Testi introduttivi
Intervista ad Armando Burattin
Amadeus, Maestri eccellenti
Ricordi di amici ed allievi
“La musica è il profumo dell’universo, e a trattarla come vuolsi, è
duopo all’artista immedesimarsi coll’amore, colla fede, collo studio delle
armonie che nuotano sulla terra e ne’ cieli, col pensiero dell’universo.
S’accostino (i giovani artisti) all’opere dei grandi in musica, dei
grandi, non d’un paese, d’una scuola, o d’un tempo, ma di tutti i paesi, di
tutte le scuole, e di tutti i tempi.”
G. Mazzini – Filosofia della musica
E.N. – Scritti – Editi ed inediti – VII, 5
* * * *
Successivamente, accompagnato del vice-Presidente Dino Grossi e dal Segretario Giuseppe Bonafè, in un incontro con il Sindaco abbiamo confermato il nostro convinto sostegno e quello dell’Associazione da me presieduta. Il comune intento è stato quello di ricordare il percorso artistico del nostro illustre Concittadino a quanti hanno conosciuto il Maestro Armando Burattin, ed in particolare farlo conoscere ai giovani studenti delle locali classi elementari e medie.
A tale finalità si aggiunge il mio personale desiderio di esprimere pubblicamente l’affettuoso ricordo del Maestro Armando che è stato mio insegnate di musica, negli anni della mia infanzia, portandomi fino a comporre i primi accordi sullo strumento, il violino, che Egli mi aveva procurato.
Le tristi vicende che ci hanno coinvolti nei primi anni ‘40 del secolo scorso (la chiamata alle armi del Maestro, i bombardamenti su Battaglia, lo sfollamento) hanno interrotto il nostro rapporto; penso però che l’amore che ho sempre nutrito per la musica — ricordo che da ragazzo, con mio padre, ascoltavo i concerti Martini e Rossi del lunedì sera alla radio — possa farsi risalire a quell’insegnamento.
Dopo molto tempo, in occasione di alcuni ritorni a Battaglia del Maestro ci siamo ritrovati e da allora, ricordando quegli anni lontani, è sorta la nostra amicizia.
Il ricordo affettuoso della nipote, la nota di Lucia Boaretto, le testimonianze e i documenti raccolti con la decisiva affettuosa cura della nipote e di seguito pubblicati, ritengo esprimano in maniera compiuta la figura e la carriera artistica del nostro illustre concittadino, che con notevoli sacrifici personali e della famiglia negli anni difficili della sua giovinezza ha affrontato e compiuto gli studi al Conservatorio “Pollini” di Padova, dove si recava quotidianamente in bicicletta. Dopo il diploma ha iniziato la carriera artistica, dapprima facendo parte dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, e poi in quella del Teatro alla Scala di Milano, nella quale ha suonato fino alla pensione come prima viola sotto la Direzione dei più famosi Direttori, da Toscanini a Giulini, Abbado, Muti, Kleiber ed altri. Ma Egli ha sempre avuto nel cuore il paese natale, dove ritornava spesso con piacere per incontrare parenti ed amici e dove ha voluto essere sepolto.
* * * *
Era nato a Battaglia il 23-12-1920 e qui volle tornare il 9-11-2018 per riposare accanto ai suoi genitori, a suo fratello, ai suoi paesani, ai suoi tanti amici.
Qui in paese aveva trascorso la sua gioventù, dimostrando presto la sua passione per la musica; gli piaceva il violino, il suo suono e la sua forma con quelle due ESSE che secondo lui volevano dire “studiare… sempre”, infatti studiava anche 8 ore ogni giorno. A 13 anni finalmente riuscì a convincere la mamma ad iscriverlo al Conservatorio POLLINI di Padova: il papà non era molto d’accordo su questa scelta, non per cattiveria, ma pensando che questa passione fosse momentanea e che la professione di musicista non avrebbe garantito a suo figlio un futuro valido. Erano anni diversi.
Con perseveranza, con tanti sacrifici, anche fisici, ma sempre con entusiasmo, continuò a frequentare il conservatorio, (di cui è ancora un orgoglio) quale allievo del M/o Pasello, andando a Padova in bicicletta anche 2 volte al giorno.
A 23 anni si diplomò in violino e dopo poco anche in viola.
Nel 1945 superò il concorso come viola alla “FENICE” di Venezia dove poi suonò per tre anni, fino a quando vinse un altro concorso al “Teatro alla Scala” di Milano. Qui iniziò la sua lunga attività per 50 anni; per la maggior parte di questi anni passati in qualità di “prima viola”.
Ebbe il privilegio di suonare con tutti i maggiori direttori d’orchestra del 1900, primo fra tutti il grande Toscanini. La sua frenetica attività lo ha portato in tutto il mondo e l’ha fatto conoscere e stimare, anche come solista e insegnante, tanto da essere annoverato tra i “maestri eccellenti”.
Ha fatto parte del complesso “I solisti della Scala” del Quartetto della Scala, dell’Orchestra Filarmonica della Scala e dei Cameristi della Scala. Ha tenuto corsi di perfezionamento; è stato chiamato a partecipare alle varie Commissioni di selezione nei vari teatri e conservatori d’Italia e all’estero.
La sua storia artistica con tanti riconoscimenti, le sue esperienze con tantissimi direttori d’orchestra ed altrettanti cantanti operistici, considerata la sua incredibile memoria, formerebbero un libro intero. Eppure è rimasto fino alla fine un’anima semplice, sensibile, buona: e per questo tutti i suoi allievi che ora sono in giro per l’Europa e per il mondo lo amano ancora molto. È considerato anche nei social una figura leggendaria. Dopo aver insegnato all’Accademia civica di Milano e Cesano, nel 2004 è stato chiamato ad insegnare viola agli allievi del “Corso di perfezionamento per professori d’orchestra della Scala” di Milano con il Maestro Muti.
Marisa Burattin
* * * *
Davanti a me, in prima fila accanto alle Autorità, il maestro Armando Burattin, uno sguardo dolce e un sorriso rassicurante. Elegante nell’aspetto e nei modi seguiva compiaciuto l’esibizione di tanti giovani talenti.
In programma, alla fine del concerto, il conferimento della Cittadinanza Onoraria da parte dell’Amministrazione Comunale al Maestro, che, dopo, avrebbe eseguito alcuni brani musicali con l’arpista Elisabetta Marino.
Battaglia Terme, chiesa nuova. Concerto con l’arpista Elisabetta Marino.
L’avevo ascoltato altre volte quando, pur nella frenetica attività che lo portava ovunque, trovava il tempo per ritornare al paese dove era nato e dove aveva trascorso la sua gioventù.
Anche allora, ascoltando il suono melodioso del suo violino, attratta dalla sua straordinaria bravura, il mio pensiero andava al protagonista di una romantica storia d’amore: Orfeo e la magia della musica che riesce ad ottenere l’impossibile.
In quel pomeriggio del dicembre 1997 ebbi l’occasione di rivivere emozioni mai sopite e l’onore di leggere la motivazione del conferimento della Cittadinanza Onoraria.
Lucia Boaretto
* * * *
* * * *
intervista al violinista scaligero Armando Burattin
di Gloria Chiappani Rodichevski
9 settembre 2004
Il M° Armando Burattin, nato all’antivigilia natalizia del 1920, ha accettato di rilasciarmi un’intervista, incentrata su alcuni fra i suoi numerosi ricordi, con l’entusiasmo e la vitalità che lo caratterizzano. Peculiarità, queste, che hanno reso affascinante e – per vero – un poco difficile la conduzione dell’intervista: il Maestro è stato infatti così generoso di particolari d’ogni tipo, che ho necessariamente dovuto operare una sintesi.
Attualmente collaboro con Riccardo Muti tenendo corsi di perfezionamento all’Accademia della Filarmonica della Scala e proprio qualche giorno fa sono stato in commissione del concorso per viole di fila.
Tra i grandi direttori vorrei citare Arturo Toscanini. Fu nel 1898 che cominciò a collaborare con la Scala. Dopo dieci anni fu chiamato al Metropolitan. Rientrò in Italia nel 1915 e riorganizzò l’orchestra scaligera al termine della guerra. Alla fine degli anni Venti divenne direttore stabile della Filamonica di New York (direttore stabile della Scala, invece, era a quel tempo Victor De Sabata). Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, Toscanini venne presso il grande teatro milanese per il concerto d’inaugurazione.
Dicevo che, alla morte di Toscanini (il quale, anche se era anziano, faceva progetti per due-tre anni a venire), fu De Sabata che ci diresse, quando suonammo la Marcia Funebre dalla Terza Sinfonia di Beethoven: la bara del Maestro era sotto il portico del teatro. È una cosa indimenticabile.
Ho suonato con De Sabata, dunque, con lo stesso Toscanini, e poi – tra gli altri – con Karajan, Walter, Furtwängler, Bernstein, Guarnieri, Abbado, Muti, Mitropoulos. Quest’ultimo morì sul podio della Scala mentre dirigeva la prova di una sinfonia di Malher. Cadendo ruppe l’archetto ad un violinista.
Adesso vorrei raccontarLe un piccolo aneddoto che mi rende caro Toscanini.
Desideravo avere una sua foto con dedica. Gli chiesi “Maestro, mi può dare una sua fotografia?” Egli si rivolse alla figlia Wally, che in quel momento era con lui, per domandarle “Abbiamo a casa una foto da dare al professore?” Ella rispose: “Sì, quella di cui abbiamo fatto le cartoline”. Ma io ne volevo un’altra che avevo visto e che mi piaceva molto: quella dove Toscanini stava con la bacchetta appoggiata alle labbra. Con un po’ di sfrontatezza glielo dissi. Il direttore mi promise la foto ed infatti me la spedì dall’America con la dedica: “Ad Armando Burattin la simpatia di Arturo Toscanini”. Fu una gioia quando la ricevetti, come può ben immaginare.
Ricordo anche di averLe raccontato di quando Accardo, ad Edinburgo, mi consegnò lo Stradivari di Paganini, con il magnifico capotasto in avorio: quel violino sembrava uscito dalle mani di Paganini stesso un momento prima! Mi emozionai profondamente.
Tra le esperienze maturate in campo non musicale citerò la guerra cui ho partecipato come infermiere. Ci ho sempre tenuto, sa, ad imparare il più possibile dai medici e mi ritengo fortunato che essi mi abbiano accontentato: mi dicevano che mi davano volentieri spiegazioni che chiedevo, perché mi definivano “uno che ha le orecchie aperte”.
Stern è un grande: è per questo che ci ho tenuto a regalarLe una cassetta con le sue interpretazioni.
La Callas, quando la conobbi, era venuta dall’America e cantava all’Arena diretta da Serafin. Non era ancora celebre in Italia. La Tebaldi, invece, lo era già (di lei Toscanini parlò come di una “voce d’angelo”).
La Callas venne alla Scala per cantare nell’Aida causa una sostituzione. In tale occasione si fece conoscere in Italia e da lì la sua carriera si consolidò.
Ricordo, a Vienna, una Lucia di Lammermoor con la Callas e Di Stefano. Era Karajan a dirigerci. Fu un successo enorme.
Non voglio aprire il capitolo del rapporto tra quelle due prime donne. Desidererei invece concludere questo incontro con Lei, Maestro, chiedendoLe di condividere con me e con i lettori dell’intervista un ultimo ricordo che Le è particolarmente caro.
Erano le ventitré.
Cercando di fermare i ricordi, il tempo trascorre e fra non molto il Maestro deve prendere il treno. La stazione non è distante, ma gli propongo di accompagnarlo in automobile. Da ottimo camminatore quale è, mi propone a sua volta di accompagnarlo pure, ma a piedi.
Nei pressi della ferrovia ci accomodiamo in un bar a consumare una bibita e a continuare – in attesa del treno – , lui il suo snodare i ricordi e io il mio ascoltare, pensa in un mondo così fitto di personaggi e di situazioni, da durare fatica e staccamento.
Un personaggio tuttora attivissimo, il M° Burattin, che ha vissuto intensamente i suoi molti anni. Rimpiango di non avere il tempo per poter intraprendere la stesura della sua biografia. Questo eviterebbe che andassero perdute tante e tante cose. E ci sarebbe da scrivere, da leggere
e di cui commuoversi a lungo.