Vocaboli di idraulica e molinari del padovano

P

PALÀ, PALÀDA, PALLÀDA, sbrarramento fatto di pali piantati di traverso all’alveo dei fiumi con funzioni di protezione delle sponde ma anche di stazione di sosta e controllo fiscale e daziario delle merci trasportate dalle imbarcazioni. Nella laguna erano costruite “a reparo di ditti lidi”, come ricorda una parte del Senato presa In Pregadi il 3 marzo 1552 “havendo la fortuna dell’anno passato deguastato e ruinato gran parte de i lidi et pallade a Caorle, con non poco pericolo di quella terra, porti et laguna, et essendo necessario per reintegration et conservation di quelli reconzar le ditte pallade et farne due da novo” (Boschi della Serenissima, p. 75-78). Nei mulini galleggianti si ritrova “la palà verso la chiesa fornita di pali, profili e tavole”; “la palà della bova sino al sandon”; “la palà che difende il sandon fornito”; “la palà che si cavano li pianconi fornita” (A.S.P. Praglia, b. 117, c. 441, stima del 4 dicembre 1753).

PALÀTICO, diritto di riscuotere i dazi sulle merci in transito alla palada (vedi), cioè le palizzate poste negli alvei dei fiumi navigabili, dove agivano i daziari o pallattieri.

PALIFICATA, palà, palada, pallada (vedi).

PALÌNA, asta in legno graduata, usata dai periti pubblici nei rilievi topografici. Giovanni Despottino, perito veneziano, il 9 luglio 1608 riferendosi allo scavo della roggia Contarina di Piazzola sul Brenta, riferisce di aver tracciato “il passaggio che la doverà fare per li luochi destinati, fatte impiantar le paline di luoco in luoco a notitia d’ognuno” (B.I. Pr., b. 23, fasc. “Contarini”). L’operazione a sua volta era detta pallinar: “e fatto pallinar dove sono il corso d’acqua, et dove vol levare” (B.I. Pr., b. 14, fasc. “Braschi”, anno 1648).

PALMÈNTO, la coppia di macine intesa nel suo insieme.

PANÌCO, erba annua delle Graminacee dalla spiga pronunciata, coltivata in passato nel Padovano per ottenere farina da polenta, oggi quasi esclusivamente destinata all’alimentazione degli uccelli.

PARADÓRE, lunga palificata eretta nell’alveo del fiume. “Li dieci penelli, che si deve far al presente da novo, con il parador sive spalliera, de palli, il tutto incamisato di tavolle, et con quattro burchii insieme che si doverà poner nel fondo di esso fiume, cioè al piede di essi dieci penelli; il tutto ligatto et concadenato; che servirà per il nuovo riparo, et assicurezza di detto argine, che ora si attrova smosso, rilasciato, et minaciante” (A.S.P. Corona, b. 194, c. 275-276). “Lunga palificata piantata attraverso la rotta, colla direzion dell’argine, costituita da pali ben lunghi forti, e spessi testa a testa, in grado di reggere il carico violento delle acque” (CRISTIANI, p. 146).

PARADÙRO, sinonimo di penello (vedi): “havendo osservato che dalla parte del fiume se vi sii bisogno di penello o’ vero paraduro, dico per mio sentimento esser quello superfluo” (A.N. 1329, c. 601, relazione di Giulio Riva del 4 settembre 1695).

PARATÌA, PARATÓIA, parete; può essere fissa (paratia) per impedire infiltrazioni d’acqua, oppure mobile (paratoia) di forma piana o curva inserita su apposite guide. Solitamente in legno o in acciaio viene posta attraverso un canale, una condotta, per sbarrare in tutto o in parte il libero deflusso dell’acqua; viene manovrata dall’alto per mezzo di un’asta a cremagliera oppure per mezzo di catene avvolte su appositi argani a manganello.

PARTITORE, edificio che serve per dividere l’acqua di un canale in due o più parti, in determinati rapporti. Può dividere l’acqua mediante bocche di erogazione a stramazzo o a battente ciascuna di diversa ampiezza, oppure con tante bocche uguali, dividendo il loro numero proporzionalmente alle portate, o in diversi altri modi.

PASSÀGGIA, PASÀJA, la passerella in legno che collega il mulino galleggiante alla riva del fiume.

PASSETTÀRA, catasta di legna ammassata ordinatamente, con legna di egual misura (passo) in prossimità dell’abitazione del mugnaio, o del contadino.

PASSO, unità di misura della legna da fuoco, pari a 64 piedi cubi, equivalenti a 2,924 metri cubi.

PEDÀGNO, passerella, ponticello che attraversa un corso d’acqua, il cui nome sembra derivare dalle assi in legno che ne formavano la carriera: “ltem octuaginta pedagni cum clavibus” (BORTOLAMI 1988, p. 327, locazione del 9 ottobre 1324); “cum triginta piagnis cum brageriis, chatenis et restellis” (lbidem, p. 328, locazione del 19 luglio 1329).

PELO, sinonimo di superficie dell’acqua.

PENELLO, PENNELLO, palificate coperte di tavoloni, disposte in piedi e attaccatte alle rive dei fiumi per un capo e per l’altro esposti verso la corrente. È detto anche dente, o bastione, o repellente, ed è, in altre parole, un riparo od ostacolo artefatto che si pone nel letto di qualche fiume per deviare la corrente da un dato punto. Può essere ambulante o dormiente; gli ambulanti sono quelli che si trasportano, come graticciate, alberi, ciuffi, ecc.; i dormienti sono gli stabili.

PENSIONE, sinonimo di canone livellario, la rata annua che il livellario pagava al titolare del diritto.

PERFILO, PERFILLI, corrente in legno, trave di legno sovrapposta alle cavalle (vedi); nel linguaggio costruttivo dei ponti in legno è sinonimo di trave maestra. È presente anche nelle strutture fisse dei mulini: “Perfilo di rovere” (Raccolta privata, stima dei mulini di Rovolon del 1834).

PÈRTICA, PÈRTEGA, unità di misura lineare, pari a 6 piedi, equivalente a 2,144 metri.

PESCÀIA, sinonimo di rosta, di steccaja e di chiusa. “Le chiuse, o pescaje, o roste, che dir si vogliano, sono opere tutte che si oppongono al corso dell’acqua, e quindi ritardano la sua velocità, ed obbligano la corrente ad innalzare il fondo, mediante le deposizioni” (CRISTIANI, p. 80). “La pescaja è una chiusa che si fa attraverso l’alveo di un fiume o di un torrente, allo scopo di tenere in collo l’acqua superiormente, oppure, in quelli che portano ghiaia, per trattenere la ghiaia stessa nelle parti superiori dell’alveo” (TURAZZA, p. 8). È detta pescaja, traversa o serra se viene costruita in muratura, e steccaja se fatta di palaficate e tavole, ricorda un vecchio manuale d’idraulica. Pescaia nella documentazione più antica appare sinonimo di ostacolo, ma potrebbe essere derivata da quel piscationibus, che di norma nei formulari segue aquis aquarumque decursibus, molendinis, piscationibus, indicando in questo caso il diritto di pesca, giusto perché a ridosso dello sbarramento sostava il pesce che poteve facilmente essere pescato (Donazione del 969 che menziona il mulino di Cinto: C.D.P. I, doc. 53, p. 78).

PÉSSO, vocabolo dialettale indicante il legno d’abete rosso; dal latino picea excelsa.

User:Kilom691 [Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.
Autore: senza indicazioni, [CC BY 2.0], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

PIÀGNO, pedagno (vedi).

PIANCÓNE, PIANCÓNI, PIANCHÓN, PANCONÀBILI, PANCONATÙRA, sbarramenti realizzati con tavole (pancóni) disposte trasversalmente all’alveo del fiume; la panconatura era realizzata per assicurare l’acqua necessaria al buon funzionamento dei mulini, evitando un eccessivo abbassamento in caso di magra del fiume. “Sopra il piancon o stramazzo del Piovego”; “a maggior chiarezza della suddetta operazione da me fatta ho preso le misure dalla sommità della fondamenta al suddetto piancon, sive soger del Piovego” di Villa Bozza (relazione del perito Fiorini del 23 agosto 1668, riportata in MARTINELLO, p. 55). “La palà che si cava li pianconi” (A.S.P. Praglia, b. 117, c. 424, stima del 27 dicembre 1737).

PIÀRDA, il punto d’attracco dei mulini natanti dell’Adige, ove solitamente la corrente del fiume raggiunge una maggiore velocità. È anche la riva corrosa dall’acqua che non si sfalda ma si sostiene a perpendicolo in forza della tenacità della materia di cui è composta. Piarda è pure la posizione dei mulini galleggianti a Pontemolino di Padova, riferita e numerata a partire dalla riva.

PICCARELLO, martello a punta di picca impiegato nella rabbrigliatura (vedi) delle macine: “duabus picarellis, cum uno scarpello” (BORTOLAMI 1988, P. 328, locazione del 19 luglio 1329).

PICCONE A DOPPIA PUNTA, arnese in ferro usato dal mugnaio nelle operazioni di rabbrigliatura (vedi).

PIEDE, antica unità di misura lineare padovana, impiegata nella misurazione dei terreni e delle costruzioni, equivalente a metri 0,357394.

PIEGGIARÌA, PIEGGERÌA, PIESARÌA, PIEZARÌA, garanzia, malleveria prestata da una terza persona nota ed economicamente capace, in grado di assicurare la pubblica amministrazione, o anche il privato in particolari affari, sulla prestazione dell’appaltatore o di colui che s’è impegnato in specifiche obbligazioni contrattuali.

PIENA, sovrabbondanza di acqua nei fiumi, gonfiamento, accrescimento, ingrossamento del fiume che riempie l’alveo e può scavalcare le sponde.

PILA, termine dai diversi significati. 1 – Vasca in pietra, in marmo o altro materiale, anche legno, atta a contenere liquidi: la pila della fontana; la pila dell’acqua santa. 2 – Nelle cartiere indica il recipiente in cui vengono raccolti gli stracci per essere ridotti in poltiglia. 3 – Mortaio usato per pilare il riso. 4 – Le stilate di pali piantate nell’alveo per sorreggere i ponti in legno e in ferro. 5 – Contenitore presente in alcuni mulini per pestare le biave prima della macinazione: “La pila da pestare le biave” (A.N. 2951, c. 428, stima dei mulini di Cervarese Santa Maria dell’11 novembre 1556); “una pila da pilar il formento” (A.N. 4412, c. 704, stima del 25 giugno 1640).

PILONE, PILONI, pilastri in legno piantati nell’alveo per ormeggiare i mulini galleggianti.

PIOVERECCIE, le acque discendenti lungo i pendii dopo le piogge, che non filtrano nel terreno.

PISTRÌNO, nell’area euganea indica il frantoio per l’olio, mentre a Padova anche i palmenti non adibiti alla macinazione: “pistrino sive macina da valonia” (B.I., b. 398, conferma d’acqua dell’11 marzo 1738).

PIUMÀZZO, trave in legno, di norma in rovere ma anche di larice, costituente la struttura di supporto esterna della ruota idraulica nei mulini di terra. Il piumazzo sorreggeva le cavalle, sopra le quali era fissato l’aseggiaro contenente la tagiola di masegna: “ltem octo pumacia de arice” (BORTOLAMI 1988, p. 327, locazione del 9 ottobre 1324); “Una ruota esterna a sei raggi … coi due assi ed aseggi di ferro, l’esterno appoggiato sopra tagiola di masegna sostenuta d’aseggiaro con cavalle e sottoposto piumazzo di rovere in sufficiente stato” (Raccolta privata, stima dei molini di Rovolon del 1834).

PLATÈA, il fondo del canaletto, pavimentato con un doppio strato di pietre, a ridosso del mulino.

POLLA, sbocco, sorgente naturale di acqua, scaturente dal terreno.

PONTE, nei mulini galleggianti è l’attraversamento che unisce l’arca al sandon: “doi ponti che vanno dall’arca al sandon” (A.S.P. Praglia, b. 117, c. 184, stima del 18 gennaio 1641).

PONTE-CANALE, opera realizzata per consentire lo scavalcamento di un fiume o di un canale da parte di un nuovo alveo. È il caso del canale Battaglia che scavalca con un ponte canale lo scolo delle Valli e lo scolo Scaiaro, collettori principali delle acque discendenti dal versante sud-orientale dei Colli Euganei, o del Bisatto che scavalca a Lozzo Atestino lo scolo Canaletto collettore dello scolo di Lozzo, e a Piombà il Rio Giare. “Altro non è un pontecanale, che un canale, o fiume, che passa sopra un altro canale, o fiume. L’uso di questi è molto necessario, perché dovendosi condurre acque alte separate dalle basse, è difficile, che non s’incontri qualche canale, o fiume d’attraversare. Quando si deve fare attraversare l’acqua di livello superiore, all’acqua di livello inferiore, la fabbrica che si fa a tal’effetto chiamasi pontecanale” (CRISTIANI, p. 158).

Sommità del ponte-canale della Rivella, tre Battaglia e Monselice.

Sommità del ponte-canale della Rivella. Le acque provenienti dall’area di bonifica scorrono sotto il letto del canale Bisatto, attraversandolo perpendicolarmente.

Foto: Carmelo Donà.

PONTESELLO, robusto asse di legno utilizzato con funzioni di piano di calpestio del ponte, spesso costituito da due strati di legname. In ambito molitorio il pontesello di rovere costituisce il supporto regolabile dell’inzignone (vedi), in cui si trova la sede del cuscinetto su cui ruota l’inzignon stesso; particolarità del pontesello poter essere regolato a seconda dello spessore delle macine, simile quindi ad una leva mobile.

PORTA, sinonimo di apertura per l’acqua ricavata tra gli archi dei ponti in pietra: “Cum duobus archubus sive duabus portis” (BORTOLAMI 1988, p. 328, locazione del 19 luglio 1329).

PORTATA, la quantità d’acqua che scorre in un tratto d’alveo in un dato tempo; o anche quella quantità di liquido, misurata in metri cubi, che attraversa una sezione nell’unità di tempo.

PORTELLA DELL’OPIFICIO, paratoia regolabile, sbarramento mobile disciplinante la quantità d’acqua immessa nei condotti, o calloni, delle ruote idrauliche.

POSTA MOLITÒRIA, è il luogo fisico e giuridico su cui è ubicato il mulino. “Unum molendinum seu postam molendini positum Padue” (BORTOLAMI 1988, p. 328, locazione del 19 luglio 1329). La posta poteva contemplare anche più di una ruota, come nel caso dei grossi impianti terragni posti lungo il canale Battaglia. Il termine posta era impiegato anche per designare il mulino natante dell’Adige: in caso di cessione dell’impianto veniva ceduta formalmente anche la posta, indicata negli atti con l’espressione “diritto della posta per l’uso dell’acqua”. In senso lato è l’area sulla quale si vantano diritti che consentono la costruzione di un mulino e l’utilizzo delle acque (ZACCHIGNA, p. 152).

PRESA, luogo dove l’acqua è derivata.

PRÌA, PRÌE, pietra naturale dei Colli Euganei. Le cave di prie sono dette priare.

PRIVATIVA, privilegio accordato all’inventore che ha ottenuto un regolare brevetto. In ambito veneziano era di norma il Senato che lo riconosceva pubblicamente.
PRODA, la parte della riva che confina con l’acqua, sinonimo di sponda.

Q

QUADRETTO, unità di misura della portata d’acqua in uso fino al 1867 quando venne sostituita dal modulo (vedi). A un quadretto corrispondeva una portata di 145,36 litri per minuto secondo. Per il calcolo della portata un quadretto aveva come riferimento un foro quadrato del lato di 12 once (pari a metri lineari 0,3429) e dello spessore, o battente (vedi), di 2 once (pari a metri lineari 0,0571), corrispondente alla portata di 0,14536 metri cubi per minuto secondo, pari anche a 145,36 litri al minuto secondo. Un quadretto d’acqua nel 1867 corrispondeva pertanto a moduli 1,4536 (A.S.P. Finanza, b. 14, fasc. 786). Nelle province venete fino all’Annessione all’Italia il quadretto era designato con l’aggettivo veronese, per distinguerlo dagli altri in cui i valori di riferimento erano diversi, come il quadretto bresciano. Nel 1722 per le concessioni d’acqua venne reso obbligatorio il quadretto basato sul piede veneziano, che oscillava tra mt. 0.347 e 0,348; tuttavia la pratica progettuale poco considerò questa disposizione poiché la stragrande maggioranza delle derivazioni d’acqua padovane erano anteriori a questa data.

QUARTA, contenitore per gli aridi della capacità pari ad un quarto di staio, equivalente a litri 7,2459. Quattro coppi formavano una quarta.

QUARTARÒLO, contenitore per aridi della capacità pari a 1/16 di staio, o staro, corrispondente alla quarta parte di un quarto di staio. Materialmente era un recipiente di forma cilindrica realizzato in legno o rame. “Due quartaroli di rame, uno in disordine con fascia ferro, il tutto del peso di libbre 2”; “Una quarta di legno bollata con cerchio ferro” (Raccolta privata, stima dei mulini di Rovolon del 1834).

QUÒNDAM, una volta, un tempo; premesso al nome di persone defunte, acquista il valore di “fu”.

R

RABBRIGLIATURA, l’operazione che esegue il mugnaio per rifare la superficie di lavoro delle macine, detta anche battitura delle macine. Le scanalature vengono eseguite per tutte le macine con la stessa obliquità e con la stessa direzione in modo che ribaltando la macina superiore, girante, sull’inferiore, dormiente, le scanalature rispettivamente dell’una sull’altra si incrociano sotto un angolo acuto.

RADEGO, l’operazione di misurazione del terreno agricolo compiuta da un perticatore pubblico o agrimensore.

RADESTO, REDESTO, palo di sostegno. Nei mulini galleggianti di Pontemolino a Padova redesti erano i pali che delimitavano le palizzate di condottamento delle acque dirette alle ruote idrauliche (vedi mantelletti). “Li radestri da tutte due le parti con palli, perfili, tavole, chiodi e cassero” (A.S.P. S. Stefano, b. 50, mazzo 44, stima del 3 marzo 1763 del mulino delle monache a Pontemolino di Padova). Sopra i radesti è solita posarsi l’averla, splendido uccello della famiglia dei Lanidi, tanto che i padovani l’hanno ribattezzata radestoea.

RASTELLO, RASTRELLO, RESTELLO, ROSTELLO, griglia posta a monte delle bocche di immissione dell’acqua sulla ruota. Serve per trattenere il materiale in sospensione (foglie, ramaglie, paglia, canne, carogne di animali, ecc.) trasportato dalla corrente d’acqua e in grado di danneggiare la ruota o di bloccarla. “ltem cum decem et novem pallis cum triginta pallis cum triginta piagnis cum brageriis, chatenis et restellis” (BORTOLAMI 1988, p. 328, locazione del 19 luglio 1329). Il rastello veniva collocato anche nei corsi d’acqua maggiori come il Bacchiglione: “La schala che va in li molini e doi resteli denanzi le rode” (A.N. 2951, c. 428, stima dei mulini di Cervarese Santa Maria dell’11 novembre 1556); “Il restello di detto molin con manganello e cadene” (A.S.P. Praglia, b. 117, c. 441, stima del 4 dicembre 1753), mentre non si ritrova comunemente negli alvei troppo larghi, come nel caso dell’Adige e del Brenta, e in quei corsi minori dove era “un poco scommodo da nettare (= pulire) o di andar a curarlo” (A.S.P. Cappuccine, vol. 21, fasc. 91, c. 1 e 16). Nel linguaggio sanitario dei sec. XVI-XVIII con rastelli si indicavano i posti di guardia, le stazioni di controllo lungo le vie in occasione di epidemie e pestilenze (FERRARI, p. 213 e cap. V). Con rastelli, o restelli, s’indicavano anche le porte a sbarre delle carceri padovane (A.N. 1035, c. 164, anno 1696).

RÀZOLI, piccole aste montate sulla ruota a pale dei mulini galleggianti: “item expendit grossos VI venec. pro centum racolis pro facienda rota” (A.S.P. S. Pietro, f. 20, c. 35r, nota spese del 1316); “Item spixi in razoli et ase da conzar el dito molin” (A.S.P. S. Stefano, b. 51, mazzo 261, nota spese del 20 febbraio 1545).

RECOÀRA, RECOVÀRA, RECHOÀRA, qualità di macina impiegata nei mulini padovani a partire dal XVI secolo, di norma con funzioni di girante, così chiamata dal luogo di provenienza: le montagne di Recoaro.

REGIMAZIONE, la condizione ottimale del regime delle acque. Il regime di una corrente fluida è caratterizzato da due parametri fondamentali: pressione e velocità; a seconda delle condizioni può essere variabile, quando i due parametri variano col tempo; permanente, quando i due parametri rimangono costanti, in ogni sezione, pur variando da sezione a sezione; uniforme quando in tutte le sezioni la velocità è uguale.

REGOLAZIONE DELLE ACQUE, l’insieme delle operazioni che si compiono per mantenere inalterate le condizioni di deflusso, di navigabilità e di sfruttamento energetico delle acque fluviali; anche regimazione.

RESESTO, RESESTI, lo stesso di radesto, redesto (vedi).

RESÌNO, RISÌNO, canaletto in legname realizzato per consentire lo scivolamento a valle fino ai corsi d’acqua dei tronchi tagliati in collina o montagna (AGNOLETTI, p. 30-31 e 104-105). Negli Euganei monte Resino s’innalza sul versante orientale, e separa Fontanafredda da Valnogaredo.

RESTELLO, (vedi) rastello, rastrello, rostello.

RETRATTO, vasta area da bonificare per fini agricoli. Il più noto, istituito nel 1557, nell’area euganea resta il Retratto di Monselice, che portò a compimento nel giro di tre anni il riscatto del vasto bacino chiuso tra il versante sud-orientale dei Colli e il canale Bisatto.

RETRÉCINE, ruota orizzontale a pale mossa dalle acque per dare azione al mulino idraulico di tipo greco.

RETTIFICAZIONE di un fiume: quando gli si tolgono le tortuosità e gli si abbrevia il corso; drizzagno (vedi).

RIGÀGNOLO, piccolo rio o canaletto di scorrimento dell’acqua, minore del ruscello, equivalente al padovano curiattolo.

RIGURGITO, alzamento sopra il pelo naturale della corrente, originato da un qualunque ostacolo che si oppone al suo libero corso.

RILASCIO, RELASSO, cedimento della riva o dell’argine, smottamento, stacco parziale di un tratto di arginatura, terreno eroso e in procinto di cadere. Sinonimo di sgrotare.

RINCÒLLO, ristagno d’acqua corrente per un ostacolo naturale o artificiale. Nei mulini galleggianti si formava a ridosso della pescaia.

RIO, piccolo corso d’acqua, indicante nei Colli Euganei il tratto a bassa quota dei torrenti.

Rio Mulini di Boccon in primavera.

Rio Mulini di Boccon in primavera.

Foto: Claudio Grandis (p. 94).

RIPA, riva, parete laterale che serve a contenere l’acqua di un fiume e di un canale in genere; sinonimo di sponda.

RIPÀTICO, diritto di esazione fiscale spettante all’imperatore, e in seguito concesso al vescovo, sulle merci che venivano sbarcate sulle rive (ripe) dei corsi d’acqua navigabili.

RISORGIVA, sorgente naturale; è l’acqua che “risorge” dopo un percorso sotterraneo. La linea così detta delle risorgive si sviluppa a nord di Padova ove i terreni ghiaiosi lasciano posto a quelle argillosi e poco permeabili.

RISTORATORE, termine usato dai periti veneziani per indicare le bocche di scarico dei sostegni idraulici regolatori: “la regolazione dell’apertura dei tre ristoratori Arco di Mezzo, Rivella e Monselice” (S.E.A., b. 541, fasc. 4, relazione del 28 marzo 1763 che richiama i provvedimenti deliberati dal Senato nel 1557). Il mulino di Vigonza era dotato di “un portone ristoratore che li seve per stramazzo in tempo di piene” (Ibidem, Relazioni, b. 38, relazione di Giovanni Filippini, proto ai fiumi, dell’8 settembre 1741).

RIVA, lo stesso di ripa (vedi), parete laterale che serve a contenere l’acqua di un fiume.

RODA, ruota idraulica. Si distingue in pale e cassette, le prime ricevono l’acqua per di sotto e di fianco, le seconde dall’alto (dette anche a coppedello). Sconosciuta nel Padovano è la ruota tangenziale, detta a retrecine (vedi), o ritrecine, che di norma identifica il modello di mulino greco.

Principali sistemi di alimentazione delle ruote idrauliche.

Principali sistemi di alimentazione delle ruote idrauliche (p. 28).

RÒGGIA, sinonimo di roza, rozza, ciriola, seriola; canale artificale alimentato dalle acque di un fiume e a volte anche da acqua di risorgiva.

ROSTA, sinonimo di bampadura. La rosta poteva essere piantata in modo definitivo o temporaneo, risultando costituita in quest’ultimo caso da “due o tre pianconi levatili l’uno sopra l’altro in uno o più pezzi e questo per poter mantenere detta acqua in tanta altezza quanto saria bisogno” (B.I., b. 262, relazione del perito Antonio Glisenti detto il Magro del 1 aprile 1582). “Unam rostam sive murum seu palificatam vel ancopetum iusta ripam dicti fluminis” (BORTOLAMI 1988, p. 325, concessione d’acqua del 3 gennaio 1274). È anche sinonimo di serraglio: “in capite roste sive serralie” (GLORIA, Statuti, posta 1366, p. 425).

ROSTARE, creare una rosta, costruire uno sbarramento artificiale al deflusso delle acque affinché s’innalzi il loro livello, così da aumentarne la portata e la conseguente spinta idraulica.

ROSTELLO, (vedi) rastello, rastrello, rostello.

ROTTA, espressione generica usata per indicare una grave rottura degli argini di protezione dei fiumi, o dei canali.

RUINÀZZO, RUINÀZZI, rovinaccio, materiale edile proveniente da demolizioni e scavi costituito da pietre rotte e pietrame di diversa pezzatura, usato come riempitivo di opere di muratura. “Per prie et ruinazzo messo nelle paiate nel castellaro” (A.S.P. Praglia, b. 117, c. 185, stima del 18 gennaio 1641); “Che non possino detti conduttori far mettere pietre o rovinazzo di sorte alcuna nella bova, rotte e castellaro di detti molini senza licenza” (Ibidem, c. 303, contratto del 24 luglio 1679).

RUSCELLO, sinonimo di rio, calto, piccolo corso d’acqua, la cui portata è di norma condizionata dalla stagione e dagli eventi atmosferici.

S

SALGÀRO, salice, albero o arbusto delle Salicacee, comune lungo i corsi d’acqua e nei luoghi freschi e umidi.

SALIZÀDA, selciato, pavimentazione realizzata con i selezi, blocchi in trachite a forma piramidale piantati nel terreno con la punta verso il basso.

SANDÓN, SANDÓNE, sinonimo di pontone. Scafo galleggiante in legno sorreggente la ruota idraulica, distinto dall’arca (vedi) sulla quale s’innalzava il mulino. Inizialmente i sandoni vennero ricavati da tronchi monoxili e successivamente in legno di diversa essenza; nel secolo XIX erano in “legname di larice tanto nell’ossatura di travi, come nella rivestitura di palancole (vedi) ed impregnati esternamente, e spalmati di catrame nell’interno”.

SARACINESCA, tavolato o paratoia di legno che si pone per chiudere l’uscita o l’entrata all’acqua in un dato luogo. “Una paratoia di legname stà immediata a chiudere la bocca d’erogazione e si apre a saracinesca a leva … sta altra paratoia pure di legname, la quale si apre egualmente a saracinesca ma a molinello per due aste dentate di ferro con congegno meccanico” (A.S.P. Finanza, b. 5, n. 276, relazione del 25 giugno 1877 dell’ing. Giovanni Squarcina). A Padova, Saracinesca indica anche un preciso luogo delle mura veneziane (prima metà sec. XVI) in cui il Bacchiglione entra nella città, interrompendo la cortina difensiva. Il passaggio dei natanti qui era disciplinato da una palada sorvegliata da palattieri, dotata di una catena mobile posta di traverso sul restante tratto navigabile.

SBORADÓR, canale di scarico: “questo he el sborador de li molini, die star a questo modo”. “Porte sive sboradori”.

SBORANDO, scarico con getto.

SCAFO, il complesso delle strutture costituenti il corpo di un galleggiante. Scafo nei mulini galleggianti e natanti equivale a sandon e arca.

SCARPA, SCARPATA, è il pendio degli argini, delle rive o altra cosa che, dalla cima va sempre avanzandosi verso il piede, come le piramidi.

SCHIAVONA, qualità di macine: “una mola schiavona in terra” (A.S.P. Praglia, b. 117, 117, c. 219, stima del 7 gennaio 1665).

SCODELLA, unità di misura padovana equivalente a 1/3 di coppo (vedi) e a 1/12 di quarta, pari a 0,6 litri.

SCOLADÓR, canale di scarico, di svuotamento delle acque stagnanti: “si congiunge con un scolador detto Rialtello che poi da indi in giù prende il nome di Rialto” (B.I., 78, fasc. Rio Mezzano).

SCOLO, deflusso di acqua lungo condottamenti, o alvei naturali di piccola portata. Scolo campestre, scolina. Sinonimo di colaticcie, colatizie, colature ed avanzi di acqua.

SCÙ, scudo, ingranaggio inserito nel melo (vedi) della ruota, presente nei mulini dotati di due palmenti ma con una sola ruota, utilizzato per alternare il funzionamento delle macine (da bianco o da giallo). “Vi sono nel melo due così detti scù, li quali servono alle due macchine; ed agisce l’una piuttosto che l’altra macchina, secondo che si dà al melo un moto di traslazione sulli suoi perni diretto a far si che i denti di uno degli scù ingranino nel proprio rocchello. Tal movimento si produce facilmente con una leva alli due capi del melo”.

SCUDO, lubecchio, grande disco in legno, solitamente di rovere, coassiale all’albero della ruota idraulica, dotato in periferia di un numero adeguato di denti proporzionali alle braèlle (vedi) della lanterna: “Item quatuor schuy de rupere positi ad molendina” (BORTOLAMI 1988, p. 327, locazione del 9 ottobre 1324); “Sta incassato nel melo un disco o scudo di rovere cinto da una fascia ferro con cinquantasei denti di ferro acciaiato del peso complessivo di libbre centoquaranta”; “Nell’interno sul melo sta incassato lo scudo o disco di rovere vecchio, logoro dei tarli, armato da un cerchio ferro con quarantaotto denti di ferro acciaiato del peso complessivo di libre 104”; “Contiene il melo un disco o scudo di rovere sufficiente con fascia di ferro avente 48 denti di ferro acciaiato del peso complessivo di libbre 132” (Raccolta privata, stima dei mulini di Rovolon del 1834).

SEDÌME, l’area di stretta pertinenza dei fabbricati rurali di superficie variabile, solitamente destinata alla sosta e alla manovra dei mezzi agricoli, al deposito degli attrezzi, non utilizzata per le colture, il brolo o l’orto.

SEGA ALLA VENEZIANA, macchina idraulica impiegata per segare il legname, così chiamata per il particolare ingranaggio che movimenta la lama e il contemporaneo avanzamento del carro su cui è fissato il tronco.

SÉGALE, pianta erbacea delle Graminacee simile al frumento, diffusa nel Padovano e impiegata nella macinazione.

Original book source: Prof. Dr. Otto Wilhelm Thomé Flora von Deutschland, Österreich und der Schweiz 1885, Gera, Germany [Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

Øyvind Holmstad [CC BY-SA 4.0], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

Tappancs https://pixabay.com/en/users/Tappancs-829780/ [CC0], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

SÉMOLA, crusca, residuo della stacciatura (buratto) delle farine dei cereali.

SERIÒLA, canaletto di scolo delle acque, ma anche condotto a cielo aperto. “Che il conduttor, over consorti, che vorrà trar acqua de fiumi, over condur seriolle, over cavar di altre vene sotterranee, devono piantar le mire (vedi) per tutto dove voranno passar con la ditta seriolla, et far un dissegno del loco, che voranno adacquar, et della seriolla dal principio dove voranno tuor essa acqua fin dove la voranno far uscir” (Decreto del 6 febbraio 1557, pubblicato in MOZZI, p. 25).

SÈSSOLA, paletta di legno, o anche di metallo, usata per prelevare grani e farina dai sacchi.

SINISTRA IDRAULICA, il lato del corso d’acqua che sta alla sinistra di chi volge le spalle alle sorgenti e lo sguardo alla foce.

SMERGÓNE, soglia di caduta dell’acqua diretta alle pale del mulino. “Ove da mulinari erano stati alzati gli smergoni, vale a dire, le soglie, dalle quali cade l’acqua per animare le ruote … l’estirpazione dell’abusiva aggiunta fatta da’ molinari de’ nuovi soprasogli agli ordinari smergoni” (S.E.A., b. 541, fasc. 4, relazione di Antonio Giuseppe Rossi del 5 giugno 1766); “per li smergon sotto le portelle” (A.N. 2768, c. 153, stima del 22 febbraio 1665).

SÒGLIA, SÒIA, SOGÈR, il gradino da cui cade l’acqua diretta sulle ruote idrauliche, che nel dizionario padovano è identificata con il termine smergone (vedi). La continua manomissione delle soglie da parte dei mugnai, eseguita per ottenere una maggiore quantità e spinta dell’acqua, fu all’origine di numerosi provvedimenti normativi, spesso disattesi, e di frequenti denuncie, all’origine di processi e annosi contenziosi. Nemmeno la posa di soglie fisse in pietra e la collocazione di capisaldi per evitare manomissioni fu sufficiente, dato che i mugnai ben presto impararono ad innalzarle con dei soprasogli, cioè con barriere mobili di facile rimozione in caso di controlli.

SOLÀRO, piano di casa al di sopra del piano terreno; anche solaio e pure paiolo, piano di appoggio: “scalette due con solaretti da buttar suso, e due banchette” (A.S.P. Foro Civile, b. 204, c. 3, stima del 1744).

SOPRABONDANTE, è l’eccedenza d’acqua che non viene impiegata per il funzionamento di ruote idrauliche. È l’acqua che scorre nelle bove bastarde (vedi) o che oltrepassa gli scolmatori o i canaletti bypassanti i mulini.

SOPRASOGLIO, l’innalzamento della soglia di caduta dell’acqua eseguito con panconature o barriere mobili.

SORGENTE, è l’acqua che sgorga naturalmente. Riferita ai Colli Euganei la sorgente d’acqua fredda e potabile si deve tenere distinta dall’acqua tiepida e calda (superiore anche agli 80°) delle sorgenti termali.

La sorgente del gorgo Ambrosi.

Foto: Claudio Grandis (p. 149).

SORGO, genere di piante delle Graminacee con frutti a cariosside, diffusa anche nel Padovano dove veniva macinata per ottenere farina.

Albert Meyer [Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

U.S. Department of Agriculture [Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

SOSTEGNO IDRAULICO REGOLATORE, opera idraulica, detta anche fabbrica, che attraversa un fiume o canale e serve per alzar e abbassare ad un certo segno l’acqua di detto fiume o canale che ha due differenti livelli. “Serve anche perché dove passan barche cariche, vi sia l’acqua, che basta per sostenere il peso di esse, e per impedire che non tocchino il fondo del canale. Serve a minorare il corso troppo gagliardo dell’acqua per facilitare la navigazione, serve finalmente per difesa delle rive, o di qualche fabbrica inferiore” (CRISTIANI, p. 176). Manufatto costruito nell’alveo del corso d’acqua per regolame il livello. La funzione di sostegno del livello d’acqua per consentire la navigazione in tempi di scarsità, o di deflusso in caso di eccedenza: noti sono il Sostegno di Voltabarozzo a Padova, l’Arco di Mezzo di Battaglia Terme, della Brancaglia di Este, di Torre de’ Burri a S. Giorgio delle Pertiche.

SOTOMEZÀLE, SOTTOMEZÀLE, nelle stime dei mulini a volte indica la parte strutturale che sorregge il mezale (vedi): “corbazani, mezale soto mezale e pontexelo et braele e gove”; “gove, braele mezale soto mezale con l’intramoza” (A.S.P. Praglia, b. 116, c. 71, stima del 23 settembre 1539). “Gioe, braele, mezale, sotomezale, pontesello, tramezà” (B.I. Pr., b. 38 (452), fasc. Frigimelica Antonio, stima del 5 gennaio 1665 di un mulino a Pontemolino di Padova, allegato alla terminazione del 12 marzo 1730).

SPELTA, pianta delle Graminacee (Triticum spelta), specie di frumento originaria dell’Asia Minore, coltivata fin dalla più remota antichità e presente anche nel Padovano, dove veniva coltivato e i suoi grani macinati.

[Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.
Robert Flogaus-Faust [CC BY 4.0], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

SPONDA, detta anche ripa interna, tecnicamente costituisce la parte inclinata del fiume e si congiunge alla scarpata. Le sponde formano un tutt’uno con l’alveo, per il contenimento delle acque.

SQUARO, SQUERO, il luogo ove si riparano e si costruiscono le barche e i navigli.

STADÈRA, tipo di bilancia a cursore mobile, detta anche stadella, o staella da sacchi.

STAGNO, specchio d’acqua privo di scolo, sinonimo anche di palude.

STARA, (vedi) moza, moggia, moggio.

STATUTO, norma, disposizione legislativa. Gli statuti, del comune o della fraglia (vedi), costituiscono il corpus, l’insieme organico delle norme disciplinanti rispettivamente la vita politica e civile del comune, e l’organizzazione interna delle associazioni professionali.

STRAMÀZZO, Particolare tipo di chiusa, così chiamata dallo stramazzare che fa l’acqua cadendo dal ciglio della chiusa. Nel linguaggio idraulico toscano è sinonimo di pescaja, ed è così chiamata perché l’acqua radunata nel ciglio della chiusa ha un moto sì lento che sembra quasi stagnante come l’acqua di una peschiera o pescaja. Le bocche a stramazzo non hanno il contorno chiuso come quelle a battente, ma il lato superiore è lambito dall’atmosfera. L’idraulica moderna conosce diversi tipi di stramazzi. “Un portone ristoratore che li serve per stramazzo in tempo di piene”; “così tal molino ha superiormente –a monte– un portone che li serve per stramazo per smaltir le aque in tempo di piene”; “così ho ritrovato costrutto il suo stramazzo o’ livello in larghezza di piedi otto, e colla sua altezza a livello delle portelle stesse il tutto fatto di pietre cotte”; “il suo stramazzo allo stesso livello, qual stramazzo è principiato nel suo cortellado, ed imperfetto nela sua soglia, e parte inferiore” (S.E.A. Relazioni, b. 38, relazione di Giovanni Filippini, proto ai fiumi, dell’8 settembre 1741).

STRARIPAMENTO, riferito all’acqua che esce dalla rive, sinonimo di esondazione.

STROPÀRE, STROPÀTO, chiudere un foro, un buco, un fossato.

STROPÀRO, pianta di vimine, salice con rami lunghi e sottili usato per legare le viti, i pali e per intessere ceste e panieri.

Jan Kops [Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

STÙA, STÙE, sbarramento, protezione, in alcuni casi sinonimo di rosta, chiusa permanente o temporanea a forma di sbarramento, creata nei torrenti per ottenere piene artificiali in grado di trasportare il legname a valle (AGNOLETTI, pag. 26).

SUNÀR, SUNÀRE, radunare, riferito sia a persone, sia all’acqua. Da assonare, deformazione di ad sonum campane more solito congregato, espressione che spesso apre i verbali delle decisioni prese dalle comunità religiose e laiche delle corporazioni, convocate in capitolo al suono della campana, secondo le modalità prestabilite. In campagna sunare è la raccolta manuale del mais; sui Colli Euganei viene impiegato per indicare la raccolta dell’acqua: “li qual molini sono posti nel monte dove che non masina di continuo, anci bisogna sunar laqua cum artificio e gran spesa” (Estimo 1575, b. 16, num. 2621, polizza del 18 maggio 1569).

SUSTEGNETTO, sinonimo di stramazzo. “Quando s’andarà a farli la consignation et regulation della bocca per tuor fuora l’acqua della seriola, et del sustegnetto, o stramazzo, che sarà bisogno, et quell’altre cose che parerà”, relazione di Luca Zappati del 15 aprile 1564; “che alla boccha, over pocho dissotto dal sbocar della nova seriolla, serà bisogno farli un poco de sustegno che rialzi l’acqua, se non tanto quanto sara bisogno alla regula della boccha della seriolla”, relazione di Massimo dei Massimi, entrambe in B.I. Pr., b. 66, fasc. “Obizzi”.

SVECCIATURA, la liberazione del grano dalla veccia (pianta erbacea) e dai semi di altri cereali.

T

TAGIÓLA, cuscinetto in pietra, o anche in bronzo, su cui ruotava il perno, o aseggio (vedi), della ruota idraulica: “Item octo asiaria de arice cum octo tayollis de brondo” (BORTOLAMI 1988, p. 327, locazione del 9 ottobre 1324); “Una ruota esterna a sei raggi … coi due assi ed aseggi di ferro, l’esterno appoggiato sopra tagiola di masegna sostenuta d’aseggiaro” (Raccolta privata, stima dei mulini di Rovolon del 1834).

Tagiola in trachite impiegata come bronzina per l’inzignon.

Tagiola in trachite impiegata come bronzina per l’inzignon.

Foto: raccolta Claudio Grandis (p. 35).

TAGLIO, nei fiumi è sinonimo di raddrizzamento, spesso eseguito come estremo rimedio contro le corrosioni, ma è anche lo scavo di un nuovo alveo, che comunque mantiene inalterato lo sbocco: “claudere illam taiatam de novo factam” (BORTOLAMI 1988, p. 326, concessione d’acqua del 3 gennaio 1274).

TAMÌSO, crivello, setaccio per la pulizia dei grani o anche per la separazione della farina da impurità.

Gustave Courbet, Le vagliatrici di grano, 1854, olio su tela, 131 x 167 cm, Nantes, Musée des beaux-arts.

Gustave Courbet [Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

TERMINAZIONE, la deliberazione dei provveditori sulle istanze di conferma o nuova concessione d’acqua.

TERRAGNO, è il mulino costruito sulle sponde dei corsi d’acqua minori e, più in generale, il mulino fisso, su terra, che si contrappone al mulino natante (vedi) e galleggiante (vedi).

TERRAPIENO, terra sostenuta in alto da un muro o altro sostegno.

TÈZA, tettoia, riparo; di norma è il piano soprastante la stalla ove viene riposto il fieno; nei mulini è spesso il portico sotto il quale stazionano i carri per caricare e scaricare i sacchi di cereale e farina.

TITOLO, per titolo s’intende il documento scritto (rogito notarile, sentenza giudiziale, ricevuta d’acquisto, ecc.) capace di trasferire il dominio (proprietà, diritti) e attestare il possesso di diritti reali.

TOLPI, pali di legno impiegati per consolidare le rive, usati anche per l’appoggio delle fondazioni a ridosso dell’acqua.

TOMBAMENTO, il riempimento totale, a raso, di un fossato o di un avvallamento. “Et quandam tumbam, que vocatur Terra Publica, ubi fuit molendinum” (Nuovi documenti, p. 81, deposizioni testimoniali del 1177).

TOMBINAMENTO, la copertura di un fossato dopo la posa di una tubatura all’interno dell’alveo, in grado di mantenere e conservare le funzioni di convogliamento delle acque o dei liquami svolte in precedenza dall’alveo aperto.

TORRENTE, il corso d’acqua di montagna; grosso rivo che varia considerevolmente di portata e cresce improvvisamente e non ha acqua perenne.

TRAMÒZA, tramoggia, grande imbuto a sezione quadrata sospeso sopra le macine e sorretto da stanghe o dai pilastri del cassello: “Quatuor intermoce de peco” (BORTOLAMI 1988, p. 327, locazione del 9 ottobre 1324); “Due stanghe di legno appoggiate alle colonne del cassello portano la tramoggia fornita dell’occorrente”; “Evvi la tramoggia fornita dell’occorrente sopra traversi di legno regolarmente disposta”; “tramoggia pel grano con tutti li suoi attrezzi e stanghe nelle quali appoggia” (Raccolta privata, stima dei mulini di Rovolon del 1834).

TRASLATO, la registrazione del passaggio di proprietà nell’ufficio dell’Estimo.

TRATTO, riferito ad un fiume o canale è una parte del suo corso.

TRAVERSA, qualunque costruzione fatta da una sponda all’altra di un fiume per elevame il pelo dell’acqua.

TRAVERSÀGNI, argine (vedi).

TRONCO, come tratto, è una parte determinata in lunghezza di un fiume.

TRÒSO, TRÒZO, sentiero campestre, stretta stradicciola di passaggio per persone e animali.

TUNNEL, sinonimo di botte (vedi).

TURBÌNA, macchina motrice che trasforma l’energia idrica in energia meccanica. È formata, nelle sue parti essenziali, dalla girante, o organo mobile, sorta di sofisticata ruota idraulica, che assorbe energia dall’acqua e la trasforma in lavoro meccanico rotativo, dal distributore che è l’organo fisso in cui avviene la parziale o totale trasformazione dell’energia di pressione dell’acqua in energia cinetica, dagli organi di regolazione, adduzione e scarico dell’acqua (condotte, valvole, diffusori, ecc.).

V

VALLE, VALLI, i terreni inondati quasi permanentemente dalle acque; si distinguono in naturali e artificiali: i primi sono generati da vasti ristagni d’acqua privi di scarico, i secondi vengono creati per fare strame per le stalle e conserve per le risaie.

VALLONÌA, ghianda della quercia da cui si ricava il tannino necessario alla concia delle pelli. Data la durezza la ghianda veniva macinata con mole simili a quelle dei mulini. È per questa ragione che non di rado si trovano presenti a Pontemolino di Padova mulini per macinar valonia. Il nome deriva dal luogo di provenienza, Valona in Albania.

VALSÈNTE, somma di denaro dovuta dal mugnaio al momento della scadenza del contratto, qualora il valore del mulino risultasse inferiore a quello riconosciuto al momento d’inizio del contratto d’affitto. Il rapporto era comunemente regolato tra mugnai e mugnai e non tra mugnai e proprietari, così da garantire a questi ultimi l’immutato valore commerciale del bene dato in locazione. Non mancano tuttavia eccezioni a questa norma, in particolare quando il valore dell’impianto è particolarmente elevato e le spese di manutenzione cospicue.

VAMPADÙRA, bampadura (vedi).

VASCA, gorgo (vedi).

VASO, invaso, luogo ove l’acqua sosta prima di oltrepassare un manufatto idraulico; è sinonimo di gorgo, gora, ed è comunque sempre ubicato a monte e non a valle del manufatto idraulico. Anche bacino di una conca di navigazione.

VÉCCIA, pianta erbacea delle Papiglionacee, largamente diffusa nel Padovano e impiegata nella macinazione.

Amédée Masclef [Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.
Stefan.lefnaer [CC BY-SA 4.0], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.

VENA, sinonimo di filagna (vedi).

VÉRA, solido anello in ferro posto attorno alle estremità dell’albero, o melo, del mulino, per irrobustirle.

VERDÀCCIA, qualità di macina, così chiamata dal colore verde della pietra da cui veniva estratta, proveniente dal Bresciano e impiegata come dormiente.

VERNÌNO, invernale, riferito al grano che si semina in inverno o nell’autunno inoltrato; anche di frutto che si conserva a maturare nell’inverno.

VICARÌA, àmbito amministrativo comprendente numerosi villaggi e facente capo ad una precisa località che dava anche il nome alla vicaria stessa. Nell’antica suddivisione del territorio padovano le vicarie erano sei: Anguillara, Arquà, Conselve, Mirano, Oriago e Teolo. I Colli Euganei ricadevano per un quarto circa, in particolare la zona settentrionale, nella vicaria di Teolo mentre la restante area era soggetta ad Arquà.

VISSINÀLE, asse orizzontale in legno, con duplice significato: nel caso dei ponti in legno identifica la trave che unisce i pali piantati nell’alveo del fiume: “mantenerli con legnami d’arice di buona qualità, e grossezza sufficiente, cioè tavole di onzia d’arice per la fodra, e ponti d’arice grossi onzie due per le carriere, tutti li cordoni, e bene inchiodati alle carrigiate; tutti li correnti, o visinali di rovere grossi, e spessi, che possino sostenere qual si sia sorte di peso” (Savio cassier, b. 442, fasc. 1-A, relazione del 10 giugno 1729 di Alvise Giacon); nel caso dei mulini galleggianti e natanti il vissinale è la robusta trave che tiene saldamente uniti tra loro gli scafi (sandoni) galleggianti: “Vissinali osia correnti quali sostiene la coperta di tavolloni” (A.S.P. Foro Civile, b. 214, c. 49r); “mediante due travi dette vissinali, pur di larice, della lunghezza di metri 12,50, vengono li pontoni uniti fra loro, e tenuti in sistema di modo che resta per la ruota un’apertura di metri 4.30, fra il pontone più piccolo alla sinistra, e li due alla destra”. Il termine è comunque più antico: “item viginti vissinalia et catene de traversso molendina” (BORTOLAMI 1988, p. 327, locazione del 9 ottobre 1324); “item cum quatuor pallis cum duobus vixinalibus” (Ibidem, p. 328, locazione del 19 luglio 1329); “item avè mastro Iacomo de fante per meter uno pezo de vixinale postizo” (A.S.P. S. Stefano, b. 51, mazzo 261, nota spese del 25 febbraio 1546).

VOLATIVA, la farina dispersa nell’aria durante la macinazione, ma più in generale la farina centrifugata dalla rotazione delle macine e raccolta nel mezale per mezzo di protezioni sovrapposte alle macine: “Vi sono tre stanghe sufficienti pel solaio delle volative”; “anteriormente e sopra lattole di legno vi ha il solaio delle volative in sufficiente stato” (Raccolta privata, stima del mulino di Rovolon del 1834).

VOLAX, vocabolo impiegato dai periti ottocenteschi per indicare le ruote idrauliche, sinonimo di volano: “Le acque del secondo scolo, cioè Rio Calcina, servono per andamento di 4 volax di molini, usandone nei soli momenti che si trova gonfio di piovereccie” (Censo provvisorio. Atti, b. 36 num. 6, cap. XVII delle Nozioni generali territoriali).

VOLPÀRA, VOLPÀRE, VOLPARÓN, sistema di consolidamento realizzato con fasci intrecciate della lunghezza di circa un metro e dell’altezza di mezzo metro, ripiene di zolle di terra, fasciate con paglia, fieno o altre materie simili, posto a rinforzo delle rive o delle sedi stradali correnti ai lati instabili dei corsi d’acqua. È anche sinonimo generalmente di zolle di terra cretosa legate con paglia o fieno o altro che si usano per riempiere i ripari o i pennelli (vedi).

VÒRTICE, movimento dell’acqua in giro, che le fa prendere, di norma, la forma di cono.

Z

ZALO, giallo, il colore del granturco. La farina di mais si distingueva spesso proprio dal colore, in contrapposizione al bianco, sia del mais che del frumento.

ZÓCA, SÓCA, piede degli alberi ove sono attaccate le radici.

Note sulle unità di misura padovane

Antiche unità di misura padovane. Esterno del Palazzo della Ragione, Padova.

Antiche unità di misura padovane incise su una parete esterna del Palazzo della Ragione nel 1277: il “cópo” per calcolare la quantità di farina, lo “staro” per le granaglie, il “quarèlo” per valutare le dimensioni del mattone, il “brazzo” o “brazzolaro” per misurare le stoffe. Le unità di misura servivano a tutelare il compratore da possibili errori o imbrogli.
Fabrizio Pivari [CC BY-SA 3.0], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche.
Misure di lunghezza:
Piede da fabbrica e da terra = metri 0,357 e si divide in 12 oncie
Piede veneziano (veneto) = metri 0,347
Sei piedi fanno una pertica = metri 2,144
36 pertiche fanno una tavola = metri quadrati 4,598
Misure di superficie:
Campo padovano = metri quadrati 3.862,5726
e si divide in Quattro quartieri = metri quadrati 965,642 ciascuno
Un quartiere è formato da 210 tavole
e una tavola è = metri quadrati 4,598
Misure di capacità per gli aridi:
Moggio (moza) = litri 347,8 e si divide in 12 staia
Staia (stara, staro) = litri 28,98 e si divide in 4 quarte
Quarta (quartarolo) = litri 7,246 e si divide in 4 coppi
Coppo = litri 1,811 e si divide in 3 scodelle
Quattro staia fanno un sacco = litri 115,93
Misure di capacità per i liquidi:
Mastello = litri 71,28 e si divide in 72 bozze
Bozza = litri 0,989 e si divide in 4 gotti
Gotto = litri 0,247
Nove bozze fanno un secchio = litri 8,909
La legna si misura a passo cubo, cioè lungo, largo e alto 4 piedi, ed equivale a mc. 2,9216.
Con l’entrata in vigore delle unità di misura napoleoniche (1803) la pertica censuaria è pari a 1.000 mq; l’ettaro a 10.000 mq. e il centesimo censuario a 10 mq.
Nell’ambito della monetazione veneziana va ricordato che 1 ducato è pari a 24 grossi; 1 grosso a 32 piccoli; 1 lira a 20 soldi e 1 soldo a 12 denari. Il ducato, considerato moneta di conto, mutato nel corso del tempo tra il 1562 e l’inzio del ‘700, è rimasto invariato quale unità ideale, ufficialmente pari a 6 lire e 4 soldi (cioè 124 soldi).

BIBLIOGRAFIA relativa al glossario

M. AGNOLETTI, Segherie e foreste del Trentino. Dal Medioevo ai giorni nostri, S. Michele all’Adige 1998.
S. BORTOLAMI, Acque, mulini e folloni nella formazione del paesaggio urbano medievale (secoli XI-XIV): l’esempio di Padova, in Paesaggi urbani dell’Italia padana nei secoli VIII-XIV, premessa di R. COMBA, Bologna 1988.
Boschi, Archivio di Stato di Venezia, Boschi della Serenissima utilizzo e tutela, catalogo della mostra documentaria (25 luglio-4 ottobre 1987).
Colli Euganei, Ricordi sui Colli Euganei, illustrazione storico e artistiche con appendice di notizie statistiche, geologiche, igieniche, ecc., Padova 1842.
G.F. CRISTIANI, Della inalveazione e del regolamento del fiume Brenta, Milano 1795.
C.D.P. I Codice diplomatico padovano dal secolo sesto a tutto l’undecimo, a cura di A. GLORIA, Venezia 1877.
C. FERRARI, L’ufficio della sanità di Padova nella prima metà del secolo XVII, Venezia 1909.
G. FLORIO, Manuale pratico per gl’ingegneri civili incaricati di delle perizie giudiziarie per la determinazione delle quote fisse nei molini forniti del contatore meccanico, Napoli 1871.
A.GLORIA, Statuti del comune di Padova dal secolo XII all’anno 1285, a cura di A. GLORIA, Padova 1873.
S. MANDRUZZATO, Dei bagni di Abano, parte I^, Padova 1789.
R. MARTINELLO, Il mulino di Villa Bozza. Seicento anni di attività da Bembo ad Agugiaro, Curtarolo 1999.
F. MARZOLO, L’idrotecnica negli Euganei, in Il problema idrico dei Colli Euganei, “Atti e memorie della R.A. di SS.LL.AA.” a. 1934-35, vol. LI.
F. MARZOLO, Costruzioni idrauliche, Padova 1963 (rist. 1989).
A. MAZZA, Dei diritti sulle acque, Roma 1913.
U. MOZZI, L’antico veneto Magistrato ai beni inculti, Roma 1921.
Nuovi documenti, Nuovi documenti padovani dei sec. XI-XII, a cura di P. SAMBIN, Venezia (Deputazione di Storia Patria per le Venezie) 1955.
P. SAMBIN, Statuti padovani inediti. I. Concessione d’acqua al monastero di S. Maria in Vanzo (1220), “Memorie dell’Accademia Patavina di SS.LL.AA. – Classe Sc. Morali, Lettere ed Arti”, vol. LXX (1957-58).
A. SAMBO, Per una storia del mulino, in Il Marzenego. “Vivere il fiume e il suo territorio”. Venezia 1985.
D. TURAZZA, Delle pescaie e dei fiumi che corrono in ghiaia, Padova 1852.
M. ZACCHIGNA, Sistemi d’acqua e mulini in Friuli fra i secoli XIV e XV. Contributo alla storia dell’economia friulana nel bassorilievo, Venezia (Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Memorie vol. LXIII) 1996.

Fonti inedite relative al glossario

A.N. Archivio di Stato – Padova, Archivio Notarile.
A.S.P. Acque Archivio di Stato – Padova, Acque.
A.S.P. Cappuccine Archivio di Stato – Padova, Corporazioni religiose soppresse – monasteri del territorio, Cappuccine di Cittadella.
A.S.P. Corona Archivio di Stato – Padova, Archivio Corona.
A.S.P. Dipartimento Brenta.
A.S.P. Finanza Archivio di Stato – Padova, Intendenza provinciale di Finanza. Serie II^.
A.S.P. Monteortone Archivio di Stato – Padova, Corporazioni religiose soppresse – monasteri del territorio, S. Maria di Monteortone.
A.S.P. Orsato Archivio di Stato – Padova, Archivio Orsato.
A.S.P. Praglia Archivio di Stato – Padova, Corporazioni religiose soppresse – monasteri del territorio, S. Maria di Praglia.
A.S.P. San Daniele Archivio di Stato – Padova, Corporazioni religiose soppresse – monasteri del territorio, S. Daniele in Monte.
A.S.P. San Pietro.
A.S.P. Santo Stefano.
B.I. Pr. Archivio di Stato – Venezia. Provveditori sopra Beni Inculti. Processi.
Provveditori all’Adige.
Censo provvisorio. Atti Archivio di Stato – Venezia, Censo provvisorio (c.d. Catasto austriaco). Atti preparatori.
Estimo 1575 Archivio di Stato – Padova, Estimo del 1575.
Foro civile Archivio di Stato – Padova, Foro civile.
Giudici Archivio di Stato – Venezia, Giudici di Petizion. Inventari.
Prefettura Archivio di Stato – Padova, Prefettura del dipartimento della Brenta.
S.E.A. Archivio di Stato – Padova, Savi ed Esecutori alle Acque.
S. Pietro Montagnon.

I mulini ad acqua dei Colli Euganei, copertina.

Claudio Grandis, I mulini ad acqua dei Colli Euganei, Este, Parco Regionale dei Colli Euganei, 2001 – Glossario e nota sulle unità di misura padovane (pagine 171-215 e 232).

Rispetto al testo originale, per una più sicura pronuncia sono stati accentati i termini dialettali e quelli di uso poco frequente.
Testi e siti di consultazione:
Giuseppe Boerio, Dizionario del dialetto veneziano, coi tipi di Andrea Santini e figlio, Venezia, 1829 (vedi)
Walter Basso, Dizionario da scarsèa veneto-italiano, editoriale Programma, Treviso, 2016
Traduttore veneto de “el Galepin”
Vocabolario Treccani
Dizionario Italiano
Alcune immagini sono ricavate da altre pagine della pubblicazione, le rimanenti sono a cura di BATTAGLIATERMESTORIA.