I nomi delle acque, piccolo glossario

Macchine ed altri manufatti idraulici

ABCDFGIMOPRST

A

Arca, v. Mulino.

Arco Finsider, dal nome della nota fabbrica, lamiera ondulata, incurvata e zincata che sostituisce la volta in muratura o in calcestruzzo nel tombinamento di canali o collettori.

B

Bampadura, v. Rosta.

Bocca, apertura d’immissione dell’acqua destinata a muovere le ruote idrauliche.

Bova, 1. manufatto che regola l’afflusso d’acqua ai mulini; 2. centro del fiume ove la corrente è più forte; 3. vortice, come moiasso (v. in Corsi d’acqua). Inoltre per b. si poteva anche intendere l’apertura centrale delle rosta del mulino che consentiva il passaggio dei natanti. Chiusa da panconi quando il mulino era in funzione, si apriva nei giorni festivi e tutte le volte che lo esigeva la navigazione.

Bovone, condotto di scarico posto lateralmente alle bove (v.) che animavano le ruote idrauliche dei mulini.

C

Cadena, caéna, catena, corda di fibra o anche di acciaio utilizzata per tenere ormeggiati i mulini natanti (v.).

Callone, canaletto dei mulini terragni (v.) dove alloggiava la ruota idraulica. A monte di questo manufatto era installata la bova (v.) per la regolazione del flusso d’acqua.

Campata, distanza o spazio tra le due spalle o tra le pile dei ponti.

Carato, quota parte di proprietà di una barca o di un mulino espressa in 24esimi, cosicché 24 carati rappresentano il 100%.

Centrale idroelettrica, impianto per la produzione di elettricità mediante turbina (v.) che sfrutta la caduta d’acqua.

Chiave di volta del ponte, il concio centrale di un arco del ponte.

D

Draga, imbarcazione in grado di eliminare i dossi o scanni che si formano per sedimentazione di sabbia e limo sul fondo degli alvei. Una curiosità: nel 1914 il Genio Civile di Padova ha acquistato la draga a vapore “Padova”, più o meno dello stesso tipo di quella raccolta dal Museo della Navigazione, che ha funzionato sino ai primi anni ‘40.

F

Follone, follo, macchina per la follatura dei tessuti e feltri, per conferire compattezza e morbidezza agli stessi, o per la macerazione degli stracci nella fabbricazione della carta prodotta con fibre vegetali (canapa, cotone, lino).

G

Gora, canaletto artificiale per l’alimentazione di un mulino ad acqua.

Gorgo, 1. laghetto o piccolo invaso artificiale, spesso creato a monte del mulino per accumulare più acqua possibile; 2. mulinello, vortice d’acqua, dal lat. tardo “gurgum”, creato dalla corrente dove il letto del fiume improvvisamente si abbassa e fa girare su se stessa l’acqua rendendo pericolosa la navigazione (v. anche Moiasso in Corsi d’acqua).

I

Idroforo, ruota idrofora, impianto che consente lo spostamento dell’acqua, spesso sollevandola, mediante la rotazione di una ruota a semplici pale (a schiaffo) o a tazze, cassetti (a timpano). È stato sostituito dalle più efficienti trombe o pompe ad elica, a stantuffo e centrifughe.

Ruota idrofora dell’Orto Botanico.

Ruota idrofora dell’Orto Botanico.

(Orto Botanico dell’Università di Padova, in “Carta Idrografica della città di Padova” – P. Casetta, a cura di – 2002)

Idrovora, impianto meccanico con relative macchine, prima a vapore e poi a combustione interna ed elettriche, per il sollevamento e lo smaltimento delle acque che non si possono immettere naturalmente nei bacini di recapito (v.) perché troppo basse (es. al Catajo e a Rivadolmo, solo per citare quelle vicinissime al Naviglio Euganeo).

Investitura d’acqua, concessione, licenza di attingimento o utilizzo d’acqua pubblica per uso industriale o irriguo. Veniva rilasciata dalle magistrature veneziane e, per i mulini, dai Provveditori sopra i Beni Inculti; ora la competenza è del Magistrato alle Acque o della Regione. Nei manufatti di derivazione dell’acqua la paratoia era dotata di una sorta di fermo (gattello) che impediva l’apertura oltre il limite concesso.

M

Macchina idraulica, congegno che normalmente serve a sollevare l’acqua per bonificare o irrigare. Poteva essere a ruote (a schiaffo, a cassette, ruota-pompa), a vite di Archimede o coclea, a tromba o pompa (a stantuffo o centrifuga). Il movimento era manuale, come nel caso del trogolo olandese, oppure animale, come nella coclea, o provocato da motore (es. a vapore).

Maceratoio, màsero, manufatto costituito normalmente da una fossa d’acqua, utile per macerare la canapa (cànevo o cànego) o altre piante da fibra (v. scheda Canapa e maceratoi).

Link

Macina, moła, pietra di forma circolare che serviva a macinare i cereali; due macine con le facce scanalate combacianti formano l’organo essenziale del mulino: quella inferiore, chiamata “dormiente”, rimane ferma, mentre quella superiore gira, mossa dalla ruota idraulica (v. scheda Le macchine per la macinazione).

Maségna o anche macigno, termine per indicare genericamente la pietra magmatica dei Colli Euganei (trachite o riolite). Commercialmente può essere distinta in materiale “vile”, cioè poco lavorato, e in pietra da taglio. Il primo tipo, ora non estraibile, si distingueva in pezzature più grandi (le vere e proprie maségne o prie da muro), pezzature medie (sasso di annegamento) e copacàn di pezzi sino a 15 cm. di diametro. Le pietre da taglio comprendono i pezzi per i selciati (séłesi), cordonate, paracarri, architravi, gradini, vere da pozzo, abbeveratoi, ecc. V. scheda Le pietre dei Colli.

Motore, ciò che dà moto ad una macchina: m. termico a vapore e a combustione interna (diesel, a scoppio); m. elettrico. Il m. a vapore poteva essere fisso, locomobile (dotato di ruote non motrici) e automobile (locomotive). Per le barche si distingue in fuoribordo e in entrobordo.

Motore idraulico, apparecchio che trasforma in energia meccanica l’energia posseduta da una corrente fluida (es. mulino ad acqua).

Mulino, molino, mołìn, opificio per macinare le “biade”; quello tradizionale ad acqua, oggi scomparso, era costituito da una o più ruote idrauliche mosse dalla corrente (motore) e da un apparato utilizzatore interno, composto essenzialmente dalle macine di pietra: la dormiente ferma (sotto) e la girante con scanalature (sopra). Il m. poteva essere galleggiante o natante quando poggiava su speciali scafi: il sandón sorreggeva la ruota e l’arca il mulino vero e proprio. Il tipo terragno, invece, era eretto sul suolo ai margini delle rive; la stabilità delle strutture di quest’ultimo rendeva difficile l’adattamento ai cambiamenti di livello dell’acqua nel passaggio dalla fase di “magra” a quella di “piena” e viceversa (v. in Corsi d’acqua).

Schema di una ruota idraulica “per di sopra”, adottata soprattutto nei mulini di colle.

Schema di una ruota idraulica “per di sopra”, adottata soprattutto nei mulini di colle.

I mulini ad acqua dei Colli
I mulini ad acqua, cioè quelli che sfruttano l’energia idrica, si diffondono a partire dall’XI sec. per soddisfare la sempre crescente domanda alimentare e vanno ad integrare le piccole attrezzature per macinare di tipo casalingo, mosse manualmente e poco produttive.
Nell’area euganea erano presenti sia i mulini galleggianti, posti sullo specchio d’acqua e sostenuti da speciali natanti, sia quelli fissi; tutti erano mossi da ruote esterne, ma nel primo caso la spinta era esercitata dal basso, nel secondo spesso dall’alto (a
copedello). I primi erano disposti prevalentemente lungo il canale Bisatto, mentre i secondi erano ubicati lungo i torrentelli (rii o calti) della zona collinare.
Dei mulini lungo il Bisatto si trovano tracce soltanto negli archivi. A Rivadolmo c’era una posta galleggiante sulla riva sinistra del canale, che fu acquistata da De Scarpis e De Bigliardi, dopo la confisca dell’intero patrimonio dei Carraresi da parte della Serenissima (1405). Essa fu eliminata nel secolo successivo per decisa volontà del governo veneziano e dei provveditori ai
Retratti di Monselice, Lozzo, Brancaglia e Ottoville, preoccupati di garantire un regolare deflusso delle acque e una più sicura navigazione. La posta molitoria di Rivadolmo appare nei documenti d’archivio assieme a molte altre collocate lungo la riviera, da Mezzavia sino ad Albettone, attraverso Battaglia, Rivella, Bagnarolo (Monselice), Restara (Este) e Vo’. A Vo’ Vecchio il mulino galleggiante era posto a ridosso del vado (guado) e lasciava al centro del Bisatto un passaggio navigabile che veniva chiuso con panconi quando la scarsità d’acqua non garantiva una spinta sufficiente alla ruota idraulica. Lo sbarramento, se da una parte assicurava il movimento della ruota, dall’altra costituiva un ostacolo al deflusso delle acque, particolarmente nelle stagioni piovose. I mugnai però non volevano tenere aperta la bova. Nacque così una lunga vertenza che di fatto si risolse nel 1594, quando una violenta brentàna distrusse il mulino trascinandolo a valle, addirittura sino a Battaglia.
Tra i mulini terragni non lontani dal nostro itinerario, sono da ricordare quello del Bagno, i cui miseri resti sono ancora visibili a pochi passi dalla fonte termale, e quello di Valle di Sotto (ora Valle San Giorgio). Di quest’ultimo si trova traccia nell’estimo di Pietro Saviolo del 1431 e, assieme a quello di Abano, è il più redditizio dell’intero comprensorio euganeo. Successivamente risulta dato a livello dai Querini e dai Mantua Benavides. Secondo gli studi di Claudio Grandis, nel ‘600 viene aggiunta una seconda ruota e ciò coincide con la scomparsa del vicino mulino galleggiante di Rivadolmo. Tra il 1812 e il 1822 l’impianto è oggetto di una dibattuta controversia giudiziaria, a causa dell’acquisizione delle ruote da parte dei mugnai che l’avevano preso in gestione. Agli inizi del XX sec. viene affiancato un
pistrino da olio quando a guida dell’impianto vi è Sabino Segato. Una trentina d’anni dopo si installano i motori elettrici. Macine, ruota metallica, calto d’acqua e fabbricati ora attendono interventi di recupero, tanto opportuni quanto urgenti.

O

Opificio, dal lat. “opificium”, mulino, maglio, sega, cartiera e ogni altra fabbrica che ricava energia dal movimento delle ruote idrauliche. Opificianti sono i titolari del diritto di utilizzare l’acqua (concessione) a scopi energetici, come i mugnai.

P

Padełón, bailón, lett. “badilone”, attrezzo impiegato per estrarre manualmente la sabbia e la ghiaia dal greto del fiume. È costituito da un cestello in maglia metallica più o meno fitta, da un anello in ferro che lo sostiene e da un lungo manico in legno.

Passerella, ponte pedonale, normalmente di metallo. Lungo il nostro itinerario si incontrano le p. dell’Università, di Battaglia, di San Giacomo (Monselice) e di Este.

Peàgno, piàgno, piccolo pedagno, palancola o trave usata come ponticello per attraversare un modesto corso d’acqua.

Pila da riso, macchina per la pilatura del riso, cioè per togliere la lolla (rivestimenti) alla cariosside grezza (vestita); era mossa da ruote idrauliche analoghe a quelle dei mulini.

Pistrino, mulino arcaico mosso da animali o manualmente; nell’area euganea indica il frantoio per l’olio o le attrezzature per la frantumazione di materiale vario.

Ponte di barche, collegamento tra le due sponde di un fiume mediante una serie di galleggianti accostati e tenuti da funi, che sorreggono una corsia di tavole di legno. Nelle vie navigabili una parte del ponte doveva essere facilmente spostabile per consentire il passaggio dei natanti. Questi ponti erano più frequentemente costruiti di traverso i grandi fiumi, come il Po, l’Adige, il Piave; sono stati quasi tutti sostituiti da più comodi ponti fissi.

Ponte, opera costruttiva fissa o mobile che consente di scavalcare un corso d’acqua, una ferrovia o una strada, senza ingombrare il transito sottostante. Il tipo fisso può essere: a travata con struttura appoggiata ai piloni (es. ponte di Rivadolmo); ad arco con spalle soggette a compressione e spinta laterale (es. ponte del Corso del Popolo); a mensola reticolare o strallata (es. passerella Del Nunzio). Un particolare tipo di ponte è quello “alla veneziana”, ad arco, pedonale e a gradini (es. a Battaglia T.). Il p. mobile può essere girevole (es. a Monselice), scorrevole (es. a Mira Taglio), levatoio o sollevabile (es. a Rivella). Normalmente i ponti hanno sostituito i più scomodi passi o traghetti, servizi effettuati con speciali natanti, come nel caso del Ponte dei Cavai a Bassanello.

Ponte Bailey, ponte con strutture metalliche smontabili e di facile montaggio, utilizzato specialmente per scopi militari dal Genio Pontieri. A Marendole, a fianco del vecchio ponte in muratura, che è ora riservato ai ciclisti e pedoni, se ne trova un esempio, ma per esigenze civili.

Ponte-canale, manufatto che svolge la stessa funzione della botte (v.); in questo caso però consente di superare anche una depressione naturale o artificiale e assume l’aspetto di un vero e proprio ponte con le spalle e i piloni di sostegno (es. a Vo’ Vecchio). Il noto idraulico Domenico Guglielmini definisce p. canale una “fabbrica che serve di alveo ad un canale che passa sopra un altro il quale scorre per un alveo di terra”.

Posta molitoria, luogo d’insediamento di un mulino.

R

Rosta, qualsiasi sbarramento o sostegno che serve a convogliare acqua della gora (v.) verso la ruota idraulica. Originariamente era realizzata con un intreccio di rami ed erbe.

Roza, “canale per cui si cava l’acqua de’ fiumi per servizio de’ mulini o altre macchine o per dar acqua ai prati”.

Ruota idraulica, v. Macchina idraulica.

Ruota idrofora, v. Idroforo.

Ruota-pompa, ruota idraulica di invenzione olandese che oltre a spingere l’acqua elevandola, come nelle normali ruote idrofore, crea aspirazione attraverso le pale chiuse, strette tra il fondo e i fianchi del canaletto.

S

Sabionàri, cavatori e trasportatori di sabbia e ghiaia. Famosi erano quelli di Sottomarina (sabionànti) che estraevano gli inerti dal letto del basso Brenta.

Sabionàri intenti a svuotare manualmente una stiva in una foto degli anni '50 del '900.

Sabionàri intenti a svuotare manualmente la stiva (anni ’50 del ‘900).

(Foto tratta dalla rivista “L’Orologio” – 1956)

Sandón, v. Mulini.

Sboradór, canale di scarico o diversivo per smaltire l’acqua in eccesso per i mulini e per altri opifici, in caso di piena.

T

Tromba, pompa, strumento a forma cilindrica con il quale, creando depressione, si fa salire l’acqua ad una certa altezza. Ha sostituito le ruote idrofore (v.).

Turbina idraulica, macchina che trasforma l’energia di caduta dell’acqua in energia meccanica su di un asse rotante, ad es. collegato ad un generatore elettrico. Può essere ad “azione” quando il fluido, entro condotti, urta le pale della ruota, oppure a “reazione” quando attraversa le pale.

Idronimi citati

La rete di corsi d’acqua minori
La regimazione delle acque superficiali interessa non solo i grandi fiumi e canali, di competenza del Magistrato alle Acque di Venezia e del Genio Civile (Regione Veneto), ma anche la rete capillare di scoli, canalette, fossi, posse (pozze), in piano, e di calti e di rii, sui colli, che intessono una fitta maglia assolutamente indispensabile sia per l’allontanamento dell’acqua in eccesso, sia per farla arrivare quando essa è carente. In passato, alcuni facoltosi proprietari hanno ottenuto di poter utilizzare l’acqua anche a “scopo di delizia”, come nel caso del laghetto di Salboro.
I corsi minori sono gestiti dai consorzi di bonifica: il Consorzio Euganeo, da Sossano (Vi) a Motta di Este, il Consorzio Adige Bacchiglione, da Motta al Catajo di Battaglia, e il Consorzio Bacchiglione Brenta da quest’ultimo a Padova.
Per quanto concerne lo smaltimento dell’acqua in eccesso, l’area posta ad ovest del naviglio Battaglia è attraversata da molti scoli: il Rio Caldo generato dall’unione tra Poggese e Piovega, il Calcina che ha origine sul monte Rua, il Rio Spinoso a Torreglia, il Poggese a Saccolongo, il Piovega ad Abano, il Menóna a Mandria, il Bolzan a Saccolongo, il Giacobba a Tencarola, lo Spinosetta a Fossona, il Rialtello a Creola, il Fossa Lunga a Montemerlo, e poi il Degora, solo per citare i più importanti. Tutti confluiscono nel Rialto che nasce nelle Valli dei Papafava a Frassenelle e che a Pigozzo (Battaglia) sottopassa il naviglio per poi confluire nel Vigenzone.
Il bacino posto ad est del naviglio è invece molto più complesso. L’area settentrionale, comprendente la parte sud di Padova, Albignasego e parte di altri comuni, è attraversata dagli scoli Rocchetti, Castellani, Amolari, Albignasego e altri che, attraverso il deflusso naturale o il sollevamento meccanico mediante l’idrovora del Maestro, scaricano sul canale Roncajette. Il territorio più a sud, comprendente Maserà, Casalserugo e parte di Due Carrare, è solcato dagli scoli Terradura, Bolzan, Mediano ed altri le cui acque vengono convogliate in parte all’idrovora Madonnetta di Cagnola, che versa sul canale Cagnola, e in parte all’idrovora Pratiarcati di Bovolenta, che scarica le acque nel Roncajette. L’acqua della zona posta tra il canale Biancolino, che scorre relativamente alto rispetto all’area circostante, e il Vigenzone, comprendente gli abitati di Due Carrare, viene tutta convogliata verso l’idrovora di Ponte di Riva, peraltro la più antica di tutto il comprensorio.
Per l’irrigazione, invece, si preleva acqua “alta” dal naviglio Battaglia utilizzando delle
chiaviche di derivazione, che la scaricano per cadente naturale con un condotto che attraversa l’argine, oppure mediante sifoni, tubi metallici che operano una sorta di travaso scavalcando l’argine. Soltanto sulla riva sinistra del canale Battaglia sono funzionanti cinque derivazioni (Rocchetti, Villa Osti, Mezzavia, Biancolino e Dal Martello) e 6 sifoni (Rolle, Castellani, Graziani, Mediano, Terradura e Salvan), senza contare altri eventualmente abusivi.
Il dimagrimento eccessivo ed incontrollato dei collettori principali provoca infatti gravi problemi a tutto il sistema idraulico del territorio, che sempre più si acutizzano anche per il progressivo mutamento delle precipitazioni e la impermeabilizzazione del suolo.

ABCDEFGILMNPRSTV

A

Acquanera, v. Fossa Paltana.

Acque Alte (Fossa), è originata da un sifone di derivazione sulla destra idraulica del Canale di Monselice, in località Savellon Molini, e finisce all’idrovora Savellon che scarica nel Bagnarolo (v.), nei pressi di Pernumia. Con questo nome vengono indicati anche altri scoli, come ad es. una parte del Valcalaona.

Acque Basse (Scolo), raccoglie parte delle acque di Val Calaona e le immette nello scolo di Lozzo.

Acque Nere (Scolo), scorre a fianco del Nina nella zona a nord di Vo’ Vecchio e va a finire nel Canaletto.

Acquette (Canale) o dell’Olmo, oggi interamente tombinato, deriva acqua dal Tronco Maestro nei pressi della Specola a Padova e si immette nel Canale Santa Chiara.

Adige (Fiume), Atesis, secondo fiume d’Italia, scaturisce nelle Alpi Retiche, bagna Verona e si getta nell’Adriatico poco più a sud del Brenta-Bacchiglione.

Albignasego (Scolo), prende acqua dal canale Battaglia mediante un sifone a Mandriola e attraversa Albignasego e Lion per poi scaricare nello scolo Maestro.
Alicorno (Canale) o anche Liocorno (unicorno), nasce nei pressi del torrione Alicorno a Bassanello (Padova) e, dopo aver vivificato la canaletta dell’Isola Memmia in Prato della Valle, confluisce nel canale Santa Chiara.

Amolari (Scolo), preleva acqua dal canale Battaglia poco più a sud di Bassanello e, dopo aver attraversato Guizza e Voltabarozzo, si immette nello scolo Terranegra (v.).

Arquà (Lago di) o della Costa, v. sch. Il Retratto di Monselice; sch. I porti dei Colli e il Petrarca ad Arquà; sch. Il paesaggio di bonifica.

Arquà (Scolo), v. Canaletto.

Astichello (Fiume), affluente del Bacchiglione; v. anche Bacchiglione.

B

Bacchiglione (Fiume), nasce dalle risorgive di Dueville e di Villaverla nell’Alto vicentino, riceve a Vicenza l’apporto dell’Astichello e del Retrone e, più a valle, del Tèsina e Ceresone; bagna Padova e sfocia in mare Adriatico a Brondolo, assieme al Brenta.

Le acque del Bacchiglione a Bassanello in una foto di fine '800.

Il Bacchiglione a Bassanello (fine ‘800); il ponte regolatore dei Cavai e a destra quello del Canale Battaglia.

(racc. dell’autore)

Bacchiglione Vecchio, alveo, ora abbandonato, che passava a ovest del Monte di Lozzo lungo le vie Canal Vecchio e Anconetta di Lozzo Atestino.

Bagnarolo (Canale), è la prosecuzione naturale del Bisatto dal quale deriva l’acqua in località Savellon Molini di Monselice; bagna Pernumia, riceve le acque del Rivella in località Molini di Campagna e si immette nel Vigenzone al Passo di Acquanera. Il nome Bagnarolo pare derivi dal lat. “balneum” (= bagno pubblico). Anche quest’area, quindi, potrebbe essere stata sede di attività termali in epoca pre-romana e romana.

Barcagno, v. Fosso Burchieladór.

Battaglia (Canale), della Battaglia, di Sopra, Naviglio Battaglia, ha origine dal Bacchiglione a Bassanello (Padova) e, dopo aver percorso circa 12 km, raggiunge Battaglia Terme dove si ‘scontra’ con le acque provenienti da Monselice. Poco dopo Bassanello diventa sempre più pensile sino ad innalzarsi oltre sei metri sulle campagne di Battaglia.

I canali e la guerra
Gli effetti devastanti del secondo conflitto mondiale si fanno sentire all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943: i porti, le città, le fabbriche, le principali vie di comunicazione diventano il bersaglio preferito degli aerei alleati. Il 16 dicembre 1943 si inaugura la tragica sequenza dei bombardamenti, in conseguenza dei quali su Padova piovono bombe che colpiscono la stazione ferroviaria e l’Arcella. Nel maggio dell’anno successivo vengono danneggiati anche numerosi centri della provincia. In quei giorni vengono bersagliate Battaglia (Officine Galileo e Arco di Mezzo), Monselice (60 lanci di bombe indirizzate alla ferrovia), Cagnola e Pontelongo. Un’esplosione che viene udita nel raggio di diversi chilometri si verifica nell’estate del ’44. Un caccia bombardiere alleato colpisce un treno carico di esplosivo, diretto verso il fronte meridionale tedesco, nella zona Guazzi di Abano, non distante dal canale Battaglia. L’esplosione è tanto violenta da coinvolgere persino lo stesso aereo che ha sganciato la bomba, provocandone la caduta.
Rese pericolose o più spesso intransitabili le strade terrestri, i militari ricorrono senza remore alla navigazione fluviale. Dall’autunno del ’43 ha pertanto inizio la requisizione dei barconi da carico per i trasporti militari. I
barcàri si trovano così costretti ad eseguire viaggi continui tra la laguna e l’entroterra. Per non soggiacere alle disposizioni dei comandi nazi-fascisti, alcuni barcàri iniziano ad affondare volutamente i propri natanti in attesa di poterli recuperare alla fine della guerra. È il caso di Virgilio Rosada che manda a fondo il suo bùrcio Geremia a Bovolenta per non portare a destinazione un carico di bombe imbarcate a Venezia. Ben presto però anche il trasporto via acqua diventa difficile per le requisizioni dei cavalli adibiti al traino dei barconi lungo le vie alzaie, e per i danni provocati dalle bombe ai manufatti idraulici, soprattutto alle conche.
I pochi barcaioli che si avventurano lungo i canali sono facili bersagli delle mitragliatrici aeree; così al rombo dei motori devono precipitosamente abbandonare il proprio natante e rifugiarsi a terra. In questo modo le barche vengono affondate o danneggiate dai proiettili o rischiano, in balìa della corrente, di cozzare contro i piloni dei ponti.
Dopo la Liberazione, l’attività di trasporto acqueo pian piano riprende, ma ormai i nuovi mezzi su gomma, come ad esempio gli autocarri Dodge ribaltabili, ceduti dal governo americano, prendono totalmente il posto dei
bùrci, ormai obsoleti ancorché motorizzati.

Biancolino (Canale), nasce in località Molini di Mezzavia (Due Carrare) mediante una derivazione d’acqua dal Canale Battaglia; si immette nel Vigenzone in prossimità di Cagnola (Cartura), dopo aver attraversato Pontemanco (Due Carrare).

Bisatto (Canale), Bisàto, ha origine a Longare (Vi) dalle acque del Bacchiglione, attraversa i territori di Costoza, Nanto, Barbarano, Albettone e Lovertino, lambendo i Colli Berici. A Vo’ Vecchio entra nella provincia di Padova e prosegue per Este e Monselice, dove si innesta nel Canale Monselice. Nel primo tratto presenta un alveo incassato e dopo Barbarano diventa sempre più pensile. Riceve il Liona a Punta di Vo’ e una parte delle acque dell’Adige a monte di Ponte di Barbarano, attraverso una condotta artificiale gestita dal Consorzio Lessino Euganeo Berico (LEB).

Le acque del canale Bisatto a Monselice, nei pressi del Ponte della Grolla, in una foto del 1928.

Il canale Bisatto a Monselice nei pressi del Ponte della Grolla (1928).

(Racc. dell’autore)

Bolzàn[i] (Scolo), lungo scolo ora diviso in due dal Canale Battaglia: la parte ad ovest del naviglio nasce a Saccolongo e si immette nel Menóna in località Guazzi (Abano T.); il tratto ad est ha inizio nel Comune di Albignasego, grazie ad alcune chiaviche e sifoni sul canale Battaglia, e si immette nel Vigenzone nei pressi di Cagnola, mediante l’impianto idrovoro della Madonnetta.

Bolzanello (Scolo), nasce in territorio aponense, scorre quasi parallelo al Bolzàn e scarica le proprie acque nel Menóna in località Guazzi di Abano Terme.

Boracchia (Scolo), pur con altro nome, ha origine a Mandriola (Albignasego), passa per Pozzoveggiani (Padova) e finisce nello scolo Maestro che a sua volta scarica nel canale Roncajette.

Brancaglia (Fiume), Santa Caterina, prosecuzione del Frassine dalla località Sostegno di Este sino alla confluenza con il Fratta a Carmignano dando origine al Canale Gorzone.

Brenta (Fiume), Brinta in epoca medievale e Medoacus in quella romana, nasce dai laghi di Caldonazzo e Levico, percorre la Valsugana, riceve le acque del torrente Cismon, bagna Bassano del Grappa, passa a nord di Padova e raggiunge Stra per poi proseguire con il nome di Naviglio Brenta, antico ramo del fiume, verso Dolo, Mira e la laguna di Venezia oppure, attraverso la ottocentesca Cunetta, confluire con il Bacchiglione a Ca’ Pasqua e sfociare poco più a sud di Brondolo (Chioggia).

Brentanova, v. Brentone.

Brentasecca, v. Naviglio Brenta.

Brentella (Canale), scavato nel 1314, collega il Brenta al Bacchiglione; ha inizio a Limena (Pd) e, dopo circa 18 km, a Brusegana (Padova), raggiunge e incrementa la portata del Bacchiglione.

Brentone (Canale), è la nuova inalveazione del Brenta costituita sia dalla Cunetta, scavata a metà ‘800, che va da Stra sino a Corte, sia dal Brentone vero e proprio, che va da Corte sino alla confluenza con il Bacchiglione a Ca’ Pasqua; questa seconda parte ricalca il percorso cinquecentesco del Brentanova.

C

Ca’ Nordio (Scolo), raccoglie le acque dell’Isola di Terranegra di Padova e le scarica nel Roncajette mediante sollevamento meccanico (Idrovora Isola Ca’ Nordio).

Cagnola (Canale), prosegue il corso del Vigenzone; inizia nel punto di confluenza tra quest’ultimo e il Biancolino a Cagnola (Cartura) e termina dove il Cagnola confluisce con il Roncajette a Bovolenta.

Caldonazzo e Levico (Laghi di), in provincia di Trento, danno origine al fiume Brenta.

Calto della Casàra, nasce tra il monte Venda e il Vendevolo e, unitamente al Calto Brecale, genera il Rio Valnogaredo.

Canal Grande, il più importante canale della città di Venezia.

Canal Morto, ansa abbandonata del Bacchiglione a Voltabrusegana (Padova), ora interrata, a seguito della realizzazione della ferrovia Padova-Bologna inaugurata nel 1866.

Canale dei Cuori, va da Agna, dove confluiscono alcuni scoli locali, all’idrovora di Ca’ Bianca (Chioggia), per poi sottopassare il Bacchiglione e il Brenta e versare le sue acque in laguna. In questo canale, il cui vecchio tracciato si dirigeva verso Brondolo ed era in parte navigabile, converge una fitta rete di scoli di bonifica provenienti dalle valli Cona, Cantarana, Foresto, Zennare ed altre, poste a sud del canale Pontelongo e del Brenta-Bacchiglione.

Canale della Pria, v. Rivella.

Canale delle Pietre, Scoladór, Scajaro o Lispida Inferiore, proseguimento del Calto Cengolina di Galzignano, lambisce il Monte Lispida e giunge sino a Rivella. Con il nome di Fosso Scajaro viene indicata anche la prosecuzione dello scolo Meggiorina, ora Squacchielle, che inizia nei pressi dell’oratorio della Madonna delle Ave.

Canale di Sopra, v. Battaglia.

Canale di Sotto, v. Sottobattaglia.

Canale di Valle, scorre parallelo al litorale Adriatico da Brondolo al Po, collegava originariamente il Brenta-Bacchiglione con l’Adige; prolungato poi sino a Volta Grimana, ora congiunge la laguna al grande fiume.

Canaletta, Scoladór della Madonna, Monselice o anche Carmine Inferiore, va da Monselice a Rivella correndo parallela al Naviglio Euganeo.

Canaletto, nome comune che indica: 1. Scolo delle Valli o di Arquà o Costa che collega il laghetto di Arquà alla Canaletta in località Rivella. 2. la parte ‘alta’ dello scolo di Lozzo. Ha origine ad est di Albettone e finisce a Lozzo Atestino assumendo il nome di Scolo di Lozzo; passa tra Lovertino e Carbonara, riceve le acque degli scoli Albettone e Sagrede, quelle dei calti Gazzolina, Fontanetta e Rondolino e dei rii Valnogaredo e Fontanafredda; sottopassa, mediante botti, lo scolo Nina, a Vo’ Vecchio, e il canale Bisatto a Lozzo.

Canella, breve scolo che nasce nei pressi di Montegrotto scarica nel Rialto vicinissimo al Menóna, nei pressi del nuovo maneggio in Comune di Montegrotto.

Carmine Inferiore, v. Canaletta.

Carmine Superiore, nasce a sud di Arquà P. e giunge a Monselice dove prende il nome di Canaletta (v.).

Castellani, nasce a Ponte della Cagna (Albignasego) derivando acqua dal naviglio e confluisce nello scolo Boracchìa.

Ceresone (Fiumicello) o Tèsina Padovano, nasce nell’Alta Padovana, passa per Veggiano e si immette nel Bacchiglione a Trambacche.

Cinto (Rio), nasce a Cinto Euganeo e sfocia nel Molina.

Comuna (Fossa la), attraversa la zona Valli posta a sud di Galzignano e confluisce nello scolo Lispida, tramite sollevamento meccanico (idrovora Ca’ Bianca di Galzignano).

Comunella, breve scolo su sedime privato che scorre quasi parallelo allo scolo Comuna e che confluisce nel Lispida.

Condotto di Valbona, o anche scolo di Lozzo, passa a ovest del Monte Lozzo e attraversa l’abitato di Valbona.

Cornio, forse antico ramo del Bacchiglione (ora Roncajette), aveva inizio a San Gregorio (Padova), attraversava Villatora di Saonara e Celeseo e proseguiva per Sandon, Lova e la laguna. Ora e interrotto dalla nuova inalveazione del Brenta (Cunetta).

Costa (Lago della), v. Lago di Arquà.

Costa (Scolo), v. Canaletto.

Cunetta, v. Brentone.

D

Degora, piccolo affluente del Rialto, che scorre a nord di Luvigliano. Lo stesso nome è affidato anche allo scolo che da Baone finisce nel Meggiorina (Squacchielle).

della Costa (Lago), v. Arquà.

dell’Olmo (Canale), v. Acquette.

E

Edrone, v. Retrone.

Este (Canale di), tratto del Bisatto che, dalla località Sostegno, arriva sino a Monselice dopo aver attraversato Este.

Cartina in cui sono raffigurate le acque che bagnano il territorio di Este.

I Veneti antichi tra reperti e leggende
I Veneti antichi, così chiamati per distinguerli dai Veneti di oggi, sono contemporanei degli Etruschi e di altre popolazioni “italiche”; assieme a queste sono protagonisti di un lungo periodo di passaggio (XIII-VIII sec. a. C.), chiamato protostoria, durante il quale si passa dalla civiltà del bronzo a quella del ferro, e dalla civiltà “appenninica”, che pratica l’inumazione, a quella “villanoviana”, che pratica la cremazione. In questa fase avviene soprattutto l’assestamento delle varie popolazioni sparse in comunità etniche e ha inizio un’organizzazione civile proto-urbana, connessa con il sopravvento dell’agricoltura stanziale sulla pastorizia e sulla caccia e raccolta. Le vicende umane di questo, come di tutto il periodo preistorico, in mancanza d’altro, vengono individuate attraverso i reperti archeologici. Nella difficile ricostruzione degli eventi di questo torno di tempo si inseriscono anche leggende e testimonianze indirette di alcuni storici. Ad esempio, secondo la tradizione, tra il XIII e il XII sec. a. C. il mitico eroe troiano Antenore, sopravvissuto come Enea alla caduta di Troia, avrebbe navigato come lui dalle coste del Mar Nero, verso occidente. Enea sarebbe approdato alle foci del Tevere e i suoi discendenti avrebbero fondato Roma; Antenore, arrivato alle foci del Brenta, avrebbe dato origine a Padova. Ma questa leggenda sembra inventata per dire che Romani e Veneti avevano qualcosa in comune all’inizio della loro storia.
Più certa sembra l’origine del popolo veneto per le testimonianze del poeta greco Omero e soprattutto dello storico padovano d’epoca romana Tito Livio. Secondo questi famosi scrittori, i Veneti antichi sono originari della Paflagonia, regione dell’Asia Minore (Turchia). Eneti e Troiani, cacciati da questa regione dopo una ribellione di quel paese, s’insediano tra il mare Adriatico e le Alpi. Le popolazioni, infatti, si stabiliscono in villaggi di capanne e si costituisce una tradizione, con caratterizzazioni regionali, nella produzione di vasi di terracotta e di oggetti di bronzo laminato e fuso (bronzetti).
L’area di espansione paleoveneta è definita a sud dal fiume Po, a ovest dal Garda e dal Mincio, a nord-est dal Livenza e ad est dal mare Adriatico, ma si protende a nord nelle valli alpine dell’Adige, del Brenta e del Piave.
Este era il centro più importante e più ricco dei Paleoveneti. Infatti per i primi studiosi, la cultura preromana del Veneto era conosciuta come “civiltà atestina”. Questa civiltà, che è subentrata a quella degli Euganei, ha lasciato parecchie testimonianze sino all’età romana in aree sepolcrali, come in Borgo Schiavin, in abitati come nella zona dell’attuale cimitero, e in santuari, come alle pendici del colle del Principe e in prossimità dell’odierno Tiro a Segno. Gli oggetti tipici d’uso comune della civiltà atestina, (situle e fibule) e le armi (cinturoni, asce e pugnali), sono conservati nel Museo Nazionale Atestino.

F

Fossa Bastioni, scorre lungo le mura cinquecentesche di Padova da Saracinesca a Porte Contarine, raccoglie le acque reflue dell’abitato fuori porta San Giovanni, Savonarola e Trento.

Fossa Clodia, antica denominazione dei Canali di Cagnola e Pontelongo.

Fossa Lunga, ha origine nei pressi di Fossona, attraversa Montemerlo e si immette nel Rialto a Bresseo.

Fossa Paltana, Canaletta, o anche Acquanera nel tratto da Rivella ad Acquanera; in quest’ultima località (ex passo di barche) scorre sotto il Bagnarolo oppure scarica nel Vigenzone mediante il sollevamento meccanico dell’acqua. Accoglie le acque del Bacino Retratto di Monselice e del Bacino Terreni Alti che confluiscono tutte nella botte di Rivella, posta sotto il Naviglio Euganeo, e poi scorre quasi parallela al Vigenzone, Cagnola e Pontelongo sin quasi allo sbocco in mare.

Fossetta (Scolo), raccoglie le acque della zona posta tra il Brenta e il centro storico di Padova. Arrivato a San Lazzaro si dirama in due: il vecchio ramo passa sotto il Piovego mediante una botte, e confluisce nel Roncajette all’interno dell’omonimo parco; il tratto nuovo (Scolmatore) si dirige verso l’idrovora S. Lazzaro per il sollevamento dell’acqua che scarica nel Piovego.

Fosso Burchieladór, Barcagno, scolo collegato con il Bisatto nel Vicentino.

Fosso della Torre, ora interrato, correva lungo l’attuale via Augustea di Este dal borgo San Pietro alla Rocca del Ponte della Torre.

Fosso di Val di Cinto, ha origine a Valle San Giorgio (Baone), scorre ai piedi del Monte Cero, sottopassa il Bisatto a Piombà e si immette “a pelo libero” nello Scolo di Lozzo a Rivadolmo.

Fosson (Scolo), proviene da Valle San Giorgio e si unisce al Molina (v.) a Piombà (Baone) per formare insieme lo scolo Val di Cinto.

Fossona, v. Nina.

Fracanzan (Condotto), da Fracanzani proprietari terrieri, nasce nella zona di Albettone (Vi), attraversa Lanzetta (Agugliaro) e si immette nello scolo di Valbona a Valbona.

Frassine (Fiume), il fiume Guà proveniente da Cologna Veneta (Vr) quando entra in provincia di Padova, poco a nord di Montagnana, assume il nome di Frassine, nome che perde in località Sostegno di Este per assumere quello di Brancaglia o Santa Caterina.

G

Garda (Lago di), posto a confine delle regioni Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige, è il più grande lago d’Italia; dà origine al fiume Mincio, affluente del Po.

Gazzolina-Fontanelle (Calti), nascono alle pendici settentrionali del monte Venda e confondono le loro acque nei pressi di Ponte Docima (Vo’) per poi immettersi liberamente nello scolo Canaletto, attraverso un manufatto con “salti di fondo”.

Giacobba (Scolo), piccolo affluente del Bolzan, che nasce nei pressi di Tencarola (Selvazzano).

Giare (Rio), nasce sulle pendici del monte Murale e confluisce nel Bisatto nei pressi di Este. Per un altro Rio Giare v. Molina.

Gorzone (Canale), è originato dalle acque del Fratta tra Vighizzolo e Sant’Urbano, nella Bassa padovana, e segue un tracciato parallelo all’Adige sin quasi all’immissione nel Brenta-Bacchiglione a Brondolo. Era un tempo navigabile sino alla botte di Tre Canne, dove il Brancaglia-S.Caterina sovrappassa il Fratta-Gorzone. Ora l’inagibilità della conca di Buoro, ad est di Cavarzere, isola questo canale dal contesto delle vie d’acqua venete.

I

Isonzo (Fiume), corso d’acqua del Friuli che scende dalle Alpi Giulie e sfocia nel Golfo di Monfalcone.

L

Laghetti di villa Selvatico, sono posti ai piedi del colle Sant’Elena di Battaglia T.

Liona (Fiumicello), nasce nel cuore dei Berici, attraversa Sossano e Agugliaro e si immette nel Bisatto in località Punta di Vo’ mediante un breve tratto abbandonato del Bisatto stesso.

Lispida (Lago di), posto a sud-est dell’omonimo monte ai confini tra Monselice e Battaglia; è prevalentemente alimentato da polle di acqua termale tiepida.

Lispida (Scolo di), nasce a Valsanzibio e finisce nello Scola Scajaro, nei pressi del Monte Lispida.

Livenza (Fiume), ha origine alle pendici del Monte Cavallo presso Polcenigo, si dirige quindi verso Sacile e diviene navigabile da Portobuffolè di Oderzo sino alla foce che sbocca a Santa Margherita di Caorle.

Lozzo (Scolo di), accoglie gran parte delle acque provenienti dal versante occidentale dei Colli Euganei e dell’area pianeggiante del circondario; assume questa nome da Lozzo Atestino, come prosecuzione del Canaletto (v.), sino all’immissione nel canale Masina, nei pressi della località Botte di Vighizzolo, che a sua volta confluisce nel Gorzone al Bosco dei Lavacci, non lontano da Vescovana.

M

Madonnetta (Lago della), prodotto dall’escavazione di pietra calcarea nel monticello di Ca’ Barbaro (Baone).

Mediano (Scolo), nasce dal naviglio Battaglia nella località Vo’ di Placca (Maserà), si dirige verso Maserà e Bertipaglia per poi versare le proprie acque nel canale Roncajette.

Medoacus o Meduacus, v. Brenta (Fiume).

Meggiorina (Scolo) o Squacchielle, ai confini tra Baone e Monselice, raccoglie le acque dell’area delimitata dal versante meridionale di Monte Castello, Este, Arqua e il canale di Este. Riceve le acque degli scoli Valli di Baone e Degora, lambisce il cementificio di Marendole e si immette nello Scolo Carmine Superiore a Monselice che a sua volta scarica nella Canaletta (o Carmine Inferiore); quest’ultima sottopassa la botte di Rivella. Con Meggiorina viene anche indicato lo scolo che passa a ponente del cementificio di Marendole e confluisce nel Carmine Superiore. Il nome Meggiorina o Migliorina potrebbe derivare dal lat. miliarium, distanza di un miglio.

Menóna (Scolo), nasce a Mandria (Padova), riceve il Bolzanello e Bolzan, corre parallelo al Naviglio Euganeo sino a immettersi nel Rialto in prossimità di Battaglia. Il nome forse deriva da Ménego, forma contratta di Domenico.

Mincio (Fiume), affluente del Lago di Garda, nasce a Peschiera, bagna Mantova e confluisce nel Po nei pressi di Governolo (Roncoferraro). È navigabile dal Po sino al Lago Inferiore di Mantova.

Mirano (Canale), nasce a Mirano (Ve), passa per Marano e si innesta nel Naviglio Brenta a Mira Taglio.

Molina (Rio o Seriola), Muìna o anche Giare, proveniente da Valle San Giorgio, si immette nel Fosson a Piombà per poi formare il Rio Val di Cinto.

Monselice (Canale di), inizia a Monselice e termina a Battaglia lungo il Naviglio Euganeo. Viene comunemente chiamato Bisatto o Bisato o anche Battaglia.

Monselice (Scolo), v. Canaletta.

N

Naviglio Brenta, Brentasecca, è un ramo naturale del Brenta, navigabile sfocia in laguna a Fusina. Inizia a Stra (Ve) e attraversa gli altri abitati della famosa Riviera del Brenta: Fiesso d’Artico, Dolo, Mira Taglio, Mira Ponte, Mira Porte, Oriago, Moranzani.

Naviglio Euganeo, via d’acqua che collega i Colli Euganei a Padova attraverso il canale Bisatto a valle di Vo’ Vecchio, e per i canali di Este, Monselice e Battaglia, sino a Bassanello (Padova).

Naviglio Interno, si dirama dal Tronco Maestro del Bacchiglione di fronte alla Specola di Padova, segue la prima cortina muraria medievale che forma l’insula, sino a Porte Contarine, dove si congiunge con il Piovevo.

Le acque del Naviglio Interno nell'area dell'attuale Largo Europa in una foto di fine anni '50 del '900.

Il Naviglio Interno nell’area dell’attuale Largo Europa (fine anni ’50 del ‘900).

Naviglio Padova-Monselice, v. Naviglio Euganeo.

Nina (Scolo), Fossona, nasce con il nome di Fossona nei pressi del Castello di San Martino (Cervarese Santa Croce), attraversa gli abitati di Fossona e di Bastia di Rovolon, poi assume la denominazione di Nina sino alla immissione nel canale Bisatto a Vo’ Vecchio.

Novissimo (Canale), scavato nel ‘600 costituisce la penultima deviazione del Brenta dalla laguna. Inizia a Mira Taglio, passa per Lugo, Lova e Conche, e si immette in laguna di fronte a Chioggia.

P

Paltana, v. Fossa Paltana.

Pelosa (Scolo), nasce a Marendole, scorre parallelo al canale Bisatto e si immette nel Carmine Superiore (Canaletta) mediante l’idrovora Pelosa, a ponente di Monselice.

Piave (Fiume), nasce al confine tra Carnia e Cadore, passa per Pieve di Cadore, Belluno, Nervesa, Noventa e San Donà. Sfocia in mare a Cortellazzo.

Piovega (Scolo), breve scolo che attraversa Abano T. e si congiunge con il Poggese per formare il Rio Caldo.

Piovego (Canale), inizia a Porte Contarine, nell’ex borgo Conciapelli di Padova, lambisce le mura rinascimentali sino al Torrione Castelnuovo, poi si dirige rettilineo verso Noventa Padovana e Stra congiungendosi al Naviglio Brenta. Il tratto da Noventa Padovana a Padova, chiamato Piovesella, viene realizzato nel 1143; il secondo da Noventa a Stra nel 1209. La parte che corre lungo le mura è risistemata a seguito della costruzione delle difese murarie veneziane.

Piovesella (Canale), è il primo collegamento artificiale tra il Brenta e Padova. Prendeva acqua dal Brenta a Noventa per alimentare i canali cittadini; nel 1209 è stato sostituito dall’attuale Piovego che va da Padova sino a Stra.

Po (Fiume), ha le sue origini sotto la vetta del Monviso e dopo 672 km, attraverso una ramificazione deltizia, sfocia in mare Adriatico.

Poggese (Scolo), ha origine a sud di Saccolongo, passa nei pressi di Monterosso e ad Abano si congiunge con il Piovega. Con il nome di Rio Caldo va ad immettersi nel Rialto in prossimità di Montegrotto.

Pomara (Calto della), torrentello che ha origine sulle pendici del monte Cera e si immette nel Bisatto a Piombà di Baone.

Pontelongo (Canale), prosecuzione del canale Cagnola, inizia a Bovolenta e termina nel punto in cui si confonde con la nuova inalveazione del Brenta (Brentone).

R

Restara (Canale), deriva l’acqua dal Bisatto ad Este e va ad immettersi nel Brancaglia a Prà di Este; ora è in buona parte tombinato.

Le acque del canale Restara, i mulini e la chiesetta dei Carmini di Este in una foto del primo '900.

Il canale Restara, i mulini e la chiesetta dei Carmini di Este (primo ‘900).

(Cartolina, racc. A. Zanellato)

Retrone (Fiume), Edrone, antico nome del Bacchiglione. Per il Retrone (attuale) v. sch. Il fiume e la città.

Rialtello (Scolo), nasce nell’area di Creola (Saccolongo) e confluisce nel Rialto nei pressi dell’abbazia di Praglia (Teolo).

Rialto (Scolo), Rivo Alto, collettore nel quale confluiscono tutti gli scoli del bacino termale delimitato a nord dal Bacchiglione, ad est da Padova, a sud dal Naviglio Euganeo e ad ovest dai Colli Euganei. Sottopassa il Naviglio Euganeo a Pigozzo e confluisce nel Vigenzone a Battaglia.

Rio Alto, v. Rialto.

Rio Calcina, ha origine sui versante settentrionale del monte Rua dei Colli Euganei e confluisce nel Rialto nei pressi di Torreglia.

Rio Caldo, v. Poggese.

Rio Fontanafredda, Valnogaredo, comprende due rii separati: l’uno nasce nelle pendici dei monti Venda e Fasolo, l’altro riceve le acque di alcuni calti delle pendici del Vendevolo e Venda (tra i quali quello della Casàra, v.). I due corsi d’acqua si confondono in località Crosàra per poi immettersi nel Bisatto a Lozzo.

Rio Spinoso, nasce sul versante orientale del Monte Rua e, nei pressi di Torre del Lago a Montegrotto, va a finire nel Rialto.

Rio Zovon, ha origine nei pressi di Teolo, bagna Zovon e versa le sue acque nel Bisatto a Vo’ di Sotto.

Rivella (Canale), della Pria, prende il nome dalla località nella quale deriva acqua dal Canale Monselice e dove si era insediato un mulino, ora demolito; finisce nel canale Bagnarolo ai mulini di Campagna, località di Pernumia.

Rocchetti (Scolo), nasce da una chiavica sul Canale Battaglia a Mandriola, attraversa Salboro e confluisce nel Boracchia nei pressi di Pozzoveggiani (Padova).

Roncajette (Canale), Roncajette, è il ramo naturale del Bacchiglione in uscita da Padova. Assume questo nome dalle Grade di San Massimo, appena fuori le mura, sino alla confluenza con il canale Cagnola a Bovolenta, dopo aver bagnato gli abitati di Ponte San Nicolò e di Roncajette.

Roneghetto (Scolo), proveniente da Noventa Vicentina, si immette a “pelo libero” nello Scolo di Lozzo nella Valcalaona.

Ronego (Scolo), ha origine a valle delle propaggini meridionali dei Monti Berici tra le province di Vicenza e Verona; si immette nel Frassine in località Chiavicone mediante una chiavica o sollevamento meccanico (Idrovora Chiavicone, 1966), v. III Schema Idrografico di Este.

S

Sagrede, scolo il cui nome deriva dalla nobile famiglia dei Sagredo. Raccoglie le acque dell’area posta tra Vo’ di Sotto e Monte Lozzo e tra il Canaletto e il canale Bisatto; si immette nel Canaletto mediante l’idrovora Sagrede; v. anche Canaletto.

San Gregorio (Canale), collega il Canale Scaricatore con il Piovego a Padova; inizia a Voltabarozzo e, dopo aver superato la botte del Roncajette, finisce in località San Gregorio dalla quale prende il nome.

Scavo del canale San Gregorio in una foto di fine anni ’20 del ‘900.

Scavo del canale San Gregorio (fine anni ’20 del ‘900).

(racc. dell’autore)

San Massimo (Canale), prende questa nome il canale che nasce dalla confluenza dell’Alicorno e del Santa Chiara; il primo tratto è in buona parte tombinato (zona ospedali) poi riappare in via Cornaro; superate le mura, assume il nome di Roncajette.

Santa Caterina, v. Brancaglia.

Santa Chiara (Canale), nasce dalla derivazione del Naviglio Interno a ponte Torricelle (ex mulino Grendene) e si confonde con l’Alicorno nei Giardini Treves.

Santa Sofia (Canale), oggi interamente chiuso, correva lungo le attuali vie Morgagni, Falloppio e Giustiniani di Padova. L’acqua, derivata dal Piovego nei pressi dell’attuale Istituto Selvatico, finiva nel Canale San Massimo, nei pressi del vecchio ospedale giustinianeo.

Scajaro (Canale), v. Canale delle Pietre.

Scaricatore (Canale), originariamente collega il Bacchiglione con il Roncajette, da Bassanello a Voltabarozzo, per scaricare le piene; negli anni ‘40 viene allargato, reso navigabile e collegato anche con il Piovego mediante il canale San Gregorio.

Vecchio ponte sulle acque del canale Scaricatore a Voltabarozzo in una foto degli anni '30 del '900.

Vecchio ponte sul canale Scaricatore a Voltabarozzo (anni ’30 del ‘900).

(Racc. dell’autore)

Scoladór, Fossa del Catajo, scolo che raccoglie le acque del Ferro di Cavallo a Battaglia e ora le convoglia all’idrovora Catajo.

Scolo delle Valli, v. Canaletto.

Seriola della Sega, breve canale che, con l’acqua del canale Battaglia, faceva muovere le mote idrauliche della sega di Battaglia.

Seriola Veneta, acquedotto per la città di Venezia, ora non più utilizzato, che derivava acqua dal Brenta a Dolo per portarla sino a Moranzani, ai limiti della laguna.

Sile (Fiume), è il fiume di Treviso che nasce a Piombino Dese, in provincia di Padova, e sfocia in mare a Cavallino.

Sirone (Fiume), forse un ramo meridionale del Bacchiglione d’epoca medievale, che ricalcava l’attuale percorso del Bisatto.

Sottobattaglia (Canale), di Sotto o anche Vigenzone, è il breve tratto che ha origine dall’Arco di Mezzo, a Battaglia, e termina alla confluenza con il Rialto.

Spinosetta (Scolo), Rio Spinoso, nasce ai piedi del Monte Rua ed è un affluente del Rialto.

Squacchielle, v. Meggiorina.

T

Taglio San Massimo, breve canale che collega il Piovego con il Roncajette.

Terradura (Scolo), originato da un sifone sul canale Battaglia, attraversa Terradura (località di Due Carrare) e confluisce nello scolo Bolzani.

Terranegra Superiore e Inferiore (Scolo), la parte a nord dello Scaricatore è chiamata Superiore, quella a sud, Inferiore; quest’ultima, dopo aver attraversato lo Scaricatore mediante una botte, bagna Voltabarozzo e scarica nel Roncajette.

Tesina (Fiume), con il nome di Astico nasce ai piedi dell’Altopiano di Asiago e confluisce nel Bacchiglione poco più a monte di Longare.

Togisono (Fiume), antico corso d’acqua che forse percorreva gli odierni canali Rialto e Biancolino e che aveva anche una ramificazione più meridionale lungo il percorso dell’attuale Vigenzone.

Tronco Comune del fiume Bacchiglione, assume questo nome il tratto che va dal punto di immissione del Brentella, a Brusegana, sino alla diramazione del Bassanello.

Tronco Maestro del fiume Bacchiglione, ramo principale del Bacchiglione che attraversa Padova. Inizia a Bassanello e, dopo la ricongiunzione con il Naviglio Interno a Porte Contarine, prende il nome di Piovego.

V

Val di Cinto (Scolo), inizia a Piombà di Baone dalla confluenza del Fosson e del Molina e si immette “a pelo libero” nello Scolo di Lozzo a Rivadolmo.

Valbona (Scolo), di Lozzo, Canaletto, scolo che passa a ovest del Monte Lozzo e confluisce nello Scolo di Lozzo.

Valcalaona, Acque Alte e Basse (Scoli), raccolgono le acque dell’omonima valle e confluiscono per formare il Collettore Valcalaona che, mediante idrovora, scarica nello Scolo di Lozzo, in località Rivadolmo di Baone.

Valli (Scolo delle), Scolo di Arquà o anche Canaletto, collega il laghetto di Arquà alla Canaletta in località Rivella, v. Scoli di Lozzo e Valbona.

Valnogaredo, Resina, v. Rio Fontanafredda.

Vigenzone (Canale), Vighenzone, l’attuale canale nasce all’Arco di Mezzo di Battaglia, riceve le acque del Rialto (v.) a Battaglia, passa per Carrara S. Stefano (Ponte di Riva) e dopo la confluenza con il Biancolino assume il nome di Cagnola. Il primo breve tratto che va dall’Arco di Mezzo alla confluenza con il Rialto, viene chiamato anche Sottobattaglia (v.) o Canale di Sotto.

Vighenzone, v. Vigenzone.

Vighignolo, breve scolo che carica nel Fracanzan poco a nord di Punta di Vo’.

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Alberto Rizzi, Vestigia marciane nel Padovano, LXXXV (1996) Bollettino del Museo Civico di Padova, Padova 1998;
P.G. Zanetti (a cura di), La navigazione fluviale e il Museo della Navigazione di Battaglia Terme, Battaglia T. 1998;
Francesco Selmin, Storie di Baone, Comune di Baone 1999;
Antonio Mazzetti, I nomi della terra, toponomastica dei Colli Euganei, Parco Colli Euganei, Padova 1999;
Guido Beltrame, Maserà di Padova con Bertipaglia e Ca’ Mura, Padova 1999;
P.G. Zanetti (a cura di), I mestieri del fiume, uomini e mezzi della navigazione, Este 1999;
Francesco Liguori, Batagia, Padova 1999;
P.G. Zanetti – M. Roncada, Conche & Navigli, il sostegno a porte di Battaglia Terme e il recupero della navigazione tra Padova, Colli Euganei e laguna di Venezia, Parco Colli Euganei, Padova 1999;
AA.VV., Dai Colli Euganei all’Adige, i paesi dell’allegrezza, Consorzio Euganeo Pro Loco, Padova 1999;
Pietro Casetta, Le Porte Contarine a Padova, il mulino, le gore, la conca, Padova 1999;
G. Monti-G. Rallo (a cura di), Vie d’acqua a Padova. Ponti e giardini, Ministero per i Beni ed Attività Culturali, Padova 1999;
AA.VV., Acque in Saccisica e dintorni, Banca di Credito Cooperativo di Piove, Padova 2000;
AA.VV., Presenze arboree nel Parco dei Colli Eugani, Parco Colli Euganei, Este 2001;
Claudio Grandis, I mulini ad acqua dei Colli Euganei, Parco Colli Euganei, Este 2001;
G. Carraro (a cura di), Monasticon Italiae, IV Tre Venezie, Fasc. I, Centro Storico Benedettino, Cesena 2001;
M. Maffei (a cura di), Le sorgenti per Padova, la costruzione del primo acquedotto moderno, Padova 2001.

Riviste:

“Il Raccoglitore”, Giornale della Società d’Incoraggiamento poi Giornale Agrario Padovano, serie I e II vari numeri e in particolare degli anni 1870/1, 1881/2 e 1883/4.
“Terra d’Este”: Claudio Grandis, Corsi d’acqua e navigazione, 1(1991); Un’opera di Tommaso Temanza in terra d’Este: il ponte sul Bisatto a Montebuso, 7(1994).
“Padova e il suo territorio”: Giancarlo Pedrina, Fornaci di calce sui Colli Euganei, 30(1991), Fornaci: edifici in via di estinzione, 32(1991); Pier Giovanni Zanetti, La conca di navigazione di Battaglia, 47(1994), Il Naviglio Euganeo, antica “superstrada” dei Colli, 52(1994), Dai monti alla laguna in barca, 84(2000); Giulio Bresciani Alvarez, L’Istituto Pietro Selvatico e le sue origini, 72(1998); Franco Benucci, I monumenti di Porta Ognissanti, 93(2001).
“Rivista di storia dell’agricoltura”: Pier Giovanni Zanetti, L’Orto agrario di Padova e l’agricoltura nuova, giugno 1996.

Cartografia

Gran Carta del Padovano di Rizzi Zannoni, 1784;
Archivio di Stato Padova, Catasto Austriaco, Austro-Italiano e Italiano, XIX-XX sec.;
Archivio di Stato Venezia, Catasto Napoleonico, XIX sec.;
Carta Idrografica Stradale Amministrativa Consorziale della Provincia di Padova, 1862;
Tavolette Istituto Geografico Militare, varie levate;
Carta Tecnica Regionale, Regione Veneto, scala 1:5.000/1:10.000.
Altre fonti
Archivio di Stato di Venezia, fondi: S.E.A., Secreta arch. G. Poleni, Beni Inculti, Rason Vecchie, Senato Terra;
Archivio di Stato di Padova, fondi: Acque, Atti comunali;
Archivio del Genio Civile-Magistrato alle Acque;
Archivio Generale del Comune di Padova;
Biblioteca del Museo Civico di Padova, R.I.P.;
Ispettoraro di Porto di Venezia: Registri Navali di Venezia ed ex Padova;
Capitaneria di Porto di Venezia: Registro Navale navi minori.

Tesi di laurea

IUAV, F. Mazzon, Analisi storico-tipologica di manufatti idraulici della città di Padova, rel. prof. E. Siviero, a.a. 1997/8;
IUAV, G. Graziani, Dal Bassanèo al Portèo alla scoperta dell’identità di Padova sull’acqua, rel. prof. G. Masè, a.a. 1998/9.

Pier Giovanni Zanetti

Andar per acque, copertina.

Pier Giovanni Zanetti, Andar per acque, Padova, Il Prato, 2002 – pagine 357-394 e 403-405.