.
La tavola è apparecchiata con due piatti, tre posate, un bicchiere ed un’ampolla … Gli sguardi e i gesti dei personaggi focalizzano l’attenzione sul palmo della mano di Cristo che sta benedicendo il pane…
IL pavimento, secondo uno schema tradizionale di origine fiorentina nella raffigurazione dell’Ultima Cena, è composto da mattonelle di due colori raffigurate in prospettiva.
Anche i riquadri dei fianchi sono molto interessanti.
In essi è evidente l’intento di proporre una ripresa non naturalistica della realtà, ma stilizzata.”

Cena in Emmaus, Tabernacolo della vecchia chiesa di S. Giacomo.

Cena in Emmaus, Tabernacolo della vecchia chiesa di S. Giacomo.

La scheda del dott. Ambrosi poi aggiunge “Secondo (don) Beltrame (Ponte di Brenta … 1988 pg. 33) questi commessi piacquero così a don Domenico Leonati che, divenuto parroco di Ponte di Brenta, volle che si decorasse con la stessa tecnica (anche) il tabernacolo della sua Chiesa di S. Marco”; e fin qui tutto vero, poi però conclude: “I commessi di Ponte di Brenta, che sono del 1748, stilisticamente sono molto diversi da quelli di Battaglia e sono attribuibili alla scuola dei Corbarelli.
Invece i commessi di S. Giacomo si allontanano di molto dall’estetica corbarelliana, proseguendo una resa più decorativa e stilizzata della realtà…”. E a questo punto deve essere lecita e doverosa una osservazione che non collima del tutto con quanta detto sopra: innanzitutto è necessario ricordare che l’arte dei commettitori di pietre dure è propria della famiglia fiorentina di Pier Paolo Corbarelli e figli, trasferitasi a Padova nel 1639.
Questa forma di decorazione a commesso (diversa dall’intarsio che è tutt’altra cosa) fatta propria dai Corbarelli, da Padova, attraverso i figli di Pier Paolo, si estese presto in tutto il Veneto, in Lombardia, in Romagna ecc.
Lo stile però, e cioè la concezione artistica, l’architettura, la decorazione è sempre la stessa, è inconfondibile.
E ciò vale anche per i tabernacoli di Battaglia e di Ponte di Brenta: l’insieme, forma ottagonale, colonnine, vani per la custodia e per l’esposizione del SS.mo, scena del tamburo, cupola, è identico con una sola differenza: quello di Battaglia e più modesto nelle proporzioni e come scena raffigura la Cena di Emmaus; quello di Pontedibrenta è più imponente e sontuoso e reca come scena l’Ultima Cena.
Del tabernacolo di Pontedibrenta poi si conosce il nome dell’autore: non è un Corbarelli, è Agostino Fasolato (Pd 1712-1787) raffinatissimo scultore (ricorda: Caduta degli Angeli nel Palazzo Papafava in Padova, Ratto delle Sabine nella Villa Emo di Battaglia, altare del SS.mo nel Duomo di Montagnana…) che finì il suo lavoro a Pontedibrenta nel 1748, quando la famiglia Corbarelli, almeno in Veneto, era estinta; mentre per il tabernacolo di Battaglia, ultimato verso la fine del seicento, non si può parlare semplicemente di “scuola corbarelliana”, come per Pontedibrenta, ma è logico ritenerne come autore un figlio di Pier Paolo Corbarelli: Antonio, Benedetto, Francesco, Simone, tutti eccellenti in quell’arte e, a quel tempo, in perfetta efficienza e forma.
Il che porta a concludere che il tabernacolo di Battaglia è più “corbarelliano” di quello di Pontedibrenta: il primo e di un Corbarelli, il secondo è della scuola.
Se però alla fine del seicento la chiesa di S. Giacomo poteva vantare una superba tribuna con adeguata cupola ed uno splendido tabernacolo sulla mensa dell’altare maggiore, era la navata della Chiesa a lasciare a desiderare; nella visita pastorale del 1689 infatti S. Gregorio Barbarigo ordinava: “sia innalzato il soffitto della navata, sia restaurato il pavimento, qua e la ineguale …”, la Chiesa inoltre era divenuta insufficiente per la parrocchia i cui abitanti si avvicinavano ormai ai 1300.
E fu così che, con l’approvazione del Vescovo Giorgio II Corner, l’entusiasmo dei Massari e la generosità dei fedeli, animati dal parroco don Antonio dott. Gentili – una delle figure più degne e luminose di sacerdote che abbiano retto la parrocchia di Battaglia – si diede inizio ai lavori.
La facoltà di usare i denari dei legati Ant. Borghi e Giac. Stopazzolo fu concessa dal vescovo nel 1701 e, due anni dopo, la chiesa di S.Giacomo era ricostruita com’è attualmente: fu innalzata la nave, adeguandola al presbiterio e alla cupola, fu allargata a sud, incorporando anche la vecchia sacrestia e la canonica, e fu allungata fino a portarla sul ciglio della strada statale.
In quella circostanza fu innalzato anche il bel campanile.La vecchia parrocchiale di S. Giacomo in Battaglia Terme in un disegno di Milvia Bellinello Romano.

La vecchia parrocchiale di S. Giacomo in Battaglia Terme in un disegno di Milvia Bellinello Romano.

Vecchia chiesa parrocchiale di Battaglia Terme, interno.

Interno chiesa vecchia.

Fu in questa chiesa rinnovata che il 15 febbraio 1703, a tre giorni dalla nascita, fu battezzato il più bel frutto della buona terra di Battaglia, don Domenico Leonati, fondatore della Congregazione delle Suore Salesie in Padova, il quale divenuto parroco di Pontedibrenta, farà nella sua Chiesa parrocchiale di S. Marco ciò che era stato fatto in quella di Battaglia: lasciando intatta l’abside, l’ha fatta innalzare, allargare e allungare ottenendone una delle più belle chiese della diocesi, come quella di S. Giacomo di Battaglia.
E fu questa chiesa ad essere solennemente consacrata 250 anni fa, il 21 luglio 1748, dall’allora vescovo di Padova, card. Carlo Rezzonico, poi Papa Clemente XIII.

Giovanni Maria Morlaiter, Madonna con Bambino. Vecchia parrocchiale di Battaglia Terme.

Madonna con bambino, statua di Giovanni Maria Morlaiter.

II Rezzonico (1693-1769), veneziano di nascita, prima di essere un grande papa, fu un grandissimo vescovo di Padova dal 1743 al 1758, distintosi per la sua mitezza e magnanimità, per cui poté godere l’amicizia degli umili e dei grandi, come il Morgagni, il Tartini, il Vallisnieri, per la sua carità verso i poveri; a Padova, dice il benedettino p. Francesco Clement (1714-1793) era chiamato santo. Fu uomo esemplare e benché ricchissimo fu sempre povero, perché dava tutto in elemosina; soprattutto si distinse per il suo zelo: sull’orma del Barbarigo, visitò accuratamente le parrocchie della diocesi, consacrò molti altari e molte chiese, tra cui nel 1754, l’attuale cattedrale di Padova.
E ben fecero i Fedeli di Battaglia a restaurare di recente la loro vecchia Chiesa negli intonaci, nella tinteggiatura e nelle preziose opere pittoriche in modo da permetterle di durare nei secoli a custodia dei tesori di memorie di cui è ricchissima.

Sac. Guido Beltrame

Storia di una chiesa a Battaglia Terme, copertina.

Testo e foto tratti da: [Sac. Guido Beltrame] Storia di una chiesa a Battaglia Terme. Tre fasi di crescita per una comunità cristiana, Battaglia Terme, La Galiverna, Parrocchia di Battaglia Terme, 1998, pagine 5-21.

Disegno di copertina: Giampaolo Milani.
Foto: Foto Studio 23.
Foto a colori: Battagliatermestoria.
Ringraziamo il parroco della parrocchia di Battaglia Terme, don Edoardo Bregolin, per averci dato il consenso alla pubblicazione.