Battaglia, problemi idraulici e navigazione

La rete idrografica del territorio di Battaglia, i problemi idraulici con le soluzioni proposte e quelle adottate e la navigazione fluviale. Questa attività è stata progressivamente abbandonata a partire dal secondo dopoguerra.

I PROBLEMI IDRAULICI E LA NAVIGAZIONE

Francesco Vallerani

LA RETE IDROGRAFICA

Come altri numerosi centri abitati della pianura veneta, anche Battaglia si è sviluppata lungo un corso d’acqua; si tratta dell’omonimo canale scavato nel XII secolo per collegare tra loro le importanti città di Padova e Monselice. Gran parte quindi delle fasi storiche e delle vicende quotidiane che si sono susseguite in questa borgata pedecollinare, sono strettamente collegate alla presenza del canale artificiale, che fu determinante nel delineare i modi e le forme di una specifica antropizzazione. Oltre che da questo canale, le campagne circostanti Battaglia erano fittamente solcate anche da una complessa rete idrografica che costituiva l’inconfondibile fisionomia di un paesaggio d’acqua alquanto instabile, in cui i numerosi problemi idraulici influivano notevolmente sulla vita economica del territorio.
Ecco quindi che anche Battaglia con i suoi corsi d’acqua può essere facilmente collocata nell’ampio panorama geografico della padania veneta, il cui particolare carattere anfibio è ancora oggi facilmente identificabile, nonostante le vistose modifiche sul paesaggio apportate dalle recenti trasformazioni economico-produttive. Per una più approfondita conoscenza della maglia idrografica qui considerata è opportuno precisare che questi corsi d’acqua, oggi come un tempo, scorrono entro robuste arginature, su terreni dalle modeste altimetrie e degradanti lentamente verso le lagune, assumendo quindi la caratteristica morfologia dei fiumi e canali della bassa pianura 1. Il sistema idrografico qui considerato fa dunque capo al canale che dal suo incile posto in destra Bacchiglione al Bassanello di Padova, si dirige con andamento rettilineo verso Monselice, solcando la bassa pianura che delimita le propaggini orientali dei colli Euganei 2.
All’altezza di Battaglia le sue acque si confondono con quelle del canale Bisatto, il quale funge da collettore di buona parte della complessa idrografia che irrora la pianura compresa tra i colli Euganei e i Berici; quindi, dopo aver superato il sostegno-regolatore dell’Arco di Mezzo con un salto di circa sette metri, il deflusso prosegue nell’alveo del Vigenzone che a sua volta va a confluire nel basso corso del Bacchiglione. Questo principale elemento idrografico non va però disgiunto dai numerosi segmenti minori che arricchiscono e completano l’assetto idraulico del territorio in questione. Si tratta per lo più di una fitta maglia di canalizzazioni artificiali, il cui escavo si è avviato in epoca veneta al fine di favorire lo scolo delle vaste paludi comprese tra le propaggini orientali dei colli Euganei e il canale di Battaglia.
L’odierna organizzazione di questa rete scolante vede il suo confluire nel nodo idraulico facente capo al ponte della Rivella, circa un paio di chilometri a sud di Battaglia. Qui la Canaletta (che drena i terreni posti tra Monselice e Baone), lo scolo delle Valli e una fossa 3 convogliante le acque defluite dai territori di Valsanzibio e Galzignano (fossa Comune, scolo Scaiaro) confluiscono tutti nella Fossa Paltana che, snodandosi pressoché parallela al canale di Cagnola-Bacchiglione, costituisce uno dei più importanti elementi idrografici della Bassa padovana. Al ponte-canale del Pigozzo, in prossimità del castello del Catajo, oltre alle acque del consorzio Paludi Catajo sollevate mediante un’idrovora, confluiscono tutte le acque drenate dal comprensorio del consorzio di bonifica “Bacchiglione-Colli Euganei” 4, e convogliate dal collettore principale Rialto e dallo scolo Menona nell’alveo del Vigenzone (fig. 1).

Idrografia del territorio di Battaglia.

(Figura 1) Idrografia del territorio di Battaglia (da P.G. Zanetti).

IL PAESAGGIO FLUVIALE IN EPOCA VENETA

Per una più approfondita conoscenza e comprensione dell’odierno assetto idraulico del territorio in questione è opportuno affrontare lo studio delle fasi storiche che ne hanno scandito l’evoluzione. In tal modo l’analisi geografica si arricchisce di metodi e di approcci propri della ricerca storica, privilegiando però quel particolare tipo di documentazione, l’antica cartografia, che costituisce un fondamentale strumento conoscitivo ed interpretativo delle situazioni ambientali del passato 5. Questo metodo d’indagine si dimostra assai efficace soprattutto nei territori di antico popolamento, come appunto nella pianura veneta, dove le preesistenti fisionomie territoriali hanno subìto nel corso dei secoli notevoli trasformazioni, infittendo altresì l’orditura delle relazioni socio-economiche da cui e conseguita una riorganizzazione dello spazio sempre più complessa.
E lo studio dei paesaggi fluviali è senza dubbio tra i più significativi ambiti per la ricerca geostorica, nei quali può essere evidenziata e analizzata l’evoluzione delle dinamiche e delle funzioni che caratterizzano il rapporto tra uomo e spazio naturale.
Per quanto riguarda le fonti documentarie relative a Battaglia e alla rete idrografica del suo territorio in epoca veneta, è disponibile una vasta messe di raffigurazioni cartografiche e di carta d’archivio, per lo più relazioni, perizie, suppliche, che consentono di avviare una proficua analisi diacronica di questo particolare paesaggio 6. È noto come Venezia, a partire dalla metà del XVI secolo, abbia cominciato a considerare con sempre maggiore attenzione i potenziali vantaggi che potevano derivare da un più attento ed efficace sfruttamento della Terraferma, visto che le imprese d’oltremare erano sempre meno convenienti sia per l’ingerenza ottomana che per la concorrenza dei porti oceanici 7. A tal riguardo, dai documenti cartografici cinquecenteschi, si può desumere che il territorio di Battaglia appare caratterizzato da un paesaggio instabile, dove si sta ancora lavorando per creare quelle condizioni colturali favorevoli al tanto auspicato sfruttamento agricolo.
In questo processo di miglioramento fondiario rivestono un ruolo importante i segmenti dell’idrografia, asserviti con perizia al prosciugamento delle valli e paludi comprese tra il versante orientale dei colli Euganei e il canale di Battaglia; quest’ultimo, infatti, da una mappa del XVI secolo, appare utilizzato come collettore delle acque drenate, mediante una rete di fossi scolanti, dagli acquitrini pedecollinari 8. Del centro abitato, La Bataja, viene evidenziato il peculiare incrocio idraulico, in grado di assolvere molteplici funzioni (soprattutto navigazione, energia idraulica, drenaggio) e punto strategico a cui fare costante riferimento per lo sfruttamento dei territori circostanti. Il paesaggio a monte di Battaglia mostra invece, nel disegno di Domenico Gallo (1565), la presenza di una più diffusa antropizzazione, connessa con molta probabilità ad una preesistente organizzazione consolidatasi gia in epoca romana 9. Nella mappa appaiono infatti numerosi i nuclei abitati e un gran numero di case sparse, a cui doveva far seguito una struttura poderale assai frantumata, dove con molta probabilità era praticata la policoltura (fig. 2).

Territorio a ponente del canale navigabile da Bassanello a Battaglia, 1565.

(fig. 2) Territorio a ponente del canale navigabile da Bassanello a Battaglia, 1565.
Sono posti in evidenza gli antichi insediamenti della ‘zona termale’.

(A.S.V. – Beni Inculti PD-Pol., rot. 354, m. 22, ds. 7)

Lungo le campagne rivierasche, nei secoli successivi, è ancora rilevabile l’assetto colturale della piantata (fascie vitate miste a seminativo) e, non solo nei terreni di più antico dissodamento, ma anche in quelli che sono stati coinvolti nei più recenti interventi di miglioramento fondiario 10. Ovviamente la diffusione di cesure arboree ed arbustive, come anche dei filari di vite con il sostegno vivo, va di pari passo con l’incremento insediativo che si è verificato nei terreni di più recente bonifica. La quasi totale redenzione di quei terreni doveva costituire uno spettacolo rasserenante e degno di essere ammirato, soprattutto se dall’alto di un colle; tale era infatti la veduta panoramica che si poteva godere dalle luminose logge di villa Selvatico, edificata appunto sul colle di Sant’Elena a sud ovest di Battaglia: “La discoperta che da questa loggia si fa per il libero spazio d’una aperta campagna, à mattina di Padova, e più oltre e à mezzo giorno di Moncelese, e nella quantità di civili e rustiche fabbricazioni de’ quali è ripiena questa fertilissima campagna” 11.

S. Elena, veduta del colle e del canale navigabile Padova-Monselice. 1823.

S. Elena, 1823.
Avviso di apertura dei bagni termali per il 3 maggio. Veduta del colle e del canale navigabile Padova-Monselice.

(M.C.P.)

Le bonifiche ed i miglioramenti fondiari realizzati a partire dal XVI secolo nei terreni compresi tra Battaglia, Monselice e i colli erano però costantemente minacciati dal pericolo di alluvioni, mentre l’attività agricola risentiva del permanere di ristagni d’acqua. Tali difficoltà sono accuratamente rilevate nelle “Visite per gli estimi”, dove vengono appunto descritte le proprietà da stimare; così, a proposito di un podere di circa 90 campi posti nel “retrato inferiore de Moncelese, in villa della Bataglia, mà però soto la Vicaria d’Arquà, … si rileva che li detti campi sono sottoposti ogn’anno alle aque et alcuna volta doi, et tre volte all’anno, s’anegano per le piozane” 12.
Le piene, causate per lo più dagli apporti del Bacchiglione e dei suoi affluenti, determinavano lungo il corso del canale di Battaglia numerose e frequenti rotte; questa pressoché costante minaccia si accentuò dopo la seconda metà del XVII secolo, quando cioè non vennero più eseguiti con regolarità i lavori di escavo del fondo del canale; per l’ordinaria manutenzione era stabilita una scadenza venticinquennale, che aveva benefici effetti anche per la navigazione fluviale. Il progressivo accumularsi di torbide tendeva ad innalzare il livello del letto del canale, accentuando in tal modo il suo carattere di pensilità. Questo particolare assetto idraulico non era certo in grado di garantire la sicurezza alle campagne circostanti nel caso di piena; ecco quindi che le autorità locali affrontarono il problema potenziando le arginature del canale; ma anche per questo tipo di intervento, come per l’escavo del fondale, il problema più grave era il reperimento dei fondi per il restauro e il consolidamento degli argini 13.
Ma le tracimazioni e le rotte che si verificavano lungo il canale di Battaglia non erano le uniche a compromettere l’attività agricola nei territori rivieraschi; dalle perizie dell’epoca si rileva infatti una notevole inefficacia dei canali di scolo, incapaci cioè di sostenere i deflussi di piena provenienti dalle zone pedecollinari soprattutto in corrispondenza dei ponti-canale. E così: “la campagna del retrato de Moncelese, sotto la Batagia saria bona campagna, come infatti veramente è bona campagna se non fosse sottoposta alle aque, che alle volte tre, quattro volte all’anno affondano li campi, perché le aque piozane, che calano giù dalli monti [Colli Euganei] tratenendosi al Ponte Canale, gonfiano et non trovano essito, spandono et allagano li Campi” 14.
A questo proposito uno dei punti più critici del sistema idraulico tra Padova e Monselice era in corrispondenza del ponte canale del Pigozzo dove lo scolo Rialto sottopassava il canale di Battaglia, e ciò appare assai evidente in una mappa settecentesca raffigurante ben tre rotte in prossimità appunto del Catajo (fig. 3). Di queste, la rotta segnata con il n. 9 (dell’Arzeron Carrarese), determinava l’allagamento delle basse terre a sud ovest del Catajo, sulle quali già gravavano ampi ristagni alimentati dalle acque rneteoriche che defluivano dalle vicine pendici collinari; per la bonifica di questa ristretta zona si occupava un apposito consorzio (Paludi Catajo).

Battaglia, XVII sec. Rilievo delle rotte dei canali Battaglia e Rialto.

(fig. 3) Battaglia, XVII sec.
Rilievo delle rotte dei canali Battaglia e Rialto in occasione di una rovinosa piena. .

(A.S.P. – Acque Diverse, b. 94, ds. 3)

Il paesaggio lungo i corsi d’acqua del territorio di Battaglia durante la dominazione Veneziana era caratterizzato inoltre dalla presenza di numerosi opifici idraulici, i quali possono ritenersi un’ulteriore conferma non solo del fecondo connubio che in questa parte di pianura legava gli uomini ai fiumi, ma anche di una notevole espansione antropica che ha coinvolto tutte le basse terre tra i colli Euganei e le lagune, sostenuta da un’attività agricola basata sull’avvicendamento dei cereali.
Numerosi sono i documenti cartografici raffiguranti mulini ed altri opifici idraulici edificati nel territorio di Battaglia; da una breve analisi delle mappe è agevole dedurre che i siti ove erano collocate le mote idrauliche costituivano anche importanti punti di riferimento durante le fasi del progressivo evolversi dell’organizzazione antropica in quella zona. Alcuni di questi disegni furono redatti a corredo delle suppliche per il potenziamento di opifici molitori già esistenti; tali richieste si fecero sempre più numerose a partire dalla seconda metà del XVII secolo, all’inizio cioè della ripresa demografica dopo la peste del 1630 e a seguito dell’incremento della produzione cerealicola ottenuto grazie alle bonifiche 15.

LA SITUAZIONE IDRAULICA NEL XIX SECOLO

All’inizio del secolo scorso la rete idrografica che irrorava il territorio di Battaglia, non diversamente dal ben più ampio sistema idraulico della bassa pianura compresa fra Padova e il mare, versava in condizioni di evidente precarietà, sottoposta cioè a frequenti tracimazioni, crolli di ponti, smottamenti delle arginature, interramenti che danneggiavano sia la navigazione che gli opifici idraulici. All’origine di questa pressoché costante condizione di dissesto idrogeologico sta il fatto che gran parte dei fiumi e canali scorrevano per lo più “in Alvei superiori al piano delle campagne [e] si mostrano in ogni occasione di anche non estraordinarie piovane nell’aspetto il più terribile… Li vizi sono così radicati, così ripettuti su d’ogni canale, che può dirsi francamente non dipendere oggidì la essistenza dell’Agricoltura se non che dal concorso dell’arte in prevenire a riparare gli sfoghi violenti delle loro acque” 16.
La necessità di un efficace e duraturo riordino di questa fitta maglia di vie d’acqua era già stata avvertita durante il Governo Napoleonico tanto che, per quanto concerne quei primi anni del secolo, è possibile rilevare un’attiva elaborazione di proposte progettuali da parte di alcuni tra i migliori ingegneri idraulici dell’epoca; la stesura copiosa di relazioni e progetti era suscitata inoltre dal fatto che in quegli anni piene rovinose sconvolsero le campagne con preoccupante frequenza 17.
Il progetto per la sistemazione dei tronchi inferiori di Brenta e Bacchiglione, elaborato in epoca Veneta da Angelo Artico, fu approvato dal Governo Francese nel dicembre del 1807 18, ma per varie vicissitudini e difficoltà non poté essere realizzato se non in minima parte. Durante i primi anni del successivo Governo Austriaco si ripropose il problema della sistemazione del basso corso del Brenta e del tratto del Bacchiglione nei pressi di Padova e l’intera questione fu affidata al Fossombroni ed al Paleocapa.
Ora però, al di là di questa premessa di carattere generale, è opportuno precisare alcuni aspetti della situazione idraulica nel territorio in esame. Come si è già rilevato nei secoli precedenti, la fitta rete idrografica facente capo a Battaglia era stata utilizzata con efficacia, consentendo l’espandersi e l’organizzarsi di forme di antropizzazione tipiche dei territori anfibi della bassa pianura. Ma il progredire dell’attività di bonifica e il conseguente miglioramento fondiario di gran parte di quelle campagne rese ancora più pressante l’esigenza di una sicura difesa dalla minaccia di alluvioni soprattutto in un territorio dalle basse altimetrie e solcato da un’idrografia per lo più pensile.
Come si rileva da un Rapporto del 1806 stilato dal Sanfermo, il canale di Battaglia si trovava “più che ogni altro in uno stato di massima dejezione. Depresse le sue arginature generalmente corrose mancanti di scarpa, troppo ristrette nella lor sommità […]. La prevalenza del suo fondo sopra il piano delle circostanti campagne che in ragione delle continuate deposizioni andava, e va tutto giorno rapidamente crescendo, l’imponente altezza del pelo delle acque” 19 sono tutti fattori che contribuiscono a rendere precario l’equilibrio tra la portata d’acqua e la capacità dell’alveo di contenerla. I dissesti e le tracimazioni compromettevano anche l’agibilità della strada Postale per Ferrara che, correndo a ridosso dell’argine sinistro, era “ridotta intransitabile dalle trapellazioni non mai interrotte, che la ristrettezza dell’argine genera di continuo” 20.. Oltre a questa descrizione dei dissesti, il Rapporto del Sanfermo include anche un efficace schema riassuntivo di tutte le “Opere eseguite nel 1806”: si tratta per lo più di controllo delle infiltrazioni a pie d’argine, rialzi ed ingrossi parziali delle sommità degli argini, risarcimento degli stessi.
Tornando ora all’importante progetto Fossombroni, approvato nel 1835 ed elaborato per la sistemazione dei fiumi Brenta e Bacchiglione, si può osservare che, per il controllo del deflusso di quest’ultimo corso d’acqua a monte di Padova, era previsto l’escavo di un nuovo alveo tra il Bassanello e il canale di Roncajette con funzioni di diversivo di piena (il cosiddetto Scaricatore). Oltre a ciò, per regolare l’afflusso delle acque nel Naviglio Interno e nel canale di Battaglia, si doveva procedere alla costruzione di due sostegni regolatori all’incile delle suddette derivazioni; i lavori avviati in base al progetto Fossombroni furono completati tra il 1863 (canale Scaricatore) e il 1867 (ponte dei Cavalli) 21, nonostante che fossero sorte alcune questioni circa l’opportunità o meno di edificare sostegni 22.
L’ingegnere Bucchia, con una ben documentata scrittura, espresse la validità della scelta tecnica e i vantaggi che sarebbero derivati dall’edificazione dei sostegni: quello all’incile del canale Battaglia avrebbe consentito infatti una più costante e sicura utilizzazione della via d’acqua sia per la navigazione che come forza motrice per gli opifici idraulici 23. La navigabilità, come è ben noto, era limitata a due soli giorni della settimana, in occasione cioè del butà 24; tale grave inconveniente per una più proficua utilizzazione del canale di Battaglia, poteva essere superato, secondo il Bucchia, proprio grazie alla costruzione del suddetto sostegno, con il quale “sarà tolto l’odierno incomodo di ritenere due volte alla settimana, nei giorni detti di butà, le erogazioni degli opificii per disporre di tutta l’acqua al servigio della navigazione” 25.

I CONSORZI

Come già si è accennato in precedenza, gran parte dei territori posti attorno a Battaglia furono interessati, a partire dal XVI secolo, da sempre più efficaci interventi per il drenaggio delle acque eccedenti. I protagonisti di questa secolare opera di trasformazione dei preesistenti assetti anfibi dal paesaggio accomunavano i propri sforzi e coordinavano gli interventi unendosi in peculiari strutture associative; in alternativa all’azione di questi consorzi di singoli privati va menzionata inoltre l’attività svolta dalle comunità monastiche 26.
Per quanta riguarda la zona qui considerata, si sa che già dal 1557 le campagne a sud ovest di Battaglia erano coinvolte in un assai ampio programma di miglioramento fondiario: il cosiddetto retratto di Monselice, la cui attuazione doveva basarsi su tre ambiti di iniziative (drenaggio delle acque, realizzazione di attività produttive, mantenimento del nuovo assetto) 27. Per la bonifica delle campagne a sud ovest del Catajo e quelle che da quest’ultima località si estendono fino a Mezzavia, fu istituito un altro consorzio il 31 marzo 1628, la cui competenza territoriale fu ampliata nel 1685, inglobando altre porzioni di terreni posti nelle vicinanze di Montegrotto. In una mappa della seconda metà del secolo XVIII 28 è raffigurata con buona precisione la zona di pertinenza del suddetto Consorzio e gli elementi del paesaggio cui viene dato maggiore risalto sono senza dubbio i segmenti dell’idrografia. Il loro tracciato regolare, (Fossa Menona, Fossa Canella, Rialto Fiume e altri numerosi scoli minori) confluente alla botte del Pigozzo, costituisce un significativo esempio della tecnica di bonifica basata sul drenaggio; i risultati di tale procedimento dovevano essere soddisfacenti a giudicare dal vistoso incremento, riportato nella mappa stessa, del numero dei consorziati (fig. 4).

Territorio del consorzio di Mezzavia, sec. XVIII.

(fig. 4) Territorio del consorzio di Mezzavia, sec. XVIII.
La mappa rappresenta la rete scolante per il drenaggio dei terreni siti a ovest del canale Battaglia. L’intero bacino confluisce nel collettore principale Rialto che sottopassa il canale navigabile a Pigozzo.

(A.SP – Foro Civile, b. 217)

In epoca napoleonica, con un Regio Decreto del 6 Maggio 1806, si cercò di semplificare il complesso e articolato frammentarsi delle estensioni dei consorzi, inglobandoli in suddivisioni territoriali più ampie, denominate Circondari. Le campagne attorno a Battaglia rientravano nelle competenze del VII e VIII Circondario del Dipartimento del Brenta; l’istituzione di questi organismi doveva facilitare il coordinamento degli interventi riguardanti non tanto il drenaggio dei terreni, quanto la manutenzione delle arginature dei principali corsi d’acqua della zona, le cui perniciose esondazioni determinarono ampi ristagni e acquitrini difficili da prosciugare 29.
Il settimo Circondario comprende l’estensione dei territori corrispondenti all’antico Retratto di Monselice “cui fu riunita picciola estesa di terreno sotto il Cattajo che non avea altro sfogo se no quello di questo Comprensorio” 30; qui le funzioni di drenaggio erano affidate ad una rete scolante, che fu realizzata nei secoli precedenti, la cui efficienza era a quell’epoca compromessa dal progressivo interrarsi dei canali principali, che determinava un’accentuazione del loro carattere di pensilità. Da questa situazione idraulica ne consegue che “La Canaletta di Lispida, che sfoga le acque tutte del Circondario, immette nel canale della Cagnola che la rincolla quasi di continuo con grave ritardo allo scolo de’ terreni” 31; tra le regolazioni progettate va menzionata l’apertura di un nuovo ponte-canale e l’intento “di escavare ed approfondire gli scoli attuali con gradazione proporzionata alle loro circostanze” 32.
Il meno esteso ottavo Circondario racchiude “varij piccoli Consorzj di piccolo rimarco. Sono questi il così detto Carrara, quello chiamato Savellon di Bagnarolo attualmente attivi e di altri antichi nominati Palù maggior di Rivella e Palù maggior della Battaglia”. La caratteristica principale di questo circondario è la non omogeneità del bacino scolante, per cui la sua estensione “viene divisa di necessità in quattro piccole porzioni. Ha ognuna di esse il suo scolo particolare, e quella detta Carrara come più estesa ne presenta due che sboccano però in diversi punti” 33. Alla confluenza di questi scoli con i canali maggiori che defluiscono verso valle (Canaletta di Lispida, canale di Rivella, canale di Cagnola) sono state costruite chiaviche onde impedire la risalita dell’acqua di piena la quale avrebbe bloccato il deflusso dai terreni superiori.
Anche per questo circondario si rileva la necessità di un generale riordino dei corsi d’acqua principali, in modo da far defluire senza tracimazioni le portate più abbondanti; un altro grave problema era costituito dal fatto che i suddetti canali, che fungevano da collettori, molto spesso scorrevano ad un livello maggiore rispetto al reticolo in essi scolante 34.
Con l’avvento dell’amministrazione austriaca, la gestione idraulica fu demandata nuovamente ai singoli consorzi, senza far più riferimento all’organismo dei Circondari. La tutela dell’attività agricola doveva fronteggiare ancora sia la minaccia di alluvioni che la difficoltà con cui la rete scolante riusciva ad allontanare dai terreni coltivati le acque eccedenti.
Tra le varie questioni di controllo idraulico rilevabili dalla documentazione archivistica 35, la situazione del canale Biancolino può essere considerata un interessante esempio dell’importanza che aveva in queste zone una saggia gestione delle acque. Il dibattito relativo al riordino di questo corso d’acqua fu suscitato a seguito di una rotta sull’argine destro verificatasi nell’aprile del 1822; la scelta dell’intervento da adottare oscillava tra il progetto di potenziare l’argine e quello di dragare il letto del canale. L’intera questione era di competenza del consorzio delle Carrare e dalle perizie e relazioni inviate a quella Presidenza si ricavano preziose informazioni che consentono di precisare alcuni elementi della complessa relazione tra uomo e acque nel territorio di Battaglia. Prima di approfondire l’argomento è opportuno precisare che la dinamica idraulica del Biancolino coinvolgeva non solo l’agricoltura nelle campagne rivierasche, ma anche l’attività dei mulini azionati dal medesimo corso d’acqua e ubicati a Mezzavia e a Pontemanco 36.
In una relazione del 24 settembre 1822 si evidenzia come il dissesto del Biancolino fosse causato dall’incuria dei conduttori dei mulini i quali “non vollero mai più ricordarsi la consuetudine anteriore che era quella di escavarsi di tempo in tempo, e con una indolente trascuranza lasciarono imbonire anzi tombare affatto lo strato del Canale” 37. E in effetti all’inizio del secolo, come si rammenta nella relazione, le escavazioni venivano praticate con regolarità lungo tutto l’alveo e anzi la sabbia così estratta trovava pronto impiego sia nell’edilizia che nell’acconcio della strada Padova-Monselice 38; inoltre “con tale semplice operazione, quasi annuale, [il drenaggio], le Otto Ruote de’ Molini di Mezzavia, e le dodici di Pontemanco erano in continua e non mai interrotta operosità (ed ora fra le otto di Mezzavia se ne possono contare appena quattro operose), né mai i frontisti si lagnarono che le acque andassero a far deperire le loro speranze ed allagare l’umile loro ricovero” 39. Nella relazione si auspica di intervenire con un buon dragaggio del fondale, convenendo che l’innalzamento delle arginature “e uno di quegli antidoti generali che calma momentaneamente il male senza estirpare il morbo”, e paventando in tal modo il grave problema dell’aumento della pensilità del corso d’acqua.
Da questa breve esemplificazione è dunque agevole comprendere un aspetto delle multiformi problematiche che venivano affrontate dai consorzi. L’abbondante documentazione disponibile a tal riguardo costituisce uno strumento prezioso per approfondire l’analisi geostorica delle dinamiche che hanno caratterizzato l’evoluzione del paesaggio ottocentesco in questa parte della bassa pianura padovana.

LAVORI PUBBLICI E ACQUE TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

La documentazione conservata presso l’archivio comunale di Battaglia Terme 40, è assai preziosa per le accurate descrizioni dei lavori che si sono succeduti nel territorio tra la fine dell’Ottocento e gli anni antecedenti lo scoppio del primo conflitto mondiale. Ad esempio, assai interessante è il fascicolo, corredato da un’esauriente planimetria, riguardante il riordino idraulico del tratto di terra agricola compresa tra la stazione ferroviaria e il centro di Battaglia 41. Il problema era costituito da una fossa consorziale, di competenza del Consorzio Paludi-Catajo, la quale versava in condizioni di grave degrado (pressoché interrata e maleodorante); essa fungeva da collettore principale per il drenaggio dei territori posti a sud-ovest del Catajo e, sottopassato il canale di Battaglia, scaricava le sue acque nel Vigenzone. La proposta approvata era quella di ostruire questo tracciato preesistente sostituendolo con un altro più settentrionale. Al di là delle questioni dibattute circa la ripartizione delle spese tra Comune, Consorzio e privati, è significativa la relazione dell’ufficiale sanitario, il quale recatosi ad ispezionare la fossa rileva che “è ridotta in condizioni che l’igiene non può tollerare; mi sono recato sopraluogo ed ho difatti trovato che la fossa per l’interramento e per l’attuale siccità è quasi affatto priva d’acqua ed è convertita in un vero immondezzajo dalla triste abitudine che hanno gli inquilini di quelle case – mancanti tutte di fogne – di gettare tutti i rifiuti dell’economia domestica ed animale in quel rio sempre malsano, anche quando il pelo del’acqua e più alto che presentemente” 42.
A questa dibattito non fece seguito alcuna pratica realizzazione finché, due decenni dopo, si diede avvio ai lavori di bonifica del bacino del Catajo del quale la sopraddetta fossa Comune costituiva il principale scolo consorziale. I lavori, iniziati nel settembre 1926, vennero ultimati nel settembre del 1928 e ne conseguì una vistosa trasformazione del paesaggio compreso tra il Catajo, il semicerchio di alture dominate dal monte Ceva e la stazione ferroviaria; questi terreni redenti non furono utilizzati esclusivamente dall’agricoltura, ma una parte di essi fu destinata all’espansione urbana di Battaglia 43. In una delibera del 1933 ci si lamenta ancora dei miasmi emanati dal tratto della fossa Comune rimasto inattivo e ancora a cielo aperto; in tale delibera venne comunque approvato il suo tempestivo interramento 44.
Ben più gravi questioni, circa un efficace controllo delle acque, erano suscitate invece dalla frequente minaccia di alluvioni le quali, come già si è visto in epoca veneta, danneggiavano frequentemente le campagne attraversate dal canale di Battaglia, le cui arginature necessitavano di una costante manutenzione e potenziamento, in relazione soprattutto al carattere pensile della via d’acqua.
Utilizzando ancora la documentazione dell’archivio comunale è possibile rilevare che l’inizio del secolo fu caratterizzato da un serrato succedersi di rotte rovinose. Tra queste, i documenti evidenziano quelle del maggio 1905 e dell’ottobre 1907; a seguito di quest’ultima le autorità comunali di Battaglia espressero vigorose proteste contro l’opera degli Uffici Idraulici preposti alla difesa delle vite e degli averi dei cittadini “soprattutto perché non furono presi efficaci provvedimenti, all’indomani della piena del 1905, per la riparazione delle rotte degli argini”. E infatti, poco più di un anno dopo, in occasione di un’altra piena “si rinnovarono precisamente quegli stessi gravissimi pericoli di rotta che sia nell’una che nell’altra piena furono scongiurati miracolosamente anche col rischio della vita” 45. L’equilibrio idraulico del canale fu compromesso dall’immissione nel suo alveo delle acque di piena defluite dall’incile del Bassanello; in tal modo esso venne considerato come canale scaricatore del Bacchiglione 46, nonostante che l’altezza degli argini non fosse adeguata al vistoso e rapido aumento della portata dell’acqua. E così, sempre nella medesima lettera di protesta si sottolinea che “non dovevasi immettere maggiore acqua di quella che esso [canale di Battaglia] poteva contenere, tanto più che per colpa di imperizia, furono dal Genio Civile abbassati gli argini e i murazzi in modo che nella recente piena le vie del paese per le tracimazioni eransi tramutate in corsi d’acqua tanto impetuosi da rendere talora impossibile la coraggiosa opera di difesa sostenuta dai cittadini e soldati” 47.
Al di là comunque di queste specifiche lamentele indirizzate ai competenti uffici idraulici, in seguito furono convocate riunioni ed assemblee intercomunali per promuovere e coordinare la realizzazione di interventi non più finalizzati alle urgenze del momento, ma in grado di costituire invece “una organica, seria e definitiva sistemazione dei corsi d’acqua, che nel nostro circondario idraulico è più che altrove sentita ed imposta” 48.

NOTE

1G.B. CASTIGLIONI, Geomorfologia, Torino, 1979, p. 143-145.
2 Alcuni dati morfometrici relativi al canale di Battaglia e riferiti all’epoca della navigazione fluviale novecentesca, ci informano che “la sua lunghezza e di km. 12.400 [tra Padova e Battaglia]; ed il canale è sempre fiancheggiato da arginature, delle quali la destra serve in sommità di alzaia. La larghezza fra i cigli interni degli argini varia da m. 21 a m. 34; allo specchio d’acqua è mediamente di m. 12; la pendenza chilometri a m. 0.19; la velocità superficiale, ad acque ordinarie, circa m. 0.70; la profondità media da m. 2 a m. 3” da MINISTERO LAVORI PUBBLICI, La navigazione interna dell’Alta Italia, XV Congresso Internazionale di navigazione, Venezia, Settembre 1931, Roma, Provv. Generale dello Stato, 1931, p. 169.
3 Anch’essa nella cartografia I.G.M. (Tav. 64, I.NO, Battaglia Terme, 1:25.000), è individuabile con l’idronimo Canaletto.
4 Si tratta di un’ampia porzione di pianura compresa tra il Bacchiglione, il canale di Battaglia e le propaggini nord-orientali dei Colli Euganei. Vedi AA.VV., Bonifica e programmazione nel Veneto, Venezia, 1974, p. 191-193. Questa superficie è stata attualmente inglobata nel più ampio consorzio: “Brenta Bacchiglione”.
5 Per un primo approccio con i metodi e Ie finalità della Geografia Storica vedi: M. QUAINI, Storia, geografia e territorio: sulla natura, gli scopi e i metodi della geografia storica, in “Miscell. Storica Ligure” 6,7 (1974); A.R.H. BAKER (a cura di), Geografia storica. Tendenze e prospettive, Milano, 1981; W. NORTON, Historical analysis in geography, London, 1984; E. BEVILACQUA (a cura di), L’uomo tra Piave e Sile, “Quaderni del Dip.to di Geografia. Università di Padova”, n. 2, 1984, (con ricca bibliografia).
6 In altra sede è già stata analizzata parte dell’abbondante cartografia relativa a questo territorio: F. VALLERANI, La cartografia in epoca veneta: evoluzione del paesaggio tra XVI e XVIII secolo, in AA.VV., La Riviera Euganea. Acque e territorio del Canale Battaglia, Padova, 1989.
7 Sulla decadenza dei traffici d’oltremare vedi soprattutto C. LANE, Storia di Venezia, Torino, 1978. Numerosi anche i contributi sulla storia dell’espansione veneziana in terraferma nel XVI secolo; tra questi: B. PULLEN (a cura di), Crisis and change in the Venetian economy in the 16th and 17th century, London, 1968; G. COZZI, Ambiente veneziano. Ambiente veneto. Governanti e Governati nel dominio di qua del Mincio nei secoli XV-XVIII, in “Storia della cultura Veneta. Il Seicento”, Vicenza, 1984, vol. 4/II.
8 La mappa è anonima, denominata “Territorio Padovano: comprensorio a sud degli Euganei con canali, valli ed abitati da Este a Battaglia”, A.S.V. – S.E.A., dis. 130, rot. 47.
9 Questo era un territorio che lambiva la ben conosciuta zona termale della Fons Aponi ed era attraversato dall’importante strada Patavium-Ateste. Vedi L. BOSIO, Itinerari e strade della Venetia romana, Padova, 1970, p. 218.
10 Nella trattatistica agronomica della seconda metà del XVI secolo si prevedevano infatti, a seguito delle bonifiche idrauliche nella pianura padana, le seguenti fasi: “la prima fase della sistemazione (caratterizzata dalla divisione nei grandi quadri della cosiddetta “larga”, segnati e solcati da stradoni, viottoli e scoline, e adibiti alla coltura dei cereali e del prato) e poi la seconda ed ultima fase caratterizzata dalla divisione in campi regolari, dalla sistemazione idraulica intensiva e dall’impianto delle colture arboree ed arbustive (piantata)”. Da E. SERENI, Storia del paesaggio agrario italiano, Bari, 1986, p. 178.
11 Descrittione delli stabili del sig. Cavalier Benedetto Salvatico alla Battaglia nel Padovano, Venezia, 1657, p. 2.
12 A.S.P. – Estimo, 1615, b. 297, c.140r., “Visita per gli estimi nella Vicaria d’Arquà”, 1622.
13 Tra le soluzioni adottate venne allargato il numero dei contribuenti coinvolgendo quindi non più solo i proprietari e i conduttori delle vicine campagne, ma anche i barcari che utilizzavano questa via d’acqua. E infatti “Essendo necessario far molte spese nel ristauro degli arzeri sul Canal della Battaglia per la qual opera contribuisce il Pub.co con decreto, dell’Ec.mo Senato e resta pur aggravato la Vicaria d’Arquà di ducati 350 conossemo anco giusto che li Patroni delle barche dl tutti li traghetti di Padova e Padovano che godono il benefitio di quella navigatione concorano in qualche parte alle med.me spese”, A.S.P. – Acque, b.20, fasc. III, carta senza numero del 10 settembre 1721.
14 A.S.P. – Estimo, 1615, b.297, c.140r.
15 Per una più approfondita analisi della cartografia di epoca veneta relativa agli opifici idraulici nel territorio di Battaglia vedi: F. VALLERANI, La cartografia…, op. cit.
16 M.A. SANFERMO, Memorie, rapporti, progetti, 1806, tomo I, p. 188, Ms. BP 2198, Biblioteca Civica, Padova.
17 Il fiume che comprometteva maggiormente l’equilibrio idraulico del territorio padovano era il Brenta. Per una rassegna cronologica delle sue piene più rovinose vedi: L. MILIANI, Le piene dei fiumi veneti e i provvedimenti di difesa. L’Agno-Guà-Frassine-Fratta-Gorzone- il Bacchiglione e il Brenta, Firenze, 1939, p. 350.
18 “L’approvazione del piano Artico prevista al titolo XII del decreto 7 dicembre 1807, ordinava la presentazione, da parte dell’autore, del piano di esecuzione del lavoro e lo scandaglio della spesa entro due mesi; inoltre i lavori dovevano essere portati a termine entro il 1810”, G. DONÀ, Alcune proposte di sistemazione idraulica nei secoli XVIII e XIX, in “II territorio della Brenta”, Padova, 1981, p. 58.
19 M.A. SANFERMO, Memorie…, op. cit., Torno I, p. 299/300.
20 M.A. SANFERMO, Memorie…, op. cit., Tomo I, p. 302.
21 Ulteriori informazioni sulla successione dei lavori al nodo idraulico del Bassanello nel XIX secolo vedi P.G. ZANETTI, Una difficile regolazione delle acque in La Riviera Euganea ….
22 Destò molta preoccupazione l’eventualità che la prevista sistemazione idraulica al Bassanello non contemplasse la costruzione dei due sostegni: “non tardarono a destarsi inquietudini… tosto che, or son due anni passati, andò voce tra la gente che la regia Autorità tecnica avesse deliberato di omettere la costruzione dei due Sostegni”, in AA.VV., Due lettere al Podestà di Padova del commendator Pietro Paleocapa ed una scrittura del’ingegnere Gustavo Bucchia che trattano dei sostegni da erigersi all’incile del canale di Padova e Battaglia proposti dal conte Vittorio Fossombroni nel piano di Regolamento dei fiumi Brenta e Bacchiglione, Padova, 1862.
23 Addirittura il Bucchia prospettava la possibilità di abbattere l’argine sinistro del canale in modo da allargare l’importante strada Padova-Monselice: “…e permetterà che si abbattano gli argini e si risparmino le gravi spese della loro conservazione; quindi si potrà rassettare e rendere spaziosa ed aprica la Strada Postale da Padova a Monselice, ora angusta e cupa, oppressa dai sopraeminenti argini del canale Battaglia, dissestata sempre e malagevole”, in AA.VV., Due lettere al Podestà…, op. cit., p. 18.
24 P.G. ZANETTI, Una difficile…, op. cit.
25 AA.VV., Due lettere al Podestà…, op. cit., p. 19.
26 Assai nota è la bonifica benedettina della bassa Padovana: E. BANDELLONI, F. ZECCHIN, I Benedettini di S. Giustina nel Basso Padovano, Padova, 1979.
27 Vedi nota 54 in P.G. ZANETTI, Una difficile… op. cit.
28 A.S.P. – Foro Civile, b. 217, c. 73.
29 Dalla normativa che regola l’istituzione dei Circondari si evince infatti che il loro compito fondamentale era quello di provvedere alla “difesa dei Fiumi che scorrono stabilmente fra gli argini… [I fatti] dimostrano senza ulterior esame che i sunominati Canali cader devono nel numero dei difesi dalla mana Sovrana non da poca estesa di Campagne che sfortunatamente collocata frà si terribili nemici vedono ad ogni piena rinovarsi il più fondato timore dell’ultimo loro esterminio”, da M.A. SANFERMO, Memorie..., op. cit., Tomo III, p. 316.
30 M.A. SANFERMO, Prospetto generale dei circondarj in cui è diviso il Dipartimento Brenta e territori limitrofi coll’indicazione dei lavori proposti per la regolazione dell’acque loro, Padova, 1810, vedi prospetto Circondario VII.
31 Ibidem.
32 Ibidem.
33 M.A. SANFERMO, Prospetto…, op. cit., vedi prospetto Circondario VIII.
34 Tale inconveniente era determinato infatti “dalla contrastata defluenza dei loro scoli in un recipiente tanto più elevato di loro… Eretto però qualor fosse un sostegno al Bassanello, e diminuita nel canal della Cagnola tutta l’acqua che rovescia l’arco di mezzo della Battaglia, sarebbe assicurato il miglior essere avvenire per questo circondario”, ibidem.
35 Dell’assai copiosa documentazione archivistica contenuta nel fondo Delegazione Provinciale Austriaca dell’A.S.P., sono state esaminate solo alcune buste. In questa sede si e ritenuto sufficiente analizzare le carte relative ad un singolo problema idraulico, significativo però della diffusa situazione di precarietà che caratterizzava il rapporto tra uomo e acque nel territorio di Battaglia durante la prima metà del XIX secolo.
36 Per i mulini del territorio di Battaglia vedi G. ANTONELLO, I mulini sul Canale della Battaglia, in La Riviera Euganea…
37 A.S.P., fondo Delegazione Provinciale Austriaca, b. 26, fasc. 24, carta senza numero del 24 settembre 1822.
38 I conduttori dei mulini “allorché scorgevano l’alveo ingombro più del strato naturale, si univano, e di buon accordo eseguivano quella escavazione necessaria a far ritornare lo strato nel suo esser primiero, rettificavano possibilmente le rive nettandole da quegli ingombri che potevano arrestare le acque nell’immediato loro decorrimento; ed erano si solerti in tali operazioni che nel 1804 si vedevano ancora nelle vicine marezane lungo il canale motte esterminante di sabbione, depositatovi dagli escavatori, che oltre aver servito per di più anni a diversi frontisti alle malte per riparazioni domestiche ed anco a nuove fabbriche, potè con esso l’imprenditore della strada Postale di Battaglia fondamentare un lungo tratto di essa”, A.S.P., fondo Delegazione Provinciale Austriaca, b. 96, fasc. 24, carta senza numero del 24 settembre 1822.
39 Ibidem.
40 Voglio qui ringraziare la cortese disponibilità del Sindaco di Battaglia Terme, m.o Bruno Savin, che mi ha consentito di accedere all’Archivio Comunale; inoltre va sottolineata la preziosa collaborazione del sig. Giuseppe Bonafè, che mi ha aiutato nella ricerca della documentazione utilizzata per la stesura di questo capitolo.
41 A.C.B., busta anno 1907, fasc. “Deviamento della fossa Comuna”, relazione di Pietro Rossi, Ufficiale Sanitario, del 5 settembre 1906.
42 Ibidem.
43 Anche in questo caso la pubblicistica dell’epoca pose in grande evidenza i vantaggi derivati dall’intervento di bonifica, esaltando la potenza trasformatrice dell’uomo. Così, ad esempio, si legge in una Relazione sommaria sul progetto di bonifica approvato l’8 agosto 1924: “Lo scopo, dunque, è chiaro ed evidente: il provvedimento proposto dalla giunta Municipale mira ad indirizzare, sistemare e disciplinare l’estendersi dell’abitato; curare la salubrità, la sicurezza, la comodità e la decorosa disposizione degli abitati che dovranno sorgere nella zona in bonificazione, provvedere l’area necessaria per lo sviluppo delle industrie locali”, in P. CATTANI, Storia, industria e problemi di Battaglia Terme, Padova, 1925, p. 127.
44 Si legge così infatti nella definitiva delibera: “Si venne, pertanto, a costituire, nel posto dell’ex scolo consorziale, un ramo di scolo morto, pieno d’acqua marcia e putrida, incassato fra le case dell’abitato di Battaglia ed in prossimità dello Stabilimento di cura della Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali. L’acqua ferma… produce, ora, tali pestilenziali esalazioni intollerabili e dannosissime alla pubblica salute, da costringere gli abitanti prospicenti e vicini alla detta Fossa a tenere ben chiusi i serramenti delle loro abitazioni”, A.C.B., b. 10, 1905, Deliberazione del Podestà del 28 febbraio 1933.
45 A.C.B., b. 1905/1907/1910, Cat. X, Lavori Pubblici, carte senza numero relative alla piena del 26/29 ottobre 1907.
46 II canale era infatti utilizzato soprattutto come via navigabile per cui l’Amministrazione Comunale protesto vigorosamente poiché “sul canale di Battaglia come corso d’acqua artificiale per la navigazione si immette una quantità d’acqua maggiore di quella che possono contenere gli argini, per indi scaricarla al sostegno di Battaglia”, ibidem.
47 Ibidem.
48 II testo è tratto dalla lettera di convocazione inviata al Sindaco di Este dai rappresentanti dei Comuni e dei Consorzi per una prima analisi della grave situazione idraulica. II tono accorato di tale missiva risente del fatto che fu redatta due giorni dopo la rotta degli argini (28 ottobre 1907): “Quanto denaro deve essere oggi speso per rimettere nell’ordine primiero gli argini fessi e corrosi, quanta ricchezza e tolta alla nazione colla perdita o colla diminuzione dei raccolti per una vastissima zona di un territorio fertilissimo, quanto inceppamento di affari, quanta vita soffocata, quante case rese inabitabili e focolari di malattie infettive”, A.C.B., b. 1905/1906/1907, Cat. X, Lavori Pubblici, carte senza numero relative alla piena del 26/29 ottobre 1907.