Storia della legge speciale che ha salvato i Colli Euganei

PREMESSA

I primi due articoli di Paolo Monelli sono del dicembre 1968: è la sezione di Padova di Italia Nostra, animata in questo periodo dall’avv. Giorgio Oreffice e da Lieta Papafava dei Carraresi, a sollecitarlo a interessarsi di quel che stava accadendo nei Colli Euganei.
La situazione per questo singolare gruppo di colline, isolate nella pianura, è davvero drammatica: il problema delle cave, in particolare, ha assunto dimensioni impressionanti. Un vero e proprio esercito di assalitori, con mezzi sempre più potenti, lo sta aggredendo da tutte le parti: i fronti sui quali questo esercito avanza sono rappresentati da circa 70 cave attive. Ma almeno altrettanti sono i buchi lasciati da cave disordinatamente sfruttate e poi abbandonate. In qualsiasi momento, d’altra parte, in queste cave l’attività può essere ripresa, così come da un giorno all’altro può sempre essere aperta qualche nuova cava.
La tabella che riportiamo evidenzia senza bisogno di tanti commenti la vertiginosa espansione dell’attività estrattiva avvenuta nel corso degli anni Sessanta. Sono gli anni in cui, tra l’altro, cominciano ad operare nei Colli, con ritmo via via crescente, ben tre cementerie (v. Quaderno n. 1, pag. 14).

Attività delle cave dei Colli Euganei dal 1952 al 1970.

Ma non sono solo gli aspetti quantitativi di questa attività a impressionare: la tecnica di estrazione adottata dai cavatori è la più rozza e selvaggia che si possa immaginare (e le foto che documentano questo quaderno ne sono una dimostrazione). Non c’è la benché minima preoccupazione di adottare metodi di lavoro un po’ attenti non solo ai problemi ambientali, ma almeno a quelli più propriamente minerari. Anche i numerosi incidenti sul lavoro, spesso mortali, che avvengono in questo periodo, sono una triste riprova di questi metodi dissennati.
“Credo sia la prima volta che si progetta la distruzione totale di un pezzo d’Italia…”: è questa la prima, incredula osservazione che vien da fare a Monelli di fronte al panorama che si presenta ai suoi occhi.
Le autorità sono sostanzialmente impotenti ad arginare l’offensiva dei cavatori. Le uniche norme di regolamentazione dell’attività estrattiva risalgono del resto alla legge mineraria del 1927 (che porta il n. 1443) e sono ispirate a criteri largamente favorevoli alle attività di cava. Le “Norme di polizia delle cave e delle miniere” (D.P.R. 9 aprile 1959, n. 128), che potrebbero consentire degli interventi per disciplinare almeno dal punto di vista tecnico-minerario e della sicurezza la “qualità” delle escavazioni, sono, come abbiamo già prima accennato, sistematicamente disattese.
La disciplina urbanistica, d’altro canto, non ha nessuna incidenza sulle cave, e del resto questi sono gli anni anche dei più folli e insensati progetti di urbanizzazione del territorio.
Solo l’applicazione del vincolo paesaggistico, previsto dalla legge n. 1497 del 1939, consente di ottenere qualche isolato risultato positivo. Tra gli anni ’64 e ’68 vengono posti oltre una ventina di questi vincoli (v. Quaderno n. 2 da pag. 24). Ed è proprio grazie a questo strumento che è possibile al Ministro della Pubblica Istruzione dell’epoca, il padovano Luigi Gui, di bloccare le orribili cave sul monte Cero e la cava della Cementizillo sul colle del Principe a Este e di impedire all’Italcementi di attuare i suoi progetti di aprire delle cave sul monte dei Morti, davanti Arquà Petrarca, e a Valle San Giorgio. Si trattava di progetti, in particolare questi dell’Italcementi, tra i più deleteri e micidiali apparsi sull’orizzonte euganeo (e li vedremo pericolosamente rispuntare anche negli anni successivi e forse non sono stati ancora del tutto abbandonati addirittura neanche ai giorni nostri).
Ma se si registra qualche sofferta, isolata vittoria, la situazione nel suo complesso è fuori da ogni controllo e si prospettano anzi pericoli sempre più grossi.
Si fa strada il convincimento che per far fronte alla situazione occorra una legge speciale: proprio alla fine del 1968 il Consorzio per la Valorizzazione dei Colli Euganei elabora una prima proposta. E una vera e propria proposta di “parco” che prevede anche esplicitamente una regolamentazione dell’attività estrattiva.

Alcuni articoli della proposta di legge per la tutela e la valorizzazione dei Colli Euganei del 1968.

Alcuni articoli della proposta di legge per la tutela e la valorizzazione dei Colli Euganei elaborata dal Consorzio Valorizzazione nel 1968.

Le reazioni dell’opinione pubblica alla distruzione in atto si fanno intanto via via più intense e diffuse. Non c’è solo l’aspetto paesaggistico-ambientale ad alimentarle (questo preoccupa invero una componente ancora minoritaria di persone sensibili) ma ci sono anche danni e disagi che colpiscono un numero sempre maggiore di cittadini. Particolari polemiche si accendono attorno ad episodi clamorosi: l’esplosione ad esempio in una cava di Monteortone che danneggia il vicino Santuario, o la vasta frana che dalla cava del monte Murale, vicino Calaone, scende verso Este; o ancora la rivolta della frazione di Casette di Baone rimasta senz’acqua per l’attività di una grossa cava…

Il monte Murale, sopra Este, in corso di spianamento. Sullo sfondo, il monte Cero.

In primo piano la cima del monte Murale, sopra Este, in corso di spianamento; sullo sfondo, le pendici del monte Cero. Il centro abitato è quello di Calaone.

Verso la fine degli anni Sessanta il problema dei Colli finisce col diventare un vero e proprio caso nazionale: di questo esempio di brutale distruzione si occupa ormai con sempre maggior frequenza anche la grande stampa. Sono in assoluto, in Italia, come ricordato nella presentazione, tra i primi interventi dei grandi mezzi di comunicazione sui temi della difesa dell’ambiente. (1)
Con Paolo Monelli anche il “Corriere” si inserisce in questa battaglia. Nei primi due articoli il giornalista descrive la situazione: egli trova il “guasto di molto superiore all’attesa”. Denuncia i pericoli più grossi, le iniziative più pericolose (le mire dell’Italcementi attorno ad Arquà P. innanzitutto, ma anche la frana di Calaone, la riapertura della cava sul monte delle Croci a Battaglia T., e altri). Deplora la rassegnazione e l’inerzia di tanti politici, stimola gli atteggiamenti più coraggiosi, si appella a chi ha il potere e il dovere di prendere qualche decisione risolutiva: il Governo, innanzitutto. Sembra il solito appello destinato a cadere nel vuoto…

(1) Tra i numerosi articoli che in questo periodo cominciano ad apparire su tutta la stampa nazionale, di grande rilievo e risonanza sono in particolare quelli de “Il Giorno”, a firma di Vittorio Cossato, che dedica alla situazione nei Colli intere, documentatissime pagine, il 15 marzo 1967, il 30 giugno, il 25 settembre e il 29 ottobre 1968.

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GLI ARTICOLI DEI QUOTIDIANI

Articolo del 3 dicembre 1968

Stanno divorando i Colli Euganei. Articolo del 3 dicembre 1968, prima parte.Stanno divorando i Colli Euganei. Articolo del 3 dicembre 1968, seconda parte.

Articolo del 7 dicembre 1968

Un paesaggio nei denti delle ruspe. Articolo del 7 dicembre 1968, prima parte.Un paesaggio nei denti delle ruspe. Articolo del 7 dicembre 1968, seconda parte.
Il monte Ricco.

“Il turpe aspetto del monte Ricco scucchiaiato come un dolce nuziale aggredito da famelici commensali”. (Si noti che lItalcementi, davanti al monte Ricco, ha ancora due forni e al suo fianco, a destra, c’è ancora in monte Fiorin).

Articolo del 3 febbraio 1969

Dopo circa due mesi dai suoi primi due articoli Monelli registra le reazioni che essi hanno provocato: reazioni di consenso da parte di larghi settori dell’opinione pubblica (che sembra aver ricevuto una salutare sferzata da questo autorevole intervento esterno) ma anche di “sdegnoso silenzio” da parte di enti e autorità (“come per farci persuasi che questo ronzio di insetti molesti non gli dà fastidio e non turba i loro sonni”).
Tra i fatti nuovi Monelli segnala le iniziative di un “comitato” di cittadini di Battaglia Terme che protesta per la riapertura della cava sul monte delle Croci. E l’atto di nascita di quel movimento di base che assumerà ben presto un ruolo decisivo nelle successive fasi della battaglia.


Le proteste non fermano le ruspe. Articolo del 3 febbraio 1969.Battaglia Terme, a due passi dal ciglio della cava del monte delle Croci.

Monte delle Croci: a due passi dal ciglio della cava. L’edificio sulla sinistra, ancora abitato, conserva i resti dell’antico convento benedettino di S. Maria delle Croci.

Articolo del 28 febbraio 1970

Passa un anno fra il terzo e il quarto articolo di Monelli: è un anno denso di avvenimenti di grande importanza.
“Di diverso, dalla mia visita del novembre − registra intanto il giornalista − è l’atteggiamento della popolazione. È nato un movimento popolare convinto e appassionato … “. Il comitato di Battaglia riesce a far cessare l’attività nella locale cava del monte delle Croci. Nei mesi successivi nascono altri comitati a Baone, Este, a Lozzo, Cinto, Rovolon … Italia Nostra, in particolare, già da anni sul fronte della battaglia contro le cave, favorisce in ogni modo l’espansione di questi gruppi spontanei. Vengono promosse iniziative a tutti i livelli; vengono contrastati i ricorrenti tentativi di aprire sempre nuove cave.
La stampa nazionale segue ormai il caso dei Colli con costante attenzione: se ne occupa anche la televisione (e si tratta dei suoi primi servizi “ecologici” in assoluto). (2)
Il 1970 si apre con un fatto eccezionale: il Ministro Gui, passato dalla Pubblica Istruzione alla Difesa, porta il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione Ferrari Aggradi in sopralluogo sui Colli. Il Presidente del Consorzio valorizzazione Colli Euganei, avv. Marcello Olivi, assume l’impegno di trasmettere al Ministro un apposito schema di disegno di legge che Ferrari Aggradi a sua volta si impegna a presentare subito al Governo.
Il primo impegno viene mantenuto: nel giro di pochi giorni viene inviata al Ministro una sintetica proposta di legge formata di tre soli articoli ed estratta da quella più generale elaborata nel ’68 (non fatta propria, né sostenuta, questa più generale, da nessun parlamentare).

Proposta di legge per la disciplina dell'attività estrattiva del gennaio 1970.

Proposta di legge per la regolamentazione dell’attività estrattiva elaborata dal Consorzio Valorizzazione nel gennaio del 1970.

Il secondo impegno invece, quello del Ministro, cade nel vuoto: da Roma giungono subito notizie di “insabbiamento” della proposta, pur non particolarmente rigida, del Consorzio e della sua sostituzione con una più annacquata. Ci si mette di mezzo anche il Ministro dell’Industria, avanzando a sua volta delle proposte fatte su misura per i cavatori.
In sede locale, dove la tensione si è fatta assai viva, accortisi della “pericolosità” della situazione, anche i cavatori si organizzano: in contrapposizione ai “Comitati difesa Colli Euganei” formano un “Comitato Euganeo Difesa Attività Estrattive e Connesse” che tra l’altro minaccia una marcia su Padova con uomini e mezzi meccanici.
Come contrastare queste iniziative? Come impedire l’insabbiamento a Roma della legge speciale?… Le iniziative locali non bastano. L’aiuto di Monelli può essere prezioso: parte dai Comitati una richiesta telegrafica: “…necessario suo urgentissimo intervento…”.
E la risposta puntualmente arriva: è il 4° articolo.

(2) Da segnalare, tra gli altri, per la loro incisività e per la partecipe passione del giornalista, tre interventi in questo periodo, di Gigi Ghirotti dalla terza pagina de “La Stampa”: il 16 e il 20 settembre 1969 e il 17 marzo 1970.

All'assalto dei colli Euganei. Articolo del 28 febbraio 1970, prima parte.All'assalto dei colli Euganei. Articolo del 28 febbraio 1970, seconda parte.

3 marzo 1970, parata di autotreni e ruspe in Prato della Valle.

Lettera del Ministro Ferrari Aggradi del 4 marzo 1970

Al solito, anche questo articolo di Monelli lascia il segno.
In particolare il Ministro Ferrari Aggradi, direttamente chiamato in causa, deve rispondere: e lo fa attraverso il giornale stesso.

Vincolo per i colli Euganei. Lettera del 4 marzo 1970.È una risposta significativa per vari aspetti: riconoscimento della assoluta gravità della situazione; assunzione di impegni precisi, ma non tanto comunque da impedire possibili scappatoie e rinvii…
Tra gli impegni presi, al punto b) della lettera c’è quello dell’estensione del vincolo paesaggistico all’intera zona dei Colli Euganei.
In effetti questo impegno viene mantenuto: nel corso del solo 1970 vengono applicati nel territorio dei Colli Euganei ben 11 vincoli, che vanno ad aggiungersi, integrandoli più razionalmente, ai 28 già applicati nel corso dei precedenti anni Sessanta (si veda tab. a pag. 27 del Quaderno n. 2). Va evidenziato che questa operazioni si rivelerà provvidenziale non solo per i suoi effetti, solo indiretti, sull’attività estrattiva, ma anche per quelli sull’attività edilizia e altre a questa collegate. Non va dimenticato infatti, come già in precedenza abbiamo accennato, che questi, attorno al 1970, sono anche gli anni dei folli progetti di espansione urbanistica di pressoché tutti i Comuni collinari.

Articolo del 30 ottobre 1970 di Gigi Ghirotti

La situazione a livello locale si fa ogni giorno più incandescente.
I cavatori passano alla controffensiva: il “Comitato euganeo per la difesa delle attività estrattive e connesse” nato nel febbraio a Monselice organizza il 3 marzo una marcia su Padova: una manifestazione impressionante, se non altro per l’esercito di mezzi messo in mostra (centinaia di autocarri, ruspe, bulldozer che occupano il Prato della Valle).
Ma le cose assumono la solita piega “all’italiana”: una crisi di Governo azzera la situazione. Nuovo Ministro della Pubblica Istruzione, a fine marzo, diventa Misasi. Della legge per i Colli non si sa più niente.
Non si contano ormai più le iniziative di sensibilizzazione e di pressione che vengono messe in atto, in un clima di sempre maggior tensione, per fermare le cave.
Si fa strada la convinzione che dal Governo e dai Ministri sia illusorio attendersi dei risultati e che potrebbe essere meglio puntare sulla iniziativa di parlamentari realmente sensibili al problema.
L’idea, in questi termini, viene prospettata ai Comitati in particolare da Gigi Ghirotti, vicentino, giornalista de “La Stampa”, già ripetutamente intervenuto, con grande passione, in difesa degli Euganei (v. nota relativa all’articolo del 28 febbraio 1970).
È proprio Ghirotti a mettere in contatto i Comitati per la difesa dei Colli Euganei con l’on. Giuseppe Romanato, parlamentare di Rovigo, Presidente allora della Commissione Istruzione della Camera. Il 26 maggio avviene il primo incontro tra Comitati e l’on. Romanato. Si definisce il piano di battaglia: il progetto di legge per salvare i Colli lo presenteranno i parlamentari della Commissione Istruzione, coinvolgendo naturalmente anche i deputati padovani. Occasione per il via all’iniziativa dovrà essere un sopralluogo della stessa Commissione sui Colli, sopralluogo che verrà effettuato subito dopo l’estate. A qualcuno sembra solo l’ennesima, utopistica trovata …
L’estate viene impegnata nella preparazione del sopralluogo. Numerosi sono gli incontri tra l’on. Romanato, l’on. Fracanzani (che è certamente in questa fase il parlamentare padovano più attivo) e i Comitati, sempre presente anche “Italia Nostra” sia con le sezioni locali che con le strutture regionali e nazionali. Viene anche concordato un nuovo testo di legge da proporre ai parlamentari della Commissione Pubblica Istruzione: l’iniziativa si rende necessaria per sgombrare il campo dalla assurda confusione venutasi a creare per le innumerevoli proposte circolanti in quel periodo (quella del Consorzio, a più riprese modificata dai vari Ministri della Pubblica Istruzione; quella, o meglio quelle, del Ministero dell’Industria; le varie proposte di modifica della legge generale sulle cave del ’27… ). Una confusione paralizzante.
Non sono naturalmente poche le difficoltà da superare: tra le più insidiose vi sono le gelosie di enti, amministratori e politici vari che si sentono scavalcati dai Comitati.
Il 3 ottobre, ormai alla vigilia del sopralluogo, si tiene ad Arquà un importante incontro organizzato dai Comitati con quasi tutti i Sindaci dei Comuni euganei: unanimemente si richiede un intervento risolutivo per fermare la distruzione dei Colli.
Il 30 ottobre viene effettuato il sopralluogo della Commissione Istruzione. “È la prima volta − dice il Presidente on. Romanato − che la Commissione Pubblica Istruzione effettua un sopralluogo del genere”. Ai parlamentari i Comitati affidano il nuovo testo di legge: è quello del Consorzio, ma con alcune incisive modifiche. Tutta la stampa nazionale si occupa dell’avvenimento. Tra i molti articoli ricordiamo questo di Gigi Ghirotti su “La Stampa”.

Aperto il processo all'industria che sta divorando i Colli Euganei. Articolo del 30 ottobre 1970.

Articolo del 9 e 18 febbraio 1971

Fedele agli impegni presi, il 4 gennaio 1971, dopo solo due mesi dal sopralluogo sui Colli, l’on. Romanato presenta ufficialmente alla Camera la proposta di legge n. 2954: “Norme per la tutela delle bellezze naturali e ambientali e per le attività estrattive nel territorio dei Colli Euganei”. Il testo è proprio quello concordato in occasione del sopralluogo del 30 ottobre.

Proposta di legge dell’on. Romanato e altri onorevoli del 4 gennaio 1971

Ha pienamente successo anche l’obiettivo, perseguito con accorta strategia e grande lavorio, di coinvolgere tutti i partiti. Non solo: oltre ad almeno un parlamentare per ogni gruppo politico presente nella Commissione Pubblica Istruzione, il progetto di legge viene sottoscritto da tutti i deputati padovani (nascono anzi problemi per disciplinare l’ordine delle firme!). (3)
Spuntano però subito anche le prime immancabili insidie. Una vera e propria “pugnalata nella schiena”, come la chiama Monelli, viene dal Ministro Misasi che, evidentemente non di sola propria iniziativa, rimette in circolazione uno dei vari, sbiaditi e pericolosi progetti elaborati dal suo predecessore Ferrari Aggradi. E anche il Ministero dell’Industria riprende la sua opera di disturbo.
Bisogna sventare queste manovre e tener desta l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. Monelli ritorna sui Colli e dalla terza pagina del Corriere partono altre due “bordate” per spianare la strada alla legge.
Evidente la positiva sorpresa del giornalista di fronte al sempre più vasto e organizzato movimento creato dai “gruppi giovanili”…

(3) I firmatari sono, nell’ordine, dopo l’on. Romanato, gli onorevoli Fracanzani (DC); Moro Dino (PSI); Sanna (PSIUP); Terrana (PRI); Averardi (PSU); Loperfido (PCI); Giorno (PLI); Mattalia (Gruppo Misto); Nicosia (MSI); Badaloni Maria (DC); Raicich (PCI); Cingari (PSI); Elkan (DC); Napoli (PSU); Canestri (PSIUP); Calvetti (DC); Dall’Armellina (DC); Fusaro (DC); Giordano (DC); Meucci (DC); Busetto (PCI); Ceravolo Domenico (PSIUP); Girardin (DC); Gui (DC); Miotti Carli Amalia (DC); Storchi (DC).

Diga di giovani per i Colli Euganei. Articolo del 9 febbraio 1971.Monte delle Croci, presso Battaglia Terme. Il versante sud, ancora integro.

Il versante sud, ancora integro, del monte delle Croci; sulla cima il complesso legato ai ricordi dell’ex convento benedettino.

In quadrato intorno agli Euganei. Articolo del 18 febbraio 1971.Tentativi, fortunatamente bolccati, di aprire nuove cave: vicino a Cornoleda, frazione di Cinto Euganeo.

1970-’71. Tentativi, fortunatamente bloccati, di aprire nuove cave: vicino a Cornoleda, frazione di Cinto Euganeo (qui in alto).