Maria Cristina di Savoia a Battaglia Terme

Gli svaghi e i divertimenti della Ven. al Cattaio

La famiglia ducale aveva l’uso quando si trovava nel castello del Cattaio di uscire dal castello in una di quelle grandi carrozze che si dicevano allora «di compagnia» e scesa or nell’uno or nell’altro dei paesi intorno, moveva a piedi per quei colli ameni. Non era abituata Maria Cristina a queste escursioni e vi prendeva grande divertimento, perchè l’anima sua tutta di Dio all’aspetto dei campi e dei colli si sentiva rapita verso il Creatore. Però le sue gite predilette erano quelle di Monselice e di Padova; l’una perchè la conduceva in un santuario detto «delle sette chiese» nel quale si conservano i corpi di venticinque santi martiri, ed oltre un migliaio di reliquie; l’altra perchè la conduceva alla basilica di S. Antonio di Padova dove si venera la tomba del Santo ed in un prezioso reliquiario la lingua incorrotta del Santo taumaturgo.
La dama di compagnia scrive: «lo non potrò mai dimenticare l’espressione di fede e di profonda riverenza che traluceva in tutto il suo aspetto quando le mostravano le sante reliquie». Ben dava chiaramente a vedere quali fossero i tesori che Cristina apprezzava e come in confronto di questi erano per lei fango tutte le ricchezze della terra, che molto volentieri distribuiva ai poveri.
Al ritorno dalla passeggiata, dopo l’«Ave Maria» andava Cristina a visitare Gesù in Sacramento nella Cappella del Castello. E’ questa una chiesuola fabbricata nel Castello stesso in stile bizantino, colle invetriate delle finestre istoriate a colori, ed a quel tempo, tutta adorna di quadri ad olio dipinti su fondo dorato (3), con la volta azzurra tutta tempestata di stelle sicchè anche di giorno ispirava grande devozione; ma alla sera illuminata dalla tremula luce della lampada ad olio non si poteva entrare in essa senza sentirsi eccitati da adorare Gesù in Sacramento. Cristina non avea bisogno di questo per volare col suo spirito a Dio, ma di cuor sensibile com’era anche da questo apparato esterno traeva non poco aiuto. Le sembrava di non potersi allontanare da quel santo luogo, tanto bene si trovava l’anima sua vicino a Colui ch’Ella desiderava per l’unico suo sposo. Solo la campana che dava il segno della cena nel castello poteva strappare Cristina dalla sua preghiera innanzi a Gesù. Finita la cena Cristina e la sorella Beatrice si levavano da tavola e data la buona notte a tutti, coperte il capo di un semplice fazzoletto andavano all’aperto sulle grandiose terrazze che corrono attorno al castello.
La somiglianza del carattere e la reciproca confidenza faceano di queste due sorelle sempre ed in ogni tempo, un cuor solo ed un’anima sola; ma la loro unione non era mai così perfetta come in quelle solitarie meditazioni sulle terrazze del Cattaio, sotto un firmamento punteggiato di miriadi di stelle e al pallido raggio della luna.
Le due sorelle le avreste vedute ora appoggiate coi gomiti alla balaustrata delle terrazze, ora passeggiare lentamente e silenziose, ora starsene immobili e fisse verso la cappella dove si conservava il SS.mo Sacramento, oppure verso la Chiesa parrocchiale che si scorgeva in distanza in riva al canale. Così passavano quelle ore, fino al tocco di mezzanotte che veniva ad interrompere le loro contemplazioni.
Scrive la dama di compagnia: «Con vero sforzo, (mi dicevano) ci stacchiamo dalle nostre meditazioni di paradiso quando suona la mezzanotte. Oh! che delizia, che bellezza! Come presto ci passano quelle ore, noi non parliamo mai in quel tempo, o al più diciamo qualche parola d’ammirazione intorno al celeste godimento che Iddio ci fa provare. Se alcuno viene a parlarci in quel tempo ci fa provare una pena che non potremmo esprimere».
Certamente Cristina che amava di farsi scala delle bellezze della creazione per arrivare al Creatore dalla contemplazione della grandiosità del creato, sarà assurta alla contemplazione di Dio e della eterna ricompensa dei giusti in cielo. Amava essa l’astronomia, della quale aveva ricevuto lezioni dal suo Padre Spirituale, il padre Terzi che in questa materia era assai valente.

Battaglia Terme, la chiesa parrocchiale e il canale navigabile.

Battaglia Terme – La Chiesa Parr., il Canale navigabile

Maria Cristina in visita alla città di Venezia

Dal Cattaio, Cristina assieme alle loro Altezze il Duca e la Duchessa di Modena andò a visitare Venezia, e ne fu lietissima particolarmente per le belle e grandi chiese che ivi visitò, le quali Le facevano ricordare quelle di Roma; per il mare, che come essa diceva, Le faceva ricordare Cagliari e Genova, città queste dov’Ella passò gran parte della sua fanciullezza. Ma, ben più che le care memorie di altri tempi, l’immensa estensione del mare, che Le si allargava innanzi le chiamava altri pensieri; e nel suo sguardo pieno di dolce espressione si scorgea facilmente che la sua mente si spingeva più oltre per inabissarsi in un oceano senza sponde.

Virtù dalla Ven. praticate

Cristina era così buona verso tutti che si guadagnava i cuori; ma sua nipotina, che Cristina tolse più volte dai suoi capricci fanciulleschi, ebbe a dire di Lei: «Sebbene in quell’età (avea otto anni) non potessi comprendere la santità di questa cara Zia nondimeno tutta la sua persona era irradiata di grazia celeste che io ero, per così dire, costretta ad amarla con indicibile affetto ed in pari tempo io provava in cuore un sentimento di venerazione verso di Lei. lo so che mi sentivo onorata ogni volta che mi era dato di starle accanto o baciarle la mano».
Una volta nella grande sala da pranzo del castello del Cattaio due donne della servitù si bisticciavano disputando tra loro; sopravvenne Cristina e sorridendo prese una di esse per la vita e appoggiando il mento sulla spalla guardava l’altra continuando a sorridere e dimenando il capo come se dicesse: «Ma che ragazzate son queste» con quell’atto di degnazione senza che la Principessa facesse loro un rimprovero, anzi senza dire una parola le indusse a rappacificarsi fra loro.
Tutto il tempo che fu al Cattaio lavorò sempre ricamando a colori, su un fondo d’oro un magnifico cuscino che voleva portare alla Regina di Sardegna al seguo di riconoscenza.

La modestia di Maria Cristina

Venivano spesso al Cattaio dei forestieri, ufficiali superiori, generali ecc. Maria Cristina. compariva a tavola secondo la sua condizione, ma sempre modestissima e con molta semplicità. Con gli uomini parlava pochissimo e solo il necessario, e lo faceva con tanta buona grazia che tutti ne erano ammirati. I suoi abiti erano, conforme al suo stato, di seta, ma di nuove mode e di eleganti «toilette» non ne volle mai sapere. Era sua massima vestire in modo che nessuno ne avesse a ridire ed in pari tempo che niun potesse pensare ritenersi essa migliore degli altri.
Scrive la dama di compagnia: «Non ho mai veduta una chioma così copiosa come la sua; quando veniva pettinata lo schienale della sedia, dov’era Ella seduta, e tutta la persona di Lei era avvolta nella bionda capigliatura che scendeva fino a terra; essa però la portava liscia affatto, così che nessuno se ne accorgeva della abbondantissima capigliatura. Una sola volta al Cattaio la sua cameriera la pettinò facendole i ricci e le fu detto che con quella pettinatura era assai più bella; bastò questo perchè non permettesse più quella pettinatura; Ella curavasi di piacere a Dio, nulla curandosi degli uomini».

L’amore ai poveri

Anche al Cattaio diede esempio della sua generosità; ai poveri dava quanto poteva, ricompensava con larghezza ogni più piccolo servizio che le venisse fatto, offriva volentieri il denaro per sopperire alla povertà dei religiosi. Contribuì generosamente, unitamente alle due sorelle, alla fondazione in Padova del Convento delle Salesiane. Lavorava facendo calzette per i fanciulli poveri, e vestitini a maglia per bambini. Godeva al sommo quando poteva far piacere ad alcuno con qualche regalo che fosse accetto. Un giorno la principessina sua nipote Maria Teresa dimenticò il panierino da lavoro nella stanza di Cristina; questa tolse un gomitolo di lana e svoltolo lo dipanò sopra due stupendi orecchini di brillanti, poi lo rimise nel panierino. Quale non fu la sorpresa della giovanetta nipote quando giunta al termine vi trovò chiuso quel tesoro! Non sapeva che pensare, solo quando osservò il sorriso della zia conobbe chi ne era la donatrice.
Mentre però così volentieri dava agli altri le cose più belle e le sue ricchezze specialmente ai poveri, preferiva per sè quanto c’era di più meschino.

Dà il suo consenso ad andare sposa al Re di Napoli

Fu pure qui al Cattaio dove Cristina diede il suo assenso ad essere sposa al Re di Napoli ed a tal proposta, narra la dama di compagnia, che un giorno mentre si trovavano uniti la sorella Duchessa di Lucca, ed il Padre Terzi, essendo caduto il discorso sull’avvenire di Cristina: «Capisco, disse questa, che a me non conviene stabilirmi presso nessuna delle mie sorelle, ma mi cercherò una madre e sorelle ed una casa presso le Turchine di Genova».
Il P. Terzi rispose che per fare ciò non solo ci voleva grande virtù, ma si richiedeva una vocazione speciale ch’Ella non aveva. Indi soggiunse che avrebbe dovuto piuttosto dare la mano di sposa a Re Ferdinando di Napoli e che nel trono avrebbe trovato abbastanza occasione di far del bene. Con inesprimibile ammirazione di tutti, Cristina abbassò gli occhi a terra e divenne pallida, e dopo di esser stata qualche tempo in silenzio alzò la fronte e con eroica rassegnazione acconsentì fino da quel momento a quello che da Lei si chiedeva.
Nell’Ottobre, Maria Cristina dovette lasciare il Cattaio e separarsi dalla sorella e tornare alla corte di Torino, Carlo Alberto avea già mandato la contessa di Volvera per accompagnarla nel viaggio di ritorno.

Maria Cristina Regina di Napoli

Pochi mesi dopo il suo ritorno dal Cattaio Cristina andò sposa a Ferdinando Re delle due Sicilie, il matrimonio venne celebrato a Genova nella Chiesa della Madonna della Vigna dove era andata tante volte a pregare insieme con la madre.
Dopo lo sposalizio, Maria Cristina, salita su una fregata Napoletana, prese commiato dai parenti ed amici accompagnata dalla marchesa di S. Giorgio che fu sempre presso di Lei fin dalla nascita, e dal buon P. Terzi suo direttore Spirituale, salpò per Napoli, dove fu accolla con grandi festeggiamenti. Il popolo di Napoli fu preso da grande ammirazione al vederne il ‘contegno modesto ed insieme dignitoso ed onorevole, chè si sentiva ripetere da ogni parte «abbiamo acquistato una regina santa». Ben presto Ella diede a conoscere col fatto quanto fosse giusto il giudizio che i popolani avevano della loro Regina.
Ella riguardò sempre come principale dovere di mostrarsi madre del suo popolo studiandosi di aiutare specialmente i poveri in tutte le loro necessità e primieramente in quelle dell’anima e poi in quelle del corpo. Era sempre pronta ad aiutare gli istituti pii ai quali mancassero i mezzi di esercitare quelle buone opere per le quali erano stati fondati.
Non v’era, si può dire, opera di carità che Ella non prendesse a cuore, poveri, infermi, carcerati, a tutti Ella portava la sua opera di carità.
Alle opere di carità Ella ben seppe aggiungere la pietà: grande la sua devozione al SS.mo Sacramento, tenero l’affetto per la Vergine Santissima, onorava come speciali protettori alcuni Santi, in particolare S. Filomena, spesso andava a pregare dinanzi al corpo di questa Santa, spesso nelle sue lettere parlava di S. Filomena e cercava con ogni suo potere di dilatarne il culto e la devozione.
Uno dei camerieri che l’accompagnava alla cappella reale, narra che, incaricato di portare il libro di devozione, in questo vide una cartina scritta dalla stessa Regina, in cui erano queste parole: «Che io sia bella, sana e ricca… e poi? Che sia amata, che abbia molti servitori… e poi? Servi Dio solo, e tutto avrai dopo morte ».

Maria Cristina di Savoia, regina consorte delle due Sicilie, in una litografia di Franz Eybl.

Sua Maestà la Regina Cristina delle due Sicilie. Litografia di Franz Eybl.

Franz Eybl [Public domain], attraverso Wikimedia Commons

La fine della Santa Regina

Tre anni circa dopo il matrimonio Maria Cristina divenne madre e il 16 Gennaio 1836 diede alla luce un bambino che fu poi Francesco II Re di Napoli. Dopo la nascita del piccolo Francesco la santa Regina ammalò seriamente ed Ella presentì la fine, non volle che la si chiamasse Maestà, «non sono più Regina, Ella diceva, chiamatemi solamente Cristina, all’ora della morte siamo, tutti eguali».
Rassegnata al divino volere, distaccata da tutte le cose del mondo, senza lamento e senza una lagrima, tranquilla come uno spirito angelico rese la sua bell’anima nelle mani del suo Signore che aveva tanto amato e fedelmente servito, in età di ventitre anni, il 31 Gennaio del 1836.
Quando in città si seppe della sua morte fu un cordoglio generale di tutto il popolo che accorreva in frotta al palazzo reale per vedere per l’ultima volta la santa Regina.
La sua salma venne tumulata otto giorni dopo nella Chiesa di S. Chiara. Poco dopo la sua morte, Iddio volle glorificare la sua umile serva, concedendo grazie straordinarie ed anche miracoli a coloro che ricorrevano all’intercessione della santa Regina. La sua tomba divenne meta di continue visite da parte del popolo che non sapeva dimenticare la sua Regina.
Diciasette anni dopo la sua morte, venne aperta la tomba che racchiudeva la salma di Maria Cristina, e con gioia grande dei presenti, il corpo della serva di Dio fu trovato incorrotto, così che si poterono ravvisare i lineamenti del volto ancora atteggiato a sorriso ed un soavissimo profumo emanò dalla tomba aperta così da profumare tutta la Chiesa.
Il suo corpo riposa tutt’ora nella Chiesa di S. Chiara, nella Cappella di S. Tommaso Apostolo, in modesto sarcofago che porta l’iscrizione: «Qui giace il corpo della Serva di Dio Maria Cristina di Savoia».

Napoli, Basilica di Santa Chiara. La tomba di Maria Cristina di Savoia.

Napoli. Basilica di Santa Chiara, Cappella dei Borbone. Sarcofago contenente il corpo della Beata Maria Cristina di Savoia.

© José Luiz Bernardes Ribeiro / , attraverso Wikimedia Commons con modifiche.

***

L’intercessione di questa Serva di Dio, che Battaglia ebbe la ventura di ospitare per sei mesi e di ammirarne le virtù, ottenga a noi tutti la grazia d’imitare la sua vita tutta intessuta di amore a Dio e d’amore al prossimo.
Prenda Ella sotto la sua protezione questa parrocchia e tutte le opere istituite per fare rifiorire in tutti la vita cristiana; particolarmente Ella protegga l’istituzione che a Lei verrà dedicata, l’Asilo per i bambini e la scuola di religione, l’oratorio festivo ed il laboratorio.
La protezione della Venerabile Maria Cristina sarà pegno di promettente vita cristiana per gli individui, per le famiglie e per la parrocchia tutta.

Battaglia Terme, cartolina che illustra il progetto del costruendo Asilo infantile.

Progetto dell’Asilo «Ven. Maria Cristina»

L'Asilo di Battaglia Terme sarà diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

(3) I quadri non vi sono più perchè trasportati a Vienna nel 1897.

La Venerabile Maria Cristina di Savoia ospite di Battaglia Terme. Copertina.

Testo e immagini tratti da: D. Marco Romano, La Ven. Maria Cristina di Savoia ospite di Battaglia Terme, Padova, Tipografia del Seminario, 1939.

Il ritratto di Maria Cristina e la foto della tomba sono stati aggiunti da BATTAGLIATERMESTORIA.
Anche se non più rispondenti alla scrittura corrente, sono stati rispettati gli accenti che appaiono a stampa.
Ringraziamo il parroco della parrocchia di San Giacomo di Battaglia Terme, don Edoardo Bregolin, per averci dato il consenso alla pubblicazione.