Speronella Dalesmanini

Mentre il Brunacci, che fu il primo a scoprire negli archivi della Curia patavina il documento relativo al processo del 1187 10, ci ricorda che Speronella ha assunto il potere del feudo di S. Andrea nel 1179 11, il Gloria, “infastidito da tante favole” che su Speronella erano state scritte prima di lui, volle ripristinare la verità e con la sua perizia archivistica raccolse i documenti necessari a far conoscere come stavano veramente le cose; abbiamo già visto come chiarì una volta per tutte la vicenda del rapimento di Speronella da parte del conte Pagano e come si sia concluso l’assedio al castello di Pendice 12. Ma lo storico padovano sottolinea anche la crudeltà della nobildonna, niente affatto dominata da costumi irreprensibili ma da un animo spietato, soprattutto in relazione al taglio delle mammelle inflitto ad una povera contadina di Campopremarino; ella fu, scrive, “una donna vanitosa, libidinosa e crudele, degna madre di Jacopo di S. Andrea e degna sorella di Dalesmanino, uomo prepotente” 13.
Che Speronella fosse davvero così ai contemporanei era cosa nota. E il Verci racconta dei suoi numerosi matrimoni, concordati dal fratello Dalesmanino che lucrava sugli importanti maritaggi della sorella per accrescere il suo patrimonio fondiario: “egli aveva ottenuto in cambio molte terre e possessioni, con svariati diritti…” 14.
Circa poi la sua vita privata, anche se allora tutto era pubblico per le classi nobiliari, non vi sono leggende ma solo avvenimenti reali narrati dai documenti più antichi.
Ella ebbe ben sei mariti 15 e tutti di primaria importanza; secondo il Brunacci “essa era ancora assai giovinetta quando incominciò a provare le vicende d’amore” 16.
Suo primo marito fu Jacopino da Carrara, partigiano imperiale, il quale pertanto non sembra abbia favorito l’insurrezione contro il conte Pagano, allora vicario dell’imperatore; matrimonio assai breve, perché Speronella (nata nel 1150) ripudiò il marito nel 1165 17. Sembra che il ripudio, allora piuttosto frequente nelle classi dominanti, avvenne perché Speronella si era invaghita del Pagano, tiranno della città di Padova, colui che secondo la leggenda l’avrebbe rapita e condotta in Rocca Pendice. Ma non consta, conclude il Gloria, che Speronella, forse già moglie del conte, sia fuggita con lui a Rocca Pendice.

Rovine del castello che si trova sul Monte Pendice (Teòlo), presunta dimora di Speronella Dalesmanini.

Rovine del castello che si trova sul Monte Pendice (Teòlo), presunta dimora di Speronella.

Può essere invece che nella pacificazione fra il Pagano e i maggiorenti di Padova avvenuta dopo i fatti di Pendice, fra le varie clausole Dalesmanino abbia imposto anche il matrimonio della sorella; la quale da parte sua era forse “ben disposta” nei confronti del prepotente 18. In ogni modo neppure questo legame fu duraturo, ma non si sa con precisione quanto sia durato.
Fra il 1165 ed il 1170 ella passò a nozze prima con messer Traversario, nobiluomo padovano, e successivamente con Pietro da Zaussano, appartenente anche costui ad una famiglia alleata con il fratello Dalesmanino; con Pietro rimase legata circa tre anni 19. È da ritenere che tutti questi matrimoni siano stati interrotti per volontà di Speronella, volubile e libidinosa, non certamente di costumi “santissimi ed irreprensibili” come riferivano le cronache ottocentesche. La formula che si usava allora fra le classi dominanti per sciogliere un matrimonio era quella del “divorzio solenne”, un atto pubblico accettato dalla chiesa che senza tante lungaggini permetteva ai due sposi, di comune accordo, di andare ciascuno per la sua strada. Era indubbiamente un divorzio “politico”, come politici erano molti matrimoni conclusi per sostenere alleanze famigliari e di potere.
Nel 1170 Speronella sposa Ezzelino II il Monaco, signore di Bassano, che era già stato marito di Agnese d’Este 20. Era costui figlio di Ezzelino I il Balbo; la sua fu una vita intensa di soprusi e malefatte cui sottopose gran parte delle terre della Marca. Gli infiniti contrasti con la Chiesa, che inevitabilmente si trasformavano in scomuniche per il violento signore da Romano 21, non impedirono ad Ezzelino II di agire sia in favore sia contro il partito guelfo, a seconda delle opportunità per il suo dominio, e di ritirarsi nel 1221 nel convento di Oliero dove condusse vita appartata; non tanto però da essere del tutto estraneo agli avvenimenti che vissero i suoi due figli, Ezzelino III e Alberico, e da consigliarli nelle faccende più delicate. In questo romitaggio fra i boschi, che egli stesso aveva fondato, si spense verso il 1231.

Ezzelino III da Romano, detto il Terribile, signore della Marca Trevigiana.

Ezzelino III da Romano, detto il Terribile (Onara, 1194 – Soncino 1259), signore della Marca Trevigiana.

(Di Massimo Galvani [Public domain], attraverso Wikimedia Commons, con modifiche)

Il quinto matrimonio di Speronella non durò a lungo, come del resto gli altri; si ritiene che i due siano rimasti legati circa due anni. Questa volta il divorzio avvenne sia per l’imprudente comportamento di Ezzelino, che dettato forse da giovanile esuberanza non tenne conto delle reali inclinazioni della moglie, sia per la libidine della sposa, come senza mezzi termini raccontano le cronache 22.
Rolandino ritiene che il divorzio sia stato voluto e cercato dal padre Ezzelino I il Balbo per il figlio, il quale “essendo ancora molto giovane ambiva al matrimonio con una gran dama”; mentre il padre “sperava di avere attraverso tale nuora un gran dominio dalle parti di Padova” 23.
Dunque le cronache raccontano che “qualche tempo dopo che Speronella si era accasata con Ezzelino II, capitò che Ezzelino giunse per caso in terra di Monselice e fu ricevuto amabilmente e onorevolmente da Olderico Fontana da Monselice e condotto ai bagni 24. Tornato a casa Ezzelino, da imprudente e del tutto ignaro delle passioni delle donne, narrò alla moglie della cortesia, della generosità e della nobiltà di Olderico, del suo fascino giovanile, della proporzione singolare delle sue membra, del colorito della pelle, come aveva visto al bagno, […] e delle altre cose che si possono lodare in un giovane. Speronella ascoltò attentamente le lodi rivolte alle caratteristiche di quest’uomo, soprattutto a quelle priapee; le aveva sempre in mente, ripensava giorno e notte a quel giovane tanto lodato e mai visto e s’infiammò d’amore per lui.
“Mandò allora ad Olderico un messaggero con delle lettere e, concordato tempo e luogo, Speronella abbandonò Ezzelino e corse da Olderico Fontana e fu da lui ricevuta in Monselice come una moglie. Si disse che a quel tempo il fratello Dalesmanino fosse al corrente del cambiamento e per questo abbia ricevuto da sua sorella alcune possessioni” 25.
In ogni modo il sesto e ultimo matrimonio fu più fortunato e durò fino alla morte di Speronella. Nacquero anche due figli: Zamponia primogenita e Jacopo, in seguito detto da S. Andrea. Zamponia sposò in prime nozze, contro il volere della madre, Albertino da Baone e in seconde tale Gingiloto, ricordato nel testamento di Speronella. Di Jacopo parleremo più sotto.

Veduta di Monselice, ove viveva Olderico Fontana, ultimo marito di Speronella Dalesmanini.

Veduta di Monselice, località in cui viveva Olderico Fontana, ultimo marito di Speronella.

(Illustrazione di Johann WEBER tratta da: Edouard Mautner, Battaglia près Padoue – Collezione L’Europe Illustrée, 1882 – Raccolta privata)

Nonostante una vita matrimoniale avventurosa, Speronella soggiornò la gran parte della sua vita nel castello a S. Andrea di Codiverno, che era il centro del vasto feudo del Gonfalone; per tale nobile feudo essa era considerata tra i maggiori vassalli del Vescovo di Padova 26. Nel cortile del castello aveva fatto fabbricare, dotandola di beni immobili, una cappella in onore degli apostoli Filippo e Giacomo (o Jacopo), citata nelle carte d’archivio fino al secolo XVI 27. Ad enunciare l’importanza storica della chiesetta, “che stava dappresso [alla chiesa di S. Andrea] un trarre di freccia” scrive il Gloria, resta l’annotazione che il parroco locale nel 1438 si dichiarava rettore di S. Andrea e dei santi Filippo e Jacopo di Codiverno 28.
Speronella morì alla vigilia di Natale del 1199. Il suo testamento, dettato nel 1192 e parzialmente modificato con un codicillo del 1199, è un documento di grande valore storico perché enumera tutte le chiese del suo territorio, alle quali lascia denaro e legati, e, perché dimostra l’enorme ricchezza di cui disponeva. Dopo aver istituito erede universale il figlio Jacopo, vietandogli però di vendere alcunché prima del compimento dei 25 anni, Speronella benefica in morte anche gli ospedali di Padova e Venezia, del Trevigiano e del Ferrarese e fino a Gerusalemme, dando così la prova di “quanto smisurate fossero le sue ricchezze” 29.
Sulla consuetudine da parte di personaggi influenti e benestanti di beneficare col proprio testamento chiese e ospedali, ricordo che essa era un luogo comune 30; prassi diffusa era anche chiamare come testimoni alla dettatura delle proprie volontà un certo numero di amici e conoscenti. Lo scopo di fare testamento in condizioni di salute accettabili veniva incontro alla necessità di non lasciare nulla al caso o ai “deliri provocati dall’imminenza della morte” 31.
Nel medioevo fare testamento era un atto religioso e la Chiesa, seguendo le indicazioni dei teologi, ne aveva imposto l’uso considerandolo un sacramentale e raccomandando di beneficare i poveri e gli ammalati.
Nel testamento di Speronella, fatto alla presenza di sette testimoni oltre al notaio, non vi sono tuttavia, nella parte iniziale del testo, le normali considerazioni sulla caducità della vita, sull’ineluttabilità della morte, sull’invito ad affrontarla serenamente, sul perdono da chiedere a Dio per i propri peccati; ella passa direttamente a dettare le ultime volontà sui lasciti che intende donare, quasi a volersi sbrigare senza indulgere a frasi generiche e, forse, poco sentite. Né detta alcuna frase, per quanto generica, sul perdono da chiedere a chi in vita abbia potuto offendere. L’impressione che se ne ricava è che Speronella, nel momento di dettare il testamento, voglia rivolgersi a Dio beneficando le chiese del territorio dove era vissuta da padrona, ma sia anche molto dispiaciuta, se non irritata, per l’atto che sta facendo, il quale prevede la scomparsa da un mondo a lei sottomesso e dove altri avrebbero continuato a vivere piacevolmente.
Tuttavia Speronella si dimostrò generosa, donando a piene mani a quelle chiese che in vita furono per lei fonte di ricchezza e di potere. Così l’ordine espresso di essere sepolta nell’abbaziale di S. Cipriano di Murano dimostra che la sua influenza abbracciava tutto il territorio da Padova a Venezia.
Non nomina i mariti, neppure Olderico da Monselice, il padre dei suoi figli, dei quali si preoccupa perché li conosce bene: non fa loro raccomandazioni di sorta, ma pone Jacopo sotto la protezione del Vescovo e del Comune di Padova e a Zamponia, già sposa di Albertino da Baone prima del 1192, lascia 1300 lire più altre 200 se ciò non dispiacerà a Jacopo.
Riporto il testo integrale tradotto dell’atto testamentario di Speronella, pubblicato dal Verci e citato in parte da molti altri studiosi 32.

S. Cipriano in Murano, dove è stata sepolta Speronella Dalesmanini.

Murano, particolare di una illustrazione risalente al XVII secolo con l’isola che ospitava l’abbazia di S. Cipriano, oggi non più esistente.

(SconosciutoUnknown author, Public domain, attraverso Wikimedia Commons, con modifiche)

Testamento di Speronella che fu moglie di Ezzelino da Romano.

In nome dell’eterno Dio. Nell’anno della sua nascita 1192, il 2 ottobre. La signora Speronella, volendo formulare solennemente il suo testamento, disse:
per prima cosa, per la mia anima e per la sepoltura lascio 50 lire alla Chiesa di S. Andrea di Codiverno 33,
lire 10 alla chiesa di Fiumicello,
soldi 100 alla Chiesa di Borgoricco 34,
soldi 100 alla Chiesa di S. Eufemia di Borgoricco,
soldi 100 alla Chiesa di S. Angelo di Sala,
soldi 100 alla Pieve di S. Prosdocimo 35,
soldi 100 alla Chiesa di Murelle,
soldi 100 alla Chiesa di Codiverno,
soldi 100 alla Chiesa di Reschigliano,
soldi 20 alla Chiesa di Pionca,
soldi 20 alla Chiesa di Peraga,
soldi 20 alla Chiesa di Villa S. Michele,
soldi 20 alla Chiesa di Bronzola,
soldi 60 alla Chiesa di Fabrico 36,
soldi 20 alla Chiesa di S. Maria di Peraga,
soldi 20 alla Chiesa di Caltana,
soldi 20 alla Chiesa di Carpine 37,
soldi 20 alla Chiesa di Albarella,
soldi 20 alla Chiesa di Arino,
soldi 20 alla Chiesa di Cazzago,
soldi 20 alla Chiesa di Pianiga,
soldi 20 alla Chiesa di Ballò,
soldi 20 alla Chiesa di Vetrego,
soldi 20 alla Chiesa di Scaltenigo,
soldi 20 all’ospedaletto di Cazosana,
soldi 20 alla Chiesa di Paluello,
soldi 20 alla Chiesa di Sambruson,
soldi 20 alla Chiesa di Porto,
soldi 20 all’ospedaletto di Boccadifiume,
soldi 20 a S. Giorgio in Alga,
soldi 40 a S. Leonardo di Fossamala,
soldi 20 a S. Zenone di Campore,
soldi 20 all’ospedaletto di Vigodarzere,
soldi 100 alla Chiesa di S. Trinità di Padova,
soldi 60 a S. Leonardo,
soldi 40 alla Chiesa di S. Maria dei Crociari,
soldi 60 alla Chiesa di Ognissanti,
soldi 100 a S. Maria della Mandria,
soldi 60 a S. Maria di Betlemme,
soldi 60 a S. Margherita di Vigonza,
soldi 100 all’ospedale di S. Spirito, ove ora vive Don Pietro,
lascio 100 soldi, 2 materassi, 2 coperte di piume, 2 federe, 2 mantelli, 2 coperte di pelli, che saranno trovate al tempo della mia morte, e tutti i predetti denari lascio per i lavori, per i restauri e per il servizio delle Chiese predette.
A S. Maria del Tempio lascio soldi 100, che sono scritti nel documento della sua Congregazione,
all’ospedale di S. Paolo soldi 60,
all’ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme soldi 60, che sono scritti nel documento della sua Congregazione e 2 materassi, 2 coperte da letto, sopra i quali dormo, 2 asciugamani, 2 tovaglie, 2 mantelli, che saranno indossati dagli infermi dal predetto ospedale d’oltremare,
al monastero di S. Giustina lire 20, con le quali voglio che l’abate acquisti un calice col quale debba essere cantata messa e celebrato il sacrificio,
all’ospedale di Cotignola [RA] soldi 40,
alle monache che stanno a Salarolo soldi 40,
agli infermi di Padova soldi 100,
agli infermi di Este lire 3,
agli infermi di Monselice lire 3,
agli infermi di Bassano lire 100,
agli infermi di Vicenza soldi 60,
agli infermi di Feltre soldi 60,
agli infermi di Treviso soldi 60.
Inoltre per ciascuna chiesa di Padova lascio soldi 20, eccetto quelle nominate prima alle quali ho dato un lascito particolare.
Alla Chiesa di Curano [lascio] 2 campi nella campagna di Camponogara nell’elezione del priore di Vigonza, eccetto che non sia eletto uno fra quelli del luogo o che viva presso la Chiesa di S. Giacomo posta a S. Andrea, che ho fatto costruire nella mia corte: lascio un manso a Villanova sopra Caltana, che è condotto da Michele;
al monastero di S. Lucia di Fontaniva lascio un manso posto nel Desman condotto da Tallavento,
al monastero di S. Cipriano di Murano, presso il quale voglio essere sepolta, lascio 2 mansi posti a Ronchi di Mussolini, uno dei quali è lavorato dal figlio di Giovanni da Stodegarda e l’altro da Vitale Romano, che fu da Zulinico, oltre a 2 mansi in Villanova, condotti da Billino e da suo fratello;
per i predetti denari e terre, che lascio a tutte le prenominate Chiese, voglio che i Chierici, che pro tempore saranno nelle predette Chiese, ogni anno in perpetuo celebrino il servizio, ossia il mio anniversario.
Inoltre lascio 150 lire di denari ai poveri, le quali voglio che il Vescovo di Padova, che ora c’è e che pro tempore sarà, e il Priore di S. Cipriano di Murano distribuiscano fra i poveri come ad essi sembrerà meglio e lascio lire 50 che voglio siano date ai sacerdoti per 1000 messe cantate a favore dell’anima mia, come il Vescovo stabilirà e distribuirà fra i Sacerdoti.
Inoltre voglio che il Vescovo abbia 200 lire di denari [veneziani] dei miei, che desidero egli distribuisca in maniera soddisfacente agli uomini che potrà conoscere a cui io abbia ingiustamente tolto qualcosa e se qualcosa resterà dei predetti denari sia dato ai poveri e tutti i predetti denari, che lascio per l’anima mia, tolte 50 lire, che lascio per la sepoltura, voglio e stabilisco che debbano essere consegnate nelle mani del predetto Vescovo e del detto Priore, ed essi li distribuiscano fra le predette chiese e poveri e sacerdoti, come bo stabilito e detto, come meglio ad essi sembrerà, e voglio che il Vescovo di Padova e il Priore di S. Cipriano abbiano i raccolti e i redditi di Codiverno finché tutti i predetti denari non siano pagati.
Istituisco mia figlia Zamponia erede di 1300 lire, che le diedi come dote quando ella sposò Albertino da Baone 38, e altre 200 lire delle mie e voglio che essa si accontenti di esse e se capiterà che in qualche modo per causa sua o di altri ciò turberà mio figlio Jacopo non voglio che abbia le predette 200 lire, ma la diseredo e ciò perché copulò prima di avere 25 anni compiuti con Gingiloto, che ora tiene come marito, ma le lascio solo le 1300 lire che le diedi in dote quando sposò Albertino da Baone. Istituisco erede di tutti gli altri miei beni mio figlio Jacopo e lo lascio sotto la protezione e la custodia di Dio e del Vescovo e del Comune di Padova. Inoltre voglio ed ordino che mio figlio Jacopo, finché non avrà 25 anni, non possa vendere o alienare in nessun modo per sé o per altri le terre e gli immobili, o qualche parte degli immobili che gli lascio e, se lo farà, la vendita non sia legale né di diritto né di fatto e ciò che sarà stato venduto passi all’Episcopato di Padova, a meno che la vendita non sia stata fatta su consiglio del Vescovo, e se si tratta del feudo che ritorni al proprietario o ai proprietari, per il quale o per i quali era tenuto ciò che si vende.
I codicilli che farò come mia ultima volontà voglio che diano forza e fermezza a questo mio testamento e voglio che questo sia il mio testamento e la mia ultima volontà. Fatto a Padova nella casa di Broilo.
Testi furono Ziliolo giudice, Spinarello de Zulinico, Enginolfo giudice, Giordano medico, Biagio, Odo da Monselice [marito di Speronella] e Jacopino figlio di Broilo.
Io Albertino di Nicola Notaio del Sacro Palazzo fui presente e richiesto dalla Testatrice scrissi l’atto.

In realtà nel 1199, forse sentendo avvicinarsi la morte, Speronella aggiunse al testamento un codicillo nel quale specificò alcuni punti e aggiunse qualche nuovo elemento:

lascio all’Ospedale dello Spirito Santo un campo a Codiverno lavorato da Vito;
al Monastero di S. Lucia di Fontaniva un altro campo di Codiverno tenuto da Fantina;
tutto il resto che possiedo a Codiverno al Monastero di S. Cipriano di Murano;
alla Chiesa di S. Giacomo 60 lire; .
a Jacopino di Brolo 2 campi in Ronchi di Rescbigliano;
ad Aicardino giudice lascio quanto possiedo a Fiumicello;
ai figli di Geremia da S. Andrea lascio le rendite sopra 2 campi posti sul Desman, uno tenuto da Orso e l’altro da Giroldo.

Morì a S. Andrea alla vigilia del Natale del 1199 e fu sepolta nel Monastero di S. Cipriano di Murano, come aveva desiderato.
L’ultimo marito, Olderico da Monselice, e il figlio Jacopo cercarono di osservare le sue ultime volontà, anche se il compimento del testamento durò qualche decina d’anni.
Infatti nel giugno 1212 risulta che Jacopo non avesse ancora versato al vescovo di Padova Girardo le 200 lire di denari veneziani in favore degli infermi, come aveva scritto Speronella; nell’Archivio Capitolare di Padova si legge che egli si obbligava a versarle in quattro rate nello spazio di 4 anni, garantendo per lui Tisone da Camposampiero 39.
Il documento dimostra che, trattandosi di una somma non grande, le possibilità economiche di Jacopo da S. Andrea si erano già deteriorate ed egli non si trovava più nelle condizioni fiorenti in cui l’aveva lasciato la madre.

10 Brunacci, Codice diplomatico, p. 144l.
11 Brunacci, Storia ecclesiastica, p. 1077.
12 Gloria, 1880, p. 10-15.
13 lvi, p. 16.
14 Verci, 1779, tomo 3°, p. 44.
15 Non sette, come è riferito in: Gloria, 1973, val. II, p. 198; in realtà questo testo, la cui prima uscita risale al 1862, fu poi corretto dal saggio su Speronella del 1880.
16 Brunacci, De facto Marchiae, p. 45.
17 Gloria, 1880, p. 12-15. Jacopino da Carrara viveva ancora nel 1180.
18 Secondo Zorzi, 1930, p. 151, Speronella sposò il conte Pagano “per l’ambizione di divenire moglie del Vicario imperiale, supremo rettore e giudice di tutto il Comitato di Padova”.
19 Verci, 1779, tomo 3°, p. 43.
20 Ezzelini, 2001, passim; Rolandino, 2004, passim. Dopo Speronella egli ha avuto altre due mogli.
21 Polizzi, 1989, p. 60. Fu scomunicato per la prima volta nel 1187 dal papa Lucio III per essersi impossessato di un molino e di venti mansi di proprietà della chiesa; l’ultima scomunica gli fu inflitta dal papa Gregorio IX pochi mesi prima della morte.
22 Verci, 1779, tomo 3°, p. 44, che riprende da Muratori, 1738-42, tomo 4°, p. 1120. Gli altri autori più recenti, come Gennari, 1831, p. 12; Gloria, 1880, p. 15; Benetti, 1979, p. 104, si rifanno tutti alla stessa fonte. La traduzione dal latino è mia.
23 Rolandino, 2004, Libro I, p. 41 e 578, nota 6. La nuova nuora di cui si parla era Cecilia d’Abano, grande ereditiera.
24 È probabile che si tratti dei bagni termali.
25 Gennari, 1831, p. 13.
26 lvi, p. 11.
27 Gloria, 1973, vol. II, p. 235. La chiesa è ricordata per l’ultima volta nella visita pastorale del 1587, quando era ridotta a magazzino di paglia, botti e frumento, era cioè un annesso agricolo.
28 lvi, p. 236. La citazione fu rilevata nella visita vescovile di quell’anno.
29 La citazione è desunta da Gennari, 1831, p. 14.
30 Martellozzo Forin, 2004, p. 28. La studiosa afferma che la tradizione del testamento era rispettata in genere da tutti, anche dai meno abbienti.
31 Ivi, p. 30.
32 Verci, 1779, tomo 3°, p. 111-114. Esso è conservato presso l’Archivio vescovile di Padova, Doc. 59, 2 ottobre 1192; la traduzione dal latino è mia.
33 Il testo latino dice Curdeinverno, facendo derivare il termine, come ormai tutti accettano, da Corte d’inverno; Bortolami, 2001, p. 22, la chiama “Curtis de Iverno”; essa fu donata dal vescovo Orso al monastero di S. Pietro di Padova nel 1026.
34 La cifra equivale a lire 5, poiché una lira era suddivisa in 20 soldi. Cfr. Martellozzo Forin, 2004, p. 31.
35 In territorio di Villanova di Camposampiero.
36 Si tratta della località oggi chiamata Favariego, che molti autori fanno derivare da gens Fabricia o da Fabricius. In questo territorio sono state trovate tracce di antiche fortificazioni, sulle cui fondamenta fu edificata l’attuale chiesa dedicata ai SS. Michele e Nicola. Cfr. Marconato, 2002, p. 345.
37 Carpine o Carpane è territorio di Caltana; da non confondere con Carpane di Loreggia, ove pure esiste un’antichissima chiesetta campestre.
38 Secondo il Gloria, si tratta di Albertino da Baone, essendo Alberto già morto nel 1122; cfr. Gloria, 1880, p. 14, dove si ricorda che Albertino fu amico d’infanzia di Jacopino da Carrara, primo marito di Speronella, e di Dalesmanino suo fratello.
39 Gennari, 1831, p. 14-15.

Il testo è tratto da: Ruggiero Marconato, La proprietà Dalesmanini-Da Rio a S. Andrea di Campodarsego, Campodarsego, MA&R, 2005 – pagine 33-48.

Le immagini e le relative didascalie sono a cura di Battagliatermestoria.