Filigrane della cartiera di Battaglia (1350-1450)

La filigrana come elemento per la datazione

Un campo di ricerca nel quale lo studio della filigrana trova forse la sua più importante applicazione è quello della datazione di documenti non datati 13.
Buona parte della carta prodotta veniva usata per scrivere. In un testo scritto in cui sia presente una data e un luogo, questi ci forniscono una indicazione precisa per quanto riguarda il consumo della carta e quindi, ipoteticamente, anche per la sua produzione. Questa attestazione d’uso risulta strettamente correlata alla data di fabbricazione, in quanto il tempo di utilizzazione della carta superava raramente i 5 anni (ancor meno per il libro a stampa). Il confronto tra un foglio scritto, in cui è indicata una data e un altro appartenente a un documento qualsiasi, ma contrassegnato dalla medesima filigrana, permette di proporre una data approssimativa per il documento non datato, in quanto si può postulare con ragionevole probabilità che i due fogli siano stati immessi contemporaneamente sul mercato. Questo metodo nei casi più favorevoli potrebbe consentire una precisione di ± 4 anni, per alcuni anche di ± 1 anno, se si confrontano filigrane identiche, cosa non facile da fare. La durata media dell’utilizzo di una forma, e quindi anche di una filigrana, è di un paio d’anni. Essa viene sostituita da un’altra che non è mai identica alla precedente: è diversa per la vergatura, per il numero e la distanza dei filoni, per il disegno o le dimensioni della filigrana, per la posizione occupata da questa nel foglio. Per poter quindi indicare la data di fabbricazione di un foglio di carta, non serve dunque che esso abbia una filigrana analoga a quelle di un foglio datato, bisogna che le filigrane siano identiche (provenienti dalla medesima forma), o gemelle, che abbiano la stessa posizione nel foglio, che vergelle e filoni corrispondano 14.
È quindi indispensabile riprodurre la filigrana e il “campo” che la circonda: con il sistema molto avanzato della betaradiografia e della radiografia si ottengono delle riproduzioni molto precise; in mancanza di questi mezzi bisogna ricorrere a sistemi meno esatti, come il calco, ma di facile e immediata applicazione. Naturalmente oltre alla filigrana, bisogna rilevare altri elementi necessari per una corretta identificazione: l’impronta, cioè il lato del foglio originariamente a contatto con la forma; riptodurre i filoni che racchiudono la filigrana, lo spazio occupato da 20 vergelle e le caratteristiche del foglio (dimensioni, piegatura, se è rifilato o no). 15

L’indagine tra le carte dell’Archivio di Stato di Padova

Il risultato dell’indagine svolta presso l’Archivio di Stato di Padova costituisce un primo censimento sulle più antiche filigrane della cartiera di Battaglia e va’inteso quale primo parziale contributo per la costruzione di un repertorio delle filigrane impiegate nella cartiera.
La cartiera di Battaglia, fondata nel 1339 per iniziativa di Ubertino da Carrara, fu il più importante ed unico centro di produzione di carta per la città di Padova e provincia, dall’epoca carrarese fino al diciottesimo secolo. I signori di Carrara avevano probabilmente trasformato alcuni mulini di loro proprietà a Battaglia per trasformarli in cartiera, alla cui guida si alternarono numerosi maestri cartai, alcuni provenienti da Fabriano 16. La signoria carrarese emanò disposizioni per la protezione della produzione della cartiera di Battaglia, attuando un vero e proprio regime di monopolio, eliminando quindi la concorrenza di altri centri di produzione: fu vietata la costruzione di altri folli nella città di Padova e nel suo distretto, non si potevano esportare stracci e colla animale al di fuori del territorio padovano, in quanto destinati alla cartiera di Battaglia, non si poteva importare carta da altri territori e neppure esportarla, se non quando fosse stato soddisfatto il fabbisogno della città 17. Anche quando Padova venne conquistata da Venezia e nel 1406 la cartiera fu venduta ai nobili veneziani Francesco Corner e ai fratelli Barbon e Bernardo Morosini, i patti e i vincoli protezionistici di epoca carrarese furono ribaditi. Il regime di monopolio venne abolito nel 1765, anche a seguito di numerose lamentele sulla cattiva qualità della carta prodotta a Battaglia, benché sin dalla seconda metà del XVII secolo fosse stato concesso ai tipografi padovani di acquistare la carta prodotta anche da altre cartiere nel territorio veneto 18.
Nonostante l’importanza di Battaglia come unico e grande centro di produzione della carta per il territorio padovano, per quanto riguarda la produzione e la ricerca delle filigrane di questa cartiera, non esiste alcuno studio esaustivo.
Per primo fu l’Urbani 19 che identificò, partendo dallo spoglio di documenti manoscritti d’archivio, trenta filigrane specifiche di Battaglia, negli anni tra il 1353 e il 1412, filigrane che furono poi riprese dal Briquet nel suo repertorio 20. Anche il nostro lavoro, tenendo conto del repertorio dell’Urbani, parte dall’analisi di documenti manoscritti d’archivio.
Si è scelto di consultare i registri di protocollo del fondo notarile dell’Archivio di Stato di Padova, in quanto questi rappresentano un serbatoio naturale di raccolta di enormi quantità di carta, usate quotidianamente dai notai per le loro registrazioni. Rappresentano quindi un ottimo supporto per le procedure di datazione.
Sono stati visionati circa 80 registri di 20 notai diversi, in modo da coprire l’arco temporale di un secolo, dal 1350 al 1450.

NOTAI:
1341-1431 Nicolini Bartolomeo fu Nicolo b. 39-44
1345-1419 Dalle Donne Antonio b. 679
1349-1406 Saraceno Pietro fu Ugolino b. 256-258
1353-1429 De Lamberti Nicolo fu Pellegrino b. 307-309
1356-1428 Giovanni fu Giacomo b. 328
1357-1424 De Seni Nicolo b. 650-652
1357-1426 Sguassa Francesco b. 330-336
1359-1422 Calvi Zilio fu Ficino b. 5-10
1360-1427 Baialardi Lanzerotto Trepello b. 121-125
1360-1437 Abbano Marco b. 267-270
1361-1427 Da Pontevigordarzere Giovanni b. 141
1363-1416 Roverini Marsilio b. 14-22
1363-1427 Lenguazzi Oliviero b. 54-72
1364-1411 Brazzi Bandino b. 33-38
1423-1449 Datti da Brescia Giovanni b. 584-585
1425-1451 Scoin Bartolomeo b. 515
1410-1449 Da Pozzoveggiano Giacomo b. 1248-1252

Esame dei volumi

Nel nostro lavoro sono stati scelti i volumi con formato in-folio, escludendo quindi quelli di formato inferiore, poiché le piegature successive non consentono una buona visibilità della filigrana, che viene ad essere tagliata in due dalla piega del bifoglio. Ogni volume è stato visionato osservando i fogli in controluce, per rilevare la presenza della filigrana, appuntare il soggetto di quest’ultima, il numero del foglio e la data corrispondente indicata nella imbreviatura del notaio. In una seconda fase sono state rilevate dai registri solo una parte delle filigrane, mediante calchi, con l’ausilio di una fonte luminosa e un supporto di vetro. Sul lucido sono stato riportati il disegno della filigrana, i filoni adiacenti e quello portante, se presente, e lo spazio occupato da un campione di 20 vergelle.
Una volta rilevata la filigrana si è proceduto alla compilazione di una scheda di lavoro, dove sono stati inseriti ulteriori dati relativi al foglio esaminato.
Il foglio di lavoro è stato suddiviso in varie aree:
1. area della collocazione: è stato indicato l’archivio e il fondo, uguale per tutte le filigrane, il nome del notaio, la busta e il numero di carta corrispondente alla filigrana rilevata. In questo modo, grazie alle attestazioni d’uso rilevate in notai differenti, è possibile arrivare ad una datazione più precisa e alla circoscrizione del periodo di utilizzo delle forme.
2. area della descrizione del supporto: è stata riportata la data del documento corrispondente alla filigrana, lo stato di conservazione della carta (ottimo, buono, rovinato), il formato del bifoglio, in millimetri, con l’altezza e la larghezza.
3. area della descrizione della filigrana: è stato indicato il soggetto della filigrana, le sue misure in altezza e larghezza (calcolate comprendendo anche gli accessori della filigrana), la posizione nella carta rispetto al fascicolo (metà destra o sinistra del foglio di forma) e se questa si presenta diritta o capovolta rispetto all’asse orizzontale della forma.
Oltre all’altezza e alla larghezza, sono state misurate anche un certo numero di distanze, allo scopo di fissare idealmente la posizione della filigrana sulla superficie del foglio: distanza dalla piega del bifoglio (margine interno), dai margini superiori e inferiori, dal margine esterno. La misurazione della distanza dal margine interno, in realtà, non è molto attendibile vista l’inacessibilità della piega del foglio; a volte, in presenza di interi fascicoli con la stessa filigrana, è stato possibile, nel foglio centrale del fascicolo, rilevare esattamente anche
questa misura.
4. area dei filoni e delle vergelle: questa sezione è stata dedicata alla descrizione degli elementi presenti nella trama della forma. Di tutti i filoni è stata misurata la distanza progressiva dalla piega del bifoglio, e di questi quali inquadravano la filigrana o la presenza di un filone supplementare (che taglia verticalmente la filigrana) chiamato filone portante.
É stata infine riportata la misura della distanza di 20 vergelle (in realtà comprende il conteggio delle vergelle più gli scarti, in millimetri).

Se ad occhio nudo è stato semplice rilevare i differenti soggetti delle filigrane (corno, ruota, campana, ecc.), grazie al confronto con la sovrapposizione del calco, per quanto approssimativo, si sono potute rilevare non solo le varianti principali, ma anche quelle minori. Con il termine variante principale sono state indicate quelle filigrane che hanno il medesimo soggetto, ma che sono caratterizzate da un disegno macroscopicamente diverso – vedi la filigrana della testa di bue; per variante minore sono state designate invece le variazioni che contribuiscono a differenziare ulteriormente le filigrane fondamentalmente similari (stesso soggetto e stessa variante principale): si tratta di piccole particolarità dimensionali e/o morfologiche che si sono manifestate solo ad una più attenta osservazione. Lidentificazione di una variante minore è comunque una operazione piuttosto delicata, in quanto esiste la possibilità che le variazioni morfologiche non siano da ricondurre a forme diverse, bensì alla stessa forma, la cui filigrana abbia subito deformazioni nel corso del tempo.
Se le macrovariazioni, con l’introduzione di nuovi simboli, sono verosimilmente legate ad avvenimenti precisi della vita della cartiera (cambio di gestione, sostituzione del maestro cartaio, introduzione di una nuova qualità di carta), le minivariazioni vanno ascritte all’arbitrio del filigranista.

Soggetti e varianti principali rilevate:
alce, cimiero carrarese, aquila, balestra, calice, campana, carro, chiave, corno, doppio cerchio, drago, fiore, giglio, lettera F, lettera m, monte (trimonte), pera, pesce, ruota, testa d’uomo, testa di bue, testa di leone, unicorno.

Le immagini delle filigrane qui riprodotte non sono in scala 1:1. I segni verticali corrispondono all’impronta dei filoni, i piccoli e rovinati segni orizzontali corrispondono alle distanze che intercorrono tra le vergelle. (Seguono il soggetto e la data del documento.)

Dall’esame dei dati, in particolare per le filigrane di cui abbiamo eseguito il calco, è stato possibile rilevare come alcuni soggetti non siano presenti, con le loro varianti, per tutto il periodo considerato (1350-1450).
Fondamentale come riferimento cronologico è l’anno 1406, in cui la cartiera confiscata ai carraresi viene venduta ai consorti veneziani Corner-Morosini.
Prima di tale data è facile identificare nelle filigrane alcuni simboli che troviamo anche nelle monete, nelle medaglie, nei sigilli e nell’araldica, legati alla famiglia dei Da Carrara 21: il cimiero del saraceno con le corna 22, il carro carrarese 23, la ruota con le varianti da cinque a otto raggi 24, la lettera F 25 riferita a Francesco Novello II 26, la testa d’uomo 27 e il drago 28. Dato che il conduttore della cartiera aveva l’obbligo di rifornire di carta principalmente la cancelleria carrarese 29 e constatato che questi soggetti sono stati rilevati nelle buste dei notai di corte, si presume che questi possano identificare la carta destinata esclusivamente agli uffici della signoria di Padova.
Per gli stessi anni si trovano altri soggetti non riconducibili ai proprietari e ai quali, allo stato attuale, non si è in grado di attribuire alcun significato (la pera 30, il cervo 31, i cerchi uniti da una linea 32, la lettera M 33, l’unicorno 34); alcuni di questi potrebbero essere legati al maestro cartaio che aveva in gestione la cartiera in quel determinato periodo 35.
Anche dopo il 1406 sembra continui questa caratteristica: si introducono pochi nuovi soggetti (pugnale 36, testa di leone 37, cervo rampante 38) e si continuano ad usare le filigrane come ad esempio, il trimonte, la testa di bue e la campana con varianti diverse che probabilmente identificavano un certo tipo di carta.
Nel repertorio principale delle filigrane di carte padovane, il saggio dell’Urbani “Segni di cartiere antiche” del 1870, si ritrovano una trentina di filigrane rilevate nei documenti tratti dai registri del Sigillo tra il 1353 e il 1412; quasi tutti i soggetti elencati sono presenti anche nei registri degli atti notarili da noi presi in esame, ad esclusione della sirena, dello scudo, della croce e della lettera B.
Si è potuto constatare che le filigrane (ruota, cimiero carrarese, ruota sormontata dalla lettera F, testa di bue, campana, pera, trimonte, cerchi uniti da una linea, lettera M) rilevate nel nostro lavoro, si possono ascrivere ad un arco temporale che corrisponde a quello indicato dall’Urbani, a conferma che la carta prodotta a Padova in quel periodo aveva questi soggetti e che veniva usata contemporaneamente sia nelle cancellerie giudiziarie, sia negli uffici dei notai.
Considerata la quantità di volumi e il maggiore arco temporale preso in esame, si sono rilevate numerose nuove varianti di questi soggetti non riportate nel repertorio del 1870, così come è stato possibile rilevare la presenza negli stessi anni anche delle filigrane della testa d’uomo, del cervo, del carro carrarese e della lettera F.
Un’ultima possibile verifica che ci si è riproposta, a conclusione di questo lavoro, è stata quella di valutare entro quali limiti si possono utilizzare le filigrane rilevate per una corretta datazione della documentazione che ne è priva.
Si prendano ad esempio quelle filigrane che, rilevate dalle carte di notai diversi, sono risultate identiche. Tale fatto, avvalorato dalla coincidenza della data riportata nei documenti notarili fa presupporre di poter determinare in modo quasi certo l’anno di produzione della carta.

* * *

A conclusione di questo percorso, svolto nell’archivio Notarile padovano, possiamo affermare che la ricchezza delle filigrane presenti nella carta usata da notai locali nell’arco del secolo considerato merita senza dubbio un censimento attento e mirato, soprattutto per fornire quegli strumenti d’identificazione topica e cronologica che tuttora mancano. Non va infatti dimenticato che numerosi sono i documenti (codici cartacei e testi manoscritti) prodotti prima dell’avvento del torchio tipografico usciti dalla cancelleria carrarese e dagli scriptoria amanuensi di monasteri e di altri centri culturali. Così pure l’ampia produzione letteraria seguita all’opera di tanti celebri scrittori, e di altrettanti umanisti padovani, o transitati a Padova per la presenza dello Studio, attende una sistematica collocazione topo-cronologica. La sistematica catalogazione delle filigrane di Battaglia può inoltre tornar utile anche per i tanti documenti prodotti dal governo veneziano all’indomani dell’incendio che nel febbraio 1420 distrusse buona parte dell’archivio cittadino, custode della gestione amministrativa (tra cui proprio i contratti realativi alla cartiera) e giudiziaria, conservato nel Palazzo pubblico della Ragione. Anche i numerosi volumi cartacei di tanti fondi minori custoditi nell’archivio cittadino attendono una precisa collocazione cronologica così da sciogliere non pochi dubbi sia sulla loro originaria provenienza, sia sull’attendibilità della loro datazione. L’utilità di ottenere precisi riferimenti topici e cronologici, come asserisce Carlo Federici nel breve resoconto ricordato all’inizio di questo intervento, se può essere solo condiviso, trova comunque nella difficoltà di un sistematico censimento l’ostacolo maggiore, superabile solo con un lungo, paziente e analitico lavoro di spoglio delle migliaia di fogli che, usciti dai tini della Riviera Euganea, nel corso di quasi cinque secoli finì con l’inondare cartolerie e cancellerie, tavoli d’amanuensi e banchi universitari, per giungere spesso sotto i torchi tipografici padovani. Un lavoro, tuttavia, che per essere oltremodo sicuro necessita anche di un puntuale riscontro fra le carte dei notai attivi nelle province contermini a quella padovana, giusto per accertare se quel monopolio che per lunghi secoli fece la fortuna della nostra cartiera fu veramente applicato come i bandi e i decreti del tardo Medioevo e dell’età moderna lasciano credere.

CRISTINA CAPODAGLIO – SILVIA GONELLA

NOTE

13 Cfr. C. M. BRIQUET, De la valeur des filigranes du paier comme moyen de déterminer l’age et la provenance de documents non datés, Genève, 1892; C. M. BRIQUET, Notice sur le recueil de filigranes, C. M. BRIQUET, Les filigranes : dictionnaire historique des marques du papier, Hildesheim 1984, v. 4; P. BUSONERO, Le filigrane come supporto per la datazione: problemi e verifiche su un campione di codici greci datati; M. ZERDOUN, Les papiers filigranes medievaux : essai de methodologie descriptive, Turnhout, 1989,2 v. Per i repertori e gli studi sulle filigrane in Italia vedi C. M. BRIQUET, Les filigranes, cit.; G. PICCARD, Die Wasserzeichenkartei Piccard im Hauptstaatsarchiv Stuttgart, Stuttgart, 1961-. 17 v.; W. WEISS, Historische Wasserzeichen, Munchen, 1987; N. BARONE, Le filigrane delle antiche cartiere ne’ documenti dell’archivio di stato in Napoli dal XIII al XV secolo, estr. da “Archivio storico per le province napoletane”, a. XIV, fasc. 1, 1889; W. E. COLEMAN, Watermarks in the manuscripts of Boccaccio’s Il Teseida: a catalogue codicological study album, Firenze, 1997.
14 R. L. HILLS, The importance of laid and chain line spacing, in Le papier au Moyen age, pp. 149-163.
15 J. IRIGOIN, La datation par les filigranes du papier, in Codicologica. 5 Les materiaux du livre manuscrit, Leiden, 1980, pp. 9-36.
16 C. GRANDIS, La cartiera di pubblica ragione nella villa della Battaggia, in Battaglia Terme. Originalità e passato di un paese del Padovano, Battaglia 1989, a cura di P.G. Zanetti, p. 66. (Vedi)
17 A. LAZZARINI, L’industria della carta nel padovano durante la dominazione carrarese, Padova, 1899.
18 C. GRANDIS, La cartiera di pubblica, p. 60.
19 C. URBANI, Segni di cartiere antiche, Venezia 1870.
20 C. M. BRIQUET, Les filigranes. Dictionnaire historique des marques du papier de leur apparition vers 1282 jusq’au 1600.
21 G. GORINI, Iconografia monetale e cultura figurativa a Padova nei secoli XIV e XV, in Da Giotto al Mantegna, Milano, 1974; G. VASOIN, La signoria dei carraresi nella Padova del ‘300, Padova, 1987; L. MONTOBBIO, Splendore e utopia nella Padova dei carraresi, Venezia, 1989.
22 Archivi di Stato di Padova (d’ora in poi A.S.P.) – Notarile, b. 14, c. 16 (1364)
23 A.S.P. – Notarile, b. 9, c. 123 e b. 20 c. 159 (1402)
24 Ruota a 5 raggi: A.S.P. – Notarile, b. 5, c. 385 (1369); b. 14, c.175 (1369); b. 76, c. 403 (1370); b. 14, c. 277 (1371), c.410 (1372); b. 5, c. 56 (1374).
RUOta a 6 raggi: A.S.P. – Notarile, b. 5, c. 221 (1377); b. 33, c. 297 (1372).
Ruota a 6 raggi sormontata da lettera F: A.S.P. – Notarile, b. 33, c. 24 (1364); b. 14, c. 13 (1364); b. 33, c. 85 (1365); b. 14, c. 67 (1367), b. 6, c. 25 (1389).
Ruota con 8 raggi: A.S.P. – Notarile, b. 256, c. 3 (1349), c. 78 (1349), c. 105 (1356), c. 67 (1350).
25 A.S.P. – Notarile, b. 7, c. 6 (1394); b. 651, c. 22 (1397), c. 30 (1398).
26 Francesco Novello II (19-5-1359 † strangolato, Venezia 19-1-1406), Signore di Padova dal 29-6 al 23-11-1388 e dal 20-6-1390 al 22-11-1405, deposto e tradotto in prigionia a Venezia.
27 A.S.P. – Notarile, b. 36, c. 18 (1383); b. 36, c. 19 (1383); b. 9, c. 15 (1401), c. 272 (1406).
28 A.S.P. – Notarile, b. 5, c. 240 (1388); b. 37, c. 97 (1388); b. 7, c. 11 (1394), c. 436 (1398); b. 9, c. 272 (1412).
29 A. LAZZARINI, L’industria della carta, p. 141.
30 A.S.P. – Notarile, b. 14, c. 26 (1363), c. 106 (1368), c. 177 (1369); b. 5, c. 61 (1378), c. 136 (1384); b. 36, c. 261 (1384); b. 6, c. 38 (1389).
31 A.S.P. – Notarile, b. 7, c. 3 (1394), c. 201 (1396).
32 A.S.P. – Notarile, b. 256, c. 95 (1354); b. 33, c. 209 (1368), b. 14, c. 115 (1368); b. 5, c. 3 (1368); b. 36, c. 69 (1383).
33 A.S.P. – Notarile, b. 5, c. 70 (1381), c. 77 (1381), c. 381 (1388), c. 236 (1388); b. 36, c. 34 (1381), c. 341 (1386); b. 37, c.6 (1387); b. 7, c. 31 (1394), b. 651, c. 54 (1399).
34 A.S.P. – Notarile, b. 7, c. 347 (1397); b. 9, c. 165 (1404).
35 Per i nomi dei proprietari e dei maestri cartai che gestivano la cartiera si veda C. GRANDIS, La cartiera di pubblica, cit., p. 66.
Cfr. A. ZONGHI, Le marche principali delle carte … , cit. Le filigrane della lettera M (XXI), del liocorno (XLI), della pera (XLIII), del cervo ramoso di OttO corna reciso nel corpo e del cervo rampante (LIII), sono marche fabrianesi incluse nell’elenco dello Zonghi, come la balestra, la testa di bue, la campana, il corno e il trimonte.
La filigrana della lettera M nei documenti del fondo notari!e dell’A.S.P. è stata rilevata tra il 1381 e il 1399; il liocorno tra il 1350-1356 e 1397-1404; la pera tra il 1363 e 1389; il cervo reciso nel corpo tra il 1394 e 1396, il cervo rampante nel 1408; la balestra tra il 1367 e il 1401; la testa di bue, la campana, il corno e il trimonte sono presenti dal 1370 in poi. [L’arco temporale indicato include le varianti rilevate]
36 A.S.P. – Notarile, b. 652, c. 8 (1409), c. 27 (1420), c. 36 (1421).
37 A.S.P. – Notarile, b. 1249, c. 67 (1434), c. 81 (1434).
38 A.S.P. – Notarile, b. 9, c. 335 (1408); b. 333, c. 38 (1412).

 

Copertina Terra d'Este n. 25.

Questo articolo è stato pubblicato nel numero 25 (gennaio-giugno 2003) della Rivista di storia e cultura TERRA D’ESTE, alle pagine 33-50.
Le immagini delle filigrane sono delle autrici; le altre immagini e le relative didascalie sono a cura di BATTAGLIATERMESTORIA.

In questo numero di “Terra d’Este” sono pubblicati i contributi degli studiosi che hanno partecipato al convegno “Tra manifattura e industria. Battaglia e l’area euganea nei secoli XIV-XVIII”, svoltosi a Battaglia Terme il 18 aprile 2004, per iniziativa del Comune di Battaglia Terme, Assessorato alla Cultura, con il contributo della Regione del Veneto, della Provincia di Padova e del Parco Regionale dei Colli Euganei.