1449, visita pastorale di Nicolò Grassetto

Con l’autorizzazione della Curia vescovile di Padova e del Parroco della Comunità cristiana di Battaglia Terme, a cui va il nostro ringraziamento, iniziamo con questo post la pubblicazione delle visite pastorali effettuate dai Vescovi della diocesi di Padova alla parrocchia di S. Giacomo di Battaglia, a partire dal 1449. Queste visite riguardano sia l’aspetto pastorale che amministrativo e rivestono una notevole importanza non solo dal punto di vista religioso, ma anche storico e culturale.

Il vescovo Fantino Dandolo

Nel 1449 Vescovo della diocesi di Padova era Fantino Dandolo 1. Appartenente a una delle famiglie patrizie più importanti di Venezia, Fantino era figlio di Leonardo (o Lionardo) e nipote del doge Andrea.

Lo stemma della famiglia Dandolo.

Lo stemma della famiglia Dandolo, una delle più importanti di Venezia.
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Nato a Venezia nel 1379, iniziò gli studi presso l’università di Bologna; passò quindi a Padova, dove si laureò in diritto nel 1401 e dove, ancora giovane, gli venne assegnata la cattedra di diritto civile.
Nel 1406 morì il padre e tornò a Venezia, lasciando l’ambito universitario per una carriera politica e diplomatica che lo vedrà assumere incarichi sempre più rilevanti. Padova, dal 1405 dominio della Repubblica di Venezia, vide tornare Fantino nel 1412 come podestà, carica che fu nuovamente chiamato a  ricoprire nel 1418.
Nel 1431, già protagonista di importanti missioni e vedovo da una decina d’anni, fu nominato da papa Eugenio IV, il veneziano Gabriele Condulmer, governatore di Bologna. Il tentativo di portare la città sotto il dominio pontificio fallì e Fantino si ritirò a Venezia. In questo periodo di raccoglimento approfondì gli studi sulle sacre scritture ed ebbe alcuni compiti ecclesiastici.
Nel 1444 fu nominato arcivescovo di Candia (Creta), colonia della Repubblica di Venezia sin dal 1212 e, nel 1447, all’età di 68 anni, vescovo di Padova, succedendo a Pietro Donà. In questi anni «la diocesi padovana versava in condizioni generali di miseria, difficoltà e debolezza, con una rilevante presenza di clero forestiero e impreparato» 2.
Visse i suoi ultimi anni dedicandosi con grande intensità all’attività pastorale e donando tutti i suoi  averi ai poveri. Devoto alla Vergine Maria, di cui sosteneva l’Immacolata concezione 3 (il dogma sarà proclamato da Pio IX nel 1854), morì a Padova il 17 febbraio 1459 in “odore di santità” 4.

L'espansione di Venezia in terraferma.

La cartina documenta l’espansione della Repubblica di Venezia in terraferma (“Stato de Tera”), sino alla vigilia della battaglia di Agnadello (Cremona), avvenuta nel 1509, in cui le truppe francesi sconfissero i veneziani, fermandone l’espansione. Padova e Verona divennero territorio veneziano nel 1405. Furono veneziane anche diverse isole, tra cui Creta (Ducato di Candia, 1212-1669) e Cipro (1489-1581). Nel 1449, anno della visita pastorale, Battaglia faceva quindi parte della Repubblica di Venezia.
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Il visitatore Nicolò Grassetto

La visita pastorale alla parrocchia di S. Giacomo di Battaglia del 1449 è stata effettuata dall’allora vicario generale della diocesi di Padova, Nicolò Grassetto. Figlio del notaio Bartolomeo, nacque probabilmente a Piove di Sacco (Padova) agli inizi del Quattrocento. Ordinato sacerdote nel 1437, nel 1443 divenne dottore in diritto canonico.
Nel luglio del 1445 Nicolò Grassetto fu nominato vicario generale del vescovo di Padova Pietro Donà. Nel gennaio 1448 venne riconfermato nell’incarico dal nuovo vescovo Fantino Dandolo.
Ricevuto ampio mandato, tentò di riformare la chiesa padovana, avversando gli abusi del clero, sia secolare che conventuale. Anche per i duri metodi utilizzati la sua opera trovò opposizioni, tanto che tra la fine del 1449 e l’inizio del 1450 dovette recarsi a Roma per chiarire la sua posizione.
Tornato a Padova, proseguì nella sua opera di riforma, sostenuto dal vescovo Dandolo.
Nel 1451, essendo possibile un procedimento disciplinare nei suoi confronti, rassegnò le dimissioni e poco tempo dopo fu rimosso dal suo servizio. Nel 1453 il processo si concluse a suo favore, ma Nicolò non tornò ad incarichi di rilevo; molto probabilmente si dedicò alla cura pastorale e agli studi.
Nell’ultimo periodo della sua vita entrò nell’ordine francescano, stabilendosi nel convento di S. Pietro Viminario (Padova), dove nell’ottobre del 1489 accolse, nelle funzioni di guardiano, il vescovo Pietro Barozzi 5.

La nota del 1449 sulla chiesa di Battaglia

Questa la breve, ma incisiva nota di Nicolò Grassetto sulla chiesa di Battaglia in data 12 ottobre 1449 6:

Battaglia: da notare che gli uomini di detta Villa si lamentano del proprio sacerdote [Prè 7 Pietro di Montanelli] che non sta mai nella sua Chiesa e ogni giorno va di qua e di là vagando, e non ha il breviario e non recita mai l’ufficio, e tiene la detta Chiesa intitolata a S. Giacomo di Battaglia in cattivo ordine mal pulita e la segheria del Sig. Bonifacio rovina il cimitero di detta Chiesa.

Prè Pietro di Montanelli da Firenze 8, terzo sacerdote della comunità cristiana di Battaglia di cui si ha notizia 9, viene descritto con parole non proprio lusinghiere. È un prete almeno per il momento in difficoltà, sia dal punto di vista spirituale che nell’adempimento dei suoi doveri pastorali, come ce ne sono altri in quel momento in diocesi. A Battaglia solo da qualche mese 10, il presbitero vi rimarrà fino al 1453.
La nota sottolinea anche come il cimitero adiacente alla chiesa venga danneggiato dall’attività di una vicina segheria.

Battaglia Terme, chiesa di S. Giacomo.

Lungo la strada principale che costeggia i canali Bisatto e Battaglia (l’attuale SS 16 Adriatica), si affaccia la chiesa di S. Giacomo, seconda chiesa di Battaglia dopo l’oratorio di S. Eliseo (poi intitolato a S. Elena). Questa chiesa nel 1449 aveva un aspetto diverso: subì infatti una profonda ristrutturazione nel 1700. Sulla destra. l’imbocco della “Contrada della Sega” (ora Via delle Officine), così chiamata per l’attività svolta sfruttando l’energia data dalla canaletta “Seriola”, che scorre a fianco della chiesa di S. Giacomo.
Foto: Carmelo Donà.

Battaglia Terme, via delle Officine.

La scritta in pietra che indica la “Contrada della Sega”; più avanti, un’altra scritta indicante l’antico “Opifizio del Maglio”. Il maglio è un grande martello che, mosso dalla forza idrica, si muove in senso verticale.
Foto: Carmelo Donà.

La piccola chiesa di Sant’Elena

Il vicario generale Nicolò Grassetto scrive, sempre in data 12 ottobre 1449 11:

E’ da notare che nella villa di Battaglia c’è una piccola Chiesa sopra un certo Monticello presso i bagni detti S. Elena, ed un tale soldato di nome Scaramuccia da Forlì 12 in punto di morte, in espiazione dei suoi peccati, lasciò a questa Chiesa 60 ducati d’oro; quel soldato morì in casa di un certo Fidenzio, droghiere abitante alla Rocca di Monselice, fuori porta.
E lì vicino alla porta, e tuttora, come affermano i vicini di quella Chiesa lo stesso Fidenzio, tiene presso di sé i detti ducati e li tiene ad ogni disposizione del Reverendissimo Signor Vescovo di Padova o del suo Vicario.
Così pure i detti vicini dicono che il suo [di Fidenzio] soldato, di cui non conoscono il nome ha lasciato anch’egli alla detta Chiesa 26 ducati d’oro.
Dicono inoltre i detti vicini che un certo Signor Domenico Gobbo e Negro Tomagnoni abitanti nella detta villa di Battaglia restarono esecutori testamentari dei suddetti soldati ed ebbero (facoltà) sui beni e cose soprascritte, e iniziarono a costruire detta Chiesa, come ora si trova, e non ne portarono a termine la costruzione.
Da notare che Giovanni Galbani, attualmente ospite a Mezzavia, ebbe 5 ducati d’oro per la riparazione di detta Chiesa ed è informato di tutte le cose sopra descritte, come affermano i suddetti circonvicini.
Da notare ancora che detta Chiesa, come asseriscono alcuni uomini della suddetta Villa, possiede alcune rendite che (alcuni) vicini della stessa Chiesa “usurpano”.

Il Monticello di cui si parla è il monte della Stupa (chiamato anche della Stufa), sul pendio del quale ancora oggi si trova un piccolo oratorio dedicato a S. Elena. L’oratorio, inizialmente intitolato a S. Eliseo, è stato edificato intorno al Mille come luogo di culto per le famiglie che lì risiedevano; è stato quindi ricostruito più volte nel corso della storia. Nel 1449 il visitatore Nicolò Grassetto trova una chiesetta nuova, ma non ancora ultimata.

Il paese di Battaglia e la chiesetta di S. Elena, citata nella visita pastorale del 1449.

L’immagine è tratta da una Carta dei Colli Euganei pubblicata nel 1761. Sulla sinistra, il Monte della Stupa (o della Stufa), sulla cui sommità si innalza la prima chiesa di Battaglia, dedicata a S. Elena. Ai piedi dell’altura, i bagni. Alla fine del XVI secolo sulla sommità del colle sarà costruita la villa Selvatico. Sulla destra è raffigurato il castello del Catajo nella sua conformazione iniziale, risalente alla seconda metà del XVI secolo. Nel 1449, quindi, le due costruzioni che caratterizzano il paesaggio di Battaglia ancora non c’erano.
Al centro della figura, il paese di Battaglia, che si trova alla confluenza delle acque di due canali: il Bisatto (a sinistra) e il Battaglia (a destra). Queste acque, passando attraverso l’Arco di Mezzo, si riversano nel canale Sottobattaglia e subito dopo nel Vigenzone.
Foto: Luciano Donato.

Da qualche anno la Comunità cristiana di Battaglia Terme, proprio presso questo oratorio, si ritrova la prima domenica di maggio a celebrare la Santa Messa, in unione spirituale con quanti ci hanno preceduto e ci hanno trasmesso la loro fede in Cristo.

Scaramuccia da Forlì

Scaramuccia da Forlì 13 è stato un condottiero della prima metà del XV secolo, al soldo inizialmente della Chiesa e poi della Repubblica di Venezia. Chiamato anche Scaramuzza 14 o ancora Scaramoza 15, il suo vero nome era Antonio (Scaramuzza) degl’Amidei 16. Viene descritto come “Conistabulo de’ fanti” 17, “Valoroso Capitanio di Fanteria” 18, “Celebre tra Capi di guerra della Repubblica Veneta” 19.
Nell’aprile del 1433 Scaramuccia da Forlì fu connestabile 20 presso una porta della sua città, al comando di 25 fanti; nel settembre dello stesso anno assediò Monteveglio (Bologna) insieme ad Erasmo da Narni, detto il Gattamelata.
Nel dicembre del 1438, nell’ambito del conflitto che sin dal 1423 contrapponeva la repubblica di Venezia al Ducato di Milano, con 29 soldati bergamaschi contribuì a difendere la città di Brescia, di cui era governatore il veneziano Francesco Barbaro, dall’assedio di Niccolò Piccinino, che era al soldo di Filippo Maria Visconti, Duca di Milano. Brescia era dominio di Venezia fin dal 1426.

Tintoretto, La difesa di Brescia. Venezia, Palazzo Ducale.

Jacopo Robusti, detto Il Tintoretto (1519-1594), I Veneziani guidati da Francesco Barbaro aiutano i Bresciani a rompere l’assedio di Filippo Maria Visconti. Il dipinto si trova nel Palazzo Ducale, sul soffitto della Sala del Maggior Consiglio. Gli effetti di chiaroscuro, lo scorcio prospettico e il dinamismo delle figure sottolineano la drammaticità della scena. Sulla sommità della torre, a presidio della città, è raffigurato il governatore Francesco Barbaro, con a fianco lo stendardo in cui compare lo stemma del suo casato.
L’opera è ampiamente descritta da Francesco Zanotto 21, che riferisce molti particolari sulla vicenda.
Tintoretto [Public domain], attraverso Wikimedia Commons.

Nell’aprile del 1439, al comando di 300 fanti, Scaramuccia da Forlì fu alla guardia di Bergamo, dominio veneziano sin dal 1428; difese la città da una congiura, aiutato da Francesco Sforza e Bartolomeo Colleoni, passando poi a presidiare Brescia.
Nell’estate del 1446, sempre alla testa di 300 fanti, si scontrò con le truppe viscontee presso Orzinuovi (Brescia) e in seguito soccorse Cremona, rompendone l’assedio delle truppe milanesi. Nel settembre dello stesso anno a Mezzano, presso Casalmaggiore (Cremona), a fianco dei veneziani e contro le milizie di Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, combatté la sua ultima battaglia, nel corso della quale «fu mortalmente ferito» 22.
Dalle note del visitatore apprendiamo che Scaramuccia da Forlì era deceduto nella casa del droghiere Fidenzio, che abitava presso la Rocca di Monselice. Come Padova, anche la vicina Monselice era territorio veneziano già dal 1405, ed era governata da un nobile veneto con il titolo di Podestà 23.
Nel corso della storia troviamo a Monselice diversi soldati di ventura. Ricordiamo, tra gli altri, Ludovico di San Bonifacio (1314), Rambaldone Tornielli di Novara (1317), Pietro Dal Verme di Verona (1337 e 1338), Marsilio da Carrara (1337), Federico Lavellongo da Brescia (1372), Giovanni Ordelaffi di Forlì (1387), Francesco Gonzaga di Mantova (1404), Paolo Savelli di Roma (1405), Giovanni Paleologo di Costantinopoli (1499), Andrea d’Altavilla da Capua (1509, 1510), Zitolo da Perugia (1510), Giovanni Forti di Orte (1510), Giampaolo da Sant’Angelo di Crema (1513), Giorgio Frundsberg di Mindelheim in Baviera (1514) e Prospero Colonna di Lanuvio (1514) 24.
Il visitatore scrive che in punto di morte Scaramuccia donò, in espiazione dei suoi peccati, 60 ducati d’oro per la ristrutturazione della chiesetta di S. Elena. Altri 26 ducati d’oro furono lasciati, per lo stesso scopo, da un altro soldato, che era a servizio del droghiere Fidenzio. Ambedue, quindi, divennero benefattori della Comunità cristiana di Battaglia. Al momento della visita l’intera somma era tenuta dallo stesso Fidenzio, a disposizione del vescovo di Padova o del suo Vicario.

A conclusione della visita alcuni abitanti di Battaglia informano il Vicario generale che la chiesetta intitolata a Sant’Elena possiede alcune rendite, che vengono però sfruttate in proprio da persone che abitano in quei dintorni. Non sappiamo quali provvedimenti siano stati successivamente presi per far fronte a questo uso scorretto dell’altrui proprietà.

Carmelo Donà

Il testo della visita pastorale del 1449 è stato raccolto presso l’Archivio storico diocesano di Padova da Luciano Donato. La traduzione è stata effettuata dal sac. Guido Beltrame (1918-2002), cittadino onorario di Battaglia Terme nel 2001.

NOTE

1) Troviamo una approfondita narrazione della vita di Fantino Dandolo in Giovanni DEGLI AGOSTINI, Notizie istorico-critiche intorno La vita, e le Opere degli Scrittori Viniziani, Volume 1, Venezia, 1752, pp. 1-44.
Download: books.google.it
2) Lorenza PAMATO, recensione sul libro Pierantonio GIOS, Il graticolato romano nel Quattrocento. La visita pastorale di Diotisalvi da Foligno a nord-est di Padova (1454), Padova, Cleup – Santa Maria di Sala (PD), Biblioteca Comunale, 1995, in Notiziario Bibliografico periodico della Giunta regionale del Veneto n. 22, Arti Grafiche Padovane, Padova, luglio 1996, p. 10.
3) D. Francesco GRINZATO, Sulla divozione all’Immacolato Concepimento di Maria Vergine nella città di Padova e sua Diocesi, Padova coi tipi del Seminario, 1855, p. 9: «Il Capitolo della nostra Cattedrale possede nell’insigne sua Biblioteca un codice tutto di prediche recitate dal Dandolo, ed è notabile che in fronte ad ogni pagina vi scrisse questo motto tutto suo proprio: Dns. Jesus Christus Crucifixus. S. Maria Virgo mat. Dei sep. immaculata
Download: books.google.it
4) Luigi Ignazio GROTTO DELL’ERO, Cenni storici sulle famiglie di Padova e sui monumenti dell’Università, Padova coi tipi della Minerva, 1842, p. 457.
5) Pierantonio GIOS, Il vicario generale Niccolò Grassetto e il clero padovano dell’alto Vicentino. Situazione morale e tentativi di riforma, in Archivio veneto, CXXII (1984), Venezia, pp. 5-33.
6) AVP Visitationum I c. 58.
7) Sac. Guido BELTRAME, La parrocchia di S. Giacomo e il paese di Battaglia, Battaglia Terme, 1997, p. 37: «Si tenga presente che nel medioevo fino a tutto il Cinquecento i sacerdoti venivano chiamati Pre’ cioè presbiteri; nel primo Seicento si cominciarono a chiamare Don alla spagnola.»
8) Ivi: «Non si sa se Montanelli sia il nome del padre di Pietro o il nome della località in quel di Firenze che gli ha dato i natali.»
9) Ibidem, p. 54. Nella lista dei Rettori di Battaglia Terme compaiono, in ordine: “Pre’ Viviano (1156), Pre’ Andrea Albanese (?-1449) e Pre’ Pietro di Montanelli (1449-1453).”
10) Ibidem, p. 24: «(…) un documento del marzo 1449 che ha per titolo Provvisione della Chiesa di S.Giacomo di Bataglia diocesi e distretto di Padova fatta al Sig. Pietro q. Biagio da Montanelli di Florenze. E’ il vescovo di Padova Fantino Dandolo che procede a questa nomina perché la Chiesa di Battaglia si era resa vacante per la morte di Prè Andrea Albanese ultimo rettore (parroco) legittimamente istituito nella stessa Chiesa… “investendoti della stessa come rettore, abbiamo affidato a te Pietro fu Biagio da Montanelli di Firenze la cura delle anime dei parrocchiani e la piena direzione e amministrazione della detta Chiesa.”»
11) AVP – Visitationum I f. 58.
12) Forlì è stata zona di provenienza di diversi soldati di ventura. Oltre a Scaramuccia, ricordiamo Francesco Ordelaffi di Forlì (1310 ca.-1317); Brandolino Brandolini (Brandolino da Forlì, Tiberto Brandolini, 1365-1456) e il figlio Sigismondo Brandolini di Forlì (1435 ca.-1493); Mostarda da Forlì (Mostarda della Strada, Mostarda Perelli, +1405) e i figli Ludovico da Forlì (+1437) e Giovanni di Forlì (+1445 ca.); Cecco Ordelaffi di Forlì (1435-1466); Antonello da Forlì (Antonello Armuzzi Zampeschi +1482) e i figli Meleagro da Forlì (+1513) e Brunoro da Forlì (1465-1525); Romanello da Forlì (Sebastiano Romanello + 1525 ca.).
Dal sito: Condottieri di ventura, in cui sono riportate note biografiche di Capitani di guerra e Condottieri di ventura operanti in Italia tra il 1330 e il 1550. URL consultato il 3 agosto 2016.
13) Nel sito www.condottieridiventura.it è presente una scheda su Scaramuccia da Forlì. URL consultato il 29 luglio 2016.
14) Domenico CODAGLI, L’Historia Orceana, del R.P.F. Domenico Codagli, predicatore. Nella quale si trattano le guerre et le cose avvenute in questa sua patria, ch’abbracciano quasi dua milla anni. Come pervenne sotto il felicissimo stato de Venetiani, et molti casi occorsi in diverse parti del mondo. Aggiontevi due annotationi, una copiosissima tavola delle cose più notabili, l’argomenti a ciaschedun libri et le postille a luoghi debiti, Brescia, Gio. Battista Borella, 1592, p. 84.
15) Leone COBELLI, Cronache forlivesi dalla Fondazione della Città sino all’anno 1498, Regia Tipografia, Bologna 1874, p. 178.
16) Domenico CODAGLI, op. cit., pp. 10 e 84.
17) Leone COBELLI, op. cit., p. 179.
18) Domenico CODAGLI, op. cit., p. 84.
19) Giorgio Viviano MARCHESI, I Lustri Antichi E Moderni Della Città di Forli Coll’ Onorate Memorie De’ Suoi Piu’ Celebri Cittadini Nella Santità Della Vita Nell’Ecclesiastiche Prelature In ogni forte di Scienze Nell’Armi, E Ne’ Gradi Cavallereschi, In Succinto raccolti, e dati alla luce Sotto I Felicissimi Avspicj Di sua Eccell. Reverendiss. Monsig. Lodovico Merlini Arcivescovo di Atene, e Presidente del Ducato di Urbino, per Antonio Barbiani, 1757, p. 245.
20) Nell’epoca dei comuni medievali veniva chiamato connestabile il comandante di corpi militari.
21) Francesco ZANOTTO, Il Palazzo Ducale di Venezia illustrato da Francesco Zanotto, Volume terzo, Parte XXII. Sala del Maggior Consiglio, Venezia 1853 (Difesa di Brescia sostenuta da Francesco Barbaro contro le armi di Filippo Maria Visconti Duca di Milano nel 1438 dipinto da Jacopo Robusti detto il Tintoretto nel soffitto della sala del Maggior  Consiglio Tavola CLV).
Download: archive.org
22) Michele DAVERIO, Memorie sulla storia dell’ex ducato di Milano, risguardanti il dominio dei Visconti, estratte dall’Archivio di quei Duchi e compilate dal cittadino Michele Daverio Archivista Nazionale, Milano, 1804, p. 183.
23) Il governo della Comunità era affidato ad un rettore appartenente alla nobiltà veneta, con il titolo di Podestà. Questa carica durava sedici mesi. Si veda Celso CARTURAN, Storia di Monselice, cap. X – La Repubblica veneta (1405-1797), pp. 351-352, dattiloscritto che si trova in Storia di Monselice di Celso Carturan.
24) Dati ricavati dal sito: Condottieri di ventura. Pagine consultate il 3 agosto 2016.