L’economia di Battaglia T. tra le due guerre

L’agricoltura

Nel 1927 il comune di Battaglia rispose ad un questionario riguardante vari aspetti riguardanti l’agricoltura locale. L’area coltivabile era stimata in soli 480 ettari.
La prima parte riguardava il sistema di amministrazione dei fondi: nel comune non vigeva il contratto di mezzadria e scarsi erano quelli di affitto; prevaleva senza dubbio la conduzione diretta dei fondi, esercitata da quasi tutti i proprietari con l’utilizzo di circa 300 braccianti (erano compresi i salariati, i bovai, i giornalieri, le donne e i ragazzi).
Nel 1926 esistevano 59 cavalli, 12 asini, 5 muli, 13 buoi, 64 vitelli e 103 vacche.
Le condizioni della mano d’opera venivano così descritte:
“1° – Vitto: il vitto dei contadini è costituito da polenta, in prevalenza, e pane in scarsa misura; maiale, baccalà, sardelloni, fagioli e patate. Nel comune esiste una cooperativa di consumo, per gli operai metallurgici, la quale a richiesta fornisce generi anche ai contadini. Generalmente i contadini si riforniscono in paese ove i prezzi dei generi venduti sono superiori ai prezzi di mercato del capoluogo. Gli agricoltori mangiano due volte al giorno alle ore 9 ed alle ore 4.
Il vino è abbastanza diffuso, ma è bevuto più nelle osterie che in famiglia, preferibilmente nei giorni festivi. L’acqua usata in paese è di fiume ed è di pessima qualità, mancando il paese di sorgenti e di pozzi.
2° – Alloggi: le case degli agricoltori sono accentrate in fattorie, costruite in cotto e coperte di tegole, scarsamente igieniche, senza latrine.
Le stalle sono abbastanza igieniche.
Il riscaldamento della sola cucina viene effettuato con la legna a mezzo di apposito focolare; tutti gli altri ambienti non sono di regola riscaldati. Di solito per ambiente dormono 5 o 6 individui d’ambo i sessi; le case staccate dai fondi sono prese in affitto dai contadini che pagano un canone in rapporto al numero dei vani.
Le case non distano mai dal luogo di lavoro oltre un chilometro.
3° – Vestiario: In questo comune i contadini non usano tela di canapa e fanno i loro acquisti sul mercato locale e su quello di Padova.
4° – Malattie: Casi annuali di tifo e malaria. Diffusa è la tubercolosi dovuta all’alcolismo passato, alla deficienza degli alloggi ed alle abitazioni malsane ed all’acqua non potabile. La sifilide è notevolmente aumentata in questi ultimi anni. La malaria è importata dai barcari. Non esiste mortalità nei bambini; le donne incinte non lavorano […].
Esiste servizio medico, ostetrico e farmaceutico ed ambulatorio […]” 49.

Le risposte al questionario continuavano indicando che la delinquenza non era frequente. Le condizioni economiche erano “discrete” ed il bracciantato locale trovava da lavorare. I salari erano quelli stabiliti dalla Federazione del Sindacato Nazionale di Padova.
Il fenomeno emigratorio precedente alla guerra era poco diffuso e diretto verso le Americhe, la Svizzera e la Germania. Dopo il conflitto l’emigrazione si indirizzò verso la Francia ed il Belgio. Emigravano generalmente braccianti e manovali e scarsa era l’emigrazione di intere famiglie.

Note
49 A.C.B., Questionario sulle condizioni dell’agricoltura a Battaglia nel 1927, cart. Archivio dalla cat. X alla XI – anno 1927, fasc. Agricoltura.

I vigneti

In data 8 luglio 1928 il comune di Battaglia effettuò un censimento dei proprietari di vigneti e terreni vitati nel territorio comunale e ne pubblicò l’esito 50

Battaglia Terme, vigneti e proprietari, 1928.

Note
50 A.C.B., Elenco dei proprietari di vigneti e terreni vitati esistenti in questo comune, cart. Archivio dalla cat. VII alla XI – 1928, fasc. Agricoltura.
51 Un campo padovano è di 0,3862 ettari.

Il censimento generale dell’agricoltura del 1930

In data 15 gennaio 1930 l’Istituto Centrale di Statistica, Ufficio Censimenti Agricoli, scriveva ai Podestà del Regno per dare le istruzioni relative all’effettuazione del Censimento Generale dell’Agricoltura 52. Inizialmente veniva richiesta la divisione del territorio comunale in “frazioni e sezioni di censimento” omogenee. Per Battaglia venivano individuate sette zone:
Cataio = sicuramente la zona più ampia che coincideva con la tenuta omonima già analizzata nel capitolo 4, paragrafo 7;
Cavagnari = erano tre porzioni piccole di territorio staccate tra loro e a nord della tenuta Cataio, al confine con S. Piero Montagnon;
Grottarole = situata sulla strada per Galzignano, ad ovest della tenuta Cataio; Centro = l’effettivo centro del paese situato ai due lati del canale di Battaglia;
S. Elena = la seconda porzione di territorio per grandezza; di fatto la tenuta dei conti Emo – Capodilista che comprendeva anche gli stabilimenti termali e la Villa Selvatico;
Ca’ Neri 53 = piccola zona situata sulla traversa provinciale Padova – Monselice, partendo dal centro di Battaglia verso Monselice ed a est della traversa stessa;
Rivella = zona a sud di Battaglia a cavallo della traversa provinciale suddetta verso Monselice; confina con la tenuta Emo – Capodilista e con zona Ca’ Neri.

Planimetria della divisione di Battaglia Terme in zone effettuata in occasione del censimento dell'agricoltura del 1930.

Planimetria della divisione in zone effettuata in occasione del censimento dell’agricoltura (1930).

Battaglia Terme, censimento generale dell'agricoltura 1930: i proprietari.
Battaglia Terme, censimento generale dell'agricoltura 1930: le famiglie residenti.

Successivamente si richiedevano informazioni tipiche di un censimento che riguardavano prettamente i numeri e le caratteristiche della popolazione, delle strutture e degli animali legati al settore agricolo.
I risultati a Battaglia evidenziarono 377 maschi e 311 donne impegnate nell’attività specifica, di cui rispettivamente 256 e 238 che la ritenevano professione principale e 120 e 74 che la ritenevano professione secondaria. Solo 20 maschi e 3 donne pagavano imposta fondiaria.
Per quanto riguarda gli animali da segnalare le 2742 galline, gli 87 galli, i 168 pollastri e pollastre, i 91 conigli, i 30 cavalli, i 12 asini, i 3 muli, i 153 bovini, i 48 maiali, 6 capre, 3 oche, 31 anatre, 54 tacchini, 84 colombi, 7 alveari e 286 chilogrammi di bachi da seta 54.

Note
52 A.C.B., Circolare dell’lstat del 15 gennaio 1930, cart. Archivio dalla cat. X alla cat. XII – 1930, fasc. Censimento generale dell’agricoltura.
53 Denominata anche Grimani.
54 A.C.B., fasc. Censimento generale dell’agricoltura, cart. Archivio dalla cat. X alla cat. XII – 1930.

Altre attività industriali, artigiane e commerciali alla fine degli anni Venti

A Battaglia, accanto alle grandi industrie, esistevano tantissime altre attività che aumentavano e progredivano di anno in anno a seguito del fatto che il paese attirava su di sé la popolazione dei paesi vicini e l’attenzione del mondo del lavoro padovano.
Tra queste c’erano la Cooperativa Metallurgica, attrezzata in modo da poter costruire qualsiasi utensile rurale; l’Officina F.lli Vascellari, con medesima attività; il Cantiere F.lli Milani per la lavorazione del marmo e cemento, con studio di scultura e architettura; il Cantiere Cavallini Stefano per la lavorazione del cemento; tre molini a bassa macinazione; un pastificio che poteva produrre circa 20 quintali di pasta giornaliera; due garages per riparazioni automobili e motociclette 55.
Esistevano anche 3 importanti macellerie, 10 negozi di commestibili e pizzicherie, 4 negozi di vendita ferramenta, 3 importanti forni da pane, 3 negozi di manifatture, 3 rivendite di sali e tabacchi, 2 cartolerie, 3 negozi di materiale elettrico, 4 grandi magazzini di legna e carbone, 2 magazzini di legname da costruzione, 3 depositi cementi e calce, 16 spacci di vino, 4 sartorie e 4 negozi di vendita scarpe e articoli per calzoleria, nonché un grande deposito di mobilia 56.
In Battaglia aveva luogo un fiorente mercato settimanale, punto di ritrovo anche per gli abitanti dei paesi vicini, che si teneva nei giorni di sabato e domenica di ogni settimana. A seguito di un istanza di 27 esercenti e commercianti locali, in data 4 luglio 1929, il Podestà deliberò la soppressione del mercato domenicale rendendo ancora più importante quello del sabato 57.
Era inoltre attivo, da più di 70 anni, un mercato della frutta che si era sempre tenuto in piazza Pescheria. Questa si trovava in centro, in fianco allo stabilimento della Società Veneta di Macinazione e lungo la strada provinciale Padova – Monselice. Dal 1927, sollecitato da alcuni esercenti e con lo scopo di dare maggiore visibilità al nuovo quartiere recentemente realizzato, il Podestà trasferì il mercato lungo la via Nuova. In data 19 aprile 1930, dopo un ricorso di numerosi esercenti del centro 58, il Podestà prese atto del fatto che il nuovo quartiere non garantiva al mercato adeguata visibilità e deliberò il ritorno dello stesso nella sua originaria sede 59.
Si ricorda inoltre che, come avviene tutt’oggi, nel mese di agosto, e precisamente nei giorni 21, 22, 23 e 24, aveva luogo una rinomata Fiera detta di S. Bartolomeo alla quale accedevano circa 4000 bovini, 2000 equini e circa altri 1000 capi di bestiame ovino e suino 60.
Raccogliendo ricordi orali degli anziani di Battaglia, un elemento comune a tutte le testimonianze era l’elevata presenza in paese di esercizi pubblici come punto di ritrovo per i battagliensi ed anche per gli abitanti dei paesi vicini. A conclusione del paragrafo evidenziamo quindi l’elenco di tali attività nell’anno 1930 61:

Battaglia Terme, elenco degli esercizi pubblici nel 1930.

Note
55 Cfr, P. CATTANI, Battaglia Terme. Storie, cit., p. 97.
56 A.C.B., Relazione sulla necessità di ampliare il territorio comunale a norma delle disposizioni di cui l’art.8 del R. Decreto 30 dicembre 1923 n. 2839 sulla riforma della legge comunale e provinciale, Anagrafe dell’edilizia scolastica. Locale n.4, cart. Progetto ampliamento territoriale, fasc. B e C.
57 A.C.B., Deliberazione del Podestà del 4 luglio 1929, cart. Delibere dal 1928 al 1936, fasc. Delibere 1922/1930 – Lavori Pubblici.
58 A.C.B., Ricorso esercenti di Battaglia per il ripristino di Piazza Pescheria come sede del mercato della frutta del 5 marzo 1930, cart. Delibere dal 1928 al 1936, fasc. Delibere 1922/1930 – Lavori Pubblici.
59 A datare dal 1° maggio 1930. A.C.B., Deliberazione del Podestà del 19 aprile 1930, cart. Delibere dal 1928 al 1936, fasc. Delibere 1922/1930 – Lavori Pubblici.
60 Fiera che si tiene ancor oggi, anche se da alcuni anni non presenta più il commercio di bestiame.
61 A.C.B., Vidimazione annuale delle Licenze di pubblico esercizio – 1930, cart. Archivio dalla cat. XIII alla XV – 1930, fasc. Pubblica Sicurezza ed esercizi pubblici.

L’apertura della cava di trachite nel Monte della Croce

“Le rocce che formano il caratteristico complesso collinare del monte Ceva, che fa da sfondo a Battaglia (il Ferro di cavallo come lo chiamano i battagliensi) sono ben diverse da quelle della maggior parte degli altri rilievi euganei. Queste ultime sono in genere trachiti e rioliti, mentre tutto il gruppo del Ceva è formato da latite 62. Anche il profano può distinguere subito queste rocce dalla netta diversità di colore: grigio-biancastro o rosate le trachiti e le rioliti, pressoché nere le latiti. Tutte sono comunque rocce vulcaniche e si sono formate in seguito a complesse, tormentate vicende più di 30 milioni di anni fa. [ … ] Ogni colle, in sostanza, si è formato con caratteristiche proprie e questo fatto spiega, tra l’altro, le diverse caratteristiche, anche minerarie, dei vari rilievi.
Così dove le lave che hanno formato il monte della Croce sono venute in contatto con l’acqua marina, raffreddandosi bruscamente, hanno dato luogo a fessurazioni e fratture che in più parti hanno reso particolarmente facile l’estrazione di questa roccia. Qualche altra caratteristica geologica del monte della Croce dovrà invece creare, come vedremo, problemi e fastidi ai cavatori. Come il fatto che le colate di lava, almeno due sempre sotto il livello marino, si siano susseguite a distanza di tempo e abbiano così consentito, tra l’una e l’altra, il deposito di materiali sedimentari, rimasti poi interclusi tra la roccia. Materiali ovviamente di scarto dal punto di vista minerario-estrattivo, ma preziosi, [ … ] dal punto di vista scientifico perché, per le caratteristiche presenze fossili in esse contenute, hanno consentito agli esperti precise deduzioni sul periodo in cui si sono formate.
Colore, pezzatura minuta, difficoltà di lavorazione hanno probabilmente contribuito in modo determinante a tener lontane per molto tempo le attenzione dei cavatori da questo tipo di roccia (non così, come ben noto, per la trachite [ … ]).
Le fortune di questo materiale (e le sfortune per il monte della Croce) cominciano solo nel 1930 [ … ].
Il 2 agosto, appunto del 1930, l’ingegnere Gaspare Della Francesca presenta al sindaco di Battaglia, per la prescritta pubblicazione, la domanda per aprire una cava ai piedi del monte della Croce. I Dalla Francesca ne sono diventati proprietari, acquistandolo dall’Opera Nazionale Combattenti, assieme col Cataio e con la vasta tenuta intorno [ … ], appena dall’agosto dell’anno precedente” 63.

Ricordiamo che nei dintorni di Battaglia erano attive da tempo varie cave di estrazione. La famiglia Sgaravatti estraeva dal colle di Lispida, in comune di Galzignano, la ditta Bonetti a S. Piero Montagnon e, a Montemerlo e S. Piero Montagnon, avevano delle cave di trachite Michelangelo Cini ed il figlio Paolo, che abitavano a Battaglia, nello stabile sede della vecchia farmacia lungo l’attuale via Maggiore.
“La gestione della cava Montecroce, come viene chiamata questa di Battaglia, viene assunta dalla Società Anonima Cave Trachite Euganea, società formata da due già affermati cavatori, Albino Sonetti e Gaspare Lazzaro” 64. La società non operava solo a Battaglia. Gestiva infatti altre cave, principalmente di trachite (da qui la denominazione) a S. Piero Montagnon, Monterosso (frazione di Abano Terme) e Montemerlo.
Il monte della Croce, alto 90 metri, era allora ancora intatto. Sulla cima c’erano ancora consistenti testimonianze di quel monastero che nel 1383 il vescovo di Padova Raimondo aveva donato all’eremo di Camaldoli 65 e che fu, precedentemente, sede della parrocchia dell’Assunta 66.
Inizialmente gli operai, pagati a cottimo, erano circa una quindicina. Il materiale veniva estratto manualmente con leva e piccone. La ghiaia, ottenuta spaccando le pietre con mazza e martello, veniva poi trasportata con carretti al vicino scalo ferroviario per essere caricata sui vagoni con le forche 67.
“Ma la situazione dal punto di vista economico – produttivo si presenta molto favorevole. Il materiale estratto risulta particolarmente adatto per formare le massicciate delle linee ferroviarie: è, tra l’altro, per la sua durezza e la sua composizione [ … ] molto resistente agli agenti atmosferici e al tormento inferto dal passaggio dei convogli” 68.
Ed in quel periodo quel particolare settore era in rapida espansione: numerose erano le nuove linee ferroviarie in costruzione e venivano inoltre rifatte quelle già in esercizio, per adeguarle alle maggiori esigenze di velocità dei treni.
La cava si sviluppò, quindi, molto rapidamente.
“Il numero di operai supera presto il centinaio. Nel novembre 1931, pur non adoperandosi ancora le mine, il fronte di cava misura già 40 metri di larghezza e 15 di altezza; il piazzale, nel punto centrale, è profondo 30 metri.
Proprio nel novembre dello stesso anno avviene un primo incidente mortale: ad un tratto, senza alcun segnale di preavviso, si stacca dalla fronte di cava una crosta di materiale dello spessore di non più di 50 cm, e delle dimensioni di circa 4 metri di larghezza per 3 metri di altezza e si abbatte su un gruppo di 25 operai intenti a lavorare con le carriole. Uno di essi resta mortalmente ferito.
Ma la programmazione della cava è ormai inarrestabile” 69
ed il materiale viene anche adoperato per la costruzione dell’autostrada Padova – Mestre.
Nel 1933 vengono estratte 130.000 tonnellate di materiale, quando in tutti i Colli Euganei la produzione di trachite si assestava a 550.000 tonnellate circa.
Erano già stati installati tre impianti di frantumazione e era stato predisposto un piano di caricamento mobile presso la stazione ferroviaria. La novità più importante fu comunque l’inizio dell’uso dell’esplosivo: “poche mine per volta, profonde da 1 a 2 metri” 70.
E con l’utilizzo dell’esplosivo nacquero i primi problemi di convivenza con il paese.
“Così, il 12 settembre 1933, il Podestà di Battaglia si lamenta col prefetto perché alcuni sassi, anche di notevoli dimensioni, sono giunti fino alla stazione stessa e, qualche volta, sino alle abitazioni vicine, con evidente grave pericolo per coloro che si trovavano casualmente a passare…
Il Corpo Reale delle Miniere, Distretto di Padova, impone allora al responsabile della cava di coprire d’ora in avanti scrupolosamente, e senza eccezione alcuna, tutte le mine che verranno esplose nella cava e prima della loro esplosione con fascine o con zatteroni o tralicci di legno, oppure con robuste reti metalliche montate su telaio, in modo da rendere impossibile il lancio di scaglie a distanza. Lo sparo delle mine dovrà essere segnalato, di volta in volta, con speciali suoni di tromba; non potranno essere esplose mine durante il passaggio o la sosta dei treni in stazione.
Non si tratta certo, allora, di grossi problemi. La cava è lanciatissima. Il numero di operai aumenta continuamente. Il lavoro è duro, ma la paga è assicurata, e viene distribuita ogni sabato presso l’osteria della Fanin Ceresoli, vicino alla stazione, lungo l’attuale via Marconi” 71.

Il 31 gennaio 1934, per fronteggiare gli aumentati ed urgenti ordini, la ditta richiede al Prefetto la possibilità di utilizzare principalmente mine più grosse per estrarre il materiale. Si trattava dell’esplosione simultanea di 13 mine cilindriche verticali, piazzate alla profondità da 15 a 33 metri. Tale domanda veniva supportata dal fatto che il notevole aumento della produzione avrebbe portato di conseguenza un aumento di mano d’opera di circa 200 unità. Il Corpo delle Miniere ritenne troppo pericolosa la richiesta e autorizzò lo sparo di massimo 4 mine.
“Il primo scoppio, il 3 aprile 1934, viene osservato con curiosità e apprensione da tutte le maestranze, piazzate a debita distanza e al riparo di apposite protezioni. L’effetto è spettacolare e devastante: dal colle viene strappata una enorme fetta di roccia” 72.
Le proteste non potevano mancare: “il 26 maggio, alle ore 18,15, scriverà per esempio, poco tempo dopo, il Prefetto al competente Distretto Minerario, sono state fatte brillare quattro mine cilindriche. L’esplosione è stata così forte che oltre ad avere impressionato la popolazione, ha provocato nella Chiesa di Battaglia, che dista circa 800 metri, la caduta di 5 canne dell’organo e di calcinacci all’interno dello stabile.
Il Corpo delle Miniere fa allora ridurre il quantitativo di esplosivo occorrente al minimo compatibile con l’utilità del metodo [ … ]” 73.

Il fronte della cava aveva oramai superato i 200 metri di lunghezza e i 40 metri di altezza, nel punto centrale.
Nel corso del 1935 la produzione saliva alla considerevole quantità di 300.000 tonnellate e gli operai occupati arrivavano a superare il numero dei 300.
Sempre nel corso del 1935 venne installato un nuovo impianto proveniente da altre cave della stessa società.
“Comprende una sega circolare, un telaio capace di trattare blocchi da 3200 X 1400 X 800 millimetri e un telaio per blocchi da 3200 X 1800 X 1700 millimetri azionato da un motore elettrico da 12 HP.
Con le lastre provenienti da questo laboratorio vengono eseguiti diversi lavori di rivestimento dell’imponente edificio delle Terme dei lavoratori proprio allora in corso di costruzione da parte dell’I.N.F.P.S. 74
75.
L’estrazione continua sempre più intensamente. Nel 1937 gli operai arrivano a 500 e la cava diventa l’industria più importante di Battaglia.
“Si caricano anche tre treni al giorno, vale a dire circa 150 vagoni. La ragnatela di binari nell’area di cava, tutta attrezzata con ferrovia Decauville 76, si estende per oltre 10 km ed è percorsa da qualcosa come 300 vagonetti, con 7 motocarrelli; tre linee portano alla stazione ferroviaria. Sono inoltre in funzione 4 frantoi, scaglionati lungo il piazzale di cava [ … ] ed il materiale venduto viene prima sottoposto a una lavatura per liberarlo dalla terra. Allo scopo nel piazzale di cava è stato installato un apposito impianto [ … ].
In questo periodo la paga media dei manovali è di 1,70 77 lire all’ora, quella dei cavatori di 1,95 78 lire. Nella primavera del 1937 iniziano i lavori di sbancamento sul pendio nord del colle per l’apertura di un nuovo cantiere. Il fianco di tale cantiere risulta sopraelevato rispetto al piano degli altri per cui il materiale viene fatto scendere da un piano inclinato.
Ma nel novembre 1938, durante un sopralluogo, il Corpo delle Miniere constata che la fronte di taglio della cava è costituita da massa basaltica molto fratturata e terrosa e quindi soggetta a facili scoscendimenti. Inoltre il fronte di cava non è tenuto a sufficiente scarpata e il metodo di coltivazione per mine verticali lungo il ciglio di cava prima e per mine orizzontali poi, a piano di cava, produce improvvisi forti distacchi di materiale.
Conseguentemente viene ordinato di sospendere subito i lavori alla estremità destra del fronte cava, dove il materiale è particolarmente franoso e di proseguire i lavori sul restante fronte” 79.

Il provvedimento non venne però applicato e nel novembre 1941 il prefetto dovette intervenire con un apposito decreto.
“Siamo però ormai entrati nel tragico tunnel della guerra. L’attività della cava si riduce molto, anche per la mancanza di carburante e di carri ferroviari per il trasporto. Gli operai nel giugno 1941 sono poco più di un centinaio. [ … ]
Due incidenti mortali, nel dicembre 1941 e nell’aprile 1943, funestarono questo periodo già così difficile” 80.

L’attività del dopoguerra, mai cessata del tutto, riprese normalmente, restando però ampiamente al di sotto dei livelli toccati in precedenza. Gli operai non supereranno più le 150 unità.
A mantenere questi ritmi più contenuti concorsero due fattori: la minore richiesta di materiale rispetto all’anteguerra, visto che lungo le linee ferroviarie si facevano prevalentemente lavori di manutenzione, e l’ampio sfruttamento della cava stessa, che produceva materiale più scadente in quanto la roccia era sempre più fratturata e frammista ad altri materiali.
Dopo varie vicissitudini, caratterizzate dalla sempre più forte protesta a favore della tutela dei paesaggi collinari, la parola fine sulla cava Montecroce venne data dal Parlamento italiano con l’approvazione, il 24 novembre 1971, della legge N.1097 per la tutela delle bellezze naturali ed ambientali i dei Colli Euganei, che disponeva inoltre il divieto di riaprire cave non in attività alla data del 1 ottobre 1970 81.
I lavori presso la cava Montecroce erano sospesi dal 14 marzo 1969 a seguito di una frana che, provocata dai lavori in corso, portò il fronte della cava a meno di 20 metri dalla casa in cima al Colle (i resti dell’antico monastero ed allora abitata dalla famiglia Orietti, affittuaria dei Dalla Francesca).
Nonostante siano avvenuti successivamente lo sgombero della suddetta casa e la sua demolizione, eliminando ogni testimonianza del passato, la cava non riaprì più 82.

Battaglia Terme, foto di gruppo dei cavatori (fine anni '30).

Foto di gruppo dei cavatori (fine anni ’30).

Note
62 Fino a qualche tempo fa per questo materiale si adoperava il termine di andesite. Qualcuno, impropriamente, ha adoperato e adopera ancora spesso quello di basalto. G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 191 e p. 199.
63 G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 191.
64 G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 192.
65 A. RIGON, Esigenze di riforma e ribellione di monaci nel Trecento, in Atti e memorie del sodalizio Vangadiciense, Val. Il, Badia Polesine, 1982, p. 75.
66 Vedere capitolo 2, paragrafo 1.
67 Cfr., G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 192.
68 G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 192.
69 Ivi, p. 193.
70 Ivi, p. 193.
71 Ivi.
72 Ivi, p. 194.
73 Ivi.
74 Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale.
75 G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 194.
76 Sistema di trasporti su rotaia ideato dall’industriale francese Paul Decauville, adottato un tempo nei cantieri edili e stradali e basato su un tipo di binario di materiale mobile leggero e di rapido montaggio. G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 199.
77 L. 2.531,684 nel 2001.
78 L. 2.903,99 nel 2001.
79 G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 196.
80 Ivi.
81 Cfr, G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 196 e 199.
82 Cfr, G. SANDON, La cava “Montecroce”, in Battaglia Terme. Originalità, cit., p. 198 e 199.