I nomi delle acque, piccolo glossario

L’itinerario che va da Padova ai Colli Euganei lungo le acque dei navigli, di cui abbiamo pubblicato il tratto che va da Mezzavia a Monselice, viene completato da un glossario comprendente anche le forme dialettali.

Prima parte
Seconda parte

Glossario

In questa piccolo glossario sono stati raccolti i vocaboli usati dagli esperti e trovati nelle pubblicazioni e nei documenti d’archivio consultati. Si tratta di termini legati direttamente o indirettamente alle acque, suddivisi in quattro gruppi: Corsi d’acqua, Navigazione, Bonifica e irrigazione e Macchine ed altri manufatti idraulici. A questi viene aggiunto l’Indice degli idronimi citati.
Le voci indicate in corsivo si riferiscono a forme dialettali, specialistiche o desuete, mentre quelle in neretto, riportate all’interno della spiegazione, non hanno ulteriore riscontro nell’elenco.
Con (v.), cioè vedi, si rinvia ad altri vocaboli, mentre con “v. in … ” si rimanda a termini raccolti in altro gruppo. 1 Inoltre, vengono adottate le seguenti abbreviazioni o grafie: es. = esempio; lat. = latino; lett. = letteralmente; fr. = francese; gr. = greco; ł = elle veneta (più o meno evanescente).

Schede
Cronache di alluvioni | La crisi del trasporto su barca | Il diritto di tirar le barche | I vecchi barconi da carico | Le butà | I sostegni a porte | Voga alla veneta | Erbe palustri | Le piante d’acqua | Un po’ di fauna | I mulini ad acqua dei Colli | La rete di corsi d’acqua minori | I canali e la guerra | I Veneti antichi tra reperti e leggende

Corsi d’acqua

ABCDEFGILMNOPQRSTUV

A

Acqua, 1. termale, calda o tiepida proveniente dal sottosuolo euganeo (v. scheda Viaggio dell’acqua termale lungo un quarto di secolo); 2. scapatizia, che ha superato le ruote idrauliche; 3. dolce (fluviale o lacuale) e marina (ricca di cloruro di sodio); 4. alta/bassa, che scorre in canali o scoli a quota più alta o più bassa rispetto ad altri corsi d’acqua di recapito vicini; nel primo caso lo scarico è generalmente possibile per gravità, nel secondo spesso richiede il sollevamento con pompe idrovore. A Venezia, invece, per a. alta s’intende alta marea; 5. grossa, di piena, comunque eccedente la normale portata di un canale o fiume.

Affluente, fiume secondario che versa le proprie acque in un altro principale; può essere di destra o di sinistra, a seconda del lato idraulico del corso d’acqua principale sui quale si immette (v. Destra o Sinistra idraulica).

Alluvione, 1. inondazione, allagamento prodotto da un corso d’acqua straripato; 2. deposito di materiale sciolto (ghiaia, sabbia, limo e argilla) trasportato dalla corrente (v. anche Esondazione).

Cronache di alluvioni
Normalmente l’acqua può essere vista dal lato positivo, cioè come fonte di energia e di approvvigionamento per usi domestici, industriali ed agricoli e come via di collegamento. Ma al tempo stesso può comportare dei rischi notevoli, dovuti all’inquinamento e alle piene o, come le chiamavano un tempo, escrescenze o brentàne.
I primi insediamenti umani nel territorio padovano hanno interessato i Colli Euganei e non la pianura perché essa era probabilmente un susseguirsi di paludi ed acquitrini invivibili. L’uomo successivamente si insedia anche nei dossi planiziali (altimetricamente più alti dell’area circostante), dove è minore il rischio di essere travolti dai vari corsi d’acqua, privi di arginature, che vagano indisturbati nella pianura. La stessa Padova dei Veneti antichi sorge, a quanto pare, lungo un’ansa del
Medoacus (Brenta), in cima ad un dosso, ora identificabile attorno alla zona di piazza Cavour, alta oltre 16 metri s.l.m., contro i 13-14 del Prato della Valle e gli 11-12 delle zone periferiche, come Bassanello. In epoca romana si cominciano ad erigere le prime rudimentali difese arginali, ma soltanto in prossimità degli abitati, cioè senza la necessaria continuità che solo in epoca medievale si riesce a realizzare. Gli argini sono successivamente e ripetutamente innalzati e nel contempo sono costruiti nuovi alvei per favorire il deflusso dell’acqua verso il mare o la laguna. Nonostante il grande impegno manifestato in materia d’acque nei periodi dei liberi comuni, delle signorie e in quello della Serenissima, che addirittura istituisce una speciale magistratura chiamata Savi et Esecutori alle Acque, le tracimazioni e le rotture degli argini continuano con impressionante frequenza, favorite anche dai disboscamenti in montagna e in collina. Un decreto del Senato Veneto del 1746 informa che in quell’anno si verificano ben 45 rotte nei corsi d’acqua padovani!
Una volta caduta la Serenissima e subentrati i Governi napoleonico ed austriaco, tutto diventa più complicato perché le decisioni devono essere prese da governi aventi la sede lontana dai luoghi interessati agli interventi, come Vienna, Parigi o anche Milano. La costruzione dello Scaricatore sembra finalmente aver risolto il problema delle inondazioni a Padova, ma purtroppo non è stato cosi, come dimostra la storica alluvione del 1882 che provoca enormi danni nel basso Veneto. Anche se i lavori dello Scaricatore, previsti dal piano Fossombroni, sono sostanzialmente terminati, si constata che le dimensioni dello Scaricatore stesso risultano decisamente insufficienti. Era stata prevista una portata massima di 300 mc/sec. mentre durante la piena si misurano 860 mc, portata che costringe i tecnici del Genio Civile ad aprire il regolatore del ponte dei Cavai per scaricare l’acqua anche attraverso i canali cittadini. L’accorgimento tuttavia non risolve il problema, anzi fa in modo che vaste aree della città siano sommerse com’era solito accadere in precedenza: a Barriera Saracinesca, nel quartiere Conciapelli, in Riviera San Benedetto e in altre ancora. Data l’eccezionalità dell’evento, il re Umberto I viene in visita a Padova e arriva alla stazione ferroviaria. Il Comune deve installare delle passerelle lungo il percorso, come oggi accade a Venezia quando c’e acqua alta, per consentire all’illustre ospite di raggiungere l’albergo. Altre inondazioni di zone urbane ed agricole si ripetono negli anni successivi con desolante frequenza, in particolare ne1 1905, 1907, 1916, 1926.
Il problema idraulico di Padova viene in gran parte risolto con il progetto Gasparini, attuato tra gli anni ’30 e ’40 del ‘900. La gravissima piena del 1966 permette di collaudare il nuovo assetto idraulico della città. Seppur a costa di sommergere alcune aree nella zona di Camin travolta dalle acque del Piovego, la nuova sistemazione idraulica sostanzialmente regge a quell’evento davvero eccezionale. Purtroppo, però, se la situazione meteorologica di allora si ripetesse anche oggi, molto probabilmente avremmo molti più danni a causa della vasta cementificazione del territorio e della scarsa manutenzione dei corsi d’acqua e dei manufatti idraulici, avvenute negli ultimi decenni.

Alluvione del 1905 nella zona della Barriera Saracinesca di Padova.

Alluvione del 1905 nella zona della Barriera Saracinesca di Padova.

(Biblioteca Civica di Padova)

Alveo, sede o cavità lungo la quale scorre l’acqua del fiume o canale. È delimitato inferiormente dal letto (v.) e lateralmente dalle sponde o rive (v.).

A monte, a valle, posizione rispetto ad un determinato punto del corso d’acqua, tra quel punto e la sorgente (a monte) o tra quel punto e la foce (a valle): es. a monte del ponte … (=seguendo la direzione della corrente, prima del ponte).

Ansa, volto, forte sinuosità di un corso d’acqua naturale. Si formano più o meno strette e serrate a seconda della pendenza e della natura del suolo e della portata del fiume. Per aumentare la pendenza o favorire la navigazione, le anse possono essere corrette, generando i drizzagni (v.). V. anche Meandro.

Argine, qualunque ostacolo opposto all’espansione dell’acqua, sia corrente che stagnante, solitamente costituito da un terrapieno artificiale a sezione trapezoidale eretto in prossimità delle rive dei fiumi e canali per impedire che l’innalzamento del livello dell’acqua sommerga le aree circostanti. Il lato superiore dell’a. è chiamato sommità (v.) o cresta; il lato inclinato interno è denominato petto, quello esterno scarpa o anche spalla. Gli argini più alti o deboli possono essere rinforzati ingrossandoli dalla base alla sommità (ringrosso o ingrosso) oppure accostando sul lato esterno o anche interno uno o più contrargini (v.), più bassi della sommità maestra; quest’ultima può essere rialzata totalmente o con il soprassoglio, sorta di arginello più piccolo sovrapposto alla sommità stessa. L’a. può essere eretto ad una certa distanza dall’alveo per formare più o meno ampie maresàne (v.) e conseguentemente aumentare in modo considerevole la portata massima del corso d’acqua in caso di piena; in altri casi il piede interno dell’argine può lambire la riva (argine in froldo v.).

Corso d’acqua con argini.

Corso d’acqua con argini.

Argine maestro, a. principale.

Argine golenale, a. a difesa delle golene (v. Maresàna); deve essere più basso dell’a. maestro (v.) di almeno una ventina di centimetri.

Asta fluviale, tratto di corso d’acqua avente caratteristiche sostanzialmente costanti.

B

Bagno, modesto ristagno d’acqua alle pendici dei rilievi collinari.

Banca, 1. contrargine (v.); 2. golena, v. Maresàna.

Battente (a), v. Paratoia.

Berma, dall’olandese “berm” (=argine), piccolo ripiano che interrompe la scarpata allo scopo di evitare erosioni e di rinforzare gli argini; se questi piccoli gradini sono più d’uno, il piano inclinato dell’argine assume vagamente l’aspetto di una scala (v. Contrargine).

Brentàna, fiumàna, escrescenza, tumescenza, aquàda, piena, aumento di livello delle acque che si verifica a seguito di precipitazioni di forte intensità. Il termine deriva probabilmente dal nome “Brenta”, fiume veneto noto per i pericolosi innalzamenti del livello dell’acqua (v. anche Piena).

Briglia, manufatto posto di traverso l’alveo con sbarramento fisso o mobile per rialzare il livello dell’acqua. È come un sostegno (v.) senza porte, con l’acqua che tracima (a stramazzo). Esempi del genere li troviamo a Stra, a Limena e presso il ponte Sant’Agostino a Padova. La b. montana, che troviamo in qualche caso anche sui Colli Euganei, svolge principalmente la funzione di limitare la pendenza del fondo dei torrenti (v. calto).

Briglia del Rio Valnogaredo e ponte sulla via Cavalcaressa, in località Crosara, in una foto del 1934.

Briglia del Rio Valnogaredo e ponte sulla via Cavalcaressa (str. prov.), in località Crosara (1934).

(Racc. dell’autore)

Businello, piccolo foro (buso) attraverso il quale si deriva acqua da un canale.

Buzzone, busón, fascina, del diametro di circa 40 cm e lunga 3 m, fatta di rami di salice legati con un filo di ferro e contenente all’interno ciottoli di fiume o sasso trachitico (copacàn), v. maségne in Macchine e altri manufatti. Serve per la difesa dell’argine, come i più moderni gabbioni (v.).

By-pass, (lett. = passaggio di fianco), percorso alternativo che sostituisce un tratto di canale sbarrato, ostruito o difficilmente percorribile.

C

Cadente naturale, pendenza che consente l’allontanamento dell’acqua in eccesso per gravità in un canale di recapito, senza l’ausilio del sollevamento.

Caduta, salto d’acqua, dislivello creato da un qualsiasi sostegno idraulico, come la conca e la briglia. La più rilevante c. si trova a Battaglia, presso la locale conca e l’Arco di Mezzo, e raggiunge i 7,4 m.

Calà, calata, rampa di discesa per il collegamento carraio o pedonale tra la sommità arginale e la golena o la campagna circostante, per esigenze di servizio (pulizie dell’alveo, sfalcio dell’erba, ecc.).

Calto, la parte alta dei torrentelli dei Colli Euganei. Un tempo quando nei periodi siccitosi rimaneva all’asciutto, costituiva un sentiero di pubblico transito (v. anche Rio).

Canale, corso d’acqua artificiale che solitamente è rettilineo, ad es. c. scaricatore (v.), scolmatore e sfioratore per smaltire l’acqua in eccesso. Come il fiume, può essere pensile (v.), cioè più alto del terreno circostante, oppure scavato in trincea (più basso).

 Canale pensile e in trincea.

Canale pensile e in trincea.

Caposaldo idraulico, quota altimetrica individuata in un cippo o stante che serve di appoggio alle livellazioni di opere idrauliche, analogo agli attuali punti fiduciali della mappa catastale, che vengono utilizzati per rilievi planimetrici. Tradizionalmente i capisaldi venivano collocati a distanza “biettometrica” (200 m) o comunque regolare, come nel caso del canale Rialto.

Casello idraulico, casotto, piccolo edificio che ospita attrezzature e macchine per la manovra di paratoie e panconi (es. sull’Arco di Mezzo a Battaglia T. e al Sostegno Brancaglia di Este).

Cateratta, in genere caduta o dislivello. Quando è artificiale è chiamata “regolatore” e si tratta di una chi usura costruita mediante una paratoia che, scorrendo nei gargami (v.), si alza e si abbassa per regolare l’uscita dell’acqua da un canale (es. Arco di Mezzo a Battaglia T.).

Cavanella, canale artificiale di collegamento tra due fiumi, come nel caso del Po con l’Adige.

Cavarzeràn, responsabile della sorveglianza e manutenzione di un corso d’acqua e dei suoi argini. Figura professionale sostituita dall’attuale sorvegliante idraulico.

Cavedóne, vaóne, chiusura di un canale per mezzo di un terrapieno o argine posta trasversalmente all’alveo per metterne all’asciutto un tratto e poter eseguire determinati lavori.

Circondamento, operazione con la quale si circonda un fontanazzo (v.) mediante una coronella (v. anche Trapelamento).

Chiusa, termine generico per indicare un qualsiasi sbarramento artificiale e trasversale dell’alveo; può essere stabile o mobile, cioè munito di saracinesche, porte di regolazione del flusso, dette calloni (v. in Macchine ed altri manufatti).

Ciglio, bordo, linea d’incontro tra il piano inclinato e quello orizzontale dell’argine: c. interno tra il petto e la sommità, c. esterno tra la spalla e la stessa sommità (v. Argine).

Circondario idraulico, distretto, suddivisione amministrativa del territorio per la gestione dei manufatti idraulici.

Coégo, bordo erboso che si pone sul ciglio di una nuova scarpata per evitare l’erosione della stessa.

Colma, alta marea.

Compluvio, linea di confluenza dell’acqua piovana che scorre superficialmente (v. anche Displuvio).

Comune (marino), c.m., pressapoco il livello medio delle alte maree, convenzionalmente posto a 22 cm più alto del livello medio del mare (l.m.m.). Per il Boerio il Comùn de aqua è il livello “a cui arriva nel suo alzamento regolare l’acqua del mare, il cui segno apparisce nella sommità di quella tinta verdiccia ch’è impressa dalla mucilagine dell’acqua stessa nelle pietre delle fondamenta e delle case, e che dà regola ai muratori per fare i gradini delle rive nuove”.

Condotto, tubatura o canale per lo scolo dell’acqua piovana o di altri fluidi.

Cono di deiezione, deposito di materiale solido a ventaglio che i fiumi senza arginature lasciano quando escono dal loro alveo naturale.

Contrargine, rinfianco, terrapieno a ridosso dell’argine per rinforzo dello stesso quando è alto o particolarmente a rischio (es. la strada statale Adriatica da Padova a Monselice corre sopra il contrargine del Naviglio Euganeo). Può essere accostato al petto (lato interno) o più frequentemente alla spalla (esterno) dell’argine; nel primo caso è chiamato antipetto, nel secondo banca. Questi, a loro volta, possono essere rinforzati da altri terrapieni più bassi: parapetto all’interno, sottobanca e piè di banca all’esterno. Ogni rinforzo elencato presenta un piccola banchina di riposo pianeggiante, quella a quota più bassa è chiamata berma (v.).

Controsostegno, è un sostegno alla rovescia: si chiude solo in occasione di piena tenendo basso il livello dell’acqua a monte, il contrario di quanto avviene in un normale sostegno; serve ad evitare i rigurgiti, come in quello sul Piovego a San Lazzaro (per impedire che Padova vada sott’acqua si chiudono anche le porte del ponte dei Cavai e quelle del controsostegno del Roncajette a Ca’ Nordio).

Coronella, arginello semicircolare, fisso di terra o precario di sacchi di sabbia o di terra, che si affianca alla scarpa esterna dell’argine (v.) principale, attorno al punto dove si forma un fontanazzo (v.); si erige per creare dei piccoli invasi d’acqua a un livello più alto possibile onde evitare il pericoloso sifonamento (v.) che potrebbe danneggiare seriamente l’argine. Lungo il Naviglio Euganeo se ne incontrano di fissi tra Rivella e Monselice, e a Bomba.

Corrosione, franamento che si verifica allorquando le sponde o gli argini vengono urtati dalla corrente (per es. in un’ansa). Può provocare il collasso dell’argine (rotta) con fuoriuscita dell’acqua: questo è il guasto più pericoloso e difficile da riparare (es. mediante gabbioni, volparoni, ecc.). Si attua la prevenzione mediante opere di difesa, come le sassaie e le scogliere (v.).

Corso, percorso di un fiume. Si può distinguere in: superiore o alto (a pendenza rapida) dove viene depositato materiale grossolano, come la ghiaia, per la forte velocità di scorrimento dell’acqua; medio a pendenza più dolce; inferiore o basso, a pendenza minima e con depositi di materiali solidi in sospensione piuttosto fini, come il limo e l’argilla.

Custode idraulico, addetto alla sorveglianza dei canali, che può infliggere sanzioni amministrative a chi viola le norme in vigore.

D

Dègora, canaletto, solitamente artificiale, scavato a valle delle pendici collinari con funzioni di sgrondo delle acque superficiali.

Depressione idraulica, terreno sottoquota di bonifica, destinato ad essere periodicamente sommerso dall’acqua piovana.

Derivazione, punto in cui viene deviata parte della portata di un fiume o canale verso un altro corso d’acqua, ad es. per scopi irrigui. Il manufatto che regola la d. può essere una chiavica (v. in Bonifica e irrigazione) o, nel caso di deviazioni più cospicue, un regolatore a porte.

Destra idraulica, il lato del corso d’acqua che sta alla destra di chi volge lo sguardo in direzione della corrente e quindi della foce.

Diaframma, opera di difesa o di rinforzo dell’argine normalmente realizzata sulla sponda interna dell’argine; può essere in calcestruzzo e bentonite (sorta di argilla), oppure in palancole metalliche Larssen (ad incastro).

Displuvio, spartiacque, linea dalla quale l’acqua meteorica scorre in direzioni opposte, ad es. la cresta dei colli. È l’inverso del compluvio (v.).

Diversivo, canale che serve ad attuare una deviazione definitiva o più spesso momentanea, per es. quando si devono costruire dei manufatti lungo un corso d’acqua. È l’equivalente della deviazione stradale.

Drizzagno, rettifiche di alveo per togliere le viziosità dell’andamento generale del suo corso, come le numerose anse del Sile e del Brenta, nonché del Bacchiglione e Bisatto (v. anche Ansa).

E

Emissario, corso d’acqua attraverso il quale escono le acque d’un lago.

Erosione, perdita continua di sostanza che subiscono soprattutto la riva e l’argine sotto l’azione superficiale dell’acqua. Non va confusa con la frana (v.) che ha origine in profondità.

Escrescenza, v. Brentàna.

Esondazione, traboccamento, alluvione (v.), indica particolarmente un corso d’acqua che esce dal proprio alveo privo di difese arginali.

F

Filone, o anche bova (v. in Macchine e altri manufatti), parte centrale dell’alveo di un corso d’acqua, nella quale la portata e la velocità di corrente sono maggiori.

Fiumàna, v. Brentàna.

Fiume, corso d’acqua naturale, perenne e di volume considerevole; è alimentato o da acque superficiali montane, come il Brenta o l’Adige, o da sorgenti di pianura (risorgive), come il Sile o anche il Bacchiglione. In pianura (piano poco inclinato e ricco di leggeri dossi) il f. è morfologicamente meandriforme pur seguendo la linea di massima pendenza. Il Bacchiglione, per esempio, presenta un andamento ad anse più serrate rispetto al Brenta anche per la minore pendenza del suolo. F. o canale morto, alveo abbandonato.

Foce, punto terminale di un corso d’acqua che s’immette nel mare.

Fondo, v. Letto.

Fontanazzo, fontanasso, sifonamento, trapelamento, fuoriuscita d’acqua a tergo dell’argine. Si verifica attraverso cavità nel corpo arginale mettendo in pericolo la stabilità dell’argine, soprattutto in caso di piene. Il fenomeno è favorito spesso dalle tane di animali o dalle radici degli alberi. Quando si manifesta, occorre prontamente circondare la polla d’acqua con una coronella (v.) di terra o di sacchi per ridurre il più possibile il dislivello tra la polla e il corso d’acqua che lascia trapelare.

Fontanile, v. Risorgiva.

Fonte, v. Sorgente.

Frana, caduta di tratti di scarpata o di riva nell’alveo di un canale o fiume per slittamento o per altre cause.

Franco arginale, margine di sicurezza in caso di piena, differenza di quota tra il livello di massima piena e la sommità dell’argine maestro.

Froldo, v. Maresàna.

G

Gabbione, grossa gabbia di rete metallica piena di ghiaia per fare sbarramenti e rinforzi di argini (v. anche Buzzone).

Gargame, scanalatura verticale entro cui scorre ciascuno dei margini di una paratoia piana (v.). Gargami scolpiti nella pietra sono visibili sulle spalle delle tre campate ottocentesche del ponte sullo Scaricatore a Bassanello (Padova).

Genio Civile, ufficio regionale decentrato, competente in materia idraulica e di navigazione fluviale, lagunare e lacustre (v. anche Magistrato alle Acque).

Golena, v. Maresàna.

Grada, grata di ferro posta in prossimità di ponti o accessi fluviali alla città che, per ragioni di sicurezza, viene calata normalmente di notte per impedire il passaggio di natanti; si impiega in qualsiasi altra circostanza per motivi sanitari e fiscali (es. quelle del Carmine e di San Massimo a Padova, ora scomparse).

Graticcio, insieme di materiali vegetali (rami e arbusti), legati in fasci e poggiati su pali di legno piantati sul fondo; serve per formare una sorta di ponte momentaneo gettato su un corso d’acqua per scopi militari, come nel caso del ponte dei Graissi (graticci) sul Piovego, ora sostituito da quello in muratura.

Griglia, grata fermarosta in ferro che trattiene il materiale grossolano trascinato dalla corrente e serve così ad evitare di intasare condotti, canalette chiuse o botti a sifone (v.).

Guado (dal lat. “vadum”), da cui i toponimi “Vo’ ”, come Vo’ di Placca, Vo’ dei Buffi e Vo’ Vecchio, punto poco profondo in cui è possibile attraversare un corso d’acqua o una palude a piede bagnato; un modo molto diffuso per attraversare uno specchio d’acqua prima che si cominciasse ad istituire servizi di traghetto e a costruire porti di barche, poi in legno, in muratura, in ferro e in calcestruzzo.

I

Idraulica, scienza che studia il moto delle acque e insegna a condurle, regolarle ed utilizzarle.

Idrografia, 1. studio delle acque a fini di descrizione scientifica o di rappresentazione cartografica; 2. configurazione delle acque di una determinata regione.

Schema idrografico di Padova.

Schema idrografico di Padova.

Idrometro, strumento, per lo più posto in prossimità di ponti o conche, per segnalare il livello di un corso d’acqua. Consiste in una lunga asta graduata sulla quale viene segnata la scala di livelli; tradizionalmente l’i. è costruito in marmo (es. Porte Contarine) e la scala è espressa in piedi veneti (=34,8 cm) o in unità di misura del sistema metrico decimale, riferiti ad uno zero idrometrico convenzionale. Quest’ultimo ha una sua quota assoluta riferita al Comune marino (v.). L’asta graduata si estende da una parte al di sopra del livello di massima piena (v.) e dall’altra al di sotto della massima magra.

Idronimo, nome di un corso d’acqua.

Imbancamento (dell’argine), v. Contrargine.

Imbonimento, progressivo interramento di un corso d’acqua, provocato dal depositarsi di sedimentazioni sabbiose e/o limose dovute all’opera dell’uomo e all’insufficiente velocità di scorrimento dell’acqua.

Immissario, corso d’acqua attraverso il quale entrano le acque d’un lago.

Impinguare, vivificare, incrementare la portata mediante immissione di altra acqua.

Inalveazione, incanalamento, far entrare le acque in un alveo.

Incile, imbocco o inizio di un canale, emissario artificiale.

Inondazione, v. Alluvione.

Inquinamento, alterazione della qualità dell’acqua dovuta a sostanze moleste e spesso tossiche; si distingue in biologico, dovuto soprattutto alla carica batterica derivante da scarichi fognari (in particolare i batteri Coliformi totali, l’Escherichia Coli e gli Streptococchi fecali), e chimico, provocato solitamente da acque reflue di insediamenti produttivi che possono contenere, tra l’altro, metalli pesanti.

Interramento, v. Imbonimento.

Intestatura, incile, origine di un canale munito di manufatto di chiusura (paratoie).

L

Lanca, specchio d’acqua stagnante, perlopiù in forma di mezzaluna, che si forma in un’ansa di fiume abbandonata dalla corrente.

Letto, fondo dell’alveo ove scorre l’acqua, cioè la superficie compresa fra le unghie delle sponde (v.). Può essere vivo se è piano o normale, gorgo se presenta degli avvallamenti, spiaggia e dosso o secca se presenta delle gibbosità su una parte o su tutto l’alveo.

Livello, altezza alla quale, per naturale equilibrio, tende l’acqua.

Livello medio del mare (l.m.m.), corrispondente al livello virtuale del mare privo di maree.

Livello (o segno) di guardia, livello raggiunto dalle acque in un determinato idrometro (v.) che fa scattare il servizio di vigilanza delle arginature. Viene fissato preventivamente per ogni idrometro.

M

Magazzino idraulico, ricovero attrezzi per il Sorvegliante idraulico.

Magistrato alle Acque di Venezia, ufficio statale decentrato del Ministero dei Lavori Pubblici, operante nelle province del Veneto e in quella di Mantova; venne istituito nel 1907 recuperando in parte i poteri e le funzioni dell’antica magistratura veneziana dei Savi et Esecutori alle Acque (v.) che venne soppressa alla caduta della Repubblica Veneta (1797). Dopo la nota legge delega alle Regioni, quasi tutte le competenze in materia d’acque sono passate agli uffici regionali del Genio Civile (v.).

Magra (acque di), livello dell’acqua inferiore alla norma in regime di minima portata; si verifica in caso di siccità e normalmente comporta la sospensione della navigazione. Si distingue in ordinaria, estiva, invernale e massima conosciuta.

Maresàna, marezzana, golena o anche banca, terreno pianeggiante, posto tra lo specchio d’acqua e l’argine, che viene sommerso in caso di piena; a volte è molto estesa e in altre, specie su piccoli canali, manca del tutto. In quest’ultimo caso l’arginatura si dice in froldo (v. Argine).

Materasso alluvionale, complessa stratificazione (orizzonti) di varia natura (sabbia, argilla, ghiaia, ecc.) dovuta alle sedimentazioni fluviali. In prossimità del mare Adriatico arriva ad uno spessore di oltre 3 km.

Meandro (dal gr. “Maìandros” fiume dell’Asia Minore celebre per la sinuosità del suo corso) andamento curvilineo di un fiume formato da due anse consecutive; meandriforme è la caratteristica morfologica dei corsi d’acqua naturali che scorrono su suoli pianeggianti. La corrente tende a modificare continuamente l’alveo del fiume incidendo il collo del meandro con formazione, a volte, di meandri morti (abbandonati).

Mòdina, stadia (asta) che serve di modello per la costruzione o ricostruzione di una scarpata in terra.

Modulazione, regolazione di manufatti idraulici mediante apertura delle bocche in modo da regolare la portata secondo la concessione d’acqua (v. Investitura in Macchine ed altri manufatti).Per questa si calibra l’apertura (cateratta idrometrica) e si misura la velocità mediante il molinello (v. in Macchine ed altri manufatti).

Moiasso, vortice che l’acqua forma in determinati punti dei corsi d’acqua, pericoloso per la navigazione.

Mołente, punto in cui l’acqua scorre più lenta rispetto al resto dell’alveo per l’allargamento dello stesso o per un’ansa.

Morbida (acque di), stato dell’acqua in cui il livello è lievemente superiore a quello normale.

Muraglione, grosso muro, normalmente di mattoni, che sostituisce l’argine in terra per ragioni di spazio od altro. Per assicurare una maggiore robustezza a volte è rinforzato sul lato esterno mediante contrafforti. Lo troviamo spesso lungo i canali di attraversamento di Padova, ad es. lungo il Naviglio Interno a Borgo della Paglia, oppure a Battaglia, Monselice ed Este e anche in corrispondenza di particolari manufatti idraulici, come le botti di Rivella e Pigozzo.

N

Naviglio, 1. corso d’acqua navigabile con barche da carico; 2. più imbarcazioni che navigano.

La crisi del trasporto su barca
Sino all’inizio dell’800 i corsi d’acqua sono stati le più importanti, per non dire uniche, vie di comunicazione per il trasporto di persone e merci. Successivamente però le idrovie cominciano a sentire aria di crisi già con le prime generali sistemazioni stradali d’epoca napoleonica che permettono l’istituzione di servizi regolari di trasporto stradale sulle vie “postali”. A metà ‘800 vengono realizzate le prime tratte ferroviarie che nel giro di pochi decenni si estendono in tutta Italia. Il raddoppio dei binari delle “vie di ferro” principali, attuato nel primo ‘900, come nel caso della linea Padova-Bologna che corre parallela al Naviglio Euganeo dalla Mandria (Padova) sino a Monselice, ridimensiona ulteriormente il traffico sui canali, troppo lento e legato alla variabile situazione ambientale (brentane, magre, ghiaccio, agibilità delle conche, ecc.). Nonostante l’impegno del governo fascista in favore della navigazione interna, il declino continua inesorabilmente anche tra le due guerre, periodo in cui il trasporto delle persone è già interamente effettuato attraverso le vie di terra mentre quello su barca è limitato alle merci che non richiedono consegne veloci: pietrame trachitico dei Colli, carbone per i gasometri, concimi chimici, cereali e farine, sabbia e ghiaia, mattoni e laterizi e poche altre. I bombardamenti effettuati durante l’ultima guerra arrecano notevoli danni anche ai manufatti idraulici e alle imbarcazioni provocando un’ulteriore ferita al trasporto acqueo. Ma il colpo di grazia al trasporto fluviale viene inferto dai camion poco dopo la fine della guerra, dapprima con mezzi abbandonati dagli americani e riciclati, poi con autocarri appositamente costruiti, più veloci ed economici dei barconi anche perché non soggetti alle limitazioni di tempo e di dimensioni dovute al passaggio delle conche, peraltro non sempre agibili. Inoltre, le strade vengono gradatamente migliorate mentre le vie d’acqua sono quasi del tutto abbandonate.
I barcaioli reagiscono a questo clima di smobilitazione del trasporto acqueo essenzialmente in due modi: da una parte motorizzano i loro mezzi e dall’altra li fanno costruire sempre più grandi. Montano entrobordo motori di trattori, di camion e autobus dismessi e adattati alla bell’e meglio. Questi motori non funzionano ancora con il raffreddamento, oggi in uso, ad acqua prelevata dal fiume o dal canale (presa mare), ma tuttavia rendono più facile e veloce la navigazione. Fanno costruire negli squeri grandi barconi, che possono arrivare a lunghezze fuori tutto di oltre 30 metri e a una portata di oltre 200 tonnellate, dei veri e propri ‘bisonti’ rispetto alle ridotte dimensioni delle nostre vie d’acqua.
Le prime esperienze padovane nella motorizzazione delle barche erano già state effettuate nel periodo della I Guerra Mondiale: nel 1914 un motore entrobordo era stato installato su un barcone da carico dalla ditta Francesco Rossi e C. di Padova, nota impresa di trasporto fluviale; nel 1919 il conte Camerini aveva fatto montare il primo motore fuoribordo ad un motoscafo; nel 1920 anche la ditta Finesso aveva intrapreso un analogo tentativo per il trasporto della sabbia. Questi primi motori erano a benzina o a testa calda, dispendiosi e non sempre affidabili per cui, per la loro diffusione nelle imbarcazioni fluviali, si dovrà attendere sino all’ultimo dopoguerra, cioè quando si sarà raggiunto il perfezionamento dei motori diesel del tipo attuale.
Ma la motorizzazione delle barche da carico risulta inutile di fronte al dilagare del trasporto su gomma. In pochi anni si assiste ad un vero e proprio ‘genocidio’ della flotta di barconi fluviali, troppo lenti ed inadeguati (v. scheda I mestieri del fiume).
L’epilogo è segnato dalle ultime condotte di carbone per l’azienda del gas di Padova effettuate nel 1972. Qualche anno in più hanno resistito i
sabionàri che avevano adottato barconi di ferro, meno esigenti in fatto di manutenzione. La smobilitazione dei mezzi acquei ha coinvolto anche i traghetti, sostituiti dai ponti. Hanno rischiato di scomparire addirittura le barche da passeggio e sportive, come le gondole e alcuni tipi di sàndali, sull’onda della smania di lasciare il posto ai nuovi mezzi e materiali prodotti industrialmente.

O

Opere idrauliche, lavori riguardanti i manufatti idraulici. Si distinguono in varie categorie in base al R.D. 3 giugno 1907 (es. quelle di I cat. riguardano i fiumi di confine di Stato, quelle di II cat. i corsi d’acqua arginati e loro confluenti, ecc.).

Opere di risarcimento, lavori di riparazione, dovuti ad es. ad una rotta dell’argine.

P

Palàda, barriera daziaria e di controllo del traffico acqueo. Per superarla occorreva il pagamento del pedaggio. Il transito non era di solito consentito di notte per ragioni di ordine pubblico e per questo si poneva una catena o fune di traverso il canale.

Paleoalveo, antico percorso fluviale ora abbandonato, che spesso ha lasciato i segni sul terreno, visibili specialmente dall’alto.

Palizzata, punte di palo piantate sulla riva a difesa da erosioni (es. lungo il Naviglio Brenta a causa del moto ondoso).

Pancone, piancone, robusta asse di legno o ferro che, posta entro gargami (v.) assieme ad altre, serve a chiudere il flusso d’acqua (es. a monte e a valle delle conche per mettere in asciutto il manufatto in caso di manutenzione). P. pescatore, attrezzo che serve alla movimentazione dei panconi.

Paradóre, palificata per deviare parte della corrente in difesa delle rive o per favorire la derivazione. Equivale a pennello (v.)

Paratìa, parete di sbarramento, solitamente fissa.

Paratoia, lastra piana mobile con scorrimento verticale (a ghigliottina) su gargami (v.). La parziale apertura della p. consente il passaggio dell’acqua sotto, cioè a battente (es. sostegno a Voltabarozzo).

Pelo dell’acqua, superficie o specchio d’acqua, anche livello o quota soggetta alle variazioni stagionali: piena, morbida e magra (v.).

Pelo libero (a), acqua che scorre per gravità (o pendenza) in condutture aperte o anche chiuse, come le botti piane (v. in Bonifica e irrigazione), ma sempre a contatto con l’aria atmosferica e mai forzata (in pressione).

Pendenza, declività, inclinazione, rapporto tra la differenza di quota e la distanza tra due punti del fondo di un corso d’acqua.

Pennello, palificata ortogonale od obliqua alla riva, riempita di pietrame per deviare il filone (v.) della corrente dalla sponda o dagli argini in corrosione o per la deviazione di parte della portata verso canali di derivazione.

Pensile (canale o fiume), corso d’acqua arginato che scorre ad un livello più alto della campagna circostante. In caso di rotte degli argini l’acqua esce irruentemente provocando sempre gravi danni; inoltre l’acqua proveniente dal drenaggio delle campagne circostanti per il suo smaltimento deve essere sollevata a mezzo di idrovore (v.). Per contro la pensilità consente la distribuzione dell’acqua a scopi irrigui per semplice gravità, senza bisogno di sollevamento, come nel caso dei sifoni (v.).

Periodo di piena, può essere: ascendente (in aumento), di stanca (di livello stazionario) e discendente (in calo).

Pescaia, pescaja, rosta, steccaia, sorta di sbarramento o chiusa fatta in muratura o in legno al fine di deviare parte dell’acqua di un canale o fiume verso poste molitorie o canalette d’irrigazione. Originariamente si formava gettando nell’alveo sassi od altro materiale per pigliare facilmente il pesce e forse da qui il nome.

Peschiera, vasca o laghetto spesso presente nei giardini delle ville a scopo ornamentale o anche per l’allevamento di pesci o come piscina natatoria (es. Catajo e villa Maldura-Emo).

Petto, il piano inclinato interno dell’argine (v.).

Piarda, 1. punto d’attracco dei mulini galleggianti dove è particolarmente veloce la corrente; 2. riva o ripa verticale adatta per accostare con imbarcazioni e momentaneamente ormeggiarle per carico o scarico.

Piede arginale, base dell’argine sul lato della campagna (esterno), linea di incontro tra la scarpa (v.) e la campagna circostante.

Piena, stato di un corso d’acqua durante il quale la portata supera di molto quella normale. Si distingue in ordinaria, eccezionale e massima conosciuta (v. anche Brentàna e Periodi di piena).

Polla, vena d’acqua sorgiva.

Pontàra, terreno a forma triangolare posto alla confluenza di due corsi d’acqua (es. a Punta di Vo’).

Portata, volume d’acqua che passa attraverso la sezione di un fiume o canale nell’unità di tempo, normalmente espressa in mc/sec.: p. di morbida o normale, p. di magra (inferiore alla media), p. di piena (superiore alla norma) e p. massima (senza tracimazione); quest’ultima ad es. sullo Scaricatore a Padova e di 800 mc/sec.

Porte a vento, v. Porte vinciane.

Porte vinciane (da Leonardo da Vinci che per primo le ha disegnate nel XV sec.) o a vento, porte a due battenti che, chiusi, formano un angola di 20-25°, congegno che “s’apre e chiude a foggia di valvola, cioè che trasmette l’acqua da una parte sola, e la impedisce e trattiene all’opposto” (Boerio). Queste porte spesso hanno sostituito nelle conche (v. in Navigazione) quelle ad un solo battente o a scorrimento verticale, più scomode e meno sicure.

Presa, 1. punto dove l’acqua è derivata da un canale o fiume; 2. pezzo di terreno o suddivisione territoriale per scopi di bonifica idraulica (es. Consorzio Sesta Presa, uno dei sette istituiti dalla Repubblica Veneta nel 1604 a seguito della decisione di deviare fuori della laguna il Brenta e altri fiumi veneti); 3. riparazione di una rotta degli argini.

Presidio (delle sponde), opere di difesa delle rive, come le sassaie e le scogliere (v.).

Privilegio, 1. privativa, sorta di monopolio, diritto di esclusiva su un determinato servizio o produzione, es. cartiera di Battaglia; 2. diritto di tirare le barche da terra (jus restara).

Il diritto di tirar le barche
Sino all’avvento del motore entrobordo, diffusosi nelle acque interne soltanto a partire dagli anni ’50 del ‘900, i barconi carichi o vuoti sono spinti o dalle vele, ma questo è possibile sostanzialmente solo in laguna o in casi particolari di vento e di tratti di canali senza ponti fissi, oppure parando con i remi o mediante il tiro da terra (attiraglio). I remi non vengono appoggiati sulle fórcołe (scalmi), come succede nelle piccole barche, sono puntati, invece, sul fondo del canale mentre l’altra estremità (impugnatura) è appoggiata sul petto del barcaiolo che, per imprimere il mota alla imbarcazione, cammina lungo il bordo della stessa da prua a pappa. Per favorire la presa sul fondo a volte la pala del remo è ferrata, cioè dotata di un puntale metallico biforcuto.
Ma il sistema più diffuso di propulsione risulta quello del tiro da terra, per mezzo di una lunga fune chiamata
alzana. Per questa si utilizzano sovente uno o più cavalli che camminano vicini alla riva o sopra l’argine (via alzaia), lungo una sorta di sentiero (restàra). Con il termine restàra si può intendere anche il luogo dove le barche si fermano per dare il cambio agli animali e dove i tiradóri o cavałanti li mettono a disposizione dei barcàri; questi a volte scendono a terra e loro stessi tirano la barca per risparmiare la spesa del cavałante, mettendosi di traverso al petto una sengia (tracolla).
Note sono le
restàre di Pontelongo lungo l’omonimo canale, di Brondolo in prossimità di Chioggia e di Dolo, nel Naviglio Brenta. Percorrendo il nostro itinerario ce n’era una a Mezzavia, dove gli ultimi cavałanti sono stati i Fasolato di via Sabbioni, e a Este dove l’attuale via Fiume era denominata via Restara.
Verso la fine del ‘600 vengono confiscate dalla Serenissima tutte le principali
restàre e poco dopo viene messo all’asta lo jus di tirar le barche da Padova ad Este e Vicenza, e da Padova a Fusina e viceversa, ovviamente per ragioni di cassa. Ad aggiudicarsi il diritto è ancora la famiglia Mocenigo e contestualmente vengono fissate le tariffe di noleggio. Con la caduta della Repubblica Veneta, si abolisce questa concessione anche se vengono mantenute le norme riguardanti l’obbligo per i proprietari delle maresàne di tenere sgombro il passaggio, e per i conduttori di barche di tenere alte le alzane, normativa ripresa nel Testo Unico del 1913 in materia di navigazione interna.

Q

Quota (idraulica), livello dell’acqua su un canale.

R

Ramo, come Tronco (v.).

Regime idrologico, fenomeni caratteristici di un fiume, come la frequenza, i periodi e la gravità delle piene e delle magre.

Regolatore, manufatto più o meno complesso che riparte il flusso d’acqua all’incile di un canale (v.).

Rigagnolo, piccolo rivo d’acqua che scorre verso le scoline e i fossi dei campi o che trapela dagli argini.

Rigurgito, inversione della direzione normale di deflusso dell’acqua in caso di piena o di chiusura di regolatori idraulici. Le porte vinciane possono impedire il rigurgito senza ausilio di motori o dell’intervento dell’uomo.

Rio, il tratto più a valle di torrentelli dei Colli Euganei (v. anche Calto).

Ripa, riva, superficie inclinata che porta dal piano fino all’acqua (v. anche Sponda).

Ripresa della rotta, presa, risarcimento, riparazione mediante pali, fascine, terra, sassi, ecc., ricongiunzione dei labbri della falla prodottasi nell’argine.

Risorgiva, polla d’acqua naturalmente sorgiva, fenomeno tipico delle aree pedemontane che hanno a monte terreni permeabili che lasciano penetrare l’acqua meteorica in profondità tra strati impermeabili. L’acqua sotterranea ad un certo punto incontra più a valle strati compatti che la fanno affiorare spontaneamente.

Roggia, canaletto di irrigazione sovente alimentato da acque di risorgiva; termine più spesso usato nell’Alta padovana.

Rotta, 1. squarcio, apertura prodotta dalla pressione idrostatica sugli argini durante le piene che provoca alluvione dei fondi circostanti; si può verificare per tracimazione, permeazione, sfiancamento e corrosione degli argini (v.). L’acqua richiamata verso la falla accelera la propria velocità provocando l’allargamento della rotta. La riparazione viene chiamata presa (v.); 2. direzione tenuta da un’imbarcazione.

Ruscello, piccolo corso d’acqua permanente.

S

Saracinesca, dispositivo per la regolazione e più precisamente per l’interruzione del flusso d’acqua in una conduttura idraulica.

Savi et Esecutori alle Acque, magistratura veneziana, composta da tre senatori (Savi) e due patrizi (Esecutori), che dal 1501 sovraintende ai problemi relativi alle acque interne. Aveva alle sue dipendenze un ufficio amministrativo (segretario, avvocato fiscale e notaio) e un ufficio tecnico composto da tre periti (proti) con a capo il Pubblico Matematico. Con la caduta della Repubblica Veneta (1797) viene soppressa. Rinascerà nel primo ‘900 con il nome di Magistrato alle Acque (v.) recuperando in parte i poteri e le funzioni dei Savi.

Scandaglio, rilievo di una sezione di un canale a mezzo di aste centimetrate e spago posto di traverso l’alveo.

Scanno, banco arenoso del corso d’acqua (v. Letto), deposito di sabbia e limo sul fondo che rende pericolosa la navigazione, perché riduce il tirante d’acqua (v.).

Scaricatore, risoratore o ristoratore, canale derivato da un alveo principale per lo smaltimento delle piene o, in genere, dell’acqua in eccesso.

Scariolanti, cariolanti, addetti al trasporto della terra, sabbia o ghiaia mediante carriole. Mestiere oggi sostituito da quello degli escavatoristi che conducono le macchine per il movimento della terra.

Scarpa, spalla, piano inclinato esterno dell’argine (v.).

Scarpata, termine generico per indicare la conformazione a piano inclinata di un terrapieno, come nel caso dell’argine (v. anche Scarpa e Petto).

Scogliere, rivestimenti, in pietra (es. trachite) o in altri materiali, delle rive per impedire l’erosione delle stesse; questa è dovuta in particolare al moto ondoso o alle rapide provocate dai sostegni (es. ponte dei Sabionàri a Voltabarozzo). V. anche Palizzata.

Sedimentazione, v. Scanno.

Seriola, piccolo canale scavato per scopi irrigui o come acquedotto. Ad es. nel XVII sec. è costruita la Seriola Veneta da Dolo sino a Fusina per approvvigionare d’acqua potabile Venezia che non ha falde d’acqua dolce (v.). La s. ha funzionato sino alla costruzione del primo acquedotto trans-lagunare.

Sfiancamento, accasciamento del rilevato arginale dovuto ad una prolungata piena che diminuisce la consistenza dello stesso. Si rimedia mediante la creazione di rinfianchi o sopraelevazioni degli argini.

Sifonamento, v. Fontanazzo.

Sinistra idraulica, il lato del corso d’acqua che sta alla sinistra di chi volge lo sguardo in direzione della corrente e quindi della foce.

Soglia, piano di scorrimento dell’acqua nel fondo di un manufatto idraulico.

Sommità arginale, corona, cresta, parte superiore pianeggiante dell’argine delimitata da due linee che prendono il nome di cigli. È spesso sistemata a strada, pista ciclabile e un tempo a via alzaia (v. in Navigazione).

Soprassoglio, v. Argine.

Sorgente, fonte, acqua che sgorga spontaneamente. Può trattarsi di acqua termale calda (60-70°C) o tiepida (30-40°C), che proviene da notevoli profondità, oppure di acqua fredda di origine più superficiale. Lungo tutta l’area pedecollinare degli Euganei si trovano numerose fonti, soprattutto di acqua tiepida o fredda che veniva utilizzata per macerare la canapa.

Sorvegliante idraulico, posto a guardia di un tronco di un corso d’acqua, esegue anche piccole opere di manutenzione. V. anche Ufficiale idraulico.

Sostegno, qualsiasi manufatto che, attraverso uno sbarramento munito o non di paratoie mobili, eleva artificialmente il livello di un corso d’acqua per favorire la navigazione (come nel caso di una conca), l’irrigazione (per es. in prossimità di un canale di derivazione) o per muovere le ruote idrauliche (sfruttamento energetico).

Il sostegno Brancaglia ad Este visto dal canale Bisatto in una foto del 1938.

Il sostegno Brancaglia ad Este visto dal canale Bisatto (1938).

(Racc. dell’autore)

Specchio d’acqua, superficie occupata dall’acqua.

Sponda, ripa, riva, delimitazione laterale dell’alveo (v.), le terre fra le quali è incassato il corso d’acqua.

Spondìn, operaio specializzato nella finitura delle scarpate (v.), affiancato dallo scariolante (manovale).

Squara sòta, squadra ad angolo regolabile per uniformare le pendenze delle scarpate (v.) dei canali.

Storta, curva di un canale o fosso, l’equivalente di un’ansa del fiume.

Stramazzo, stramasso, particolare tipo di sostegno idraulico in cui l’acqua viene fatta passare al di sopra dello sbarramento (tracimare). Il contrario avviene nel sostegno a battente (v. Paratoia).

Straripamento, acqua che si alza sopra l’argine o anche rottura dello stesso con conseguente inondazione (v. anche Tracimazione).

T

Taglio, canalizzazione artificiale con andamento rettilineo, eseguita specialmente per rettificare le anse dei fiumi o per far defluire le piene (es. il Canale Novissimo che va da Mira a Conche).

Tolpo, punta di palo utilizzata per opere di difesa delle rive (palificate).

Tombamento, chiusura di un corso d’acqua mediante riempimento dell’alveo.

Tombinamento, chiusura di un canale con la messa in opera di un tombino che assicura lo scorrimento sotterraneo dell’acqua.

Torbida, acqua di piena che, per la forte velocità di scorrimento, trasporta in sospensione molte particelle solide (sabbia, limo e argilla) oltre che rami, tronchi d’albero, ecc.

Torrente, corso d’acqua molto pendente e di portata variabile o intermittente.

Torre piezometrica, vasca a quota elevata per fare in modo che l’acqua potabile giunga per gravitò nei vari piani delle case degli utenti. Per far arrivare l’acqua alla vasca viene usata una pompa.

Tracimazione, sormonto, straripamento, cimadura, superamento della sommità arginale da parte dell’acqua in piena; fiumi e canali che traboccano o escono dal loro letto. L’acqua stramazzando sopra la sommità e la scarpata corrode l’argine. Può produrre, al piede del rilevato arginale, una particolare corrosione chiamata budrio che mina la stabilita dell’argine stesso. Può essere evitata sopraelevando l’argine con un soprassoglio (v. Argini) o formando coronelle (v.) di terra o di sacchetti, oppure mediante il taglio dell’argine per provocare una rotta controllata.

Trapelamento, sifonamento, fontanazzo, uscita di un piccolo rigagnolo d’acqua con la formazione di fontanazzi o sifoni, infiltrazioni attraverso il corpo arginale o il terreno sottostante. È la causa più frequente delle rotte degli argini e può essere dovuta a sostanze organiche decomposte (es. radici di alberi) o a tane di talpe, nutrie o altri animali. Il t. è tanto più pericoloso quanto più è torbida l’acqua che ne scaturisce in confronto a quella del fiume; tale torbidità è indizio che l’acqua filtrante scava dei fori sempre più grandi. Il rimedio può essere la costruzione di banche e sottobanche (v. Contrargine) o di coronelle di circondamento (v.).

Tronco, tratto, parte di un corso d’acqua, ad es. Tronco Maestro a Padova.

Tumescenza, intumescenza, v. Brentàna.

Tura, sbarramento provvisorio di un canale.

U

Ufficiale idraulico, ha alle sue dipendenze diversi Sorveglianti idraulici che egli coordina.

Unghia arginale, base dell’argine, linea d’incontro da una parte tra la scarpata e il piano golenale e dall’altra tra la scarpata e il piano di campagna.

V

Vallo, v. Fossa in Bonifica e irrigazione.

Vampadura, v. Bampadura in Macchine ed altri manufatti.

Vaso, 1. gorgo, gora, invaso, accumulo di acqua prima di oltrepassare un manufatto idraulico; 2. bacino all’interno della conca (v. in Navigazione) o l’intero manufatto necessario al transito delle barche.

Vena, rigagnolo sotterraneo di acqua sorgiva.

Vivificare, v. Impinguare.

Volpara, volparone, v. Vipera in Bonifica e irrigazione.

Volta, ansa (v.) in gergo dialettale.