Battaglia Terme, cenni storici dal XIII secolo

Questa breve storia di Battaglia Terme, a partire dal XIII secolo, introduce allo studio sui principali fatti accaduti in paese tra la fine della Prima Guerra Mondiale e l’inizio della Seconda.

PREMESSA

Questo lavoro nasce dalla volontà di approfondire la storia di Battaglia Terme in un ventennio determinante nell’evoluzione territoriale, economica e sociale del paese.

Battaglia Terme è oggi un paese di 4128 abitanti 1 situato alle falde orientali dei Colli Euganei, nella direttrice Padova-Bologna. È attraversato lungo l’asse nord-sud dalla strada statale Adriatica, dall’omonimo canale e dalla ferrovia.
A partire da est verso ovest dapprima il canale suddetto e successivamente la ferrovia dividono il centro abitato in tre parti: il centro storico, che si era sviluppato attorno al canale e da quest’ultimo verso est 2, la prima zona di espansione urbanistica e attuale centro tra canale e ferrovia e la zona a ovest della ferrovia, l’ultima sviluppatasi, che è di fatto una zona residenziale.

La foto aerea mostra l'abitato di Battaglia Terme, diviso dal canale e dalla ferrovia in tre parti.

La foto aerea mostra chiaramente il canale (costeggiato dalla Strada Statale 16) e, più in su, la ferrovia, che dividono l’abitato in tre parti.

Foto: Paolo Lanza (luglio 2017)

Il paese di oggi è ovviamente l’espressione della sua storia plurisecolare.
Molti scritti gli sono stati dedicati e la maggior parte di questi sono analisi che complessivamente o per periodi specifici trattano un aspetto particolare del suo passato: le terme, il canale e la navigazione fluviale, le industrie, il castello del Cataio, le importanti ville presenti nel territorio, la parrocchia.
L’obiettivo di questo libro è invece l’analisi organica di una serie di avvenimenti che hanno inciso profondamente su tutti i settori della vita battagliense.
Non è possibile capire Battaglia di oggi se non si analizza la storia del paese nel ventennio compreso fra le due guerre.
Anche senza essere osservatori attenti si può rilevare che l’espansione economica ed urbanistica di Battaglia è diversa da quella dei paesi vicini, soprattutto da quelli che vantano tradizioni termali analoghe come Montegrotto Terme, sua frazione sino al 1921, e Abano Terme.
Dal punto di vista sociale, la mancanza di nuovi insediamenti abitativi costringe parte della nuova generazione ad emigrare nei paesi limitrofi.
Le Officine Galileo 3 e l’industria turistica legata alla presenza di uno stabilimento termale di proprietà pubblica 4, principali realtà economiche locali che avevano permesso uno sviluppo indotto legato alle attività commerciali al minuto e ai pubblici esercizi, sono da un paio di decenni in crisi.
Alcune cause di queste situazioni si trovano proprio negli accadimenti e nelle scelte fatte nel periodo oggetto di questo studio.
L’introduzione che seguirà darà un breve riassunto della storia passata di Battaglia della quale saranno sottolineati gli aspetti direttamente collegati agli argomenti trattati successivamente.

Attraverso l’analisi di fonti e documenti, editi ed inediti, si sono voluti ricostruire nel dettaglio tutti gli interventi sul territorio, le scelte economiche, le ripercussioni sociali e la vita parrocchiale del ventennio tra le due guerre. Minore attenzione è stata rivolta alla vita politica del periodo in quanto questo tema comporterebbe di per sé un’ampia e approfondita trattazione e un’analisi di fonti che non è stata effettuata. Le tensioni sociali del biennio rosso nel primo dopoguerra, presenti a Battaglia in virtù del suo connotato industriale, l’avvento del fascismo, il fascismo stesso e l’avvicinarsi al secondo conflitto mondiale, faranno da corollario ai temi che seguiranno ma non saranno oggetto di specifiche considerazioni.

Note
1 Dati rilevati dal censimento del 2001: 1988 maschi e 2140 femmine per una densità per chilometro quadrato di 657,3 abitanti. AI paese è stato riconosciuto ufficialmente il termalismo nel 1925, anno in cui la denominazione Battaglia è divenuta Battaglia Terme. In questo studio tali denominazioni verranno utilizzate indistintamente.
2 Verso est erano sorti quasi tutti gli opifici e le attività industriali in quanto beneficiavano, come vedremo in seguito, della forza idraulica generata dai corsi d’acqua e dalla cascata formata dall’Arco di Mezzo.
3 Per molti battagliensi tale denominazione identifica chiaramente la più importante industria locale del XX secolo, nonostante questa abbia più volte cambiato proprietà e denominazione stessa.
4 Lo stabilimento Pietro D’Abano di proprietà dell’I.N.P.S.

INTRODUZIONE

SOMMARIO: Cenni storici su Battaglia Terme – L’inizio del XX secolo – Il ventennio 1919 – 1939

Cenni storici su Battaglia Terme

All’inizio del XIII secolo l’antica parrocchia dell’Assunta, civilmente sottoposta al Comune di Pernumia, comprendeva la chiesetta omonima, situata in vetta al colle delle Croci, alcuni casolari sparsi sui colli ed il colle di S. Elena (anticamente della Stupa, Stuva o Stufa) 5, sul quale era da poco sorta una casa di cura per i poveri a seguito di un lascito testamentario di una benefattrice, la nobildonna Speronella Dalesmanini 6.
Battaglia sorge in queste terre nel 1203, dopo che nel 1201 fu aperto il naviglio omonimo che collegava le acque del Frassine, proveniente da Monselice, con quelle del Bacchiglione, proveniente da Padova 7.

Diverse sono le ipotesi relative al toponimo Battaglia 8. Alcuni storici sostengono che le origini del nome sono da attribuire a qualche fatto d’armi avvenuto nella zona; secondo altri sarebbe stato dato a queste terre dall’antica famiglia Bataja; altri ancora lo fanno risalire all’incontro in questa località delle acque dei due canali o alla presenza in loco di un maglio, che per la toponomastica locale si chiamava batagio. Un’altra ipotesi lo considera derivato da Baptaleria (opifici dove si battevano i panni) o come termine italianizzato di derivazione greca che proviene da Bapto (immergere, immergersi) o dal termine latino Baptalea, con il significato di abluzione o luogo di bagni 9. Prima Baptalea e poi Batagia ed infine Battaglia, cioè luogo dove si battevano e maceravano i panni stracci per preparare la pasta necessaria alla fabbricazione della carta, servendosi delle ruote idrauliche 10.

Fu comunque la costruzione della nuova via navigabile che decise le sorti di quel territorio. Si trattava di un’opera pensile con il fondo del naviglio all’altezza della campagna circostante. Nel centro del paese, attraverso l’Arco di Mezzo e con un salto di oltre sette metri, le acque si gettavano nel canale chiamato di Sotto Battaglia. Quest’ultimo era la prima parte del complessivo canale Vigenzone, via breve per Venezia e la laguna veneta, che raccoglieva anche le acque provenienti da Abano e Montegrotto attraverso un sottopassaggio del naviglio pensile in località Pigozzo 11.
Questo crocevia fluviale fece sorgere in breve tempo due borgate di case ai lati del canale principale e Battaglia, oramai popolata, divenne un significativo centro artigianale e snodo commerciale. Ne nacque un assetto urbanistico insolito che fece assomigliare il paese più a Chioggia e Venezia che non al tipico paesaggio dei borghi rurali e collinari del padovano: le case allineate lungo la via fluviale e addossate le une alle altre, il ponte alla veneziana 12, la statua di S. Giovanni Nepomuceno protettore dei naviganti 13, la chiesa parrocchiale, i sottoportici e le corti comuni richiamavano la tipologia urbanistica delle località fluviali o marinare.

Battaglia assomiglia più a Chioggia e a Venezia che non ai tipici borghi del padovano.

Foto: Alessandra Lanza.

Le preziose vie navigabili e la disponibilità dell’energia idrica 14 furono le principali motivazioni che permisero fin da subito lo sviluppo di numerose attività artigianali e proto-industriali 15. Non deve quindi sorprendere che Battaglia non sia mai stata un centro a carattere contadino.
La prima notizia dell’esistenza di un mulino sotto l’Arco di Mezzo è del 1208: si tratta di un contratto di affitto relativo alla bampatura 16 di quello che sarebbe divenuto il mulino Dei Quattro 17. Il nome derivava dal numero delle ruote e si trovava sotto l’Arco di Mezzo, nell’angolo sud verso Monselice.
Un secondo documento di due anni più tardi testimonia l’esistenza del mulino detto Dei Sei, situato sempre sotto l’arco ma a nord 18.
Successivamente vennero costruiti una sega per lavorare il legno, una mola per affilare ed un maglio da ferro.

Pianta degli opifici posti ai lati dell'Arco di Mezzo. A destra il mulino dei Quattro, a sinistra quello dei Sei (1787).

Pianta degli opifici posti ai lati dell’Arco di Mezzo. A destra il mulino dei Quattro, a sinistra quello dei Sei (1787).

Battaglia divenne feudo dei Carraresi nel 1320 e vista l’espansione del paese attorno al canale, si rendeva necessaria la costruzione di una nuova chiesa per le necessità spirituali della popolazione. Non si trattava di effettuare una semplice erezione di muri, ma di fondare una parrocchia. Occorreva, col consenso della Pieve di Pernumia, ottenere dal vescovo un cappellano stabile in loco. A questo provvidero Pietro dalla Campagnola, Gualpertino Mussato (abate di S. Giustina) ed il notaio Corrado de Zacchi a ciò delegati dalla signora Fina de Zacchi, dal marito Antonio e dal figlio Giacomo. Con i lasciti testamentari della famiglia Zacchi si poté erigere l’edificio, mentre la dotazione del beneficio parrocchiale doveva venire dai beni del figlio Giacomo con l’ottava parte della macinazione delle quattro ruote del mulino Dei Quattro.
Nel 1332 la chiesa venne costruita nel centro del paese ad est del canale, lungo la strada Padova – Monselice, e dedicata, in onore del suo benefattore, a San Giacomo. Dopo il suo completamento la parrocchia venne trasportata dalla chiesetta nel colle delle Croci alla nuova costruzione, prendendone il nome 19.

Battaglia, 1686. Nucleo abitativo sorto attorno alla chiesa.

Battaglia, 1686. Nucleo abitativo sorto attorno alla chiesa. Evidenti sono i due edifici prospicenti il canale, in seguito demoliti.

Dal XIV al XVIII secolo funzionò ininterrottamente una importante cartiera, sorta per la volontà dei Carraresi, che fornì per 450 anni la carta utilizzata dalla provincia di Padova 20. Il complesso edilizio che ospitava la cartiera è ancora identificabile, nonostante siano trascorsi quasi due secoli dalla chiusura, a ridosso dell’ex mulino che fiancheggia a nord la cascata dell’Arco di Mezzo (mulino Dei Sei) 21.

Alla fine del XVI secolo due avvenimenti cambiarono indelebilmente il territorio e il futuro di Battaglia.
Il primo fu la costruzione del castello del Cataio da parte del nobile padovano marchese Pio Enea degli Obizzi.
In soli tre anni, a partire dal 1570, fu compiuta buona parte dell’opera con la quale il marchese intendeva aggiungere lustro alla sua antica e nobilissima famiglia. Egli volle che nelle sale del palazzo fossero raffigurate le gesta dei suoi avi e chiamò un insigne maestro dell’epoca, il cavaliere Battista Zelotti, a dipingere i muri illustrando in quaranta affreschi la storia degli Obizzi. Il castello fu denominato Cataio in ricordo della descrizione fatta da Marco Polo delle meravigliose regioni della Cina da lui esplorate e, in particolare, del castello di Katay in Tartaria 22.

Il Catello del Cataio in una illustrazione del XIX secolo.

Il Catello del Cataio in una illustrazione del XIX secolo. A destra, la chiesetta che si trova in località Pigozzo. Il corso d’acqua è il canale Battaglia.

Il secondo fu la costruzione della sontuosa villa di famiglia del marchese Bartolomeo Selvatico in cima al colle di S. Elena. Nel 1585, l’avvocato e cavaliere della Repubblica di Venezia iniziò “la valorizzazione delle terme migliorandone l’attrezzatura e il soggiorno, bonificandone i terreni circostanti e ricorrendo a tutti i mezzi, per richiamare forestieri da ogni parte” 23.

I cinquant’anni che seguirono non registrarono sviluppi importanti e solo attorno agli anni ’40 del Seicento, l’illustre medico e professore Benedetto Selvatico avviò una serie di lavori di abbellimento della villa, costruì la strada per le carrozze, ma non fece quanto necessario a rendere ulteriormente confortevole la casa dei bagni 24. Ne seguì un secolo e mezzo di decadenza. A risollevare le sorti delle terme di Battaglia pensò Pietro Benedetto Estense Selvatico che, nel 1793, con molto coraggio curò il risanamento della zona dando una prima regolazione alle acque paludose, ampliando e restaurando i vecchi impianti. Il suo interessamento fece sì, inoltre, che si migliorassero la navigazione del canale e la viabilità nella riva sinistra dello stesso. Potendo accedere a Battaglia comodamente per via fluviale venne costruito, nel 1794, un nuovo fabbricato sulla riva destra lungo l’attuale muro di cinta del parco e all’angolo con la via per Galzignano 25.

Cartolina del canale di Battaglia (1796).

Cartolina del canale di Battaglia (1796).

Il successivo brillante esordio non ebbe seguito in quanto, nei primi anni dell’Ottocento, l’albergo venne utilizzato per dare alloggio alle truppe francesi. Dopo alcuni ricorsi ai Deputati Rappresentanti il Governo provvisorio della Città e Provincia di Padova, i soldati se ne andarono. Nel frattempo, però, furono contratti sostanziosi prestiti garantiti dalle varie proprietà del Selvatico. Malgrado l’andamento positivo delle annate successive, le sue condizioni economiche peggiorarono e il 22 settembre del 1808 la Corte di Giustizia del Dipartimento Brenta ordinò il pignoramento dei beni e la pubblicazione dell’avviso di vendita al Pubblico Incanto degli stabilimenti 26. Con l’aiuto del fratello Giovanni Andrea, canonico, e con la vendita di alcuni immobili a Padova, egli mantenne la proprietà del colle di S. Elena sino al 1814 quando, dopo più di duecento anni, la famiglia Selvatico cedette il tutto ad Agostino Meneghini 27.

Avviso di apertura dei bagni termali per il giorno 3 maggio 1823.

Avviso di apertura dei bagni termali per il giorno 3 maggio 1823. Veduta del colle di S. Elena con la villa Selvatico.

Un ulteriore passaggio di proprietà avvenne nel 1843 dal Meneghini alla baronessa Maria de Ersckeles 28, moglie del conte Francesco Wimpffen. Si trattava dello stabilimento termale, della villa Selvatico e degli antichi opifici che sfruttavano i salti d’acqua esistenti in paese (il mulino Dei Sei, la pila da riso, l’opificio del maglio e della sega). Fu aperto un nuovo ingresso sulla via di Galzignano e gli stabilimenti furono restaurati. Il Grand Hotel 29 disponeva di 80 camere da letto, 17 camere per la servitù al seguito degli ospiti e 17 vasche per le cure. Accanto c’era il casino, destinato agli ospiti di gran riguardo. Lo stabilimento S. Elena, alle pendici del colle, aveva invece 19 camere da letto, 7 per il seguito e otto locali per le cure.
Nel 1871 la baronessa, che era passata a nuove nozze, cedette quei beni al figlio Vittorio Wimpffen, che da quel giorno soggiornò a lungo in loco divenendo uno degli artefici del definitivo sviluppo industriale di Battaglia.

Anche la proprietà dell’altro importante insediamento in Battaglia, il castello del Cataio e la sua azienda agricola, passò di mano nel XIX secolo.
Nel 1803 morì Tommaso degli Obizzi lasciando tutti i suoi beni in eredità alla famiglia Estense a quel tempo rappresentata da Maria Beatrice d’Este, maritata all’Arciduca Fernando d’Austria. A partire dal 1895, l’erede dei beni e dei titoli di casa d’Este, Francesco Ferdinando, principe ereditario d’Austria, spogliò per sempre Battaglia di una delle sue principali ricchezze: trasferì nel castello di Konopiste, presso Praga, il tesoro del Cataio. Si trattava della famosa e ricchissima Armeria, del Museo, della Biblioteca, della collezione di strumenti musicali e di tutti i quadri di maggior pregio.
Nel frattempo, la caduta della Repubblica di Venezia e l’inizio del dominio napoleonico determinarono importanti cambiamenti alle istituzioni di tutto il nord d’Italia.

Il Cataio e la catena dei monti che delimitano la zona oggi chiamata Ferro di Cavallo (XVIII secolo).

Il Cataio e la catena dei monti che delimitano la zona oggi chiamata Ferro di Cavallo (XVIII secolo).

Note
5 Il colle era chiamato così in quanto nella stessa roccia era ricavata un antichissima grotta sudatoria che è ricordata da circa un millennio ma che sicuramente doveva essere nota al tempo dei romani per essere l’unico bagno di vapore naturale esistente nella zona delle Terme Padovane, in ANGELO BONADONNA, Le Terme di Battaglia, Padova, s.d., p. 8.
6 Nel 1199, per disposizione testamentaria, la Dalesmanini ordinò al vescovo di utilizzare un lascito di 100 lire per far costruire una casa sul colle, in P. LOTTI, Dalle origini al XV secolo, in Battaglia Terme – Originalità e passato di un paese del padovano, p. 23. In questo fatto c’è la prima testimonianza che il “Monte della Stuva” aveva in quel tempo una certa organizzazione termale in quanto il lascito veniva fatto soltanto per la costruzione di un alloggio, in A. BONADONNA, Le Terme, cit., p. 9.
7 Lo scavo del nuovo corso d’acqua prese avvio nel 1189 per iniziativa del podestà di Padova Guglielmo da Osa, nell’ambito di una diffusa politica di bonifica e di controllo delle acque. P. LOTTI, Dalle origini al XV secolo, in Battaglia Terme – Originalità e passato, cit., p. 19.
8 Il primo gruppo di documenti che attesta il toponimo Batalia risale al 1208. In uno di essi, del 15 ottobre 1208, si dà notizia dell’affitto di una chiusa (bampatura) sfruttata da un certo Clarello. P. LOTTI, Dalle origini, cit., p. 19.
9 Cfr, DON GUIDO BELTRAME, La parrocchia di San Giacomo e il paese di Battaglia, 1997, pp. 1-2.
10 Cfr., AA.VV., La nuova Magrini Galileo di Battaglia Terme – Cento anni di storia di un’industria, a cura di ARRIGO PIZZOLON, p. 8.
11 Il canale Rialto (Rio Alto) o Rio Caldo (in quanto raccoglie acque calde dalla zona termale) nasce in località Frassanelle, riceve numerosi scoli e raggiunge il Vigenzone sottopassando la chiesetta dell’Assunta, in località Pigozzo, attraverso un traforo sotto il canale (la botte del Pigozzo). Cfr, Il Pigozzo, a cura di P. ZAMPIERI, Battaglia Terme, Editrice La Galiverna, s.d., p. 15.
12 L’esistenza del ponte è documentata fin dal 1235 ed era situato presumibilmente sul luogo del ponte pedonale attuale.
13 San Giovanni Nepomuceno fu martire del XIV secolo, legato al sacramento della confessione. Si dice infatti che gli abitanti di Praga avessero l’abitudine, quando passavano il ponte sulla Moldava, di togliersi il cappello in omaggio proprio di quel Santo che, la vigilia dell’Ascensione del 1383, fu gettato nelle acque del fiume, dai sicari del re Venceslao, perché non aveva voluto tradire il segreto della confessione. Giovanni, come annota il Bargellini nel suo “Mille Santi del giorno” (Vallecchi), era nato in Boemia nel 1330. “Figlio di povera gente, ma intelligentissimo e volenteroso, era stato accolto in un monastero cistercense; aveva studiato a Praga, laureandosi in teologia. I suoi successi come oratore sacro lo posero in vista e lo portarono alla corte, come penitenziere ed elemosiniere”. Il re Venceslao, “fannullone”, dissoluto ed immorale, ad un certo punto sospettò una strana connivenza tra il Confessore e sua moglie, la regina Giovanna di Baviera. Così, “durante un pranzo di gala, venne servito un arrosto non perfettamente cotto. Il re credette di mostrarsi spiritoso e potente ordinando di fare arrostire il cuoco”. Giovanni tentò di impedire la cosa, riuscì a fare recedere il re, ma quest’ultimo cominciò con sempre maggiore insistenza a chiedere al sacerdote che rivelasse le confessioni della regina sua sposa. Il re, di fronte al rifiuto di Giovanni, lo fece arrestare e poi ordinò di gettarlo nella Moldava. Così San Giovanni Nepomuceno legò la sua storia alle acque e a quanti per lavoro o vita quotidiana sono costretti a viverci. TONI GROSSI, L’originalità di una parrocchia non contadina, in Battaglia Terme – Originalità e passato, cit., p. 126.
14 La cascata originata dall’Arco di Mezzo costituì una fonte di energia sfruttata applicando delle ruote idrauliche e generando così energia meccanica.
15 Con proto-industrie si intendono quelle realtà produttive antecedenti alla rivoluzione industriale propriamente detta e dotate di alcune caratteristiche tipiche di quest’ultima: lo sfruttamento di fonti di energia artificiali e la presenza all’interno degli opifici degli operai.
16 Bampatura significava sostegno e, dato che si nomina il mulino, era probabilmente la rosta di quel mulino. G. ANTONELLO, I mulini, in Battaglia Terme – Originalità, cit., p. 41.
17 Ivi, p. 41.
18 Ivi, p. 42.
19 Cfr, DON GUIDO BELTRAME, La parrocchia, cit., p. 22. Non si può dire con sicurezza che il nome della chiesa e della parrocchia siano di fatto da attribuire al nome di Giacomo de Zacchi. Il motivo potrebbe anche essere la grande celebrità che al tempo aveva il santuario di S. Giacomo di Compostella in Spagna, dove viene conservato il corpo del santo. S. Giacomo Apostolo è il fratello dell’altro Apostolo prediletto di Gesù, S. Giovanni Evangelista. Subì il martirio a Gerusalemme, essendo stato condannato da Erode Agrippa al taglio della testa. Colui che lo conduceva legato al martirio, vedendo la fortezza con la quale l’Apostolo affrontava la morte si convertì egli pure al cristianesimo e domandò scusa di quello che stava facendo. Pochi momenti prima di essere decapitato S. Giacomo guariva un paralitico. Fu il primo Apostolo a subire il martirio. Il suo corpo venne trasportato a Compostella ove è tutt’ora venerato. Cfr, “La chiesa di San Giacomo della Battaglia. Sei secoli dopo la posa della sua prima pietra”, Numero unico a cura della fabbriceria e del Consiglio Parrocchiale, 13 novembre 1932.
20 La costruzione è fatta risalire al 1339, gli anni della signoria di Ubertino da Carrara (1338-1345).
21 Cfr, C. GRANDIS, La Cartera di pubblica ragione nella villa della Battaggia, in Battaglia Terme – Originalità, cit., p. 54.
22 Cfr, OPERA NAZIONALE DEI COMBATTENTI, “Quaderno mensile”, settembre 1929, pp. 19-20 e P. CATTANI, Battaglia Terme – Storia – Industrie e Problemi dal 1100 al 1925 – III anno dell’era fascista, Padova, L. Penada, 1925, p. 25.
23 A. BONADONNA, Le Terme, cit., p. 11. Sino ad allora il soggiorno alle terme non doveva essere accogliente sia per il terreno paludoso e malsano circostante che per i fabbricati modesti, tanto da essere meta di ammalati “poveri”.
24 Cfr, RAFFAELLA PIVA, Le “Confortevolissime” Terme, Battaglia Terme, Editrice La Galiverna, 1985, p. 14.
25 Cfr, A. BONADONNA, Le Terme, cit., p. 15.
26 Cfr, RAFFAELLA PIVA, Le “Confortevolissime” Terme, cit., pp. 44-45-50-51.
27 Ivi, p. 51. Il Meneghini acquistò inoltre, con atto in data 19.10.1818 dal sig. Pacifico dei Conti Camerata, un opificio ad uso di molino e pila, una macina d’olio e un maglio di ferro, con le relative investiture di acqua e fabbricati annessi, in AA.VV., La nuova Magrini Galileo, cit., p. 19.
28 Figlia di un facoltoso uomo d’affari che divenne vicegovernatore della banca nazionale austriaca.
29 Denominazione acquisita dal fabbricato all’angolo tra la riva destra del canale e la via per Galzignano.