L’origine del voto a Santa Marta

Alla pagina 183 de Le forze d’Eolo viene descritto il percorso dello straordinario evento atmosferico:

[…] notate di grazia, come la linea, che egli ha segnato da Terrazzo fino al Dolo, passando per la Battaglia, ed altri luoghi sferzati dal Turbine, non è per l’affatto retta sù questa Carta del Magini (se però le misure Geografiche non c’ingannassero) mà sembra piegar qualche poco principalmente sù quest’angolo de monti Euganei, ove è situata Villa di Valle, […]

Carta del Territorio padovano disegnata da Giovanni Antonio Magini.

La carta appartiene all’Atlante geografico d’Italia, realizzato da Giovanni Antonio Magini e stampato postumo a cura del figlio Fabio nel 1620. Rappresenta il Territorio padovano del tempo ed è dedicata al Vescovo di Padova.

Foto: Luciano Donato.

L’intervista ad un giovane contadino di Battaglia

L’autore ha intervistato un giovane contadino di Battaglia, che gli ha descritto l’evento (p. 193):

[…] io hò parlato pochi giorni sono con un Contadinello della Battaglia d’età di anni 16 circa, che si trovò il giorno del Turbine d’avanti la Casa del Molino da Carta del Sig. Domenico Sordina, e fù dal Vento portato in un subito, senza quasi toccar terra, verso la Porta di detta Casa, che era chiusa, nella quale senza dubbio sarebbesi infranto, se tutto nello stesso momento non havesse il Vento spezzata anche la Porta, e trascinato con le Tavole della medema Porta anche il Garzone dentro à quelle stanze terrene, dov’egli si trovò, non sà ben dir come, rintanato, e mal trattato di percosse sotto il letto della seconda Camera, i mobili della quale erano tutti messi sottosopra, e n’erano usciti nella parte di dietro della casa buona parte per quegli usci, e finestre, da una delle quali fù anche portato fuori uno di quei Lavoranti, e rapito per aria alla distanza di un tiro di sasso, ove restò così mal concio, e pieno di lividure, che ancora giace in letto, in forse di sua salute, anzi di tant’altre Persone, che sono state via portate dal Vento, particolarmente in Terrazzo, Urbana, Valle, & altre Ville di questi Contadi, molte sono restate morte, ò malamente percosse, per haver urtato in arbori, muri, ò cose simili […]

Giambattista Galliccioli, nel suo libro Delle memorie venete antiche profane ed ecclesiastiche, indica per il terribile evento una maggiore ampiezza:

Adì 29 Luglio poi, a ore 22, fu grandissimo turbine nella Terraferma, il quale spiantò molti palazzi, case, arbori e ville intiere, e scorse dal Friuli sino a Brescia, con gran rovina, e morte di animali.

A differenza di Montanari, Galliccioli non registra le perdite umane.

Indulgenza plenaria ad septennium nel giorno di Santa Marta

Si presume che la memoria del voto sia cominciata sin dall’anno successivo a questo tremendo evento; a riprova di ciò, vediamo che, a partire dall’anno 1687, spesso le fanciulle nate nel giorno di Santa Marta, o nei giorni prossimi alla ricorrenza, venivano chiamate con il nome della Santa.
Il 3 agosto 1687 nel libro dei battesimi troviamo questa annotazione: «Marta figlia di mistro Giovanni Tasso e di Madonna Corona sua legittima moglie è stata battezzata».
Anche le visite pastorali ci rammentano la particolare rilevanza data alla memoria della Santa. Nella visita del 1699 12 troviamo: «indulgenza plenaria ad septennium 13 nel giorno di Santa Marta».
In quella del 1747 14 troviamo il riferimento a «l’altare sotto l’indicazione di Santa Marta». Nelle successive visite pastorali del 1762 15 e del 1781 16 viene indicato «l’oratorio sotto il titolo di Santa Marta di diritto del N.H. veneziano Pasta» 17.

Le donazioni coprivano le numerose spese

La solennità della festa è testimoniata anche dalle numerose spese che venivano effettuate, sempre ben superiori alle somme occorrenti per l’altra solennità che si festeggiava in quei giorni, quella di S. Anna, e a quelle della festività di S. Antonio del mese precedente. Per raccogliere fondi venivano poste in paese delle ”caselle” (contenitori) in cui i fedeli versavano il proprio obolo.
Nel libro di fabbriceria del 1823 per il mese di luglio troviamo la seguente annotazione: «offerta della duchessa di Modena 83.43.» 18 Duchessa di Modena e Reggio era allora Maria Beatrice di Savoia 19, che morirà il 15 settembre 1840 nel castello del Catajo. Il monumentale edificio di Battaglia era la residenza estiva dei sovrani del Ducato di Modena.

Ritratto di Maria Beatrice di Savoia, duchessa di Modena.

Maria Beatrice di Savoia, duchessa di Modena. Ritratto eseguito da Adeodato Malatesta.

Adeodato Malatesta [Public domain], via Wikimedia Commons

Nel libro di fabbriceria del 1846, a p. 17 troviamo: «offerta della nobile contessa Maria Winphen 20 austriache lire 62.53 21».
Nel 1851 le offerte per Ufficiatura di S Marta ammontano a «nete dai questuanti 53.43 22». La festività era quindi occasione di donazioni per quei tempi significative.

La solennità di Santa Marta

Nei registri consultati questa data ha sempre un significato molto importante, ed è documentata la continuità della festa per ogni anno.
Solo nel 1859 la festività viene sospesa. A p. 17 del Libro di fabbriceria leggiamo:

In questo anno non fu fatta la solennità ne fonzione di Santa Marta, per il continuo passaggio e fermative di militari austriaci con loro artiglieria avendo li medesimi la guerra col Piemonte, e la Francia e per bon riguardo non fu fata la fonzione e processione per non entrare in qualche dispiacere.

Proprio in quell’anno, infatti, dal 27 aprile al 12 luglio venne combattuta la seconda guerra d’indipendenza, che vide l’Austria opposta alla Francia e al Regno di Sardegna. L’Austria venne sconfitta e l’armistizio di Villafranca sancì il passaggio della Lombardia alla Francia, che la cedette al Regno di Sardegna.

La penisola italiana nel 1860.

Carta storica della situazione politica della Penisola prima del 1859.

By Gigillo83 (Image:Italy 1494 shepherd.jpg) [GFDL or CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons con modifiche.

E’ assai sintomatico che i due anni in cui il libri di fabbriceria parlano di più della festa di Santa Marta siano anni di guerra.
E’ quindi evidente il bisogno di protezione e la fiducia riposta in Santa Marta. Che i tempi fossero turbolenti lo comprendiamo anche dal ritrovamento delle polizze di pagamento a favore delle guardie che effettuavano dal campanile la sorveglianza del territorio.

Lo svolgimento della cerimonia

La cerimonia era costituita da una processione solenne, che si concludeva in chiesa, ove era officiata una messa cantata.
Durante la processione il paese veniva oscurato: solo la chiesa era illuminata, ed addobbata con frasche che provenivano dalla tenuta del Catajo. Veniva eseguito un concerto di campane, chiamato “campanon” ed alla fine della cerimonia venivano esplosi colpi di fucile, mortaretti e fuochi artificiali.

Battaglia, 1906: processione nella solennità di Santa Marta.

Processione in onore di Santa Marta. La foto è stata scattata nei primi anni del ‘900. A sinistra, il Municipio. Il ponte di ferro consente di passare da una sponda all’altra del canale navigabile. La processione non si svolge più di sera, ma con la luce.

Dopo la cerimonia erano distribuite a pagamento delle immagini di S. Marta.
Il perché di tali consuetudini è facilmente intuibile: nelle avversità della vita solo la Chiesa rimane un punto fermo cui rivolgersi. Quanto poi agli spari ed al concerto della campane, è risaputo che le onde sonore hanno l’effetto di rompere il fronte temporalesco.

Luciano Donato

12) Nel 1699 la diocesi di Padova era affidata al cardinale Giorgio Corner (Venezia, 1º agosto 1658 – Padova, 10 agosto 1722), che apparteneva ad una delle più importanti famiglie della Repubblica di Venezia.
13) Indulgenza plenaria ad septennium. La festa era importante, tanto da concedere al fedele, accostatosi al Sacramento della Riconciliazione con sincero pentimento, l’indulgenza plenaria, cioè la remissione di tutte le pene del purgatorio.
14) Nel 1747 il pastore della diocesi di Padova era il cardinale Carlo della Torre Rezzonico (Venezia, 7 marzo 1693 – Roma, 2 febbraio 1769), che il 6 luglio 1758 diverrà papa con il nome di Clemente XIII.
15) Nel 1762 vescovo di Padova era il cardinale Sante Veronese (Venezia, 4 marzo 1684 – Padova, 1º febbraio 1767). E’ sepolto nel Duomo di Padova, nella cappella dedicata a San Gregorio Barbarigo.
16) Nel 1781 la chiesa di Padova era guidata dal vescovo benedettino Nicolò Antonio Giustinian (Venezia, 21 giugno 1712 – Padova, 24 novembre 1796). Promosse la costruzione del nuovo ospedale di Padova.
17) N.H. sta per Nobilis Homo. L’appellativo di Nobil Homo (nobiluomo) designava chi apparteneva al patriziato della Repubblica di Venezia ed era quindi un possibile successore del Doge. La famiglia Pasta entrò a far parte del patriziato nel 1669.
18) Sin dal 1823 nel Regno Lombardo-Veneto vigeva la Svanzica, moneta in argento indicata come lira austriaca, pari a 87 centesimi di lira italiana. Il Decreto 17 luglio 1861, n. 123, porta il valore della vecchia lira austriaca a 0.83 lire italiane. Semplificando, e senza avere la pretesa di avere la massima precisione: le 83.43 indicate nel 1843 erano lire austriache che nel 1861 avevano il valore di 69.25 lire italiane. La rivalutazione monetaria a partire dal 1861 ci permette di stabilire che le offerte del 1843 sono pari a 332.65 euro dell’aprile 2016.
Quest’ultimo calcolo, come i due seguenti, è stato effettuato attraverso l’utility Rivalutazione Monetaria Storica del sito avvocatoandreani.it, consultato il 17/5/2016.
19) Maria Beatrice Vittoria Giuseppina di Savoia (Torino, 6 dicembre 1792 – Battaglia, Castello del Catajo, 1840) era la primogenita di re Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d’Asburgo-Este. Il 20 giugno 1812 sposò, dopo aver ricevuto una dispensa papale, lo zio materno arciduca Francesco d’Asburgo-Este, che il 14 giugno 1814 divenne duca di Modena, Reggio e Mirandola.
20) Nel libro I Colli Euganei. Illustrazioni storico-artistiche, scritto da diversi autori, a proposito dei bagni di S. Elena, in una nota a p. 156 Guglielmo Stefani ci parla della baronessa Maria Winphen: «Il palagio, e le adiacenti fabriche passarono quindi nelle mani dell’operoso cittadino sig. A. Meneghini che recò vantaggi grandissimi alla fertilità delle circostanti campagne ed all’amenità del sito. Ora sono possedute, dalla cont. Maria de Wimpfen nata Baronessa d’Esckeles, la cui agiata condizione ed il vivo amore per le arti belle ci sono garanti di non lievi miglioramenti così negli stabilimenti termali, come nella casa magnatizia, molti dei quali sono già in lavoro, molti in progetto e di non lontana esecuzione.»
Nicolò Tommaseo et al., I Colli Euganei. Illustrazioni storico-artistiche, Padova, Tip. Crescini, 1846.
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21) Nel 1846 viene mantenuto il rapporto tra lira austriaca e lira italiana di 1=0.87. Nel 1861 il ragguaglio portò il valore a 0.83, per cui 62.53 lire austriache erano pari a 51.90 lire italiane. Questa somma, rivalutata ad aprile 2016, diventa € 249,30.
22) Anche nel 1851 una lira austriaca aveva il valore di 0,87 lire italiane, portate a 0,83 nel 1861. 53.43 lire austriache del 1851 equivalgono quindi a 44,35 lire italiane del 1861 che, rivalutate, diventano € 213,04.