La casa del fascio di Battaglia Terme, ora biblioteca comunale

La presenza del partito nazionale fascista nel territorio si concretizza nella rete di case del fascio la cui edificazione è promossa dalle federazioni provinciali. L’operato della federazione di Padova è approfondito in questo volume nella specifica realtà dei centotré (al tempo centoquattro) paesi e cittadine dell’area del Brenta, del Cittadellese, del territorio di Camposampiero, della Saccisica, del Conselvano, del Monselicese, del territorio di Este e di Montagnana, dell’area dei Colli Euganei, e nel contesto dei dodici quartieri in cui dal 1936 è suddivisa la città di Padova. Ancora oggi l’immagine degli abitati è spesso segnata dai manufatti edilizi che, tra gli anni venti e trenta, i programmi dei federali e i progetti degli architetti e degli ingegneri hanno contribuito a erigere nelle piazze dei borghi. Trentaquattro sono gli edifici già sedi del partito nazionale fascista ancora rintracciabili nel territorio padovano. Il consolidamento delle strutture del partito fascista nei singoli contesti viene qui posto in relazione con la presenza nelle piazze delle architetture dello Stato e della Chiesa, mentre un successivo confronto tra l’assetto dei centri abitati negli anni del fascismo e le modificazioni succedutesi nel periodo postbellico introduce a considerazioni riguardanti la scala urbana e lo stato attuale. Come i casi superstiti testimoniano, le case del fascio insistevano su luoghi cardine della trama edilizia urbana.

(Enrico Pietrogrande)

Battaglia Terme, Casa del fascio. Veduta del fronte sud, 1940 circa.

1. Casa del fascio di Battaglia Terme (1935-37), veduta del fronte sud, 1940 circa.

Foto: De Giorgio Q. 1940.

La casa del fascio di Battaglia Terme

La casa del fascio di Battaglia Terme fu edificata nella parte del paese di più recente urbanizzazione, non distante dall’argine occidentale del canale Battaglia. Il fabbricato contribuisce dunque alla fondazione della parte moderna dell’abitato, mentre la parte antica rimane attestata ai lati del canale, lungo il tracciato della strada statale n. 16 Adriatica.
Sull’origine dell’edificio, un volume riguardante la storia del luogo riferisce:

Il 20 maggio 1932, con delibera n. 28, il Comune di Battaglia concedeva mq 680 di terreno per la costruzione dell’Asilo Infantile e della Casa del Fascio. Quest’area si trovava in via Roma, nelle adiacenze del piazzale situato nell’intersecazione con il futuro viale di allacciamento con la stazione ferroviaria. Per definire la legale cessione occorreva una successiva approvazione dell’Autorità Politica, la quale decise che il costruendo edificio dovesse essere adibito a Casa del Fascio e che l’Asilo Infantile venisse collocato in un’altra sede. Il 6 novembre 1934, il Comune revocò la precedente delibera e concesse 680 mq di terreno per la sola Casa del Fascio 1.

L’edificazione avvenne negli anni successivi,

con il concorso generale della popolazione: le Officine Galileo diedero un contributo di L. 8.000 e gli operai dell’azienda offrirono una giornata di lavoro. L’inaugurazione avvenne l’8 novembre 1937. Nello stesso anno il Comune di Battaglia decise di stanziare un contributo di L. 6.000, che servì a costruire, in adiacenza con il suddetto fabbricato, un Monumento ai Caduti 2.

La nuova spinta impressa alla vicenda si deve all’iniziativa del federale Agostino Podestà, in carica dal maggio 1934 come successore di Paolo Boldrin. La popolazione del comune di Battaglia Terme risulta, prima della guerra, di soli 2700 abitanti 3.

Casa del fascio di Battaglia Terme, fronte est. La fotografia, del 7 maggio 1939, corrisponde alla seguente scena: «S. E. il Prefetto e il Federale con tutti i Gerarchi si sono quindi portati nel piazzale della Casa del Fascio ove da un palco hanno presenziato ad un’impeccabile sfilata di tutti gli organizzati, inquadrati in saldi e efficienti reparti. Hanno suscitato entusiasmo ed ammirazione particolarmente i figli della Lupa e le forze femminili». Da Il rapporto del Federale ai Segretari Politici ed al Fascio di Battaglia, in «Il Veneto», 8 maggio 1939.

«Il Veneto», 8 maggio 1939.

Il fabbricato ha una struttura portante in cemento armato, con pilastri ordinati secondo un semplice reticolo a base quadrata. Si compone di due piani, suddivisi in uffici del partito e vani ad uso delle associazioni. Il progetto si rifaceva alle direttive del regime proponendo la rigidezza formale e statica del cubo unita alla presenza della torre littoria. La scelta del cemento armato e delle aperture quadrate di grandi dimensioni scandite da un ritmo costante nelle quattro facciate discosta questa architettura delle prime case del fascio del ventennio e la inserisce nell’alveo della modernità, nonostante il colore rosso pompeiano che la caratterizza.

Battaglia Terme, Casa del fascio. Fronte est, cartolina.

Casa del fascio di Battaglia Terme, prospettiva con il fronte est su via Roma in una cartolina d’epoca. Sul fondo si distingue il viale che collega la stazione ferroviaria all’abitato. Biblioteca del Comune di Battaglia Terme.

Biblioteca Comune di Battaglia Terme.

La casa del fascio, a Battaglia Terme, ospitava gli uffici del Partito nazionale fascista e dei Sindacati fascisti, la Centuria della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, con le sezioni Balilla, Combattenti e Avanguardisti, l’Opera nazionale dopolavoro, la Società operaia di mutuo soccorso, l’Associazione calcio Battaglia.
Con la fine della seconda guerra mondiale venne occupata come abitazione dagli sfollati, e con gli anni poi abbandonata. L’edificio è oggi ancora presente, come il vicino monumento ai caduti. Privo della lapide dedicata a Mussolini, è sede della Biblioteca comunale e del Centro culturale Concetto Marchesi. Nel 1973 la giunta comunale ne decise la ristrutturazione, attribuendo gli ambienti del piano terra all’Azienda autonoma cure e soggiorno, e quelli del piano superiore alla biblioteca; nello stesso anno una seconda giunta cambiò la destinazione dei livelli, assegnando il piano terra ad uso della biblioteca, e designando il primo come sala conferenze a disposizione del comune.
Il progetto di ristrutturazione prevedeva il mantenimento sia dell’impianto originario dell’edificio, sia della ripartizione interna degli ambienti 4. La tinteggiatura esterna doveva essere modificata da rossa a bianca, e la torre littoria ridimensionata. Nella realtà l’intervento fu piuttosto consistente: durante l’esecuzione dei lavori, fu effettuata da un lato la demolizione delle murature di cotto, dei divisori e dei soffitti non più in buone condizioni, dall’altro la ricostruzione dei solai, della scala interna e delle gradinate esterne. Vennero anche sostituiti gli elementi di finitura, quali ad esempio i pavimenti e i pluviali.
Nel 1987, nel corso di un secondo intervento, l’architetto Elio Bona e l’ingegnere Aldo Bona di Padova conservarono la forma cubica d’origine ma aggiunsero altre forme analoghe a diverse altezze. Venne eliminata la scala esterna in cemento armato che portava all’entrata superiore, aggiunta una ulteriore scala interna e mantenuto l’ingresso al piano terra. Furono messi a norma gli impianti e inserita la rampa d’accesso per i disabili. La torre littoria venne comunque mantenuta e caratterizzata da un lucernario rotondo a illuminare le scale. Vennero aggiunte altre aperture al piano terra e riaperte quelle del piano primo, in considerazione del progetto originario dell’edificio.
Negli anni novanta fu il comune stesso ad eseguire le opere successive, resesi necessarie in quanto le ultime modifiche del 1987 avevano comportato negli anni problemi di condensazione sia nella parete a nord sia nei solai e nella scala interna.
Il palazzo rimane tuttora ad uso delle biblioteca comunale, composto dalla sala di lettura privata dei divisori in origine presenti, dalla zona servizi con il proprio disimpegno, dall’ufficio del bibliotecario con la distribuzione libri; al piano superiore, al quale si accede tramite la scala a chiocciola, è presente una unica sala adibita al deposito dei testi pregiati della biblioteca.
La ex casa del fascio è oggi al centro di una zona residenziale molto vasta. Si contraddistingue per la mole imponente, forse resa pesante dalle varie aggiunte architettoniche della seconda ristrutturazione che non conferiscono movimento alla struttura e la allontano rispetto alla sua origine compositiva.

Battaglia Terme, ex Casa del fascio, 2009.

Casa del fascio di Battaglia Terme, stato attuale (2009). Facciate est e sud.

Foto: Laura Permunian.

Al limite sud di via Roma negli anni 1936 e 1937, mentre veniva edificata la casa del fascio, sorgeva l’imponente stabilimento termale dell’Istituto nazionale fascista della previdenza sociale. Il grande impianto, dotato di un vasto parco, fu edificato sul luogo in cui insisteva un prestigioso precedente stabilimento, demolito in tale occasione. Il confronto tra l’architettura monumentale del complesso edilizio dell’Infps e quella più rigorosa e asettica della casa del fascio che nello stesso periodo era in costruzione pone in risalto l’intenzione del fascio di Battaglia Terme, in certa misura, di esprimere un’immagine di modernità ed efficienza. Lo stabilimento termale, proprietà della Regione del Veneto per il 90% e del Comune di Battaglia Terme per il 10%, è ora in stato di abbandono dopo cinquant’anni di attività, mentre è allo studio un piano per la valorizzazione dell’area.

Laura Permunian

Note

1) Vedi E. Grandis, Battaglia Terme tra le due guerre: territorio, economia, chiesa e società, Este, La Galiverna, 2005, p. 94.
2) Ibid. Così prosegue Grandis: «Domenica 7 maggio 1939 si organizzò in Battaglia una giornata di festa dedicata al regime fascista. In occasione del rapporto dei Segretari del Fascio della provincia di Padova, ed in presenza del Prefetto, venne scoperta una lapide murata sulla facciata orientale della Casa del Fascio dedicata ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce». Sulla lapide era inciso: «Arnaldo Mussolini − Giornalista della Rivoluzione − Collaboratore del Duce − Uomo generoso che attraverso aspre sofferenze visse nella bontà e morì nella fede − Nato a Dovia di Predappio 11-1-1885 − Battaglia Terme 7-5-1939». Una cronaca di questa giornata, dal titolo Il rapporto del Federale ai Segretari Politici ed al Fascio di Battaglia, è stata pubblicata nel quotidiano «Il Veneto» dell’8 maggio 1939 a p. 2. A margine del titolo, il tenore dello scritto è anticipato come segue: «Camicie nere e popolo dell’esemplare paese euganeo si impegnano in una grandiosa adunata di continuare nella magnifica marcia ascensionale».
3) Il dato proviene dall’articolo su «Il Veneto», cit.
4) Nei disegni avuti in visione presso l’ufficio tecnico del comune sono indicati come progettisti l’ingegner G. Bovo di Monselice e gli architetti C. Glennie e R. Hofmann di Zurigo.

Trentaquattro case del fascio, copertina

Laura Permunian, La casa del fascio di Battaglia Terme, in Enrico Pietrogrande (a cura di), Trentaquattro case del fascio: Settant’anni dopo, Marsilio, 2014, pp. 59-61.

Nella parte introduttiva è riportato il testo pubblicato in quarta di copertina.