Armando Burattin, Musicista

Con la pubblicazione che qui viene riproposta il Centro per la Ricerca e la Documentazione sulla Storia Locale – Battaglia Terme ha voluto ricordare il Musicista Armando Burattin. Nato a Battaglia nel 1920, ha suonato dapprima con l’Orchestra del “Gran Teatro La Fenice” di Venezia e poi è stato per tanti anni “prima viola” al “Teatro alla Scala” di Milano. Il Maestro ha avuto il privilegio di suonare con i maggiori direttori d’orchestra del ‘900.

 

Armando Burattin
Musicista
(1920 – 2018)
Ritratto fotografico del Maestro Armando Burattin.

Testi introduttivi
Intervista ad Armando Burattin
Amadeus, Maestri eccellenti
Ricordi di amici ed allievi

“La musica è il profumo dell’universo, e a trattarla come vuolsi, è
duopo all’artista immedesimarsi coll’amore, colla fede, collo studio delle
armonie che nuotano sulla terra e ne’ cieli, col pensiero dell’universo.

S’accostino (i giovani artisti) all’opere dei grandi in musica, dei
grandi, non d’un paese, d’una scuola, o d’un tempo, ma di tutti i paesi, di
tutte le scuole, e di tutti i tempi.”

G. Mazzini – Filosofia della musica
E.N. – Scritti – Editi ed inediti – VII, 5

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Quando la nipote Marisa Burattin mi diede notizia dell’intenzione di proporre all’Amministrazione comunale di dedicare l’aula di musica dell’edificio scolastico allo zio, il Maestro Armando Burattin da poco scomparso, espressi subito il mio entusiastico sostegno e quello del “Centro per la Ricerca e la Documentazione sulla Storia Locale”.
Successivamente, accompagnato del vice-Presidente Dino Grossi e dal Segretario Giuseppe Bonafè, in un incontro con il Sindaco abbiamo confermato il nostro convinto sostegno e quello dell’Associazione da me presieduta. Il comune intento è stato quello di ricordare il percorso artistico del nostro illustre Concittadino a quanti hanno conosciuto il Maestro Armando Burattin, ed in particolare farlo conoscere ai giovani studenti delle locali classi elementari e medie.
A tale finalità si aggiunge il mio personale desiderio di esprimere pubblicamente l’affettuoso ricordo del Maestro Armando che è stato mio insegnate di musica, negli anni della mia infanzia, portandomi fino a comporre i primi accordi sullo strumento, il violino, che Egli mi aveva procurato.
Le tristi vicende che ci hanno coinvolti nei primi anni ‘40 del secolo scorso (la chiamata alle armi del Maestro, i bombardamenti su Battaglia, lo sfollamento) hanno interrotto il nostro rapporto; penso però che l’amore che ho sempre nutrito per la musica — ricordo che da ragazzo, con mio padre, ascoltavo i concerti Martini e Rossi del lunedì sera alla radio — possa farsi risalire a quell’insegnamento.
Dopo molto tempo, in occasione di alcuni ritorni a Battaglia del Maestro ci siamo ritrovati e da allora, ricordando quegli anni lontani, è sorta la nostra amicizia.
Il ricordo affettuoso della nipote, la nota di Lucia Boaretto, le testimonianze e i documenti raccolti con la decisiva affettuosa cura della nipote e di seguito pubblicati, ritengo esprimano in maniera compiuta la figura e la carriera artistica del nostro illustre concittadino, che con notevoli sacrifici personali e della famiglia negli anni difficili della sua giovinezza ha affrontato e compiuto gli studi al Conservatorio “Pollini” di Padova, dove si recava quotidianamente in bicicletta. Dopo il diploma ha iniziato la carriera artistica, dapprima facendo parte dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, e poi in quella del Teatro alla Scala di Milano, nella quale ha suonato fino alla pensione come prima viola sotto la Direzione dei più famosi Direttori, da Toscanini a Giulini, Abbado, Muti, Kleiber ed altri. Ma Egli ha sempre avuto nel cuore il paese natale, dove ritornava spesso con piacere per incontrare parenti ed amici e dove ha voluto essere sepolto.

Teatro alla Scala, Direttore Claudio Abbado (1).

Teatro alla Scala, Direttore Claudio Abbado.

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Sono pertanto onorato e particolarmente lieto di aver potuto collaborare a promuovere e portare a compimento l’impegno di onorare, con la presente pubblicazione, la figura e la memoria del Maestro Armando Burattin contribuendo in tal modo a far sì che l’inesorabile scorrere del tempo non disperda il ricordo di un illustre Cittadino di Battaglia, ma che per molti di noi è stato anche un caro Amico.
Febbraio, 2020Antonio Romano
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Per lo zio Armando Burattin
tanti anni nel mio cuore con la sua musica

Primo piano del Maestro Armando Burattin.

Ritengo sia giusto, anzi se non doveroso, ricordare la figura dello zio Armando, sia storicamente che affettivamente, poiché le ultime generazioni di questo paese non hanno avuto la fortuna di conoscerlo, di sentirlo suonare nei vari concerti che lui ha tenuto qui a Battaglia e nelle varie volte in cui faceva conoscere il suo strumento ai ragazzi della nostra scuola.

Battaglia Terme, chiesa vecchia. Concerto del Maestro Burattin con la pianista Lorella Ruffin.

Battaglia Terme, chiesa vecchia. Concerto con la pianista Lorella Ruffin.
Lo zio Armando si reputava un uomo fortunato e credo che avesse ragione. Ha avuto tre vocazioni precise: gli affetti, la musica e il suo strumento; e le ha vissute tutte e tre bene, con un entusiasmo così candido che ancor oggi i suoi colleghi e i suoi allievi sparsi per il mondo ne sorridono ricordandolo. Accarezzava il suo strumento ogni mattina appena sveglio e ogni sera prima di andare a dormire.
Era nato a Battaglia il 23-12-1920 e qui volle tornare il 9-11-2018 per riposare accanto ai suoi genitori, a suo fratello, ai suoi paesani, ai suoi tanti amici.
Qui in paese aveva trascorso la sua gioventù, dimostrando presto la sua passione per la musica; gli piaceva il violino, il suo suono e la sua forma con quelle due ESSE che secondo lui volevano dire “studiare… sempre”, infatti studiava anche 8 ore ogni giorno. A 13 anni finalmente riuscì a convincere la mamma ad iscriverlo al Conservatorio POLLINI di Padova: il papà non era molto d’accordo su questa scelta, non per cattiveria, ma pensando che questa passione fosse momentanea e che la professione di musicista non avrebbe garantito a suo figlio un futuro valido. Erano anni diversi.
Con perseveranza, con tanti sacrifici, anche fisici, ma sempre con entusiasmo, continuò a frequentare il conservatorio, (di cui è ancora un orgoglio) quale allievo del M/o Pasello, andando a Padova in bicicletta anche 2 volte al giorno.
A 23 anni si diplomò in violino e dopo poco anche in viola.
Nel 1945 superò il concorso come viola alla “FENICE” di Venezia dove poi suonò per tre anni, fino a quando vinse un altro concorso al “Teatro alla Scala” di Milano. Qui iniziò la sua lunga attività per 50 anni; per la maggior parte di questi anni passati in qualità di “prima viola”.
Ebbe il privilegio di suonare con tutti i maggiori direttori d’orchestra del 1900, primo fra tutti il grande Toscanini. La sua frenetica attività lo ha portato in tutto il mondo e l’ha fatto conoscere e stimare, anche come solista e insegnante, tanto da essere annoverato tra i “maestri eccellenti”.
Ha fatto parte del complesso “I solisti della Scala” del Quartetto della Scala, dell’Orchestra Filarmonica della Scala e dei Cameristi della Scala. Ha tenuto corsi di perfezionamento; è stato chiamato a partecipare alle varie Commissioni di selezione nei vari teatri e conservatori d’Italia e all’estero.
La sua storia artistica con tanti riconoscimenti, le sue esperienze con tantissimi direttori d’orchestra ed altrettanti cantanti operistici, considerata la sua incredibile memoria, formerebbero un libro intero. Eppure è rimasto fino alla fine un’anima semplice, sensibile, buona: e per questo tutti i suoi allievi che ora sono in giro per l’Europa e per il mondo lo amano ancora molto. È considerato anche nei social una figura leggendaria. Dopo aver insegnato all’Accademia civica di Milano e Cesano, nel 2004 è stato chiamato ad insegnare viola agli allievi del “Corso di perfezionamento per professori d’orchestra della Scala” di Milano con il Maestro Muti.

Ravenna 1992, i Maestri Armando Burattin e Riccardo Muti con l'orchestra Filarmonica della Scala.

Ravenna 1992, i Maestri Armando Burattin e Riccardo Muti con l’orchestra Filarmonica della Scala.
Nel 1997 fu nominato “Cittadino onorario di Battaglia Terme”, il paese dove è nato, dove ritornava molto spesso e dove ora riposa in pace. Grazie zio Armando per avermi voluto tanto, tanto bene ed avermi insegnato ad amare la musica!!!

Marisa Burattin

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Ricordo come fosse ora quel pomeriggio di dicembre del 1997. Io presentavo per l’Associazione Spazio Musica nella chiesa nuova di San Giacomo Apostolo il Concerto di Natale, in cui si sarebbero esibiti giovani e valenti flautisti diretti da Claudio Montafia, affermato concertista presso il Conservatorio di Udine.
Davanti a me, in prima fila accanto alle Autorità, il maestro Armando Burattin, uno sguardo dolce e un sorriso rassicurante. Elegante nell’aspetto e nei modi seguiva compiaciuto l’esibizione di tanti giovani talenti.
In programma, alla fine del concerto, il conferimento della Cittadinanza Onoraria da parte dell’Amministrazione Comunale al Maestro, che, dopo, avrebbe eseguito alcuni brani musicali con l’arpista Elisabetta Marino.

Battaglia Terme, chiesa nuova. Concerto del Maestro Burattin con l'arpista Elisabetta Marino.

Battaglia Terme, chiesa nuova. Concerto con l’arpista Elisabetta Marino.

Battaglia Terme, chiesa nuova. Foto di gruppo con amici e il parroco, don Antonio Milani.

Battaglia Terme, chiesa nuova. Dopo il concerto, foto di gruppo con amici e il parroco, don Antonio Milani.
Che dire di lui! Impossibile elencare la sua storia artistica, i numerosi riconoscimenti, le sue esperienze con tantissimi direttori d’orchestra tra i più prestigiosi del mondo.
L’avevo ascoltato altre volte quando, pur nella frenetica attività che lo portava ovunque, trovava il tempo per ritornare al paese dove era nato e dove aveva trascorso la sua gioventù.
Anche allora, ascoltando il suono melodioso del suo violino, attratta dalla sua straordinaria bravura, il mio pensiero andava al protagonista di una romantica storia d’amore: Orfeo e la magia della musica che riesce ad ottenere l’impossibile.
In quel pomeriggio del dicembre 1997 ebbi l’occasione di rivivere emozioni mai sopite e l’onore di leggere la motivazione del conferimento della Cittadinanza Onoraria.
Pergamena con la motivazione del conferimento della Cittadinanza Onoraria di Battaglia Terme al Maestro Armando Burattin.
Al Maestro Armando Burattin per l’alta professionalità e la disponibilità dimostrate nell’avvicinare chicchessia all’espressione dell’Arte Musicale, a testimonianza della nostra ammirazione per il Maestro Eccellente e per la persona semplice, sensibile e buona che egli è.

Lucia Boaretto

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Battaglia Terme, 2 giugno 2010, consegna del riconoscimento "San Zuane d'oro".

Battaglia Terme, 2 giugno 2010, consegna del riconoscimento “San Zuane d’oro”.
I ringraziamenti del Maestro Burattin per il riconoscimento "San Zuane d'oro".

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Ascoltando i ricordi di una vita trascorsa nella musica,
intervista al violinista scaligero Armando Burattin

di Gloria Chiappani Rodichevski

9 settembre 2004
Il M° Armando Burattin, nato all’antivigilia natalizia del 1920, ha accettato di rilasciarmi un’intervista, incentrata su alcuni fra i suoi numerosi ricordi, con l’entusiasmo e la vitalità che lo caratterizzano. Peculiarità, queste, che hanno reso affascinante e – per vero – un poco difficile la conduzione dell’intervista: il Maestro è stato infatti così generoso di particolari d’ogni tipo, che ho necessariamente dovuto operare una sintesi.

Maestro, comincerei chiedendoLe di raccontarci la Sua formazione.
Mi sono diplomato sia in violino sia in viola con il M° Eros Pasello al Conservatorio di Padova, con il massimo dei voti. Ho svolto attività come solista di violino, viola e viola d’amore e ho tenuto concerti in tutta Italia non solo come solista ma anche in duo con Antonio Beltrami. Ho inciso con l’orchestra dell’Angelicum e con i “Solisti Veneti” e ho collaborato con la Rai e la Radio Svizzera. Ho fatto parte dei vari complessi tra cui “I solisti di Milano” e “I Solisti della Scala”; ho anche fatto parte de “Il Quartetto della Scala”. Prima di andare alla Scala, ho lavorato per tre anni e mezzo (dal 1946 al 1948) alla Fenice, dove avevo vinto il concorso per viola; alla Scala sono stato vincitore del concorso internazionale di prima viola, ruolo che ho occupato fino a circa l’anno 2000 anche nella Filarmonica. Ho inoltre tenuto corsi di perfezionamento di musica da camera in Italia e all’estero e per anni ho insegnato viola e violino alla Scuola Civica di Milano.
Attualmente collaboro con Riccardo Muti tenendo corsi di perfezionamento all’Accademia della Filarmonica della Scala e proprio qualche giorno fa sono stato in commissione del concorso per viole di fila.
La viola d’amore è uno strumento particolare tipico del periodo barocco.
Le corde in tutto sono 14; 7 superiori con sotto altrettante relative corde di risonanza che scorrono sotto le corde principali. Per essere suonata ha bisogno di molto studio ed esercizio; infatti in Italia sono pochi i musicisti che la suonano. Si chiama così forse perché ha un suono morbido e dolce.
Lei ha suonato con i più grandi direttori d’orchestra. Guardo sempre con piacere le registrazioni dei concerti storici sulla terza rete televisiva e devo ammettere che mi lascio prendere da una certa commozione quando La vedo inquadrata dalla telecamera.
Ho suonato davvero tanto! Come solista – Glielo dicevo prima – in opere liriche, in concerti sinfonici e in balletti.
Tra i grandi direttori vorrei citare Arturo Toscanini. Fu nel 1898 che cominciò a collaborare con la Scala. Dopo dieci anni fu chiamato al Metropolitan. Rientrò in Italia nel 1915 e riorganizzò l’orchestra scaligera al termine della guerra. Alla fine degli anni Venti divenne direttore stabile della Filamonica di New York (direttore stabile della Scala, invece, era a quel tempo Victor De Sabata). Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, Toscanini venne presso il grande teatro milanese per il concerto d’inaugurazione.
Maestro, è nota la Sua memoria formidabile. Un Suo collega scaligero mi dice spesso che lei non si dimentica facilmente le date (anche quelle riguardanti fatti importanti accaduti avanti la Sua nascita) e che si rammenta perfettamente dei cantanti che si sono esibiti nelle opere in cui Lei suonava con l’orchestra e degli artisti con cui è venuto a contatto.
Sa, cerco di tenere esercitata la memoria.
Dicevo che, alla morte di Toscanini (il quale, anche se era anziano, faceva progetti per due-tre anni a venire), fu De Sabata che ci diresse, quando suonammo la Marcia Funebre dalla Terza Sinfonia di Beethoven: la bara del Maestro era sotto il portico del teatro. È una cosa indimenticabile.
Ho suonato con De Sabata, dunque, con lo stesso Toscanini, e poi – tra gli altri – con Karajan, Walter, Furtwängler, Bernstein, Guarnieri, Abbado, Muti, Mitropoulos. Quest’ultimo morì sul podio della Scala mentre dirigeva la prova di una sinfonia di Malher. Cadendo ruppe l’archetto ad un violinista.
Adesso vorrei raccontarLe un piccolo aneddoto che mi rende caro Toscanini.
Desideravo avere una sua foto con dedica. Gli chiesi “Maestro, mi può dare una sua fotografia?” Egli si rivolse alla figlia Wally, che in quel momento era con lui, per domandarle “Abbiamo a casa una foto da dare al professore?” Ella rispose: “Sì, quella di cui abbiamo fatto le cartoline”. Ma io ne volevo un’altra che avevo visto e che mi piaceva molto: quella dove Toscanini stava con la bacchetta appoggiata alle labbra. Con un po’ di sfrontatezza glielo dissi. Il direttore mi promise la foto ed infatti me la spedì dall’America con la dedica: “Ad Armando Burattin la simpatia di Arturo Toscanini”. Fu una gioia quando la ricevetti, come può ben immaginare.

Foto del Maestro Arturo Toscanini con dedica al Maestro Burattin.

Lei può vantare un vissuto assai ricco, avendo avuto svariate esperienze ed essendo venuto a contatto con tantissimi artisti, appartenenti non solo al campo musicale, ma anche a quello delle arti figurative, della scrittura, della danza. Ebbe ad esempio una volta ad accennarmi dei Suoi incontri con Soffici e con Papini; e con Nicola Benois, bozzettista alla Scala. Mi raccontò di Suo cugino pittore, allievo di Carena, e dei diverbi di quello con De Chirico. Mi parlò anche della Sua conoscenza con George Balanchine (un coreografo di cui apprezzo i calibrati geometrismi) e con il geniale Sergej Diaghilev. Mi disse di Rudolof Nureyev che s’era molto chiuso negli ultimi tempi…
Sì, e se ne stava spesso con la testa quasi nascosta nella giacca.
Ricordo anche di averLe raccontato di quando Accardo, ad Edinburgo, mi consegnò lo Stradivari di Paganini, con il magnifico capotasto in avorio: quel violino sembrava uscito dalle mani di Paganini stesso un momento prima! Mi emozionai profondamente.
Tra le esperienze maturate in campo non musicale citerò la guerra cui ho partecipato come infermiere. Ci ho sempre tenuto, sa, ad imparare il più possibile dai medici e mi ritengo fortunato che essi mi abbiano accontentato: mi dicevano che mi davano volentieri spiegazioni che chiedevo, perché mi definivano “uno che ha le orecchie aperte”.
Secondo Lei si può parlare del più grande violista in assoluto?
Ognuno ha i suoi punti di forza. E poi i bravi violisti fioriscono come le rose. Prenda i russi, ad esempio. Un grandissimo di questa epoca è David Ojstrach. Anche Kogan è un grande. E Perlman. Fra gli italiani ci sono Accardo e Ughi.
Tra i grandi violisti del passato ricordo Stern, Přihoda, Enescu, Polyakin…
Pensi che al pianista di Přihoda, Otto Gräf, ho girato le pagine in un concerto, quando avevo quindici anni: studiavo al conservatorio di Padova. A Stern, invece, ho girato le pagine quando ero alla Scala, così come ad Enescu.
Stern è un grande: è per questo che ci ho tenuto a regalarLe una cassetta con le sue interpretazioni.
Un suo giudizio su Zino Francescatti, violinista dalla cui sensibilità interpretativa rimasi folgorata in giovanissima età.
Zino Francescatti lo sentii a Padova: è stato il primo violinista che ascoltai al conservatorio. È bravissimo ed è un grande paganiniano.
Rimaniamo nell’ambito degli strumenti ad arco: che cosa mi dice di Mstislav Rostropovič?
Le racconto un episodio. Egli suonava un concerto di Haydn alla Scala. Al termine gli chiesero il bis, ma aveva suonato con una corda in meno perché prima si era rotta, perciò raccolse la corda e la mostrò al pubblico. Non concesse il bis, naturalmente. Insomma, Rostropovič aveva rifatto lì per lì il concerto come se fosse stato scritto senza questa corda in la (invece Paganini fingeva che qualche corda si fosse rotta accidentalmente, poiché la rompeva lui stesso).
Lei ha suonato anche la viola d’amore. Che differenza c’è tra viola e viola d’amore?
La viola d’amore la suonai alla Scala con Gianandrea Gavazzeni negli Ugonotti di Meyerbeer. Questo tipo di viola ha dodici corde (mentre quella normale ne ha quattro). Anche Vivaldi, tra gli autori del passato, ha scritto per viola d’amore. Quella sera fu un successo e quindi è per me un bel ricordo. Io ero sul palco vestito in costume: accompagnavo il tenore Corelli nell’aria “Bianca al par di neve alpina”. In quell’opera (non si dava alla Scala da 30-40 anni) cantavano Simionato, Corelli, Sutherland e il bulgaro Ghiaurov, il marito della Freni.
Tra i numerosi cantanti che ha conosciuto c’è anche Maria Callas.
Di lei ricordo il carattere riservato: non legava molto. È forse la più grande artista.
La Callas, quando la conobbi, era venuta dall’America e cantava all’Arena diretta da Serafin. Non era ancora celebre in Italia. La Tebaldi, invece, lo era già (di lei Toscanini parlò come di una “voce d’angelo”).
La Callas venne alla Scala per cantare nell’Aida causa una sostituzione. In tale occasione si fece conoscere in Italia e da lì la sua carriera si consolidò.
Ricordo, a Vienna, una Lucia di Lammermoor con la Callas e Di Stefano. Era Karajan a dirigerci. Fu un successo enorme.
Le cronache del tempo parlano abbondantemente della rivalità Tebaldi-Callas. Nella su autobiografia, Mario Del Monaco ricorda il 1953 come data inizio di tale rivalità “che fino agli albori degli anni Sessanta ha diviso il mondo dell’opera in due partiti”.
Non voglio aprire il capitolo del rapporto tra quelle due prime donne. Desidererei invece concludere questo incontro con Lei, Maestro, chiedendoLe di condividere con me e con i lettori dell’intervista un ultimo ricordo che Le è particolarmente caro.
Le racconterò allora un particolare del funerale di Ermanno Wolf-Ferrari a Venezia (fu sepolto nell’isola di San Michele nel 1948), avvenuto in una giornata di pioggia forte, una giornata tanto triste. Una voce intonò “Bondì caro campiello” (dall’opera di Wolf-Ferrari, Il Campiello, tratta dall’omonima commedia di Goldoni). Era la voce del soprano Rina Malatrasi. Il coro della Fenice concluse: “No zè bel quel ch’è bel, ma quel che piaze”. Lo ricordo come se fosse ora.
Indubbiamente suggestivo.
Ma anche quello che Le racconterò adesso è davvero suggestivo. Nello splendido cortile del Palazzo Ducale di Venezia Nino Sanzogno dirigeva l’Uccello di fuoco di Stravinski. Nel finale di quest’opera c’è una serie di accordi. Prima dell’ultimo, Sanzogno fece un respiro e quando l’orchestra suonò quell’ultimo accordo, anche il moro della Torre dell’Orologio di piazza San Marco suonò l’ora in perfetta sintonia con Sanzogno!
Erano le ventitré.

Cercando di fermare i ricordi, il tempo trascorre e fra non molto il Maestro deve prendere il treno. La stazione non è distante, ma gli propongo di accompagnarlo in automobile. Da ottimo camminatore quale è, mi propone a sua volta di accompagnarlo pure, ma a piedi.
Nei pressi della ferrovia ci accomodiamo in un bar a consumare una bibita e a continuare – in attesa del treno – , lui il suo snodare i ricordi e io il mio ascoltare, pensa in un mondo così fitto di personaggi e di situazioni, da durare fatica e staccamento.
Un personaggio tuttora attivissimo, il M° Burattin, che ha vissuto intensamente i suoi molti anni. Rimpiango di non avere il tempo per poter intraprendere la stesura della sua biografia. Questo eviterebbe che andassero perdute tante e tante cose. E ci sarebbe da scrivere, da leggere
e di cui commuoversi a lungo.

Copertina della rivista musicale Amadeus del giugno 1997.Rivista musicale Amadeus del giugno 1997, pagina 43.
Rivista musicale Amadeus del giugno 1997, pagina 44.Rivista musicale Amadeus del giugno 1997, pagina 45.Rivista musicale Amadeus del giugno 1997, pagina 46.