La palada di Rivella di Battaglia (1558-1563)

Tra l’aprile e il maggio 1562 il Mussato e il Saccoman tentano di temporeggiare lamentando i danni subiti per causa del sustegno della Brancaglia. Questa volta non c’entrano le rotte, bensì quel sostegno esistente in località Brancaglia di Este, tra lo scolo di Lozzo e il Bisatto, che modulava il livello d’acqua influendo conseguentemente sulla navigabilità del Canale nel tratto Este-Monselice-Rivella-Battaglia. Era accaduto che quella barriera era rimasta aperta diversi giorni per permettere la riparazione delle asse di quel ponte canale, mentre le acque andavano de soravia del sustegno in abundantia. Tanto i due dichiararono sotto giuramento ai provveditori di Este.
La circostanza fu confermata da messer Zuanibon Bertazzuoli ingenier da Mantoa, fatto venire per conzar (riparare e sistemare) le asse del ponte canal allo scolador de Lozzo che erano affondate. Il sostegno era rimasto così aperto soltanto dui ò tri dì durante li quali vi fu poca acqua e non si potè navicare con barche carige (cariche), ma so ben – aveva asserito il mantovano – che da carneval et da quaresima, quando le acque erano grosse, il sostegno stette sempre levato. Disse di sapere che era anche stato tagliato l’arzere del retratto de Moncelese e per quanto intesi – aveva aggiunto – se diseva che ditto taglio era stato fatto per amozzar (spegnere) il focco, il fuoco ch’era scoppiato in quella parte del retratto.
Di quei due o quattro giorni di apertura del sostegno avrebbe dato conferma, il 22 maggio, anche ser Antonio Magro, asserendo che li pianconi (panconi, cioè sbarramenti realizzati con tavole disposte trasversalmente all’alveo) spandevano tra l’uno e l’altro zò per la Brancaglia. Le fessure dei pianconi furono stoppinate (tamponate), e bolparato 7 il sustegno a ciò che l’acqua tutta venisse per la navigatione. Et di più gli fu fatto un arzere di terra forte à traverso il detto sustegno, talmente che de acqua non gene poteva passar quasi niente.
La situazione tende però a migliorare; il momento critico viene in qualche modo superato e la conduzione della palada prosegue abbastanza regolarmente, tant’è che il 17 maggio 1562 i provveditori ai Beni Inculti cercano di agevolare i conduttori chiedendo a Ceronimo Cicogna capitano di Padova di far tenir in suspeso, fino alla ottava di Pasqua prossima ventura, la executione che si ha da fare contro Julio de Porcia dopo che lo stesso ha provveduto a versare venti ducati. La sorte dei due soci di Battaglia e Rivella, dunque, è ancora legata al debito non sanato completamente dal De Porcia. Successive richieste di sospensione dell’esecuzione per 20 giorni vengono presentate il 20 giugno e il 21 luglio 1562 al nuovo capitano e vice podestà Nicolò Gritti.
Nel frattempo, il 2 dicembre 1562 i provveditori veneziani ordinavano a Marin Cavalli, podestà di Padova, di rinchantare per l’officio nostro la imposicione delli soldi 6 per barcha che si squode alla cadena al ponte canal de la Rivella, e pertanto di far publicamente proclamar nelli locj solitti la gara d’appalto, dando avviso che chi pretendeva di averla in affitto si doveva presentare a Venezia il 9 dicembre sotto la loggia dei Camerlenghi.
Come stabilito, in quel giorno fu dato il primo incanto e fu posto a ducati 50. Andata deserta, l’asta fu ripetuta altre tre volte portando la base a ducati 200. Il quinto incanto, su base di ducati 250, fu dato il 16 dicembre. Ma anche quest’asta andò deserta.
L’1 aprile 1563 i provveditori Marco Polani e Pietro Minoto scrivono da Venezia a Nicolò Gritti Capitano di Padova: atrovandosi debittori de l’officio nostro per contto della imposicion ala cadena del ponte canal della Rivella ser Zuane Mussatto barcaruol della Battaglia et Agustin Sachoman barcharuol della Rivella de bona suma de danarj, piazerà alla Sig.ria. Vs. Ill.ma far inttimar per suo nuncio alle dittj che fra termine di zorni tre, dapoj l’intimacione, gabiano a portar a l’officio nostro li ducati cento che ganno ultimamente promesso di porttare ed che vi hano manchatto della promessa; il qual termine passatto et non gavendo exeguito al obligo suo predetto noi daremo aviso alla Sig. Vs. Cl.ma che farà far l’exechucione conttra li loro beni a fine che possamo conseguir da loro quanto sono debitori.
Nelle more dell’attesa per la nuova gara di licitazione, i provveditori veneziani si danno da fare. Il 19 aprile 1563 gli affittuali sono raggiunti da una comunicazione dai toni drastici e perentori: Zuanne Mussato e Agustin Sachoman, palatieri alla cadena del ponte canal della Rivella, dovevano lasciare la casa, consegnandola con le due porte, li balconi et ogni altra cossa. Il tutto – aggiungevano i Provveditori – dovrà essere consegnato a ser Guielmo Cromer nostro agente, il quale mandamo a squoder in vostra vece la imposicione dei sei soldi.
Porta la stessa data, 19 aprile, la comunicazione ufficiale di incarico: Noi provveditori comettemo a te Guielmo Cromer, fante dello officio nostro, che in luoco di Zuan Mussato et Agustin Sacomano da noi licenziati, debbi trasferirti al ponte canal del retratto de Moncelese ad atendere alla cadena delli soldi sei per barca fino a nuovo ordine et apresentar il danaro allo officio nostro de mese in mese, reservandosi noi di stabilir per tuo salario et spesa quelo che ne parerà. Inizia qui l’operato del Cromer, caratterizzato da un fitto scambio epistolare.
In data 21 aprile 1563 il Cromer scrive ai Provveditori dal ponte canal della Battaglia, confermando di aver ricevuta nella mattina dello stesso giorno la cadena della pallada del ponte canal da Zuanne Mussato e Augustin Saccoman. Della presa in consegna del complesso della palada dà ulteriore sollecita conferma lo stesso Cromer dopo soli due giorni, il 22 aprile 1563: Heri gionsi qui al ponte canal et parlai con ser Mussatto e ser Sachoman compagni che svodassero la casa et mi consignassero la cadena à ciò io potessi farmi pagar dalli barcarolli, secondo li ordeni, et questa mattina mi hanno consignatto quanto dovevano et io ho tirado li danari della prima barca che è passada et cussì anderò seguittando. Et – avverte – poiché ser Agustin Sachoman non ha per ora dove andar à star, egli si è rettirado da basso per sei o ver otto giorni.
Non trascura di citare le barche lapidarie, impiegate per il trasporto della trachite e della scaglia. Quanto alli sassi da Lispia et scaglia – aggiunge – non si pol navegar per ogi perché heri di sera il magnifico podestà de Moncelese fèce serar il sustegno aciò li murari potessero lavorar a far il ponte da Lispia. Questa mattina, non essendo ancor calada l’acqua apresso il ponte canal, ser Cocco ha cargato doi burchielle de scaglia et doi sono state cargate per conto de li magnifici Malipiero et Grimani.
Due giorni dopo, il 24 aprile, il Cromer si premura di avvertire che ha preso possesso della caxa alla cadena deputtada con tutte le sue porte et per ciascheduna la sua seradura et cadenazzo senza chiave et con li balconi con li loro cadenazzi. Pur consegnata, la casa non viene abbandonata dal Saccoman il quale sta cercando un’altra abitazione. Comunque, il fante tiene ad aggiornare i superiori con la consueta diligenza: Le cose alla palada vanno assai bene et ogni giorno passano da 26 a 30 barche et più ancora et hoggi spero ne passerà buona quantità. Ser Agustin Sachoman ha assicurato che si di partirà dalla casa quanto prima portandosi via tutte le sue robbe et mi farò consignar la casa del tutto togliendo in notta (prendendo nota) le porte et balconi nello stato in cui si trovano. Dà notizie anche sulla gestione del sostegno del vicino ponte sotto canale: Heri mattina fu lassiato zoso il sustegno (mentre era tenuto chiuso quello in prossimità dell’Acquanegra) et hora vi è assai acqua nel Fosson per poter navegare con le pietre (si riferisce qui al tratto di ponente del canaletto che sottopassa il canale di Battaglia).
Instancabile, il solerte fante dell’ufficio dei Beni Inculti scrive a Venezia il 27 aprile 1563. Premuratosi di dare notizie di un certo ser Beraldo incaricato delle operazioni di apertura e chiusura delle porte del vicino sostegno del ponte sottocanale, il Cromer passa a dettagliare il primo rendiconto di quanto scosso alla cadena: da mercoledì 21 a lunedì 26 aprile passarono 152 fra barche e burchi. Domenica 25 per le continue piogge le barche furono solo 16. L’incasso fu di 42 lire e 72 soldi; più esattamente, valendo una lira 20 soldi, l’introito fu di 45 lire e 12 soldi.
I provveditori gli danno soddisfazione. Gli scrivono il 28 aprile 1563: Habbiamo vedutto le tue (lettere) et ti laudiamo a continuare et, se sarai huomo da bene, serai riconosciuto.
Il Cromer, soddisfatto dell’ elogio e delle promesse dei superiori, persevera in questo traffico epistolare. Il 6 maggio 1563 avverte che per tre giorni le faccende sono diminuite per le continue piogie, ma spero in Sua Divina Maestà che di breve il tempo si conzerà (si aggiusterà). Segue il rendiconto di 9 giorni: da martedì 27 aprile a mercoledì 5 marzo fusti (barche) 233 per complessive lire 69 e 18 soldi.
Il 12 maggio 1563 da Este i provveditori scrivono al capitano e vice Podestà di Padova e al podestà di Monselice: dovendosi metter all’inchanto la cadena delli soldi sei del retratto, la Sig.ria Vs. sarà contenta far publicamente proclamare nelli loci soliti, de sabato zorno di mercato. Se alcuno pretende voler tuore in affitto essa cadena debba ritrovarse in Este soto la loza publica della piazza di quel castello nella matina che serà li 22 del corrente mese, dove al più offerente sarà delivrata (aggiudicata) da noi con le condicioni contenute nella polizza d’incanto.
A mezzo di celeri postini a cavallo il podestà di Monselice riceve in giornata la comunicazione e subito invia uno scritto di ricevuta. Approfitta dell’opportunità per richiamare l’attenzione su un grave problema: Stimulato da huomini interessadi delle valle retratte dove le acque anegano li suoi furmenti, dimando anche che il sustegno fatto di sotto del ponte canal sia alzatto due giorni alla settimana per scolar ditte acque. Preso atto dei gravi danni – scrive – e acciò detto sostegno sia alzato e scaricate le acque, ho mandato il mio cavalier il qual ha trovato seratto molto ben et de più ha veduto che de soprasora li sono sta destese due asse che tengono più del dovere sgionfiate dite acque da che la gran parte d’acqua non possa andar al suo debito corso innondando questi retratti. Il mio cavalier ha allora comandato a quel che sta nel cason (quel Beraldo che abbiamo poco prima citato) che debba levar el sostegno e questo ha risposto de non voler farlo e de non voler continuar questo incarico. Altri barcaroli, sollecitati, si son refiutati d’alzar il sostegno. Voglia la sig.ria Vs. proveder de oportuno remedio sì bisognoso.
Il giorno dopo, 13 maggio, i provveditori rispondono al rettore di Monselice, proponendo che il cavaliere del podestà collabori con il loro fante Cromer al sostegno del fosson (quello del ponte sottocanale) a chè siano levade via quelle due asse poste di sopra à esso sostegno. Invitano il podestà a trovar una persona da bene che volesse star nella casa dello officio nostro alla palada con incarico di metter et levar le tole et il sostegno secondo il bisogno et ordini nostri.
Nello stesso giorno, 13 maggio, i provveditori scrivono al Cromer: Comettemo a te Gulielmo Cromer, nostro fante, che insieme al cavalier del magn.co podestà de Moncelese debbi portarti al sustegno del retratto – intendendo il sostegno del ponte sottocanale di Rivella – dove subito leverai via quelle due tole essendo al presente acqua abbondantissima per la navigazione di sassi da Lispia et, facendo bisogno, si potrà poi ritornar le tole nelli tre giorni della settimana.

Sommità del ponte-canale della Rivella.

Sommità del ponte-canale della Rivella. Le acque provenienti dall’area di bonifica scorrono sotto il letto del canale Bisatto, attraversandolo perpendicolarmente. Proseguono quindi in direzione di Pernumia.

Foto: Carmelo Donà.

E il 14 il fante scrive dal ponte canale della Battaglia ai provveditori dando conferma di essersi recato, assieme al cavaliere del podestà di Monselice, al sostegno dove, levate le due tavole, l’acqua callò. Quanto all’huomo da metter nella caxa della palada, avverte che il magnifico podestà intende far publicar una grida (decreto) aciò possi ritrovarsi uno. Riguardo al nuovo incanto della palada – aggiunge il Cromer – io credo che li sarà una gran furia poiché vi sono alcuni che lasciano intender di volerlo ad ogni precio (prezzo) et venirano alcuni da Padoa et anco qui dalla Bataglia et anco dalla Rivella. Huomeni decisi et vi sono alcuni con certi modi – sembra voglia mettere sull’ avviso – come certo Pasqualin munaro della Bataglia et certo Rizzo munaro della Rivella.
I provveditori, trovandosi a risolvere un altro impiccio, scrivono da Este il 15 maggio 1563: Havendo uditi ser Ludovico Drago, ser Antonio Maria da Fermo et ser Jacopo a nome di ser Francesco sellaro, tutti mercadanti da legnami abitanti in Este, i quali ricusano el pagamento dei sei soldi che indebitamente li vien tolto dalli conduttori della cadena per il transito delle loro zattere da legname, si delibera che, non essendo comprese dette zattere nei capitoli della polizza d’incanto, non debbano le stesse pagare i sei soldi alla palada della Rivella né meno per l’avvenire, stante che già pagano al Bassanello et alle altre palade del Dominio.
Nella stessa giornata, 15 maggio, il capitano e vice podestà di Padova Nicolò Gritti comunica al capitano del castello d’Este di aver fatto pubblicamente stridare e pubblicar l’avviso d’incanto, fissando la gara per la mattina del 22. Il 16 maggio il podestà di Monselice Geronimo Zorzi scrive ai provveditori di Este: ho riceputo le lettere del 12 e del 13 in matteria di far incantar la cadena delli soldi sei per cui se delibrerà il 22 prossimo sotto la lozza della piaza secondo le condition della polizza e – aggiunge – se ricercherà anco l’huomo da porre al sustegno con carico di metter et levar le tole a seconda del bisogno.
Ma torniamo ai nostri tre ex affittuali. In data 20 maggio di questo faticante 1563, i provveditori ai Beni Inculti Marco Polani e Piero Minoto chiedono al capitano e vice podestà Nicolò Gritti di far intimar per suo nuncio a ser Julio De Porcia di assolver al suo debito entro 8 giorni. Trascorso detto termine, si procederà alla vendita della sua libertà (licenza) di barcaro, che del resto gli era stata tolta altre volte, e poscia far sequestrare allo stesso ogni utile sufficiente al sanamento del debito. Provvedimento che il rettore patavino confermerà di aver applicato a mezzo del gastaldo della Scola dei Barcaroli di Padova facendovi sequestrare la dovuta quota di utili che il De Porcia vi deteneva.
Nel frattempo, l’agente Guglielmo Cromer persevera nella sua fedele incombenza di gestore pro tempore della palada, tenendo costantemente informati i nobili superiori. Il 15 giugno, mese già caldissimo (secondo le cronache del tempo), avverte che, nonostante le promesse, Agustin Sachoman è ancora istallato nella casa della palada e si dichiara pronto ad andarsene via quando sarà cacciato d’ordine dei provveditori, cioè con la forza! Il Cromer segnala che gli incassi hanno subito una flessione rispetto all’andamento degli altri anni attorno alla festa di S. Antonio. Sarìa inoltre bisogno – scrive – de far un cao novo alla cadena; è ben vero che serìa miglior spesa agionger tanta cadena a questa a chè arivassi fino in casa poiché, siccome il cao è di corda, è necessario farne due o tre all’anno et costano da 8 a 10 lire l’uno, mentre la cadena non costarìa più de quattro ovèr cinque ducati, ma durerìa in perpetuo.
In data 19 ottobre 1563 i provveditori sopra i Beni Inculti scrivono al podestà di Padova Bernardo Venier: Atrovandosi ser Zuane Mussato barcarolo della Battaglia debitore dell’officio nostro de bona summa de danari per conto dell’affitto della cadena al ponte canal per l’anno passato, sia contenta la sig.ria Vs. mandar per hora a far ogni exechucione contra de lui Mussato per la somma de ducati ventisìe, essendo solo otto i ducati da lui promessi.

A questo punto interrompiamo il racconto delle vicissitudini dei personaggi che si sono finora avvicendati nell’edificio adibito alla palada di Battaglia o, meglio, della Rivella, o anche, come sovente riportato dalle carte d’archivio, del ritratto di Monselice. Puntiamo ora la nostra attenzione sul traffico delle barche attraverso la palada dei sei soldi.
La registrazione giornaliera dei nomi dei patroni di burchi che passano, nei due sensi, la palada è diligentemente stilata dal fante Guglielmo Cromer ed inizia dal 21 aprile 1563. Noi ne quantificheremo e ne valuteremo succintamente i dati, citando alcuni dei nominativi e le circostanze più significative.
Dal 21 al 30 aprile (10 giorni) transitarono 281 imbarcazioni. Qualche nome: Pelegrin de Lendenara, Andrea della Guerza che passa due volte, Peretto da Lozzo, Checco Pegola, certi Bulante e Chalzetto. Zane de Radicchio, Francesco Cocco, Amelio Cagnolin, uno di nome Cazzetto, Tiberio Rana, Piero della Golla, Francesco Carestia, Radichio Vechio (forse il padre di Radicchio giovane), uno registrato come el Sordo, Battista Matto, Menego Caldiera e Piero Coccon. Diverse barche sono registrate prive di nominativo come la barca dei bachi che ritroveremo ancora. L’incasso di aprile denunciato dal Cromer è di 84 lire e 6 soldi.
Mese di maggio 1563. Qualche altro nome: Brosemin con una barca vesentina, Begetto Braganza, Brogio de Brogi, Zorzi dal Forno, Simon della Zechina, ancora il Sordo indicato col nome di Zanmaria e, attenzione, Zuanne Mussatto più volte (il nostro barcarolo di Battaglia nel ruolo di utente e non di affittuale della palada), Scoto Boaro, la barca dei bachi due volte al dì e più volte nel mese, una barca de vin e un burchielo da pesse, una barca de calzina, una barca de legne. I Fusti transitati nel mese – precisa il Cromer – sono 721 per un introito di lire 216 e 6 soldi. Da notare che nel periodo dal primo al 4 maggio le insistente piogge ridussero i transiti ad una media di 20 imbarcazioni al giorno.
E veniamo a giugno. Troviamo segnate tra le altre: una barca del Portello, più volte il magn.co messer Francesco Pisani, la solita barca dei bachi che va e viene con notevole frequenza in questo mese condotta da certo Zanetto, Checco sartor e Giulio da Porcia (il barcarolo padovano che abbiamo conosciuto, ex affittuale della palada). Totale di giugno: 646 fusti, riscosse 193 lire e 16 soldi.
E, per completare, il mese di luglio, citando ancora il magn.co messer Francesco Pisani, nove passaggi in altrettanti giorni della barca dei bachi, una barca de meloni e tanti altri nominativi che si ripetono ogni mese, in parte già citati. La registrazione si ferma il sabato 24 di luglio, quando termina l’incarico assegnato a Guglielmo Cromer il quale denuncia come suo ultimo incasso, a fronte di 342 imbarcazioni, lire 102 e 12 soldi.
Con l’accuratezza di un provetto ragioniere, il fante, indefesso epistolografo, scrive riassumendo il complessivo traffico fluviale nel periodo che va dal 21 aprile al 24 luglio: in 95 giorni, meno una notte, transitarono per la seconda palada della Battaglia 1.990 imbarcazioni (in media 2l al giorno), riscuotendo complessivamente 597 lire. Restava da riscuotere una cifra irrisoria, essendo debitori della palada 19 nominativi per complessive lire 8 e 18 soldi.
Concluso l’incarico, il Cromer presenta anche i conti personali. Una carta datata 19 aprile elenca le spese sostenute per il suo trasferimento da Venezia alla Battaglia: soldi 16 per cena a Lizza Fusina, 10 soldi per la barca da Venezia a Padova, 16 per il disnar e 15 per la cena a Battaglia. Notevole, oltre alla spesa per quinterni di carta, quella per l’acquisto di oglio da tenir la lume de notte (un fanale acceso durante le notti, dedicate al lavoro e alla scrittura).
Prima di concludere, potremmo estrapolare qualche dato statistico, seppure in presenza di risultanze non perfettamente omogenee sotto il profilo del flusso fluviale settimanale. Il computo delle 1.990 barche transitate per la seconda palada nei 95 giorni di reggenza del Cromer indica, nel periodo dallo stesso registrato, una punta massima nelle giornate dei giovedì (341), seguita dai mercoledi (322), dai sabati (281) e dai venerdi (276), per poi flettersi nelle domeniche (260), nei martedi (256) e nei lunedi (254). È comunque da tener conto dell’incidenza dei mercati, delle precipitazioni atmosferiche e di molti altri imprevisti.

Mentre, tra le vicende importanti, l’anno 1563 annoverava la conclusione del Concilio di Trento e l’anno seguente, 1564, avrebbe visto la morte di Michelangelo Buonarroti, la nascita a Pisa di Galileo Galilei e la nascita a Stratford-on-Avon, in Inghilterra, di William Shakespeare, noi rimaniamo nel prezioso ambito del nostro amato territorio di Battaglia, dandovi notizia che, dipartendosi dalla palada, il Cromer passava le consegne all’ormai arcinoto Zuanne Mussato.
Il barcarolo di Battaglia ritornava cosi alla ribalta, alla grande, dopo esser riuscito a sbaragliare gli altri furiosi offerenti, facendo lui l’offerta più vantaggiosa e vincendo la gara d’appalto nella licitazione del 19 luglio 1563. Si aggiudicava cosi l’affìttanza della palada andando a rioccupare, assieme all’ex collega Agostino Saccoman della Rivella, la caxa, a tal uopo adibita, con tanto de porte, balconi et cadenazzi, nel giorno di sabato 24 luglio, à ore vintiquatro – annota pignolescamente il meticoloso per non dire pedante agente Cromer – corrispondenti, tanto per essere anche noi precisi, non alla mezzanotte (secondo il criterio di allora, detto all’italiana), ma alle ore astronomiche 19,25.

FRANCESCO LIGUORI

NOTE

7 Da bolpara o meglio volpara: zolla erbosa, rivestita di paglia e strame e legata a rametti di salice, usata per onurare le falle negli argini dei fiumi.

Copertina Terra d'Este n. 25.

Questo articolo è stato pubblicato nel numero 25 (gennaio-giugno 2003) della Rivista di storia e cultura TERRA D’ESTE, alle pagine 79-94.
Le immagini pubblicate a mezzo stampa sono la seconda e la quinta; le altre immagini e le relative didascalie sono a cura di BATTAGLIATERMESTORIA.

In questo numero di “Terra d’Este” sono pubblicati i contributi degli studiosi che hanno partecipato al convegno “Tra manifattura e industria. Battaglia e l’area euganea nei secoli XIV-XVIII”, svoltosi a Battaglia Terme il 18 aprile 2004, per iniziativa del Comune di Battaglia Terme, Assessorato alla Cultura, con il contributo della Regione del Veneto, della Provincia di Padova e del Parco Regionale dei Colli Euganei.