1922, nasce la squadra del Battaglia

Nel 1922 nasce ufficialmente l’A.C. Battaglia. Il primo campionato di cui si ha notizia è quello del 1925-26: IV divisione FIGC, a carattere regionale.

1922

Nasce l’A.C. Battaglia

Battaglia, il più piccolo comune della provincia

Nel 1922 Battaglia è uno dei più fiorenti centri del padovano. Le vie di comunicazione stradale, fluviale e ferroviaria ne fanno un importante snodo commerciale situato ai piedi dei Colli Euganei, a 17 km dal centro del capoluogo. 1

La strada è la provinciale Padova-Monselice, conosciuta anche come Strada Battaglia, tratto iniziale dell’attuale Statale 16 Adriatica (SS 16). Correndo lungo tutta la costa orientale, tocca ben sei regioni e arriva sino a Otranto, in Puglia. Con i suoi 1.000 Km è la più lunga strada statale della rete italiana.
La via fluviale è costituita da tre diversi corsi d’acqua, che confluiscono nel centro del paese. I primi due scorrono parallelamente alla strada principale: il canale Battaglia è collegato al Bacchiglione e proviene direttamente da Padova, mentre il canale Monselice fluisce da Este, dove prende il nome di Bisatto. Attraverso un sostegno regolatore chiamato Arco di Mezzo, le acque di questi due canali alimentano il Vigenzone, il cui livello si trova normalmente circa sette metri più in basso. Questo canale unisce Battaglia alla laguna veneta, permettendo di arrivare sino a Chioggia.
La ferrovia copre il tratto Padova-Bologna, di 123 km, passando per Rovigo e Ferrara.

Battaglia, Piazza del Mercato intorno al 1910.

Battaglia intorno al 1910. Tra la strada e il canale, la stretta “Piazza del Mercato”, ottenuta abbattendo due preesistenti edifici. A destra, il “Ponte a Scaini”, che collega le due parti del paese. Ai piedi del ponte, la statua di san Giovanni Nepomuceno (san “Zuane”). A sinistra, la chiesa parrocchiale. Sullo sfondo, il profilo del Monte Ricco (Monselice).

Diverse sono le industrie, le attività e i lavori che vi si svolgono, consentendo a tutti di vivere in maniera dignitosa. 2 Sia l’agglomerato urbano che le attività produttive si concentrano lungo la strada provinciale e i canali. La ferrovia corre quasi parallelamente alla via principale, in un’area interna in parte variamente coltivata in cui ci sono pochissime costruzioni. Dalla stazione, una stradina porta alla via che collega Battaglia a Galzignano. Le scuole sono molto frequentate e l’indice d’analfabetismo ufficiale è molto basso (sotto il 5%).
Due pregevoli costruzioni risalenti alla seconda metà del XVI secolo delimitano il paese. Venendo da Padova si vede, sulla destra, il Castello del Catajo, antica dimora della famiglia degli Obizzi. Divenuto bene della casa d’Asburgo, dopo la grande guerra conclusa da soli quattro anni, il castello appartiene allo Stato italiano. Arrivando da Monselice si scorge, sulla sommità del piccolo e storico colle di Sant’Elena, la villa Selvatico, proprietà della famiglia Emo Capodilista, con gli stabilimenti termali e la chiesetta che, sebbene ricostruita, è il primo luogo di culto della comunità cristiana di Battaglia. 3

Battaglia, Colle S. Elena. Particolare di un'incisione del 1657.

Colle S. Elena, 1657 (incisione, particolare). Sulla sommità del colle, la villa Selvatico. A destra, i “Bagni vecchi”. Tra le due costruzioni, l’Oratorio di S. Elena, edificato sul primo luogo di culto della comunità cristiana di Battaglia.

Lungo la provinciale, davanti al ponte di ferro, si trova il municipio e l’adiacente edificio scolastico, comprendente l’Asilo infantile e la Scuola elementare, amministrata dallo Stato. Duecento metri più avanti, al centro del paese, c’è la chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo, consacrata nel 1748 dal cardinale Rezzonico, vescovo di Padova, salito un decennio dopo al soglio pontificio col nome di Clemente XIII. 4 Dal 1734 agli inizi del 1737 è tornato al suo paese, come auditore del parroco, don Domenico Leonati, nato nel 1703 proprio vicino alla chiesa. Parroco di Ponte di Brenta (località di Padova) dal 1737 al 1751, si è occupato dell’educazione delle giovani abbandonate o con un difficile ambiente famigliare, utilizzando il metodo preventivo formulato e attuato un secolo più tardi da san Giovanni Bosco; è fondatore delle suore di san Francesco di Sales, dette Salesie, dedite soprattutto all’istruzione dei bambini. 5
Battaglia è il più piccolo comune della provincia: nel 1921, infatti, dopo diverse vicissitudini in merito, si attua la separazione della frazione di San Pietro Montagnon, che diventa comune autonomo, con 3.437 abitanti; il 27 luglio 1934 diventerà “Montegrotto”, aggiungendo l’appellativo “Terme”. Da 21,53 Km2 Battaglia si riduce così a 6,28 Km2 (meno di un terzo) e gli abitanti sono 2.404 6: circa metà del territorio appartiene alla tenuta Catajo (341,6 ettari, il 54%) e il rimanente in gran parte alla tenuta Emo Capodilista; un terzo dell’intero territorio (2,13 kmq) è in collina. 7 Questa separazione comporterà gravi conseguenze urbanistiche ed economiche che Battaglia tuttora sconta.

Cartina di Battaglia Terme nel 1924.

Battaglia nel 1924.
1. L’agglomerato urbano, sviluppatosi lungo le sponde dei tre canali.
2. Chiesa di San Giacomo.
3. Canale Battaglia, proveniente da Padova.
4. Canale Bisatto, proveniente da Monselice.
5. Canale Vigenzone; all’altezza di Bovolenta si incontra con il fiume Bacchiglione, proseguendo fino al mare.
6. Arco di Mezzo e canale Sottobattaglia che, all’incontro con il canale Rialto,
diventa canale Vigenzone. All’inizio della vicina strada per Carrara S. Giorgio, i Mulini.
7. Canale Rialto.
8. Traversa provinciale di Battaglia, che collega Padova a Monselice; al centro del paese la traversa prende il nome di via Maggiore.
9. Strada comunale delle Terme (ora via Terme), parallela alla provinciale.
10. Strada comunale Chiodare con il ponte sul canale Rialto; la strada collega Battaglia con Carrara San Giorgio.
11. Strada Galzignana.
12. Castello del Cataio.
13. Colle Sant’Elena (m. 32), con la Villa Selvatico – Emo Capodilista e lo Stabilimento dei Bagni Termo-minerali.
14. Monte della Croce (m. 89).
15. Stazione ferroviaria e linea Padova-Bologna.
16. Il Ponte nuovo, che collega la provinciale a via Terme e alla via Nuova.
17. Municipio, Asilo infantile e Scuola elementare.
18. Via Nuova (ora via Roma), completata nel 1923, e costruzioni adiacenti.
19. Conca di Navigazione, inaugurata nel 1923.
20. Area destinata alla Fiera annuale e annesso Campo sportivo.
21. Officine metallurgiche.

Elaborazione grafica: Carmelo Donà.

Tra il 1921 e il 1922 arrivano in paese notizie di fatti che avranno la loro tragica conclusione nella seconda guerra mondiale.

Il 29 luglio del 1921 Hitler diventa presidente del Partito nazionalsocialista tedesco. Il 3 aprile del 1922 Stalin diventa segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica. Il 28 ottobre dello stesso anno si compie la marcia su Roma, che segna l’inizio dell’era fascista. Due giorni dopo Mussolini riceve dal re Vittorio Emanuele III l’incarico di primo ministro.

Con una palla fatta di stracci si gioca dappertutto

I bambini e i giovani si divertono calciando una palla fatta di stracci legati con lo spago. È un gioco molto popolare perché tutti hanno la possibilità di prendervi parte e può essere praticato in qualsiasi luogo, di solito a piedi nudi per non rovinare l’unico paio di scarpe che (non sempre) si possiede. Per tracciare la porta bastano due sassi, gli indumenti o qualsiasi altro oggetto che si può trovare lì intorno. Spesso il ruolo del portiere è ricoperto da chi corre poco o è meno abile nel gioco. Le discussioni più accese nascono quando la palla entra a mezza altezza: qualcuno assicura che è gol e qualche altro, al contrario, afferma che la palla è passata sopra l’immaginaria traversa. Quando si è in pochi si può sempre giocare a una sola porta: in questo caso il portiere è continuamente bersagliato da tiri che provengono da tutte le direzioni. È un buon allenamento. Questi gruppi di ragazzi schiamazzanti rincorrono la palla finché c’è un po’ di luce e sono oggetto di ripetuti richiami per il disturbo che arrecano e per i danni che, talora, procurano.

“In paese il calcio è stato praticato sin da quando è apparso e c’è sempre stata una squadra, anche se le partite erano talora delle semplici amichevoli e ci si divertiva tra amici. Si giocava quando e dove capitava, con una palla di pezza. Ricordo quando abbiamo giocato per la prima volta con una palla acquistata in un negozio. Costava due franchi, e i soldi li avevamo ottenuti compiendo il servizio di ‘zaghi’ (chierichetti). Quando giocavamo davanti alla chiesa, sul marciapiede, spesso la palla cadeva in acqua e dovevamo darci da fare per recuperarla”. (Giuseppe “Pino” Gallinaro)

La strada principale per i ragazzi non è ancora un serio pericolo: vede transitare, infatti, pochi mezzi motorizzati, vari carri trainati da cavalli e molte biciclette, specialmente all’inizio e alla fine della giornata lavorativa. Nel 1921 in tutta la provincia di Padova ci sono 623 autovetture; i veicoli sono 1.682. 8 Fin dalla sua prima edizione su questa stessa strada i battagliensi hanno più volte festeggiato il passaggio del Giro ciclistico d’Italia.

Il primo giro d’Italia e Armido Rizzetto

Il 13 maggio del 1909 si corre la tappa iniziale del primo Giro d’Italia, organizzato su otto tappe non consecutive, la Milano-Bologna, di 397 Km. La partenza avviene dal corso Buenos Aires di Milano alle 3.00 del mattino. Proveniente da Padova, il Giro transita per Battaglia. Il primo vincitore di tappa è il romano Dario Beni, che arriva al traguardo, posto all’interno dell’Ippodromo di Bologna, dopo ben 14 ore 06’15’’, alla media di 28,148 km/h. Il Giro, organizzato da “La Gazzetta dello Sport”, sin dall’inizio ha un gran seguito. 9
In questi primi anni del 900 gli sportivi del paese accompagnano le gesta ciclistiche su pista di Armido Rizzetto: nato a Battaglia nel 1893, si trasferisce giovanissimo a Este, ma gli amici d’infanzia non lo perdono di vista e, quando intorno ai 18 anni inizia a correre, lo incoraggiano con entusiasmo. Ingaggiato dalla Società Ciclisti Padovani, per due anni di seguito (1919 e 1920) Armido diventa campione italiano Velocità Dilettanti. Nel giugno del 1920 si trasferisce con la famiglia a Milano per correre con i colori dello “Sport Club Genova” da professionista. 10 Nello stesso anno partecipa alle Olimpiadi di Anversa, in Belgio: prende parte alla gara di Velocità, dove viene purtroppo eliminato al primo turno. Compie numerose gare all’estero e nel 1922 conquista il secondo posto al Campionato Italiano Velocità.

1922, nasce l’Associazione Calcio Battaglia

Nel 1922 in quasi tutte le città e nelle più importanti località c’è una squadra di calcio. A Padova si contendono la supremazia l’A.C. Padova e il Petrarca F.B.C., ambedue fondate nel 1910. 11 Il Petrarca prende parte al massimo campionato della Federazione Italiana Giuoco Calcio (F.I.G.C.) 1921/22: vince il Campionato Veneto e si qualifica alle semifinali nazionali. È superato, in un girone a tre, dalla Novese, squadra di Novi Ligure che, battendo nello spareggio del 21 maggio la Sampierdarenese, diventa campione d’Italia F.I.G.C. Il Padova partecipa invece al campionato di Prima Divisione della Confederazione Calcistica Italiana (C.C.I.), nata nel 1921 in contrapposizione al progetto di riforma Pozzo. Arriva 5° nel girone B della Lega Nord. Il massimo campionato C.C.I. è vinto dalla Pro Vercelli, che ha già conquistato altri sei tornei nazionali. La scissione è ricomposta nel successivo campionato, organizzato dalla F.I.G.C.
In provincia sono ufficialmente presenti squadre di calcio a Cavarzere (1907), Piazzola sul Brenta (Plateola, 1911), Pontelongo (1911), Piove di Sacco (Piovese, 1919), Cittadella (Cittadellese, 1920), Este (Estense, 1920) e nella vicina Monselice (1920).
È in questo contesto che nel 1922 nasce l’Associazione Calcio Battaglia. 12
Il campo da gioco è orientato in lunghezza nella stessa direzione della strada provinciale, in un angolo dell’area in cui, nei giorni intorno alla festa di san Bartolomeo (24 agosto), si svolge l’attesissima Fiera del bestiame, una delle più importanti della regione; tramite la vicina ferrovia arriva in paese una gran quantità di capi. Arricchita da altre attrazioni, quali il circo e le giostre, la Fiera richiama gente da ogni parte ed è un’ottima occasione commerciale per tutto il paese. L’intero terreno è di proprietà del conte Emo Capodilista.

Battaglia Terme, manifesto per la Fiera di S. Bartolomeo del 1940.

Fiera “di S. Bartolomeo” di animali e merci, Battaglia Terme. Manifesto del 1940.

Le porte sono senza reti; i pali sono in legno, a forma quadrangolare. Dietro alle porte, una recinzione formata da paletti di circa un metro; intorno, alti platani. Al lato della strada che conduce a Galzignano, un fossato con acqua corrente, dove i giocatori alla fine della partita si lavano alla meno peggio. Non ci sono infatti spogliatoi. Alcuni arrivano per la partita già vestiti, altri si cambiano sul posto, così come fanno ancora i podisti e i ciclisti. Le maglie sono di lana, talora si portano copricapo o retine per capelli di varie fogge. I pantaloncini e i calzettoni dei vari giocatori spesso mostrano delle diversità. I soldi sono pochi, e l’acquisto di una muta di maglie è già un gran sacrificio; per la rimanente divisa ci si arrangia, recuperando quanto è possibile. Non si butta via nulla. Le stringhe delle scarpe nel momento in cui si rompono vengono riannodate. Se questo non è più possibile, si utilizzano i pezzi di lacci per sostenere i calzettoni che, quando si bucano, vengono rammendati. Il portiere indossa delle grandi ginocchiere, anche per ripararsi dai sassi che facilmente spuntano dal terreno. C’è chi adopera guanti di lana per avere maggiore presa e attutire l’urto del pallone sulle mani. L’arbitro indossa una giacca nera, ed è vestito di tutto punto.
I campi delle serie inferiori, soprattutto nella stagione invernale, sono ridotti veramente male, talora senza un filo d’erba. Gli scivoloni sollevano il terreno e, quando la superficie si ghiaccia, ci sono dappertutto buche, sporgenze e irregolarità: disputare una gara in queste condizioni diventa pericoloso. Botte, storte, tagli e sbucciature sono all’ordine del giorno.

Campo della fiera. Azione di gioco in una partita dell'A.C. Battaglia del 1925.

Azione di gioco, 1925. La partita si svolge nel primo terreno di gioco del Battaglia, situato in un angolo del Campo della fiera, verso la fine della stagione invernale. La porta ha i pali in legno, a forma quadrangolare, ed è senza reti. Il Battaglia è la squadra con i pantaloncini chiari, che sta difendendo. Per il suo particolare copricapo è riconoscibile, al centro della foto, il centromediano Andrea Pirovano. Dietro al giocatore che sta scattando in area, si intravede l’arbitro che, vestito con giacca e pantaloni lunghi e con le braccia dietro la schiena, osserva l’azione. Gli spettatori, tra i quali ci sono diverse donne, fanno da cornice al campo.

(raccolta Vittorio Bonafè)

Le scarpe da gioco sono inizialmente adattate all’uso: ci si serve anche di quelle militari. Sono in cuoio, a scarponcino, e arrivano ben sopra la caviglia. Il movimento del piede subisce una costrizione e la corsa è disagevole. In seguito le scarpe saranno più basse, tutte della stessa forma e di un unico colore, con tacchetti ancora inchiodati. Non ci sono marchi. Il cuoio deve essere ingrassato di continuo; col tempo s’indurisce, perdendo elasticità. Quando le scarpe s’impregnano d’acqua o s’infangano, pesano molto e si fa più fatica sia a correre sia a calciare. A causa delle scarse disponibilità economiche solo pochi possiedono le scarpe da calcio. In allenamento spesso si gioca a piedi nudi o con altre scarpe; in partita i giocatori, quando occorre, se le prestano. Con l’uso si consuma anche la suola interna e spesso spuntano i chiodi, che pungono la pianta dei piedi, fino a provocare dolorose ferite che stentano a rimarginarsi, perché gli allenamenti e le gare si susseguono. Con gran caparbietà si arriva alla fine della partita, ma i movimenti non sono naturali. Se le scarpe si rompono, fino a quando è possibile vengono riparate: il materiale, infatti, costa molto e non è facilmente reperibile.
Anche i palloni sono di cuoio: fasce di color marrone sono cucite tra loro con spago grosso e resistente, fino a ottenere una forma pressoché sferica. All’interno, una spessa e tondeggiante camera d’aria, con la valvola esterna per poterla gonfiare, che viene poi ripiegata. Talora la valvola è in rilievo e, se si colpisce il pallone di testa proprio in quel punto, ci si può far male. Qualcuno, per proteggersi, gioca con una vistosa fasciatura bianca sulla fronte. Nei giorni di pioggia il pallone s’inzuppa e diventa pesante; ancor di più quando si ricopre di fango. Per calciarlo ci vuole molta forza e, se si viene colpiti da un forte tiro, l’mpatto può provocare un forte dolore. Con l’uso prolungato le cuciture si allentano e il pallone, già irregolare a causa della valvola, si deforma. Come se non bastasse, fa la sua parte anche il terreno, irto di solchi, prominenze e asperità. Rotolando, il pallone spesso sobbalza o prende delle direzioni impreviste, mandando fuori causa i giocatori, soprattutto il portiere. Non è raro vedere dei gol originati dall’irregolarità del pallone e del terreno o dagli spostamenti del pallone dovuti al forte vento. In questi casi, non ci si può arrabbiare con nessuno.

Gli accessori dei giocatori nelle partite dei primi anni.

Gli accessori per il gioco. Nei primi anni le scarpe dei giocatori del Battaglia sono adattate all’uso e quindi diverse le une dalle altre (part. foto 1931). Grandi ginocchiere fasciano le gambe dei portieri, che così sono riparate dalle asperità e dai sassi (part. foto 1933). Il pallone, realizzato con pezzi di cuoio cuciti tra loro, è pesante e non sempre del tutto sferico: la valvola che consente di gonfiarlo spesso fuoriesce (part. foto 1927). Molti giocatori si bendano la fronte per attenuare il dolore che la valvola provoca quando colpiscono il pallone di testa (part. foto 1931).

Le trasferte sono effettuate per lo più in bicicletta; quando arrivano al campo di gioco, i calciatori hanno già compiuto il riscaldamento… Scendono in campo coloro che sono in forma e non hanno acciacchi, perché non è consentita alcuna sostituzione. I giocatori devono resistere fino allo stremo, altrimenti lasciano la propria squadra in inferiorità numerica. Quelli che s’infortunano sono messi sulla fascia. Proprio in questa parte del campo gli avversari aumentano il volume di gioco, cercando di sfruttare l’inattesa opportunità. Non ci sono i cartellini, né alcun altro preavviso: quando il direttore di gara ritiene grave un fallo, espelle il giocatore che lo ha commesso. Le valutazioni spesso differiscono e ne nascono discussioni che facilmente degenerano.
Fin dagli inizi, almeno per le partite contro le squadre delle città o dei paesi limitrofi, gli appassionati si spostano al seguito della squadra; si verificano casi d’aggressioni agli arbitri, zuffe tra giocatori e disordini tra opposte tifoserie, in campo e fuori, spesso sedati con fatica dalle forze dell’ordine. Le cronache, purtroppo, non differiscono molto da quelle dei nostri giorni.

Nel 1914 in due partite del Padova c’è il tentativo d’aggressione a uno stesso arbitro. Nell’anno successivo i giocatori del Padova stanno facendo ritorno da Brescia in treno e una sassaiola dei tifosi avversari manda in frantumi i finestrini. Nel 1921 il Questore annulla il confronto Padova-Petrarca: quattro giorni prima, durante la partita Petrarca-Bentegodi Verona, sono stati sparati una trentina di colpi e sono rimasti feriti due giovani. Il 19 marzo 1922, durante la partita Torino-Padova, si registrano gravi incidenti tra i tifosi. Il 1925 vede la condanna del portiere del Padova per lesioni volontarie nei confronti di un giocatore avversario. Nel 1926 il Padova è multato per due volte a causa del comportamento scorretto e minaccioso del suo pubblico. In un caso c’è stata una sassaiola… 13

Il regime fascista incoraggia la pratica dello sport

Il regime fascista favorisce lo sport di massa, in particolare del calcio, per aumentare il consenso, esaltare i valori nazionalistici e preparare il fisico all’attività militare.

Sabato fascista presso le Scuole elementari di Battaglia.

Il sabato fascista presso le Scuole elementari di Battaglia. I bambini effettuano esercizi ginnici.

Verso la fine del 1927, il Partito nazionale fascista (PNF) trasmette ai comuni un progetto riguardante la costruzione dei “Campi sportivi del Littorio” che contempla sei possibili varianti. Dall’ottobre 1927 all’ottobre 1928 sono realizzati in Italia ben 441 campi sportivi, dei quali 51 in Veneto; dall’ottobre 1928 agli inizi del 1930 i campi sportivi costruiti, in costruzione o progettati sono in Italia 2.383, di cui 324 nel solo Veneto. 14 In questi pionieristici anni nascono numerose società calcistiche. Molte di queste squadre spariscono ben presto dalla scena o si fondono con squadre vicine. Esemplare è il caso della Roma, che nasce nel 1927 dalla fusione di tre società della città, a loro volta frutto d’altre fusioni: la Società Sportiva Alba-Audace, il Roman e la S. S. Fortitudo Pro Roma. L’obiettivo è quello di allestire una squadra competitiva che possa rappresentare la capitale.
Analizzando le formazioni partecipanti alla seconda edizione della Coppa Italia, svoltasi nel 1926/27, possiamo facilmente individuare, tra le altre, le squadre nate come sezioni delle varie ginnastiche o polisportive 15 e quelle collegate alle industrie in maniera diretta (aziendali) o indiretta, attraverso i dopolavori; questi ultimi sono incoraggiati dal regime con l’istituzione, il 1° maggio 1925, dell’Opera nazionale dopolavoro (OND), ente che “cura l’elevazione morale e fisica del popolo”. 16 Entrando in maniera capillare nelle associazioni che curano il tempo libero, il fascismo aumenta il controllo sociale.
I giocatori sono quasi tutti del posto, ma per vincere ci vogliono i più bravi. Ecco allora che le squadre dei paesi più facoltosi se li contendono offrendo rimborsi delle spese di viaggio e di soggiorno, premi partita, posti di lavoro, fino ad arrivare, nelle squadre di città, anche a uno stipendio. Per assistere alle partite fin dagli inizi si paga un biglietto: organizzare e mantenere un campionato comporta sempre dei costi, ed è necessario un ritorno economico.

Nel 1898 si gioca a Torino, in un’unica giornata, il primo campionato italiano, vinto dal Genoa Cricket and Athletic Club. La finale vede quasi trecento spettatori; l’incasso della manifestazione è di 280,50 lire. Il biglietto costa 1 lira (metà prezzo per i soci), pari nel 2011 a 4,25 euro.

L’industria, la pubblicità e il calcio

Già negli anni ’20 c’è l’incontro tra l’industria, la pubblicità e il calcio. L’industria sostiene economicamente il calcio e ne ha un beneficio in termini pubblicitari. Ai più alti livelli è esemplare il caso della Juventus. Il 23 luglio del 1923 la famiglia Agnelli entra nella società e il suo peso si fa subito sentire. Nello stesso anno fa costruire un nuovo stadio, il primo in Italia interamente in cemento armato. Nel 1924 il terzino Rosetta, trasferito dopo varie difficoltà dalla Pro Vercelli alla Juventus, ha uno stipendio di 6.000 lire al mese, una cifra altissima per quei tempi. 17 La squadra, che dal 1897, anno della fondazione, al 1923 aveva vinto un solo scudetto, se ne aggiudicherà ben sei in 13 anni, dei quali cinque consecutivi. 18
In Veneto, e precisamente nel vicentino, la Lanerossi acquisirà le squadre di due paesi in cui la ditta aveva una forte presenza: negli anni quaranta il Piovene e negli anni trenta e cinquanta, seppure per sole tre stagioni, lo Schio, che diventerà “A.C. Lanerossi Schio”. 19 La Marzotto farà lo stesso con il Valdagno: nato nel 1926 come Dopolavoro Aziendale Marzotto (D.A.M.) Valdagno, nel 1946 prenderà il nome di “A.C. Marzotto” e dal 1951/52 disputerà ben 10 campionati consecutivi in serie B. Nel 1953 la Lanerossi acquisirà l’A.C. Vicenza, allora in serie B, diventando “Lanerossi Vicenza A.C.”. Due anni dopo la squadra salirà in serie A e vi rimarrà per 20 stagioni di seguito.
Anche il paese industrializzato di Battaglia sarà interessato da questo fenomeno. Nei primi anni del secondo dopoguerra, infatti, ci sarà l’ingresso a tutti gli effetti delle “Officine Galileo” S.p.A. di Battaglia Terme nella squadra di calcio del paese, che dal campionato 1948/49 prenderà il nome di “Gruppo Sportivo Officine Galileo”. 20
La storia del calcio è quindi, a tutti i livelli, una storia insieme sportiva ed economica.

NOTE

1. Bataja in un disegno del 1534, Batagia in un’altra immagine del 1656, Battaggia in una pianta del 1787.
2. Officine meccaniche, officina elettrica e mulini; trasporto fluviale, attività estrattiva, laboratori di ricamo e lavorazione del merletto, termalismo, commercio e, in misura minore, lavoro nei campi.
3. L’attuale oratorio, dedicato a S. Elena, è l’ultima delle molte ricostruzioni che dall’anno mille circa si sono succedute nel tempo, quando le poche famiglie che risiedevano sull’allora Colle della Stufa (o Stupa) costruirono una prima chiesetta dedicata a S. Eliseo. La prima messa fu celebrata nell’attuale oratorio il 14 ottobre 1596.
Sac. GUIDO BELTRAME, La parrocchia di S. Giacomo e il paese di Battaglia, Parrocchia di S. Giacomo, 1997, ristampa, pp. 20-22.
4. La prima chiesa di S. Giacomo è stata costruita nella prima metà del 1300, per rispondere alle necessità spirituali della popolazione, che si era già stabilita sulle sponde del canale. Nel 1605 gli abitanti della parrocchia erano 450, ma nel 1683 erano ben 1280. La chiesa era troppo piccola per poter ospitare tutti i fedeli, per cui si pensò di ricostruirla. I lavori furono completati nel 1703; la facciata fu ultimata nel 1718 con l’apposizione di sei statue in pietra bianca.
Sac. G. BELTRAME, La parrocchia di S. Giacomo e il paese di Battaglia, op. cit., pp. 22-29.
5. Ivi, pp. 65-71.
6. Nel 1921 a Padova ci sono 108.912 abitanti, in Provincia 592.611, in Veneto 3.319.000 e in Italia (ai confini attuali) 39.397.000.
7. ANGELO ZANELLA, Vicende amministrative tra Ottocento e Novecento e ADRIANO VERDI, Lo sviluppo urbano, in PIER GIOVANNI ZANETTI (a cura di), Battaglia Terme. Originalità e passato di un paese del Padovano, Comune di Battaglia Terme, La Galiverna, 1989, pp. 178 e 248.
8. Nel 1923 sulle strade italiane circolano 84.687 autoveicoli: 57mila automobili, 25mila autocarri e 2.685 autobus (dati ACI, Automobile Club d’Italia).
9. “La Gazzetta dello Sport” nasce il 3 aprile 1896 dalla fusione di due fogli riguardanti il ciclismo; esce inizialmente il lunedì e il venerdì, giorni successivi alla maggior parte delle gare ciclistiche, ed è il primo giornale a trattare tutti gli sport. Nell’organizzazione del Giro d’Italia “La Gazzetta dello Sport” anticipa di poco il “Corriere della Sera”, che stava per promuovere la stessa iniziativa.
10. TARCISIO CARON, Storia del ciclismo padovano, Battaglia Terme, La Galiverna, 1989, pp. 145-149.
11. Questi i nomi delle due squadre per esteso: Associazione Calcio Padova e Petrarca Foot-Ball Club.
12. Vittorio Bonafè, attento indagatore della storia di Battaglia e appassionato raccoglitore di documenti locali, afferma che la nascita della squadra del paese potrebbe in realtà risalire al 1920. Non ha però trovato documenti che lo possano comprovare. Il 1922 vede anche la fondazione del Camin (località del Comune di Padova).
13. FANTINO COCCO, PAOLO DONÀ, Quartostadio. Il Calcio Padova giorno dopo giorno, vol. 2, Padova, Eurograf, 1992.
14. FRANCESCO MARIA VARRASI, Economia, politica e sport in Italia (1925-1935), Premio di laurea “Artemio Franchi” 1997, pp. 202-203 e 206-208.
15. Associazione Sportiva Edera Trieste – Pro Patria et Libertate, Busto Arsizio – Pro Vercelli – Società Canottieri Lecco – Società Ginnastica Andrea Doria, Genova – Società Ginnastica Sportiva Fortitudo, Roma – S.P.A.L. (Società Polisportiva Ars et Labor), Ferrara – U. S. Forti e Liberi, Forlì.
16. Acciaierie e Ferriere Novi Ligure – Dopolavoro Ferroviario Trieste – Lancia Torino – Monfalconese CNT (Cantiere Navale Triestino) – Officine Meccaniche Milano – Spes Genova.
17. 6.000 lire del 1923 equivalgono a 5.518,26 euro del 2011.
18. La Juventus, dopo l’ingresso della famiglia Agnelli nella società, vincerà il campionato 1925/26 e, consecutivamente, dal 1930/31 al 1934/35.
19. La squadra di Schio prenderà il nome di “A.C. Lanerossi Schio” nelle stagioni 1933/34, 1934/35 e 1952/53.
20. Il nome riportato nel Comunicato n. 2 del 6 Ottobre 1948 della FIGC, Lega Regionale Veneta è “G. S. Off. Galileo, Battaglia”. Il nome utilizzato nei documenti della Società è “Gruppo Sportivo Officine Galileo – A. C. Battaglia”.