Officine di Battaglia Terme, storia di un insediamento industriale

Mentre trascorreva tranquilla la vita del borgo i grandi avvenimenti storici sconvolgevano l’Italia; le tre guerre di indipendenza portavano prima alla dichiarazione del Regno d’Italia, poi nel 1866 all’annessione integrante del Veneto nel nuovo stato. La contessa Wimpfen ritornava a Vienna dove passava a seconde nozze col barone Gagern. Passata la bufera rivoluzionaria essa alienava nel 1871 le proprietà in Italia al fratello Vittorio Wimpfen che appena sposato venne a risiedere a Battaglia.
Il conte univa al carattere estremamente duro ed irascibile una grande onestà, cultura e gusto del bello. La sua amministrazione, coadiuvata dal fedele e capace cavalier Francesco Rinaldi fu esemplare. Gli opifici si ingrandirono articolandosi in numerose attività sotto la guida sicura del Rinaldi che ne fu il diretto responsabile. Aumentavano i lavori sia per soddisfare le necessità della vallata, sia per iniziare una proficua se pur minima attività commerciale. Fu riscattata dal Comune di Battaglia un’area adiacente alle nascenti officine, necessaria per l’uscita dei macchinari sempre più grandi e complessi.
Anche quando disavventure famigliari allontanarono il conte Wimpfen da Battaglia per iniziare un lungo viaggio per il mondo il suo amministratore provvide coscientemente alla gestione.
Nel 1891 venne scorporato l’opificio del Maglio con annesse le mole, dal resto dell’officina, dandolo in affitto alla ditta Colle-Milani.
Nel 1893 si provvedeva a sistemare sotto ingiunzione della Prefettura e del Genio Civile di Padova la bocca di caduta dell’acqua ed a fortificare con la costruzione di argini in pietra le sponde del canale erose dall’acqua. Successivamente si aggiunse un trebbiatoio da frumento e sementi mosso dalla trasmissione già esistente.

Nel maggio del 1897 moriva, a Battaglia, il conte Vittorio Wimpfen. Il suo testamento è uno splendido documento di onestà e giustizia. Il conte passa in rassegna la propria vita, ed in base ai meriti lascia eredità e legati. Tra i beneficiari anche il Cav. Rinaldi a cui lasciò i suoi cavalli, ed inoltre ai figli di questo un cospicuo legato in denaro. Nel suo testamento vi è la preghiera al figlio Sigfrido di concedere un diritto di opzione al Rinaldi per l’acquisto delle officine. Vi è anche un grato ricordo per Battaglia dei cui abitanti si esalta la fedeltà e l’operosità.
Finita l’era Wimpfen, quasi un retaggio della dominazione Austriaca, iniziava l’era Rinaldi.
Nel 1901 il conte Sigfrido Wimpfen rispettando le volontà paterne cedette a Ruggero e Rina Rinaldi, di cui il padre Cav. Francesco era tutore e procuratore, le Officine del maglio e della sega.
Il legato di 45.000 lire lasciato ai figli del conte Vittorio servì a coprire in parte le spese.
Il Rinaldi, come risulta da un preventivo del dicembre 1901, pensò subito a potenziare l’azienda raddoppiandone immediatamente l’entità dei macchinari.

Il 15 gennaio 1902 fu una data storica per le Officine di Battaglia. Il Cav. Rinaldi costituiva una ditta in accomandita semplice con capitale di L. 30.000 avente lo scopo di produrre e riparare macchine agricole.
La Società si sviluppava rapidamente, diventando un’autentica industria, nel 1904 aumentava il capitale a L. 60.000, nel 1906 a L. 200.000.
Inoltre vennero distribuiti ai Soci accomandatari i seguenti dividendi: Anno 1902 10%, 1903 10%, 1904 5%, 1905 9%.
Le piccole botteghe artigiane di origine feudale erano divenute Officine di notevole importanza specializzate in costruzioni e piccola e media carpenteria.
La Società «F. Rinaldl & c.» costituita la prima organizzazione a carattere industriale sue quella che era stata fino ad allora un’impostazione squisitamente artigianale, ed ebbe un tale sviluppo da venir riconosciuta idonea per l’assunzione di lavori importanti per lo Stato ed in particolare per le Ferrovie. Un altro importante riconoscimento fu la nomina del Rinaldi a Cavaliere del lavoro, nomina allora assai ambita e qualificante non soltanto per l’onorificato ma anche per l’industria che l’insignito rappresentava.
Venne costruita e potenziata una piccola centrale per la produzione di energia elettrica ed una fonderia che permettesse il ciclo completo delle lavorazioni. La Società continuò ad allargarsi acquistando man mano che se ne presentava l’occasione gli edifici vicini e riadattandoli alle nuove esigenze industriali. Aumentava anche la richiesta di manodopera ormai salita a più di un centinaio. Il periodo storico particolarmente favorevole per l’economia italiana permetteva investimenti sempre più cospicui.
Rinaldi si dimostrava un uomo dotato di gran spirito di iniziativa, che accompagnata ad una esemplare onestà, gli consentiva di trasformare lentamente Battaglia in un centro industriale.

Nel 1911 accadde purtroppo una tragedia. Il prolungato ritardo di pagamento da parte dello Stato (era in corso la Guerra di Libia) di alcune grosse consegne, mise in crisi le Officine. La mancanza di denaro liquido non permise il pagamento delle maestranze. La situazione si fece tesa e la minaccia di un fallimento sembrava imminente.
Il Cav. Rinaldi non resse alla tensione ed al dolore, sia per lo sfacelo di ciò che in tanti anni aveva costruito sia per dover tradire la fiducia dei dipendenti.
Un colpo di pistola pose fine alla vita ed all’opera meritoria della persona che può essere considerata il fondatore del primo nucleo a livello industriale in Battaglia.
Ma ciò che aveva costruito non doveva e non poteva finire, come egli troppo pessimisticamente aveva temuto, perché la vocazione industriale e la tradizionale laboriosità di Battaglia dopo aver resistito per tanti secoli intorno a quel piccolo nucleo artigianale mosso dal naturale salto dell’acqua, era superiore alle avversità di un particolare momento.
Ormai le Officine Rinaldi erano troppo importanti per poter sparire.

Numerosi personaggi intervennero per salvare l’opera di tanti anni di lavoro. Il Conte Edoardo Corinaldi che aveva numerose proprietà a Battaglia prese l’iniziativa.
Egli faceva parte di quella schiera di personaggi (insieme ai Gaggia, ai Cini, ai Volpi) che sotto l’egida della S.A.D.E. partecipavano all’opera di industrializzazione dell’Italia.
Il 1 febbraio 1913 venne costituita la Società Anonima «Officine di Battaglia». Presidente della nuova Società era appunto il Conte Edoardo Corinaldi, Amministratore Delegato il Cav. Ing. Alessandro Croce che era stato anche Liquidatore della vecchia Società «Rinaldi Francesco & C.».
Nella denuncia di costituzione della Società fatta alla Camera di Commercio di Padova, possiamo riscontrare che il capitale iniziale era di Lire 1.800.000 e che lo scopo della ditta era «Fonderia, costruzioni meccaniche ed altri rami dell’industria Metallurgica».
Le fortune dell’azienda ripresero rapidamente il decollo interrotto. Le ordinazioni arrivarono sempre più numerose. Fra i principali clienti: il Regio Esercito, il Genio Civile, le Ferrovie dello Stato.
L’avvento della prima guerra mondiale trovò questa industria in pieno sviluppo.
Rilevata la complessità e poderosità che gli impianti avevano ormai raggiunto e, valutatane la solida organizzazione finanziaria e tecnica, l’Autorità Militare ne comprese subito la particolare importanza, notando come le Officine si trovassero alla confluenza di canali navigabili lungo i quali potevano essere avviati interi convogli di trasporti d’ogni genere, al coperto dalla vista e dal controllo del nemico.
Le Officine, create ben presto, per decreto, Stabilimento Ausiliario, divennero rapidamente il centro di produzione e di raccolta di tutte le industrie militari del Veneto, con la formazione di un grande proiettificio e con magazzino di concentramento, con uffici militari di collaudo e di distribuzione di proiettili d’ogni tipo.

Agli sgoccioli della guerra esattamente il 29 settembre 1918 1’Assemblea straordinaria della Società deliberò di aumentare il capitale a L. 2.500.000 con assunzione alla pari delle nuove 7.000 azioni da parte della Società Ilva e della Società «Cantieri Navali ed acciaierie di Venezia».
Il 1919 fu l’anno del riattamento delle officine ad una produzione non più bellica. Grazie all’apporto del Direttore Generale ing. Bormioli, che aveva sposato una figlia del Cav. Rinaldi, vennero ricostruite e potenziate tutte le strutture dell’azienda, pur tra le mille difficoltà determinate dalla scarsezza di materie prime aggravata dalla crisi dei trasporti e dalle gravi incertezze e variazioni valutarie. Vennero acquistate nuove aree per 50.000 mq., preparate nuove tettoie e fabbricati, provvisti di nuovi numerosi efficacissimi macchinari.
L’Assemblea del 10 maggio 1920 per agevolare il completamento delle Officine, fino a raggiungere una efficienza di lavoro annua di oltre 15.000 tonn. di metallo, capì l’esigenza di un ulteriore impegno di capitali e deliberò un aumento di capitale a Lire 4 milioni per adeguamento all’aumento di immobilizzo patrimoniale.
La stessa assemblea lodava il comportamento dei dirigenti, impiegati e operai per l’operosità e la correttezza mostrata in quei tempi di grave crisi e lotta nel mondo del lavoro.
Di pari passo il Consiglio di Amministrazione si faceva interprete della sempre più pressante necessità di provvedere alla costruzione di case per i propri dipendenti data l’estrema penuria di alloggi in Battaglia.
La bufera economica del primo dopoguerra non lasciò però immune l’azienda che dopo un breve periodo entrò in crisi.
Più diretta si fece la partecipazione della S.A.D.E. che acquistò direttamente un rilevante pacchetto azionario oltre quelle già possedute da Società sue collaterali.

Nel 1922, anno dell’avvento del Fascismo al potere, si dovette constatare che il bilancio al 31 ottobre dello stesso anno, chiudeva con una perdita dei 3/4 del capitale sociale. L’assemblea del 21 dicembre deliberò la riduzione del Capitale sociale a L. 1.000.000. La medesima assemblea sanciva però anche l’immediata reintegrazione del capitale a L. 4.000.000 allo scopo di conservare alle Officine la loro piena efficienza produttiva e di sgravare contemporaneamente l’esercizio dei forti interessi passivi derivanti dall’immobilizzo cambiario.

Officine Rinaldi & C., Battaglia. Inserto pubblicitario del 1922.

Officine Rinaldi & C. di Battaglia, inserto pubblicitario del 1922 nella Guida storico-artistica di Padova di Oliviero Ronchi.

(Raccolta Antonio Romano)

Effettivamente la crisi era dura, ma chiara era anche l’intenzione di una rapida ripresa ora che più ampia e qualificata era la partecipazione azionaria. Infatti questa non si fece troppo attendere e dal 1923 incominciò un periodo di grande espansione.
L’attività si allargava sempre più a livello nazionale e le Officine assumevano un’organizzazione sempre più complessa giovandosi dell’opera di numerosi tecnici ed ingegneri assai qualificati.
Nel 1925 lo stabilimento di Battaglia era ormai articolato in precisi reparti, tra i quali i più importanti erano: meccanica, forgeria, serramenti, fonderia, modellisti e falegnami, carpenteria e costruzioni metalliche, magazzini di deposito.

Il numero di operai impiegabili nello Stabilimento alle condizioni ottimali superava la cifra di 600 anche se si conteneva mediamente intorno alle 500 unità.
La potenzialità dello Stabilimento doveva arrivare alla totalità di 25.000 tonnellate l’anno.
La produzione giovandosi della grande qualità e quantità dei macchinari si faceva sempre più vasta e differenziata: Ponti, Gru, Trasportatori continui, Serbatoi, Gasometri, Porte a vento, Paratoie. ecc.
Numerose in questo periodo le opere estremamente qualificanti sia per difficoltà tecniche che per importanza.
In questo stesso periodo le Officine di Battaglia ottenevano anche un mandato di rappresentanza per la vendita dei prodotti della S.A. «Cantieri Navali e Acciaierie di Venezia».
Dal punto di vista finanziario si provvide nel settembre del 1926 a portare il capitale a L. 6.000.000.

Dopo alcuni anni di prosperità, il 1927 fu un anno di grave crisi. Oltre alla carenza di ordini si aggiunsero notevoli difficoltà per l’acquisizione di materie prime il cui valore oscillava troppo rapidamente ed ampiamente per permettere una qualsiasi seria programmazione dei costi.
L’Assemblea del 13 maggio 1928 dovette constatare tali difficoltà. L’avversa congiuntura era causa inoltre purtroppo di una preoccupante e rilevante diminuzione del numero delle maestranze impiegate.
Gli operai si ridussero infatti a 300 unità e dovettero inoltre essere impiegati a turno e con orario ridotto.

Nel maggio del ’30 il Conte Edoardo Corinaldi, che tanto aveva fatto per la formazione e continuazione a Battaglia di un nucleo industriale, lasciava la carica di Presidente di quelle Officine che aveva costituito nel lontano 1913 in seguito alla liquidazione della Società Rinaldi.
Gli subentrava nella carica l’ing. Alessandro Croce già Consigliere Delegato della Società; fra i consiglieri vi erano il conte Vittorio Cini, l’ing. Achille Gaggia, l’ing. Francesco Villabruna, l’avv. Dante Poli, il conte Edoardo Corinaldi.
Il nuovo Presidente ing. Croce, un uomo di fiducia della S.A.D.E., nel 1913 era diventato, come abbiamo visto Consigliere Delegato delle Officine di Battaglia sistemandone, grazie alle sue aderenze bancarie ed industriali, le finanze allora in gravissima crisi.
Era inoltre riuscito con una paziente opera a trasformare le maestranze, composte in gran parte da ex barcaioli e contadini in un complesso di forze addestrate e redditizie. Nel 1919 era stato incaricato anche della riorganizzazione delle Officine Galileo di Firenze che riuscì a risollevare da una situazione piuttosto pesante.
L’Ing. Croce aveva inoltre incarichi di rilievo in quasi tutte le Società sia elettriche che metallurgiche. La sua abilità si rese oltremodo necessaria per la sopravvivenza alla grave crisi che le Officine di Battaglia stavano attraversando.
L’esercizio del 1930 si chiudeva infatti con il passivo di oltre 4.000.000.
L’Assemblea dell’11 marzo 1931 era quindi costretta a deliberare la riduzione del capitale da lire 6.000.000 a L. 1.875.000.
Inoltre tale assemblea deliberava di procedere alla fusione mediante incorporazione della Società Anonima Officine di Battaglia nella Società Officine Galileo di Firenze e dava mandato all’Ing. Francesco ViIlabruna per l’esecuzione di tale fusione. Era la fine di una lunga vecchia storia e l’inizio di un nuovo periodo non meno glorioso.

Marchio delle Officine Galileo.

Marchio delle Officine Galileo di Firenze, stabilimento di Battaglia Terme.

Immagine tratta da: PIZZOLON Arrigo (a cura di), La Nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme, Padova, La Garangola, 2002, pag. 31.