Battaglia e le sue acque

Storia del borgo di Battaglia. Le terme, i canali navigabili, gli opifici funzionanti attraverso la forza delle acque e lo sviluppo economico-sociale.

Battaglia e le sue acque.
Il borgo, gli opifici
e il “continuo mercato”

Le origini del borgo fluviale

“Poco distante dal Cataio è il luogo detto la Battaglia, ove sono dall’una, e dall’altra parte del fiume due borghi di case congiunti con un ponte. Qui è una sega artificiosa, e gli edificij per fare la carta, che vi fece fabbricare l’anno 1343 Ubertino da Carrara terzo Signor di Padova. L’istesso luogo si può dire che sia un continuo mercato per il concorso delli navilij, e barche di Padova, Este, Chioggia, Ferrara, e d’altri luoghi, che per diversi canali qui vengono a caricare farine risi, scaglia per far la calce, e altre mercantie1“.
Battaglia Terme è uno dei siti termali alle pendici orientali dei Colli Euganei.
Dopo aver goduto di un certo prestigio come meta di richiamo del turismo internazionale (soprattutto tra XVIII e XIX secolo)2, è oggi quello meno incentrato sullo sfruttamento di stabilimenti alberghieri quanto piuttosto sul rilancio di una vocazione turistica maggiormente verso le attrattive del tutto insolite di un contesto geoambientale, tradizionalmente modellato dalla presenza dell’acqua. Questa infatti è la caratteristica saliente che ha condizionato la storia e dunque la fisionomia del paese.
“Il centro storico di Battaglia Terme, con le sue viuzze strette come calli, con le sue corti molto simili ai campielli, con il suo canal grande che l’attraversa tutta, con i suoi ponti, con il Vigenzone e la canaletta ha fortissime rassomiglianze con Venezia. All’abitato, che si stende lungo il canale in cui confluiscono le acque del Bacchiglione e del Frassine, attraversato da quattro ponti di cui uno alla veneziana, fanno da meravigliosa cornice i Colli Euganei.
Alle spalle infatti di Battaglia Terme s’innalza una dorsale a ferro di cavallo formata dalla suggestiva collina del Cataio, dalle due aspre cime del Monte Ceva e degli articolati gioghi del Castellone, Spinefrasse, Montenovo e delle Croci che, scendendo, chiudono l’arco verso la ridente cittadina3“.

Il suo assetto si è andato delineando in epoca medievale (XIII secolo) a seguito della costruzione di un navigium, ovvero di un canale artificiale, pensile e navigabile, lungo diciotto chilometri: si trattava di un raccordo diretto e lineare tra le acque del Bacchiglione, da Padova, con quelle del canale Bisatto, da Monselice (o per meglio dire del Frassine, da Este)4.
La realizzazione del Canale Battaglia (1189-1201)5 segnò la nascita di una nuova direttrice di navigazione, fondamentale per la comunicazione tra Padova, Monselice (e Rovigo) con Este, Montagnana, Legnago (e Mantova).
Si avvia dunque un rapido processo di sviluppo economico e sociale che vede come epicentro il sito di Battaglia.
Partendo da una considerazione generale, tutto l’insieme del contesto battagliense richiama molteplici fattori connessi allo sfruttamento delle sue acque nei secoli.
Le peculiari caratteristiche del bacino euganeo (la conformazione geomorfologica, la ricchezza di sorgenti, la copertura vegetativa e la posizione nel cuore della pianura padana vicino ad importanti corsi fluviali) ne hanno fatto nei secoli un habitat ottimale connesso allo sfruttamento delle sorgenti termali.
Almeno dall’età del Ferro i dossi e le sorgenti di acqua calda terapeutiche sono da leggere quali elementi catalizzatori dell’insediamento umano, poli naturali di aggregazione di luoghi di culto e degli abitati. I più ricchi insediamenti della civiltà dei Veneti Antichi si sviluppano nelle aree di pianura lungo le grandi arterie fluviali, in posizioni strettamente connesse sia ai corsi d’acqua che ai pendii boschivi.
Non vi sono elementi per ipotizzare lo sviluppo di un analogo modello insediativo nel comparto orientale dei Colli, tranne che per l’area tra il Monte Castello e il Colle S. Pietro Montagnon a Montegrotto, dove fiorisce un importante santuario connesso al culto delle acque, che è frequentato dalla seconda metà del VII al IV-III sec. a.C.6.
Sulla sacralità connessa alle sorgenti d’acqua calda si allineano anche altre segnaIazioni di materiali votivi provenienti dal comprensorio termale nell’orbita di Padova (es., località Feriole di Abano Terme; Monte Rua)7 e uno di questi ritrovamenti proviene da Battaglia Terme8.
Alla fase romana e soprattutto a partire dall’età imperiale delle Patavinorum aquae (Plinio, Naturalis Historia, n, 103, 227) è connessa una diffusa evidenza di sorgenti e di impianti articolati in una o più vasche (come il complesso termale presso l’Area archeologica di viale Stazione / via degli Scavi a Montegrotto Terme)9, strutture per la ricettività e luoghi di culto, probabilmente trasferendo (anche presso sacelli privati) la continuità del culto delle acque con la celebrazione di Aponus10.
Il carattere salutifero delle acque e il paesaggio euganeo trovano eco lungo tutta la fase medio-imperiale e tardo-antica in numerose fonti letterarie, tra cui ad esempio Claudiano (Carm. min., 26; seconda metà del IV sec. d.C.):

Fons, Antenoreae vitam qui porrigis urbi11
fataque vicinis noxia pellis aquis,
cum tua vel mutis tribuant miracula vocem,
cum tibi plebeius carmina dictet honos
et sit nulla manus, cuius non polie ductae 5
testentur memores prospera vota notae,
nonne reus Musis pariter Nymphisque tenebor,
si tacitus soli praetereare mihi?
Indictum neque enim fas est a nate relinqui
hunc qui tot populis provocat ora locum? 10
alto colle minor, planis erectior arvis
conspicuo clivus molliter orbe tumet,
ardentis fecundus aquae. Quacumque cavernas
perforat, offenso truditur igne latex.
Spirat putre solum, conclusaque subter anhelo 15
pumice rimosas † perforat † unda vias.

***

Felices, proprium qui te meruere, coloni,
fas quibus est Aponon iuris habere sui. 90
Non illis terrena lues corrupta nec Austri
flamina nec saevo Sirius igne nocet,
sed, quamvis Lachesis letali stamine damnet,
inde sibi fati prosperiora petunt.
Quod si forte malus membris exuberat umor 95
languida vel nimio viscera felle virent,
non venas reserant nec vulnere vulnera sanant
pocula nec tristi gramine mixta bibunt:
amissum lymphis reparant inpune vigorem
pacaturque aegro luxuriante dolor. 100

Tuttavia, sebbene inserita nell’ambito della centuriazione del territorio a sud del municipio di Patavium, l’area di Battaglia non fu oggetto di profondi interventi di assetto territoriale in epoca romana; anzi, sino all’alto Medioevo rimase un territorio in prevalenza occupato da acque palustri, laghetti d’acqua calda alimentati dalle sorgenti delle acque termali che sgorgavano dal sottosuolo, macchie boscate e canneti.
La rete viaria medievale si imposta sulle tracce di quella precedente, in uso in epoca romana, anche successivamente al dissesto idrogeologico e alla disarticolazione che coinvolge la fase tardo-antica, impostandosi su linee dossive o rialzate rispetto al ristagno delle acque.

Dall’età longobarda all’XI secolo le fonti documentarie testimoniano una fase caratterizzata dalle lotte politiche e dalla presenza di comunità religiose e monastiche, elementi che investono il quadro di evidenze archeologiche nel periodo altomedievale anche per i Colli Euganei12.
Sino ai primi secoli dopo il Mille l’azione combinata di queste presenze contribuì in modo massiccio a trasformare il paesaggio “…secondo un intreccio non ben definibile di aspetti politici e religiosi maturati nell’età longobarda e carolingia: processi di cristianizzazione, strutturazione territoriale, e di organizzazione ecclesiastica si intrecciano strettamente con interessi economici, indirizzi devozionali, disegni dinastico-familiari di individui e gruppi parentali”13 .
Nel corso dell’alto Medioevo Monselice accentra il polo di un distretto amministrativo (legato alla presenza del castello fondato già nel corso del VI secolo), che dopo la conquista longobarda e il declino di Padova includeva anche le terme euganee. L’instabilità che caratterizza il periodo intorno al Mille concorse al processo di incastellamento, con il moltiplicarsi di castelli e fortilizi sui Colli Euganei, posizioni di presidio militare del territorio ed al tempo stesso elementi catalizzatori del popolamento rurale (Arquà, monte Castello; Pernumia; Montegrotto)14.
Dunque, l’assetto medievale di questo settore risulta un insieme composito di nuclei abitati, fortificazioni, luoghi di culto e bagni termali, inseriti entro un tessuto a vocazione agricolo-pastorale e boschiva, caratterizzato dalla presenza delle sorgenti naturali d’acqua calda (richiamata anche da alcuni toponimi), elementi di attrattiva economica sino all’epoca dei Carraresi; tuttavia “la maggioranza dei castelli euganei non ebbe in realtà bisogno di nessun illustre distruttore poiché bastò la mutata temperie politica a renderli inutili come fortificazioni e desueti come centri di potere sin dal XIV secolo, tendenza che subì un’inevitabile accelerazione sotto il dominio veneziano…” (Settia 2005, p. 136).
Il vero potenziale dell’area si svilupperà a seguito della sistemazione della rete idrografica e grazie ai successivi interventi di messa a regime delle acque, mediante arginature e bonifiche.

Si ritiene che il nucleo embrionale del sito di Battaglia sia sorto verso l’anno 1000 attorno alle grotte termali del colle di Sant’Elena (anticamente ‘Colle della Stufa’); qui vi era un ospizio per pellegrini, connesso alle sorgenti. Solo con la costruzione del canale di Battaglia, l’abitato si sviluppò lungo le sue rive (figg. 1-3).

Il canale della Battaglia in una rappresentazione cartografica del 1740.

Fig. 1. Il canale della Battaglia in una rappresentazione cartografìca del 1740. Disegno acquerellato di P. Brandolese. ASVE, SEA, Brenta, rot. 33, dis. 57 (da “I Colli Euganei”, a cura di Selmin F., Sommacampagna (VR), p. 225).

Dal XIII secolo l’acqua rappresenta dunque il fattore trainante dell’economia del sito.
A quest’epoca risale il primo documento che attesta il toponimo di “Battaglia”15. Secondo l’ipotesi più accreditata (Beltrame 1997), esso deriverebbe dal latino baptalea (ovvero ‘luogo dei bagni’, dal verbo greco βάπτω, ‘immergere, lavare, attingere’), a sottolineare l’importanza delle acque e più verosimilmente delle sorgenti termali già prima della fondazione del borgo medievale. Anzi, il Canale della Battaglia deriverebbe allora la sua denominazione dal sito che attraversa. Altre ipotesi collegano la formazione del toponimo a scontri militari tra Monselice e Pernumia sullo sfondo delle lotte comunali o all’azione dei battitori dei panni presso gli antichi folli (Olivieri 1915), oppure persino all’incontro delle correnti presso l’Arco di Mezzo (Cittadella 1605)16. A nostro avviso risulta più credibile la lettura avanzata da Beltrame, riconducibile con lo sfruttamento delle acque termali presso il rinomato Balneum di S. Elena (di proprietà comunale) sino dal XII secolo.
Tuttavia, lo sviluppo del borgo tra Duecento e Trecento è connesso all’installazione della posta molitoria e allo sfruttamento dell’energia idraulica del canale.
Il canale navigabile divenne infatti la principale via di movimentazione per le merci (farine, grani, panni, tessuti, prodotti agricoli del compatto euganeo).

Con il passaggio alla Serenissima (1405) vasti appezzamenti di terreni, chiese e conventi sono trasferiti al controllo veneziano: nelle campagne si insediano ville e palazzi signorili. Sebbene si mantenga costante l’attenzione al territorio attraverso interventi di bonifica per contrastare fenomeni di impaludamento, lo sfruttamento dell’area termale conosce un rallentamento rispetto ai secoli precedenti. Solo a partire dal XVI secolo il territorio diviene oggetto di rinnovato interesse medico e scientifico, da cui si avviano anche i primi studi di carattere storico e culturale, sino allo sfruttamento intensivo della risorsa termale in anni recenti17.
Le tracce architettoniche nel borgo storico e la toponomastica nell’area dell’antiico quartiere fluviale sulla riva destra del canale (es., via del Maglio, via Pescheria, Contrada della Sega, via Squero, più recente la via delle Officine), richiamano la vivacità del polo commerciale nei secoli XIV-XVIII, oggi sopita (figg. 1-2).

La pianta degli opifici di Battaglia, posizionati in prossimità delle acque dei canali.

Fig. 2. Pianta degli opifici posti all’inizio del Canal Grande o Vigenzone. ASV, Beni Inculti PD-Pol, rot. 337, m. 10a, dis. 4 (da “Battaglia Terme: originalità e passato di un paese del padovano”, a cura di Zanetti P.G., Battaglia Terme, PD, 1989, p. 47).

Il fulcro del centro antico si identifica con le medesime borgate ancora oggi prospicienti le riviere e collegate già allora da un ponte in pietra (la cui presenza in sito è nota dal 1235)18. Si osserva inoltre l’assenza di strutture difensive, come bastioni, mura o castello, ulteriore elemento che differenzia il sito sorto come polo proto-industriale satellite di Padova, rispetto ad altri centri euganei.
Lo sfruttamento del canale principale e della rete idrografica minore (Vigenzone o Canale di sotto, Rialto, Canale della Sega) favorì la crescita di attività artigianali e commerciali: il quadro economico, legato alla presenza di mulini e macchine idrauliche (fig. 3, numm. 1-3) e al trasporto di pietra dalle cave dei Colli Euganei ebbe un notevole impulso con l’installazione della cartiera (post 1339).
La chiesa barocca di  San Giacomo Apostolo, il cui campanile sormontato da una cupoletta ottagona a cipolla si staglia sul paesaggio del canale, fu costruita sulla riva orientale nel XVIII secolo, in sostituzione di una precedente costruzione consacrata nel 1332 (fig. 3, num. 5). L’iscrizione dedicatoria dell’edificio originale infatti, conservata in facciata, testimonia anche che i promotori della chiesa furono la nobile famiglia Zacchi, il giudice Pietro da Campagnola e Gualpertino Mussato. Il motivo della costruzione di una nuova chiesa risiede probabilmente nella necessità di dotare di un polo ecclesiastico il borgo del XIV secolo, coagulato attorno agli opifici e al porto. A fronte della crescita del sito, è verosimile supporre che la nuova chiesa sopperisse all’insufficienza dell’oratorio di S. Elena (sul colle omonimo) e l’eccessiva lontananza della pieve di Pernumia.
I secoli centrali dello sviluppo economico, demografico e urbano del sito infatti si collocano tra XVI e XVIII secolo19.
Il culmine dell’incremento demografico si registra nel corso del XVI secolo, raggiungendo oltre 1000 abitanti, condizione favorita dal richiamo esercitato dagli opifici e dal conseguente sviluppo urbano e del trasporto fluviale. All’epoca della consacrazione della nuova chiesa (1748) la popolazione raggiunse i 1526 abitanti.

Le rappresentazioni dell’epoca (cartografia storica d’archivio, mappe topografiche e catastali, vedute: figg. 12) ci restituiscono l’immagine delle due borgate allineate lungo i corsi d’acqua20: lo sviluppo parallelo dei fabbricati sulle sponde opposte del canale prosegue nelle corti retrostanti, e, alle spalle di questi, nei nuclei compatti di abitazioni nei quartieri Chiodare (Chioare nel catasto del 1838) e Ortazzo (tra il Rialto e il Vigenzone) sulla riva orientale (fig. 3). Proprio nel cuore di questo quartiere spicca, con assetto differente, la conformazione ‘a penisola’ della Contrada della Sega, prospiciente il Canale di Sotto, fittamente edificata almeno dal XVIII secolo.
Allontanandosi dal centro verso le falde collinari, ad ovest del canale, si osservano pochi agglomerati di edifici lungo la strada verso Galzignano. Su questo versante, solcato dalla trama viaria pedecollinare, sono presenti i bagni del colle di S. Elena e la proprietà Selvatico.
Sotto la dominazione veneziana si colloca infatti la costruzione di ville21 sulle pendici collinari ai margini del paese (fig. 3): il castello del Catajo (il maestoso palazzo realizzato dalla famiglia Obizzi alle pendici del Montenuovo tra il 1570 e il 1573) e la villa Selvatico-Capodilista (costruita sulla sommità dello storico colle di Sant’Elena tra gli anni 1593 e 1647).

NOTE

1) Portenari 1623, pp. 65-66.
2) Piva 1989; Grandis 2005; Selmin 2005.
3) Beltrame 1997.
4) Come si preciserà di seguito in merito alla descrizione della rete idrografica, le premesse della singolare convergenza di canali artificiali e scoli naturali presso Battaglia ha origine sullo sfondo dei conflitti sociali e delle lotte politiche dell’Italia comunale. Verso la metà del XII secolo, poiché i Padovani contestavano il diritto di passaggio verso i mercati veneziani ai Vicentini, questi allora deviarono in parte il corso del Bacchiglione a Longare, realizzando così un canale artificiale che, circondando i Colli Euganei, giungeva fino a Monselice. Da qui, attraverso il canale di Pernumia, si collegava con il Vigenzone e dunque alla laguna di Chioggia e alle saline.
5) La realizzazione del canale Battaglia prende avvio nel 1189 su iniziativa del podestà di Padova, il milanese Guglielmo da Osa, nell’ambito di una diffusa politica di bonifica e di controllo delle acque. In seguito si sviluppano attività economiche, dai mulini al trasporto di pietrame, al commercio fluviale in genere. “A Padova nel XIII secolo la publica per eccellenza e da rispettare non più la strada ma la via d’acqua” (Patitucci Uggeri 2002, p. 52 e nota 175). Sulla effettiva cronologia di realizzazione dell’opera, Grandis 2003.
6) Dämmer 1986; Zanovello 2005, p. 97. Il santuario di Montegrotto va interpretato come la prima evidenza dello sfruttamento antropico delle acque termali euganee ed anche con una valenza politica, un santuario territoriale tra gli ambiti di pertinenza di Este e di Padova.
7) “Nel settore euganeo si registra una progressiva concentrazione degli insediamenti sui dossi fluviali dell’Adige e del Brenta, mentre l’area sacra di San Pietro Montagnon solo in un secondo momento sembra legarsi più strettamente al territorio patavino”, Zanovello 2005, p. 98.
8) Dal territorio dell’attuale comune di Battaglia Terme proviene, a quanto ad oggi noto, un unico reperto di epoca pre-protostorica, rinvenuto nel 1903 e oggi nelle collezioni del Museo Archeologico di Padova: si tratta di un vassoio in lamina di bronzo ascrivibile alla piena età del Ferro (V sec. a. C.). Questo oggetto appartiene ad una tipologia molto rara, attestata esclusivamente nella bassa pianura padovana e veneziana. Secondo l’ipotesi più accreditata, i vassoi rituali in bronzo venivano utilizzati nel corso di particolari cerimonie religiose per la presentazione di offerte. Manca ogni altra informazione sul contesto e sulle circostanze del recupero. CAV III, f. 64 (num. 205). Zampieri, Lavarone 2000, p. 162 (XIX 15, cat. 283).
9) Sulle Aquae Aponi e allo sfruttamento dei Patavini Fontes: Zanovello 2005, pp. 108, 114-5; Bressan et al. 2015.
10) Dämmer 1986; Lazzaro 1981; Zanovello 2005, p. 114.
11) “O fonte, che dai la vita alla città di Antenore I e con le acque vicine allontani il funesto destino, I poiché i tuoi prodigi danno persino ai muti la voce I e la riconoscenza del popolo compone per te carmi I e non c’è nessuna mano della quale le note del pollice 51 non testimonino, memori, voti esauditi non sembrerò irriverente alle Muse e alle Ninfe, I se trascurassi, solo io, di celebrarti? I Non è lecito che sia lasciato inonorato da un poeta I questo luogo che è sulla bocca di tante genti. 10 I Più bassa di un alto colle, ma piuttosto elevata I rispetto alla campagna circostante, con notevole giro I dolcemente si gonfia un’altura ricca di acqua bollente; I dovunque l’acqua scava caverne, l’acqua che sgorga dal fuoco. I […] Felici quei coloni che ti hanno avuto in dono, I ai quali è diritto avere Apono nella loro terra. 90 I A loro non la malattia terrena, non il soffio corrotto I dell’Austro, né Sirio infuocato, nuoce, I e sebbene Lachesi li condanni con lo stame letale, I cerano in te un destino più prospero. I Poiché se un malefico umore abbonda nelle membra 95 I ed il ventre languido rosseggia per troppo fiele, I non tagliano le vene, né sanano la ferita con una ferita, I né bevono filtri misti di erbe venefiche, I ma senza danno recuperano con le acque il perduto vigore I e si placa per il sofferente, che ritorna alla salute, la malattia. 100″.
12) “La pressione che, dal settimo decennio del secolo VI, i Longobardi esercitarono verso sudest contro i luoghi rimasti in mano bizantina, indusse gli insediamenti disposti nell’estrema frangia meridionale delle colline euganee ad attestarsi stabilmente su siti fortificati di altura…”, Settia 2005, p. 118.
13) Rigon 2005, p. 143.
14) Calaon 2005; Settia 2005.
15) Lotti 1989; ASPD, fondi Diplomatico e Notarile, ASP part.756 del 26.07.1208 e part. 759 del 15.10.1208. Beltrame 1997; Cittadella 1605; Olivieri 1915. L’origine del toponimo è incerta, si veda Marcato 1990; Zodio 1989 e bibliografia citata.
16) Coronelli 1704, col. 612-613 (s. v. 1921). Contra Gloria 1862.
17) Grandis 1989.
18)Tra l’Arco di Mezzo e la chiesa di S. Giacomo e più basso di quello attuale (ricostruito dopo essere stato distrutto dai bombardamenti durante la II guerra mondiale), per facilitare il transito dei natanti.
19) Verdi 1989; Pegoraro 2010.
20) Es.: Sviluppo urbano rivierasco (copia ottocentesca di un disegno di G. Rampin, 1673), ASV Miscellanea Mappe, 1318; Disegno acquerellato (P. Brandolese, 1740), ASV S.E.A. Brenta, roto 33 dis. 57 (qui fig. 1); Topografia del territorio di G. Savio (dal disegno di G.M. Sandri, 1772) ASV Miscellanea Mappe 636; Riviera della Battaglia nel Padovano (incisione di Mariol, 1790).
21) Fantelli 1989; Vigato 2005.